Intervista ai volontari impegnati, da 30 anni ad oggi, nelle attività di sostegno ai migranti, in occasione del convegno “da migranti a cittadini: 30 anni di immigrazione”, tenutosi il 28 gennaio 2023 presso la parrocchia di San Bernardino
AV Il Vostro convegno mi
ha incuriosito, sia per la durata del Vostro impegno di volontari, sia per
l’ampiezza del flusso sociale così monitorato.
Giovanni 30 anni sono quasi una
generazione e infatti i nostri primi giovani alunni e soci ora sono qui con i
capelli grigi e figli e nipoti intorno, a raccontarci le loro storie. Assieme a
loro gli ultimi arrivati, con sulle spalle e nel cuore un maggior peso di ricordi,
sofferenze, delusioni, perché rispetto a 30 anni fa l’Italia e l’Europa non
sono più l’approdo di speranze e promesse di vita migliore, ma muri di
ostilità, indifferenza, burocrazia, disprezzo se non addirittura cemento e
acciaio elettrificati. I volontari di Cittadini del Mondo (in questi 30 anni ci
siamo attivati in 202!) si sono messi a disposizione, ciascuno con le sue
competenze e la sua buona volontà, per dare a chi veniva a stare tra noi gli
strumenti linguistici, culturali e burocratici necessari per vivere con
dignità. Abbiamo conosciuto circa quattromila “alunni” da settantadue paesi del
mondo. Abbiamo imparato a stimarci, abbiamo allargato amicizie, abbiamo
apprezzato altre culture. Alcuni di loro sono rimasti, hanno ricostruito qui la
loro vita.
AV Dopo le relazioni
iniziali sui dati statistici, sulla legislazione e sulle attività istituzionali
degli “sportelli” per gli immigrati, il Convegno è stato impostato soprattutto
per ascoltare la voce degli stessi migranti?
Giovanni Sono i protagonisti di
questa giornata, a cui ne seguiranno altre per approfondire diversi aspetti del
fenomeno dell’immigrazione (scuola, lavoro, casa….). Gli abbiamo dato la nostra
lingua e la useranno per rivolgersi a noi da concittadini.
Dopo
diversi anni di conoscenza, scambio, amicizia con cittadini provenienti da
tutto il mondo si viene disegnando, a partire dalle loro esperienze,
impressioni, consapevolezze, un ritratto di quello che siamo noi, della nostra
civiltà, delle nostre pratiche quotidiane, dei nostri “valori”. I loro racconti
sono uno specchio nel quale guardarci a volte con sorpresa. Ma come, davvero?
Emergono tratti certamente di bellezza, accoglienza, generosità da parte di
molti di noi. Purtroppo si evidenziano aspetti del nostro Paese che ostacolano,
che rendono molto difficile intraprendere qualsiasi iniziativa. Non che non lo
sappiamo e non ce ne lamentiamo tra di noi quotidianamente. Ma ascoltarli da
“altri” – anche se inizialmente forse un pochino ci irrita – “Del mio Paese,
come della mia famiglia, posso parlar male solo io!” – ci conferma che lavorare
per risolvere i problemi degli altri significa lavorare per vivere meglio
tutti.
AV Poiché mi risulta
difficile sintetizzare in questa intervista la ricchezza e la molteplicità dei
punti di vista e dei linguaggi nelle decine di interventi (che si possono
leggere sul sito https://cittadinidelmondo.blog/
), mi limiterò a riportare invece le voci dei volontari, che riassumono le
principali attività svolte ed in corso: innanzitutto, com’è nata la Vostra
Associazione?
Mirella Non è nata da un
progetto, ma da una serie di incontri e situazioni che a loro volta ne hanno
generato altri: Hicham cerca Giovanni per un posto di lavoro, Giovanni parla
con Elena che sente Maria che conosce Sylla …. Esce la legge Martelli (1990),
sull’immigrazione. Giovanni organizza incontri pubblici per spiegarla, Mamadou Mansur
e Mohamed si offrono di aiutare a tradurla, ne nasce una versione plurilingue
che viene pubblicata dalla CGIL Lombardia. E con la versione nasce la scuola di
italiano, con l’aiuto di qualche insegnante disponibile. E’ a questo punto che
da un confuso, ma splendido, coinvolgimento di persone diverse sorge la
necessità di diventare interlocutori ufficiali delle scuole, del sindacato, del
Comune e nel 1999 viene fondata
“Cittadini del Mondo”, da subito internazionale: presidente Giovanni,
vicepresidente Mamadou. Poi sono continuati gli incontri e le situazioni che a
loro volta ne hanno generato altri….
