venerdì 22 novembre 2024

UTOPIA21, NOVEMBRE 2024: IL RAPPORTO ASVIS 2024

 

IL RAPPORTO ASVIS 2024

di Aldo Vecchi

Nel rapporto annuale sul percorso verso gli Obiettivi ONU 2030, l’ASviS (Associazione per lo Sviluppo Sostenibile) segnala gli scarsi risultati raggiunti, fa il punto sui risultati raggiunti, nel mondo ed in Italia (meglio in Europa) e avanza proposte per una possibile accelerazione.

 

Sommario:

-       premessa

-       si esaurisce la benevolenza dell’ASviS?

-       l’evento di presentazione

-       i nodi di svolta, ovvero “game changer”

-       appendice: il comunicato stampa dell’ASviS:

o   presentato il nono rapporto ASviS “coltivare ora il nostro futuro”

o   le proposte dell’ASviS per mettere la sostenibilità al centro delle politiche

o   i quattro “game changer” da cui dipende il futuro dell’Italia

o   l’agenda 2030 nel mondo

o   la presentazione del rapporto

In corsivo i commenti più personali

 

PREMESSA

Il Rapporto ASviS 2024 1 “Coltivare ora il nostro futuro L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” offre, come negli anni precedenti, una impietosa lettura sulle tendenze e carenze in campo ambientale e sociale per l’Italia e per l’intero mondo, con qualche speranza in più per gli orizzonti europei.

Il bilancio insoddisfacente sui risultati raggiunti e tendenziali sull’insieme dei 18 Obiettivi ONU (SDGs)  porta l’ASviS, in sintonia con  il Patto per il Futuro 2 sottoscritto (a parole) dai capi di Governo delle Nazioni Unite, a rivendicare uno sforzo di accelerazione da parte di tutti i soggetti responsabili.

Il Rapporto  può essere recepito (passando da un unico Link 1) nella sua forma integrale di 205 pagine, nella sintesi di 12 pagine del Direttore Scientifico Enrico Giovannini, nelle 16 pagine di “pillole infografiche” ed ancora nel sintetico “Comunicato Stampa”, che riproduco in appendice a questo mio breve commento, a titolo di riassunto; è inoltre disponibile on-line la video-registrazione della Presentazione del Rapporto 3, avvenuta a Roma il 17 ottobre.

 

Il recente Rapporto di Primavera dell’ASviS, mirato al confronto elettorale per l’Europarlamento,  era in parte focalizzato sul confronto tra i costi della “giusta transizione” ed i costi dell’inazione, con il supporto di Oxford Economics; il rapporto in esame conta invece sulla collaborazione di Prometeia nel proiettare al 2030, per l’Italia, 37 indicatori quantitativi, particolarmente rappresentativi  dell’insieme dei ritardi accumulati e difficilmente recuperabili o addirittura impossibili da recuperare.

 

Tuttavia il panorama mostrato dal Rapporto non è totalmente negativo, in particolare riguardo all’Unione Europea, non solo per la minor lontananza dell’Europa dai traguardi al 2030, ma anche perché  l’ASviS ha riscontrato nell’articolazione del programma di mandato della nuova Commissione Europea, ed in particolare nella rispondenza tra i 18 Obiettivi ONU e le “lettere di missione” affidate dalla presidente Von der Leyen ai singoli commissari (commissari che in queste settimane sono sottoposti al vaglio del Parlamento Europeo): per parte mia rilevo anche come l’ASviS tenda a sottolineare la completezza di tali propositi sul versante sociale, a complemento del ‘rapporto Draghi’, molto limitato alla questione della competività produttiva.

 

 

SI ESAURISCE LA BENEVOLENZA DELL’ASVIS?

