martedì 28 gennaio 2025

UTOPIA21 - GENNAIO 2025: IL RAPPORTO ASVIS TERRITORI 2024

 IL RAPPORTO ASVIS TERRITORI 2024 

di Aldo Vecchi 


L’annuale “Rapporto ASviS territori” articola per regioni e province  il quadro, più scuro che chiaro, dei ritardi italiani rispetto agli Obiettivi ONU 2030, e sviluppa proposte che sarebbero utili per accelerare una rincorsa cui il Governo Meloni non risulta di fatto interessato.


Sommario:

  • Estratti dalla “Sintesi del Rapporto”:

    • La situazione delle Regioni … rispetto all’Agenda 2030

    • Le disuguaglianze territoriali e le politiche di coesione

    • Ridurre i rischi naturali e antropici

    • Le proposte dell’ASviS

  • Le buone pratiche dai territori

  • Una mia comparazione tra cinque province campione

Appendice: commenti e grafici dal rapporto ASviS, relativi alla Lombardia


In corsivo i contributi personali


ESTRATTI DALLA “SINTESI DEL RAPPORTO”

Il Rapporto Territori 1,2 è ben riassunto, nelle pagine iniziali, da una Sintesi a firma di Enrico Giovannini, da cui riproduco di seguito ampi estratti, omettendo il paragrafo iniziale “Le Città e le comunità sostenibili: “la situazione a livello internazionale ed europeo“, in quanto ricalca in gran parte i contenuti del “Rapporto ASviS 2024” 3 (come recentemente da me recensito4), nonché i dati le valutazioni per le Città Metropolitane; ed integrandolo invece con le figure 2.1 e 2.2, tratte da successive pagine del Rapporto Territori.

Per meglio illustrare qualità e tematiche delle analisi per singola regione e provincia, riporto in Appendice le parti più significative delle elaborazioni relative alla Lombardia.

Ripropongo inoltre, come in anni precedenti 5,6,7, una mia comparazione tra cinque province campione.


La situazione delle Regioni … rispetto all’Agenda 2030

“… Il Rapporto illustra l’andamento degli indici compositi costruiti dall’ASviS …” riferiti “…al periodo 2010-2023 … “per “14 dei 17 Goal dell’Agenda 2030. In particolare (tabella 2.1 …), vengono analizzati l’andamento degli indici compositi per ciascuna Regione o Provincia autonoma (PA) e il livello dell’indice composito territoriale a confronto con il dato medio nazionale.

Povertà (Goal1), Acqua (G6) e Vita sulla terra (G15) peggiorano in gran parte dei territori, mentre sia il Nord-Ovest (soprattutto Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia) sia il Nord-Est (in particolare, PA di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna) presentano significativi miglioramenti per l’istruzione (G4), a fronte di una sostanziale stabilità nel resto del Paese. Anche Giustizia e istituzioni (G16) peggiora in molte Regioni/PA. 

Situazioni più differenziate si osservano per diversi altri Goal. Ad esempio, per Economia circolare (G12) si rilevano risultati positivi per nove Regioni/PA (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia), mentre appare piuttosto omogenea e complessivamente stabile la condizione dei diversi territori rispetto a Imprese, infrastrutture e innovazione (G9) e Città e comunità (G11).

Nessuna Regione/PA presenta dinamiche positive per più di due Goal, mentre in un caso (Molise) il peggioramento tocca sette Goal, in sette Regioni sei Goal (Valle d’Aosta, PA di Bolzano, PA Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata). 

Se, invece, si guarda ai livelli degli indici compositi rispetto alla media nazionale, emerge la classica disuguaglianza tra Nord e Mezzogiorno, anche se alcune Regioni del Sud presentano, per alcuni Goal (ad esempio, Energia – G7 e Vita sulla terra – G15), risultati superiori a quelli delle altre ripartizioni. 





Il Rapporto illustra anche la distanza di ciascuna Regione/PA da 28 dei 37 obiettivi quantitativi contenuti in strategie, piani e programmi ufficialmente adottati a livello europeo e nazionale, e presentati per il livello nazionale nel Rapporto ASviS 2024. In estrema sintesi (tabella 2.2….), guardando agli ultimi 3-5 anni, si evidenzia che:

• Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Umbria e Lazio appaiono in grado di raggiungere 11-12 obiettivi quantitativi; 

• Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna ne possono raggiungere 8-9; 

• gran parte delle altre Regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono in grado di raggiungere solo 4-6 obiettivi quantitativi. 

Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna presentano, alla luce delle tendenze degli ultimi anni, il numero maggiore di obiettivi impossibili da raggiungere.”



Le disuguaglianze territoriali e le politiche di coesione


Purtroppo, il nostro Paese risente dei deludenti risultati dell’ultimo trentennio di politiche di coesione territoriale che non sono riuscite - se non in misura assai modesta - a ridurre i divari esistenti fra il Centronord e il Mezzogiorno, fra le coste e le aree interne. Peraltro, con l’insediamento della nuova Commissione europea entra nel vivo il dibattito sulla riforma della politica di coesione, la quale con i suoi 392 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 alloca a tale finalità quasi un terzo del bilancio UE. 

… Al 31 agosto 2024, cioè nel corso del quarto anno di un programma di durata settennale, risulta che dei 75 miliardi di euro complessivi assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato, ne sono stati impegnati solo il 12%, mentre i pagamenti sono pari al 2,8% del totale. Il Mezzogiorno, che comprende tutte le Regioni indicate come meno sviluppate nell’attuale ciclo di programmazione 2021-2027, subisce particolarmente le conseguenze di questo ritardo. 

Con la revisione del PNRR approvata nel dicembre 2023, “ l’obbligo di destinare almeno il 40% delle risorse al Mezzogiorno non è più vincolante, mentre esso sarebbe una condizione importante per il processo di convergenza. Mancano tuttora i dati aggiornati su quanto è stato, con la rimodulazione di fine 2023, assegnato dal PNRR al Mezzogiorno. …


La Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) ha sicuramente il merito di avere messo al centro della propria azione i territori marginalizzati. Al di là della ridefinizione della governance e dell’attuazione finanziaria, che al 31 dicembre 2023 presenta risultati simili a quelli della politica di coesione nel suo complesso (19,1% degli impegni e 11,6% dei pagamenti a valere sul fondo di 1,2 miliardi di euro), ciò che occorre davvero è una valutazione complessiva della sperimentazione effettuata per ricavarne i doverosi insegnamenti per il futuro. Ad esempio, l’obiettivo di ripopolare le aree interne non è stato conseguito, e anzi nel periodo 2014-2024 il declino demografico è stato più forte in queste aree rispetto alla media nazionale….


Ridurre i rischi naturali e antropici 


“Si sta ormai affermando la consapevolezza del crescente numero di eventi estremi sul territorio italiano e della loro altrettanto crescente intensità, il che impone azioni urgenti per ridurre il rischio degli accadimenti e i danni quando gli eventi hanno luogo. 

Il territorio italiano è quasi interamente a rischio sismico più o meno elevato. Peraltro, questo è significativo ovunque a causa della vulnerabilità di edifici e infrastrutture in gran parte costruite in un periodo precedente all’entrata in vigore della classificazione sismica del territorio nazionale. Ed è su questo, sulla diagnosi del rischio a partire dalla Zona sismica 1, che bisogna intervenire prioritariamente.


In Italia sono presenti 975 stabilimenti a rischio di incidente rilevante, la maggior parte dei quali è concentrata nelle regioni del Nord, in Campania e in Sicilia, per i quali la normativa europea prevede politiche di sicurezza per il controllo dei rischi di vario tipo legati anche a fenomeni esterni. 


Vi sono poi altri tipi di rischi – alluvioni, frane, siccità, desertificazione, incendi boschivi, ondate di calore, sistema energetico ed elettrico – sui quali il cambiamento climatico ha un impatto diretto o indiretto. I modelli climatici concordano nel prevedere un aumento significativo della temperatura in Italia: senza mitigazione, si avranno circa 1°C nei prossimi decenni, 2÷3°C a metà secolo e 4÷5°C nell’ultimo trentennio del secolo, con effetti sempre più devastanti per la popolazione e le attività produttive, molto superiori a quelli che già si stanno verificando ora. …


Le variazioni dell’indice sulla pluralità di pericoli (precipitazioni estreme, venti estremi, assenza di precipitazioni e ondate di calore) nello scenario senza mitigazione nel breve (2021-2050), medio (2041-2070) e lungo termine (2071- 2100), confrontate con il periodo storico 1971-2000, mostrano che le condizioni meteorologiche particolarmente avverse diventeranno ancor più frequenti e severe nei prossimi decenni sull’intero il Paese, colpendo soprattutto la pianura padana, le aree costiere adriatiche, la Puglia e le regioni centrali tirreniche.


