Una breve storia dei diritti ‘universali’ a fronte delle peculiarità culturali che ne mettono in discussione la stessa universalità
Sommario:
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premessa
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i diritti universali: periodizzazione dal 1948 a fine secolo (invece dopo…)
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le contestazioni fondate sulle diversità culturali
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la fiducia dell’Autore in una possibile convergenza multiculturale
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appendice: altri saggi nella raccolta “Utopia” a cura di Carlo Altini
in corsivo le osservazioni
più personali
PREMESSA
Dell’argomento dei diritti universali mi ero occupato in un precedente
articolo su Utopia21 1; la lettura del saggio di Marcello Flores [1] “Le
utopie degli altri. I diritti umani nelle culture non occidentali” all’interno
del testo “Utopia – storia e teoria di un’esperienza filosofica e politica”2
(a cura di Carlo Altini, di cui ho già recensito altre parti 3,4),
mi offre l’occasione di tornarci con maggiore approfondimento.
Per praticità, distinguo due aspetti che l’Autore invece intreccia, e
cioè la ricostruzione storica (che si ferma purtroppo ben prima del 2013, data
di pubblicazione del saggio) e le considerazioni teoriche dello stesso, ambedue
imperniati sulla questione della universalità dei diritti rispetto alle
diversità delle culture.
I DIRITTI UNIVERSALI: PERIODIZZAZIONE DAL 1948 A FINE SECOLO (INVECE DOPO ...)
L’inquadramento storico proposto da Flores,
con rapidi accenni all’illuminismo settecentesco, si focalizza sulla fase
costituente del 1945-48, che culmina con l’approvazione della Dichiarazione
universale dei diritti umani da parte dell’Assemblea dell’ONU, e tende poi a periodizzare
come segue i successivi decenni:
-
anni 50-60: congelamento e strumentalizzazione
dei ‘diritti’nell’ambito della ‘guerra fredda’ tra USA e URSS e rispettivi
alleati; prevalenza delle ‘libertà collettive’ nei movimenti di indipendenza
anti-coloniale
-
anni 60-70: nel clima del parziale ‘disgelo’
tra i due blocchi, consolidamento dei principi in sede ONU (Dichiarazioni
contro il colonialismo nel1960 e contro il razzismo nel 1963; Convenzioni sui
diritti civili e politici e sui diritti socio-economici nel 1966, rarificate da
35 paesi – e quindi in qualche misura operative – dal 1976) e accordo
pan-europeo di Helsinki (1973-75); attivizzazione di militanti e organizzazioni
non governative (Sacharov premio Nobel
1975; Charta 77 in Cecoslovacchia; Amnesty International premio Nobel 1977;
Human Rights Watch)
-
anni 90 (dall’89): rimozione non violenta di
poteri autoritari e discriminatori in Est Europa, Sud Africa, America Latina.
La periodizzazione finisce sostanzialmente qui, perché il saggio non
si occupa del secolo 21°, in cui abbiamo assistito sia ad una estensione del
discorso sui diritti in favore di ogni tipo di minoranza (talora però con
risvolti intolleranti) e ad una integrazione tra diritti politici,
socio-economici ed ambientali (17 goals dell’ONU per il 2030), sia a fenomeni
regressivi di vasta portata, dall’aggressività dell’integralismo islamico (con
il fallimento delle ‘primavere arabe’) all’inasprimento dei conflitti
geo-politici (dalla reazione USA agli attentati del 2001 con le fallimentari
invasioni di Irak e Afghanistan fino all’aggressione militare russa in Ucraina,
dai conflitti perenni in Medio Oriente alle varie guerre civili in Africa); fino
alla crisi interna all’area liberal-democratica con l’emergere di forze
sovraniste esplicitamente anti-illuministe.
LE CONTESTAZIONI FONDATE SULLE DIVERSITÀ CULTURALI
Ripercorrendo la narrazione storica di Flores,
interessante, tra ‘45 e ’48, mi è parso il confronto all’interno della
Commissione internazionale presieduta da Eleanor
Roosevelt tra gli esponenti del pensiero occidentale ed il filosofo cinese Peng-Chun
Chang (delegato dalla Cina ancora governata dal Kuomintang, prima della
definitiva vittoria della rivoluzione maoista), che di fatto non recepì il suo
apporto fondato sul concetto confuciano ‘ren’, cioè grosso modo armonia,
empatia e correlazione tra io e noi.