  

Confermo su questo aspetto le mie perplessità sull’abitudine dell’ASviS a ‘prendere per buone le buone intenzioni’ (a partire dal suddetto Patto ONU per il Futuro), curandosi solo dopo di quanto spesso finiscano per ‘lastricare’ l’inferno della realtà: nel concreto delle istituzioni europee come ignorare il ‘destro scricchiolio’ (una volta esistevano i ‘sinistri scricchiolii’) che avvolge il Partito Popolare Europeo, perno centrale dello schieramento della maggioranza euro-parlamentare (con Socialisti, Liberali e Verdi) e sovra-rappresentato nella Commissione (in quanto espressione dei Governi dei 27 Paesi), ma oscillante appena può a dialogare con i Conservatori e addirittura con i Patrioti?

 

Tale storica benevolenza, applicata dall’ASviS fino al 2023 [1] anche a livello nazionale, in favore del Governo Meloni, in virtù della Stategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, ereditata dal precedente Governo ed approvata in sordina nel settembre 2023, è (finalmente) venuta meno, a fronte sia del pessimo  Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) 4, sia dell’insieme di inadempienze rispetto alla stessa SNSV evidenziate dalle Leggi di Stabilità e dall’inazione governativa su diversi fronti, frammista all’azione esplicita di freno rispetto alle tappe della transizione ecologica europea.

 

 

 

L’EVENTO DI PRESENTAZIONE

 

Significativo in tal senso, nell’evento di presentazine del Rapporto, l’intervento pre-registrato del Ministro Adolfo Urso che – pur con toni civili e apparentemente dialoganti – ha espresso in sostanza l’orientamento del Governo verso un rallentamento del Green Deal (avviso cui ha fatto seguito dopo pochi giorni il drastico taglio del fondo per l’automotive).

Il messaggio del Ministro è stato inserito nella ‘tavola rotonda’ di confronto sul Rapporto tra il sindacalista Christian Ferrari della CGIL, l’esponente di Confindustira Lara Ponti (ambedue poco teneri verso il Governo) e il segretario generale del CNEL Massimiliano Monnanni che – pur nei limiti del suo ruolo istituzionale – non ha taciuto le condizioni deficitarie del sistema sanitario nazionale, nell’ambito del Rapporto CNEL sui servizi, in corso di elaborazione.

Sulla Presentazione non indugio qui sugli interventi dei vertici dell’ASviS (Mallen,Stefanini e Giovannini), in quanto già ben riassunti nel Comunicato-stampa, né sui saluti da remoto delle Vice-Presidenti del Parlamento Europeo Pina Picierno (PD) e Antonella Sberna (Fratelli d’Italia), allineato al Rapporto la prima, e genericamente ‘frenante’ la seconda, mentre ho trovato elementi originali nell’intervista (registrata) di Enrico Giovannini a Enrico Letta, sia per gli accenni al ‘Rapporto Letta’ sui problemi di unificazione dei mercati nell’Unione Europea, che mostra più attenzioni sociali del più noto ‘Rapporto Draghi’, sia per alcune riflessioni dello stesso Letta sul successo inatteso dell’Euro (che quasi nessuno propone di abbandonare, diversamente da pochi anni addietro) e sulle difficoltà nel rendere popolare l’idea di Europa, soprattutto nelle ‘aree interne’, dove l’ex segretario del PD ritiene necessario rifondare, in nome ed a spese dell’Unione Europea, un efficiente rete di servizi sociali, a partire da sanità e istruzione.

 

 

I NODI DI SVOLTA, OVVERO “GAME CHANGER”

 

Nel merito del Rapporto mi permetto di avanzare qualche dubbio sulla selezione ed aggregazione dei ‘nodi di svolta’ sui destini ambientali dell’Italia che l’ASviS  denomina “game changer” e cioè:

-       rischi di frammentazione della programmazione di importanti settori a causa delle nuove Autonomie Regionali

-       possibili benefici effetti

o   della Direttiva Europea sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese 5

o   dell’attuazione del Regolamento Europeo sul ripristino della natura 6

o   della applicazione delle modifiche agli artt. 9 e 42 della Costituzione 7.