Le proposte dell’ASviS 


Questa edizione del Rapporto sui Territori si concentra su quattro temi prioritari:


1. Il ripristino della natura nelle città e nei territori. 

L’approvazione del Regolamento europeo, la Nature restoration law, avvenuta il 17 giugno scorso, ha implicazioni molto ampie per il nostro Paese … di grande rilievo è la norma contenuta nella parte del Regolamento dedicata agli ecosistemi urbani, la quale comporta lo stop immediato al consumo netto di suolo per alcune parti molto significative del territorio. Infatti, tra il 2025 e il 2030 la superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani e di copertura della volta arborea non può subire alcuna perdita netta, mentre dal 2031 in avanti deve registrare una tendenza all’aumento, con definizioni molto ampie che comprendono di fatto tutta la copertura non artificiale del suolo.


2. Le politiche climatiche per le città e i Climate city contract. 

La Commissione europea nel 2022 ha lanciato la Missione 100 Climate neutral and smart cities by 2030 al fine di promuovere il percorso delle città verso l’obiettivo della neutralità climatica. La Missione prevede la predisposizione e l’invio alla Commissione europea dei Climate city contract (CCC), a cui le 9 città italiane selezionate hanno già provveduto, a cui segue l’attribuzione di un “bollino”. …

L’esperienza della nove città italiane coinvolte nella Missione - Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino - è replicabile anche in altre aree urbane e necessita di adeguate politiche nazionali. …


Per il settore dell’edilizia, va attuata la Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici del 2024 (Case green), con l’obiettivo di trasformare tutto il parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Nel Piano nazionale, che va predisposto con sollecitudine, devono essere previsti: 

a) per il patrimonio edilizio pubblico, alcuni correttivi per rendere maggiormente utilizzabile il “conto termico”, intervento già finanziato; 

b) per il patrimonio edilizio privato, detrazioni fiscali per i soli contribuenti che riescono a beneficiarne (capienti) e un contributo monetario diretto come in Francia per gli incapienti e le categorie a basso reddito, differenziando l’aliquota per livello di prestazione energetica raggiunto e in base al reddito;

c) un sistema di prestiti a tassi agevolati differenziati per prestazione energetica raggiunta e con rimborso commisurato ai risparmi ottenuti.


Per il settore dei trasporti,

a) la diffusione delle migliori pratiche per limitare i diesel, anche al fine di migliorare la qualità dell’aria, come prevedono le regole di accesso all’Area B del Comune di Milano; 

b) l’estensione del modello di “città a 30 km orari” recentemente adottato dal Comune di Bologna;

c) la disponibilità di ulteriori risorse, rispetto a quelle ingenti previste nel PNRR, per lo sviluppo del trasporto rapido di massa nelle aree urbane; 

d) l’attuazione del programma sulle nuove infrastrutture di ricarica e incentivi pubblici destinati alla mobilità elettrica.



3. La rigenerazione urbana, lo sviluppo del territorio e politiche abitative. 

La trasformazione dei sistemi insediativi e l’evidenza delle emergenze ambientali e climatiche hanno ormai portato il governo del territorio ad utilizzare il metodo e lo strumento delle Agende per lo sviluppo sostenibile, superando la frattura fra pianificazione urbana e programmazione dello sviluppo e della coesione territoriale. Per accelerare tale processo è necessario: …”

[sette specificazioni, tra cui ]:

“a) varare con urgenza una norma statale quadro in materia di governo del territorio, a partire dalla proposta dell’Istituto nazionale di urbanistica (INU) del 9 febbraio 2024 anche per evitare rischi di frammentazione dovuti all’autonomia differenziata; 

e) affrontare il tema del trattamento fiscale del patrimonio edilizio, in particolare di quello dismesso e dei residui non ancora attuati degli strumenti urbanistici vigenti” 


Sulle modificazioni della domanda abitativa, in atto da tempo, incide negativamente il fenomeno delle locazioni brevi non regolate indotto dalla forte crescita del fenomeno turistico (overtourism), con la conseguente espulsione dei residenti dalle zone centrali (gentrification), l’incremento delle disuguaglianze e la desertificazione sociale. Le principali proposte in materia sono:

a) ripristinare stanziamenti costanti ai fondi di sostegno per l’affitto e alla morosità incolpevole, adottando misure fiscali per ridurre i canoni e aumentare l’offerta di locazioni; 

b) regolamentare per legge il settore delle locazioni brevi con un ruolo decisionale affidato ai Comuni e alle Città metropolitane;

c) garantire un flusso di finanziamenti certo e poliennale per il settore della casa, in particolare per l’edilizia residenziale pubblica (ERP), approvando una legge sull’abitare sociale che superi le norme differenti di ogni Regione e lo consideri come parte dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da garantire su tutto il territorio nazionale;

d) completare il programma PNRR per le residenze universitarie, e ampliare il parco alloggi riservato a studenti meritevoli;

e) censire gli immobili abbandonati e adottare programmi per destinarli al servizio abitativo e ai servizi di comunità.