L’Autore evidenzia poi alcune fasi di
esplicita contrapposizione di pensieri diversi a quello ‘occidentale’, dai ‘valori
asiatici’ di prevalenza dei diritti collettivi e comunitari (sviluppo economico
nell’armonia di un controllo paternalistico) espressi dal leader di Singapore
Lee Kwan Yew (conferenza di Bangkok 1993) – non lontani dalle posizioni del
Partito Comunista Cinese, alla esaltazione – da parte di altri leaders africani
(anche strumentalmente) della esperienza originale dell’’Ubuntu’ nella
riconciliazione Sudafricana dopo l’apartheid (in particolare riguardo alla ‘giustizia
riparativa’ fondata sul riconoscimento di colpa e non sulla pena), fino alla
insofferenza espressa dal professore Keniota-americano Makau Mutua che – negli
anni ’90 - vede nella retorica dei diritti umani l’estrema proiezione
dell’imperialismo culturale a danno dei popoli colonizzati.
LA FIDUCIA DELL’AUTORE IN UNA POSSIBILE CONVERGENZA MULTICULTURALE
A fronte dell’insieme delle critiche fondate
sulle diversità culturali, Flores ritiene invece che lo sforzo da compiere sia
quello di cogliere gli elementi di convergenza tra le diverse culture: un
esempio sta nella questione delle disuguaglianze sociali, che Flores vede
presente, con diversi linguaggi, sia nel confucianesimo che nell’islam, così
come nel pensiero occidentale, dove si tramutano però da dovere dei ricchi a
teorico diritto dei poveri.
Ma soprattutto all’Autore sta a cuore mostrare
che i teorici della inconciliabilità interculturale da un lato cristallizzano i
singoli sistemi culturali, negandone le trasformazioni storiche e le ulteriori
evoluzioni tendenziali (anche per le reciproche influenze), dall’altro lato non
riconoscono le varianti interne e le contraddizioni aperte nei singoli sistemi
(che corrispondono anche a conflitti di interessi: occorre analizzare, nei vari
casi, a chi giova la conservazione di taluni ‘valori tradizionali’ oppure il
loro superamento)
Così è ad esempio per la controversa radice
tradizionale delle mutilazioni genitali femminili rituali, che sono presenti in
alcune popolazioni africane islamiche, ma – sottolinea Flores – non
caratterizzano in generale né l’Islam né l’insieme delle culture patriarcali
africane, bensì solo particolari intersezioni di tali ambiti etnico-religiosi.
Altro esempio importante è la divaricazione –
anche radicale – all’interno dello stesso Occidente tra diritti individuali e
diritti sociali (nelle varie contrapposizioni e parziali sintesi tra
liberalismo e socialismo) e tra apertura o chiusura rispetto allo stesso
multi-culturalismo.
In conclusione Marcello Flores ripropone(va)
la convergenza tra le diverse culture verso un orizzonte comune di diritti
umani (civili, politici, sociali, economici) da riscrivere insieme come una
utopia praticabile (ma sarei curioso di
sapere cosa ne pensa oggi…).
Per parte mia, ferma restando la personale simpatia per l’universalità
dei diritti e per il dialogo interculturale (vedi articolo del settembre 2021),
mi chiedo se l’utopia della ‘convergenza culturale’ 5 non solo sia
possibile, ma anche se sia auspicabile: considerando discutibile non solo la
proiezione egemonica del ‘pensiero occidentale’, ma anche una pretesa astratta omologazione[AM1] tra diversi (astrazione
che non attribuisco a Flores, ma considero come estremo utopico).
Mi pare che si corra il rischio di perdere il contatto con la realtà
delle divergenze e con la concretezza dei processi di superamento delle stesse,
quando maturi e quando praticabili (come insegna ad esempio la contorta strada
della diplomazia internazionale in materia di transizione energetica; e ancor
più difficili i tentativi, in questa fase storica, di ricomposizione pacifica dei
conflitti armati).