Mi sembrano processi assai difformi per modalità e tempi di concretizzazione (soprattutto le verifiche di costituzionalità, che sono sempre potenzialmente incombenti ma certo non prevedibili; e nel futuro si profilano soggette a possibili depotenziamenti in relazione all’influsso del Governo di Destra su nomine e contesto legislativo), e a mio avviso non più rilevanti di altri nodi politici e socio-economici di portata internazionale (guerre guerreggiate e guerre commerciali; elezioni già svolte in USA, e prossime in Germania e Francia) e nazionale (dai referendum indetti per il 2025 – Autonomie Regionali, Lavoro, Cittadinanza - a quello probabile sul ‘premierato’ nel 2026, fino alle elezioni politiche del 2027). 

Ometto, per scaramanzia, possibili pandemie.

 

APPENDICE: IL COMUNICATO STAMPA DELL’ASVIS

 

COMUNICATO STAMPA SUL RAPPORTO ASVIS 2024:

 

PRESENTATO IL NONO RAPPORTO ASVIS “COLTIVARE ORA IL NOSTRO FUTURO”

 

ASviS: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

 

Enrico Giovannini, “Serve un cambio di passo immediato e convinto, con riforme e investimenti finalizzati a cogliere le opportunità dello sviluppo sostenibile e a ridurre le disuguaglianze. Il Governo superi le contraddizioni tra le parole e le azioni, e rispetti gli impegni che ha sottoscritto a livello internazionale ed europeo, a partire dal ‘Patto sul Futuro’ del 22 settembre scorso”

 

Roma, 17 ottobre 2024 – L'Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. È urgente e necessario un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando (non ritardando) le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

 

"La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all'energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing - afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. - La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione. Il titolo del Rapporto di quest’anno, ‘Coltivare ora il nostro futuro’, esprime l’urgenza di operare adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte attraverso azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Per riuscirci dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e dobbiamo agire di conseguenza, senza esitazioni, con il senso di urgenza che l’attuale condizione impone”.

 

I dati del Rapporto descrivono con chiarezza l’enorme ritardo dell'Italia nel percorso per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals - SDGs). Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei Goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque Goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

 

La situazione appare ancora più grave se si considera il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. Secondo recenti sondaggi, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi "punti di rottura" e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. A queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20).

 

 

LE PROPOSTE DELL’ASVIS PER METTERE LA SOSTENIBILITÀ AL CENTRO DELLE POLITICHE

 

L’ASviS avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali ed europee. L’Italia in particolare deve attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo nel settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla crescente perdita di biodiversità è inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia ma una scelta indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile.

 

"L’Italia deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio - dichiara la presidente dell’ASviS, Marcella Mallen - Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

 

Anche l'Unione Europea, nonostante l’integrazione degli SDGs nelle politiche comunitarie nella legislatura 2019- 2024, stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. Secondo l’analisi dell’ASviS, tra il 2010 e il 2022 gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per dieci Goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Al contrario di ciò che accade per l’Italia, su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’UE, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso. Positivo è il fatto che la Presidente Ursula von der Leyen abbia riaffermato l'impegno per realizzare politiche ambientali, economiche e sociali nella direzione dello sviluppo sostenibile, nonostante il difficile contesto geopolitico, e che abbia inserito nelle lettere di missione dei nuovi Commissari l’obiettivo di raggiungere gli SDGs di propria competenza.

 

"Valutiamo positivamente che gli Orientamenti politici per la legislatura 2024-2029 siano in linea con il Manifesto che l’ASviS aveva pubblicato a maggio scorso, prima delle elezioni europee - sottolinea il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini - e riteniamo che il programma 2025 delle attività della Commissione debba essere strutturato come un vero e proprio 'Piano di accelerazione trasformativa' per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi. Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell'Unione, così come il Pilastro dei diritti sociali. L’Italia deve contribuire positivamente alle riforme istituzionali dell’Unione europea verso una maggiore integrazione e il rafforzamento del bilancio europeo, condizioni necessarie per attuare quanto proposto anche nei Rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi”.