AV Operate in un campo
che vi porta a misurarvi spesso sui temi della cultura, della religione, delle
tradizioni… la vostra associazione rivendica uno statuto laico…
Giovanni Che significa
carattere laico? Lo statuto dice che siamo aconfessionali e apolitici. I nostri
volontari sono venuti per motivi diversi: andare in paradiso, fare la
rivoluzione, aiutare il prossimo, sentirsi realizzati, preparare la tesi di
laurea sulla mediazione interculturale... il resto lo spiega la nostra storia
di incontri con tante persone diverse.
Mirella In realtà non ci siamo
mai posti il problema. Credo che siamo un po’ tutti come l’Arlecchino di Serres
(in “Laicità”, 1992): vestiti di tutti i colori, un po’ laici, un po’ credenti,
tutti sospesi in una molteplicità senza fondamenta. Bene: così possiamo
guardarci e darci la mano senza troppi pregiudizi.
AV Oltre ai corsi di
italiano per adulti, vi occupate anche di sostegno didattico ai più giovani?
Laura Il doposcuola
dell’associazione Cittadini del Mondo nasce tanti anni fa su richiesta degli
adulti che frequentavano la scuola d’italiano per stranieri, per dare sostegno
alle attività scolastiche dei loro figli/e. Parte per alunni e alunne della
scuola elementare con persone volontarie che si alternano negli anni. Negli
ultimi anni, dal 2015, è stato avviato anche un doposcuola per la scuola media,
che ora si svolge due pomeriggi alla settimana, in collaborazione con una
educatrice assegnataci dall’Amministrazione Comunale. Alunni e alunne vengono
segnalati/e dalle insegnanti in base alle difficoltà. Volontarie e insegnanti
si coordinano sugli obiettivi prioritari: il doposcuola è un aiuto per i
compiti, per lo studio e per l’organizzazione e la costruzione di un metodo di
studio. Sottolineo che la scuola media è un passaggio importante di crescita,
anche per la successiva scelta per la continuazione degli studi, che
condizionerà il futuro, ed è quindi importante sostenere alunni e alunne di
famiglie di origine straniera per pari opportunità. Anche i doposcuola sono
(con limiti e a volte con “frustrazioni”) uno strumento di accoglienza e
inserimento. Alunni e alunne che a casa parlano la lingua di origine della
famiglia hanno in questo una doppia esperienza: positiva, perché è importante
mantenere viva la cultura d’origine; a volte manca il supporto dei genitori
perché sono scolarizzati in altra lingua, ma c’è l’opportunità di fare
un’esperienza preziosa di bilinguismo, che è un rinforzo/allargamento lessicale
e strutturale e di orizzonti. Ci sono difficoltà iniziali, ma ragazzi e ragazze
bilingui hanno competenze in più da riconoscere e valorizzare.
Un altro punto di collaborazione tra scuola
media e Cittadini del mondo è il progetto NAI, Nuovi Arrivati in Italia.
Vengono integrati gli interventi di insegnanti, educatrici e di una volontaria
dell’Associazione. Anche qui è importante avere dei momenti dedicati di ascolto
e scambio con ragazzi e ragazze appena arrivati (dall’inizio dell’anno
scolastico ne sono arrivati 6 alla scuola media), anche per poter conoscere le
loro competenze, nascoste dalle barriere linguistiche. Fortunatamente alunni e
alunne assorbono velocemente la nuova lingua, anche attraverso la vita
quotidiana condivisa con coetanei/e a scuola e fuori.
Al convegno si sono
alternati anche interventi di altre associazioni e realtà sul territorio che si
interessano dei cittadini stranieri. In particolare sentiamo la voce della San
Vincenzo di Sesto Calende e di don Matteo Rivolta (Caritas provinciale)
AV Le attività di
carattere didattico si intrecciano anche con attività più propriamente
assistenziali?