APPENDICE: ALTRI SAGGI NELLA RACCOLTA “UTOPIA” A CURA DI CARLO ALTINI
Dalla lettura dei 17 saggi inclusi nella raccolta “Utopia – storia e
teoria di un’esperienza filosofica e politica” 2, a cura di Carlo
Altini, ho ritenuto di recensire su Utopia 21 solo l’Introduzione (del
curatore) 1, il presente testo di Flores e quello di Burgio sulla
“storia del progresso” , però vorrei segnalarne brevemente ai lettori anche
alcuni altri, più specialistici ma assai interessanti, anche per l’effetto
cumulativo nell’ambito della raccolta, tra cui:
-
quelli di Lucio Bertelli e di Silvia Castaldi sull’antica Grecia
-
quelli di Giovanni Cerro e di Antonello La Vergata sull’eugenetica tra
ottocento e novecento
-
quello di Stefano Suozzi su utopia e fantascienza (con approfondimento
su Philip K.Dick
-
quelli dello stesso Carlo Altini e di Luciano Canfora che attraversano
i millenni con sciabolate di virtuose riflessioni, il primo “tra Aristotele e
Hobbes” ed il secondo tra Catilina e Cesare, Robespierre e Blanqui, alla
ricerca del “profilo dl rivoluzionario”.
Non mi hanno invece convinto, per sostanziale distanza ideologica (ovvero
per miei inguaribili pregiudizi):
-
Paolo Rossi, nella sua appassionata apologia della “Scienza come
sapere pubblico”, priva di ogni concessione ad una critica sociale al sistema
di potere delle accademie ed alla esclusività dei loro linguaggi;
-
Dario Antiseri (“Il pensiero utopico tra acute diagnosi e nefaste
terapie”), che – sulla scia di Karl Popper (forse più giustificabile per la sua
storia personale) - dipinge di nero ogni alternativa anche solo vagamente
utopica, per poi trovarla piuttosto oscura;
-
Eugenio Somaini, che tratta in modo brillante e sistematico i rapporti
tra finanza e democrazia, ma non è mai colto dal sospetto che il lavoro non sia
solo una merce e che i diritti dei lavoratori possano esprimere democrazia
anche dentro alle imprese.
aldovecchi@hotmail.it
Fonti:
1.
Aldo
Vecchi – DOPO KABUL: I DIRITTI SONO UNIVERSALI? – su Utopia21, settembre 2021 -
https://drive.google.com/file/d/1dQZ9wKmP2o_5-XY8wdn0sLHHZ9aFFyJt/view?usp=sharing
2.
A.A.V.V.,
a cura di Carlo Altini: “UTOPIA – STORIA DI UN’ESPERIENZA
FILOSOFICA E POLITICA”
– Il Mulino, Bologna 2013
3.
Aldo
Vecchi – SUGLI ‘APPUNTI DI STORIA E TEORIA DELL’UTOPIA’ DI CARLO ALTINI – su
Utopia21, gennaio 2023 - https://drive.google.com/file/d/1YiKbCW-pZQnC-W983o2q39Ix_R-Zlytz/view?usp=share_link
4.
Aldo
Vecchi – ALBERTO BURGIO E IL PROGRESSISMO (NOVECENTO ESCLUSO) – su Utopia21,
marzo 2024 - https://drive.google.com/file/d/1gv2G-skknLkwFuORqvUIlfMGtk_yjcRo/view?usp=drive_link
5.
Fulvio
Fagiani – IL DIALOGO TRA LE CULTURE – Quaderno n° 37 di UTOPIA21 – settembre
2024 - https://drive.google.com/file/d/1ELYy6pvPsl0MmjGYg0wRVn_otXAL-71a/view?usp=drive_link
[1]
Da Wikipedia: “storico … si è
occupato principalmente della storia del comunismo, del XX secolo, del
genocidio degli Armeni durante la prima guerra mondiale, dei diritti umani e
delle vittime di guerre”
[AM1]A a
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