 

 

I QUATTRO “GAME CHANGER” DA CUI DIPENDE IL FUTURO DELL’ITALIA

 

Secondo l’ASviS le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changer” che potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli SDGs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia. Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. La recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 105/2024) rafforza questo principio, affermando che la tutela dell’ambiente è un valore assoluto. In questa logica, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una “valutazione d’impatto generazionale”. L’opportunità unica di trasformare il modello di sviluppo dell’Italia in una direzione più equa e sostenibile dipende dalla capacità di agire rapidamente e con decisione oggi.

 

 

L’AGENDA 2030 NEL MONDO

 

Come emerge dal primo capitolo del Rapporto, anche a livello globale il percorso per attuare l’Agenda 2030 è drammaticamente incerto. A soli sei anni dalla fine del 2030, solo il 17% dei Target globali monitorati sembra destinato a essere raggiunto, mentre per almeno un terzo dei Target si registra un arresto o addirittura un peggioramento. Motivo per cui, le Nazioni Unite, attraverso il “Patto sul Futuro” firmato il 22 settembre, hanno individuato 56 azioni su cui i leader mondiali di sono impegnati, riguardanti cinque aree prioritarie: sviluppo sostenibile, finanza, pace e sicurezza, cooperazione tecnologica e rafforzamento della governance globale. Molte delle azioni sono finalizzate a migliorare la governance mondiale, riformando l’ONU (compreso il Consiglio di Sicurezza), l’Organizzazione mondiale del commercio e le grandi istituzioni internazionali, e riconoscendo il diritto dei Paesi emergenti e in via di sviluppo ad assumere ruoli maggiori in esse.

 

 

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

 

Il Rapporto ASviS 2024 è stato presentato presso l’Acquario Romano durante un evento cui sono intervenuti i presidenti dell’Alleanza Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il direttore scientifico Enrico Giovannini, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, le vicepresidenti del Parlamento europeo, Pina Picierno e Antonella Sberna, il segretario generale del Cnel, Massimiliano Monnanni, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, [la presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, INTERVENTO MANCATO] il presidente del Jacques Delors Institute, Enrico Letta, la vicepresidente della Confindustria, Lara Ponti, con la moderazione della vicedirettrice del TG1, Elisa Anzaldo.

 

 

aldovecchi@hotmail.it

 

Fonti:

1.    https://asvis.it/rapporto-asvis-2024/F

2.    Fulvio Fagiani - IL PATTO PER IL FUTURO DELLE NAZIONI UNITE – su questo numero di Utopia21

3.    https://www.youtube.com/watch?v=3w1lP5nLyU0

4.    Fulvio Fagiani - IL PIANO NAZIONALE INTEGRATO ENERGIA E CLIMA: L’ITALIA VUOL TORNARE A CANDELA E CALESSE? – su Utopia21, settembre 2024 https://drive.google.com/file/d/1PyIKNI7jItE1fp6E_maOVhxylXdb99FS/view?usp=drive_link

5.    Fulvio Fagiani - L’EUROPA E LE IMPRESE: TRE DIRETTIVE APRONO NUOVE STRADE – su Utopia21, luglio 2024 https://drive.google.com/file/d/1PLjPV-UyLGK0Fu_RJ_Ku8Okr5tCyq6iu/view?usp=drive_link

6.    Fulvio Fagiani – LA RESTORATION LAW E IL ‘PUZZLE’ DELLE BIOMASSE – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2024 - https://drive.google.com/file/d/1OicU_g7ek0kG9eB2Nsi2sbwinbipadGM/view?usp=drive_link.

7.    Aldo Vecchi – L’AMBIENTE IN COSTITUZIONE – su Utopia21, marzo 2022 - https://drive.google.com/file/d/1p7L80Wraps7CcJotTx--UlN5oaL5lRBj/view?usp=sharing



[1] ed anche oltre: si veda nella presentazione del ‘Rapporto di Primavera’ la cordiale intervista di Enrico Giovannini al Ministro Raffaele Fitto

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