Isabella La nostra Associazione
ODV San Vincenzo De’ Paoli si occupa da anni di assistere famiglie in
difficoltà sul nostro territorio. Attualmente le famiglie che assistiamo sono
circa 50, la maggior parte delle quali sono extracomunitari, per Io più
nordafricanï. In termini numerici, un aumento considerevole, pari al 30%, si è
registrato in seguito alla pandemia da Covid19. Motivo rilevante nell’aumento
degli immigrati nel nostro paese è indubbiamente il ricongiungimento famigliare
e di conseguenza una seconda generazione di figli nati in Italia, più
integrati, scolarizzati, con conoscenza della lingua italiana e una dicotomia
da gestire tra valori culturali della terra di origine, ai quali i loro
genitori sono fortemente legati, e la cultura del paese di accoglienza. Le
difficoltà nascono principalmente dalla mancanza di lavoro di uno o in molti
casi, di entrambi i coniugi. Da qui l’impossibilità di far fronte ai pagamenti
di canoni di affitto e bollette, con conseguenti azioni di sfratto e
sospensione di erogazione di luce e gas. L’impossibilità di avere in Sesto
abitazioni in affitto è un altro aspetto rilevante, che comporta non poter
aiutare le famiglie sfrattate (anche con figli minori) a trovare una nuova
sistemazione, soprattutto per quanto concerne persone straniere, che spesso non
hanno gestito al meglio le abitazioni a loro assegnate.
AV Questa rete di
iniziative non è limitata a Sesto Calende …
Don Matteo La storia
dell’accoglienza degli immigrati ad Angera inizia nel luglio 2017, quando la
cooperativa Integra ha avuto in affido ad Angera 16 giovani immigrati e
l’Amministrazione Comunale ha chiesto un aiuto alla parrocchia. Ne è nata
subito una scuola di italiano, in collaborazione con le Acli di Angera e
Cittadini del Mondo di Sesto Calende. Per la scuola di italiano in breve si
sono resi disponibili più di 20 volontari che hanno coinvolto anche altri
alunni: giovani e donne da Marocco, Tunisia, Eritrea, Ukraina, Sud America e
SriLanka. La collaborazione si è allargata a Casa Cecilia di Taino, che
ospitava minori stranieri non accompagnati e nel 2019, tramite anche Cittadini
del Mondo, i ragazzi hanno conseguito i certificati A1, A2, di licenza media o
hanno comunque imparato a leggere e scrivere. Nel frattempo i ragazzi hanno
trovato in parrocchia diverse possibilità di lavoro, da piccoli lavoretti per
dare una mano a nuovi laboratori artigianali: sartoria, falegnameria,
giardinaggio, bigiotteria, ravioli, frutta disidratata. Il risultato di queste
attività, sia la scuola che i laboratori, è stata una maggiore partecipazione
diretta e dignitosa alla vita di Angera, la possibilità di guadagnare qualcosa
per sé e le proprie famiglie. Tutto ciò ha favorito anche una maggiore capacità
di accoglienza da parte degli impresari della zona: nel 2019, a due anni di
distanza dal loro arrivo, tutti i ragazzi stavano lavorando con regolari
contratti di lavoro. Il contesto di Angera è diventato così accogliente per i
ragazzi immigrati (e anche grazie a loro) che quando il 31 maggio 2019 la
Prefettura volle trasferirli a Varese in altre comunità protette, chiudendo il
CAS di Angera, dieci di loro, su quattordici, hanno rinunciato al programma di
protezione per rimanere ospitati nella comunità parrocchiale, dove
evidentemente si sentivano più sicuri, che ha gestito questa emergenza sempre
in contatto con la Questura, con la Prefettura di Varese e la diocesi di Milano
tramite la Caritas. In questo modo la comunità parrocchiale è diventata punto
di riferimento per tanti altri ragazzi immigrati che si sono rivolti a noi per
chiedere un lavoro, una casa, un aiuto burocratico o una relazione umana e
accogliente. Tutti i ragazzi accolti nel 2017 hanno avuto permessi di soggiorno
definitivi e quasi tutti sono riusciti a tornare nel proprio paese a salutare
le proprie famiglie. Il cammino intrapreso in questi anni ha portato molti di
noi a scoprire nuove conoscenze e stringere amicizie inaspettate, non solo con
coloro che si sono accolti, ma anche all’interno della nostra comunità.
L’esperienza arricchente di questi anni ha consentito alla nostra comunità di
sviluppare una capacità di accoglienza che ha permesso di rispondere
prontamente anche all’emergenza ucraina che si è presentata nel 2022.
aldovecchi@hotmail.it
Fonti:
1.
Associazione Cittadini del Mondo ODV – DA
MIGRANTI A CITTADINI. 30 ANNI DI MIGRAZIONE – 1° INCONTRO “LA VOCE DEI
PROTAGONISTI – 28 GENNAIO 2023 - https://cittadinidelmondo.blog/
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