4. Le politiche per la montagna e le aree interne.

Alla luce dei contenuti dei disegni di legge presentati, si individuano di seguito le priorità su cui è opportuno si concentri la nuova legge sulla montagna: 

a) la proposta di una Strategia nazionale per la montagna italiana (SMI) va considerata come integrata e complementare ad altre Strategie, quali quelle per le aree interne (SNAI) e le foreste (SFN), con le politiche per le zone di confine e la Zona economica speciale (ZES) unica per il Mezzogiorno coinvolgendo i Piani di sviluppo rurale (PSR) e i Gruppi di azione locale (GAL);

b) l’effettiva individuazione, valorizzazione e conseguente riconoscimento dei Servizi ecosistemici per assicurare la conservazione, la manutenzione e il ripristino degli equilibri territoriali, principalmente in termini di stabilità e sicurezza degli assetti idrogeologici, di conservazione della biodiversità e di valorizzazione del paesaggio. …

c) l’introduzione di una fiscalità di vantaggio, quale importante leva di una rinnovata politica per la montagna che non si limiti ad una serie di benefici occasionali per determinate categorie 

d) individuazione della sede decisionale unica e autorevole per l’elaborazione e l’attuazione della Strategia integrata sulla montagna nel Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS)…”



LE BUONE PRATICHE DAI TERRITORI


Non menzionata nella Sintesi di Giovannini, il Rapporto Territori comprende anche una rassegna delle ”buone pratiche”, assai differenziate, emerse in esito ad un bando condotto dalla  stessa Asvis, con 127 partecipanti, di cui 125 ammesse e 30 casi segnalati dal Rapporto.

Nel testo sono esplicitati i 30 casi segnalati, mentre l’insieme delle 125 candidature ammesse è così classificato e descritto: 

“• la frequenza dei singoli Goal dell’Agenda 2030. Il Target a cui si riferisce la maggior parte delle proposte è il 17. Partnership per gli obiettivi (29%), seguito dal Target 11. Città e comunità sostenibili (18%) e dal Target 13. Lotta contro il cambiamento climatico (8%); 

• la distribuzione geografica. Al Nord-est fanno riferimento il 23% delle proposte, al Nord-ovest il 26%, al Centro il 36%, al Sud il 10% e alle Isole il 6%; 

• l’estensione dell’impatto territoriale per livello. Il 48% è comunale, il 17% provinciale, il 14% regionale ed il 21% nazionale. Il 64% delle buone pratiche riguarda le aree interne; 

• i soggetti proponenti. Gli enti pubblici rappresentano il 35% delle proposte, le associazioni il 27%, le aziende e banche il 23%, le Fondazioni il 12% e le Università il 3%; 

• la disponibilità di strumenti di diffusione. Il 74% delle iniziative si avvale di reporting, il 55% di pubblicazioni, il 64% di video e il 63% di pagine social; 

• la tipologia delle iniziative. Il 49% è costituita da partenariati pubblico-privati; il 29% da iniziative pubbliche e 22% da iniziative private; 

• la durata media dei progetti è poco inferiore ai 5 anni, con una parte di questi che hanno un orizzonte temporale più lungo; 

• diverse buone pratiche fanno leva sull’importanza dell’arte e della cultura per promuovere giustizia sociale, inclusività e sostenibilità; 

• i percorsi di co-progettazione assumono grande rilevanza; 

• le reti di sostenibilità - a titolo di esempio la Rete dei comuni sostenibili, Slow Food o Re.Co.

Sol - si stanno espandendo e generano impatti economici, sociali e ambientali positivi.”





UNA MIA COMPARAZIONE TRA CINQUE PROVINCE CAMPIONE


Per facilitare un raffronto sintetico sulle situazioni a livello provinciale, come già avevo elaborato a partire dal Rapporto ASviS Territori 2020 5,6,7, propongo una tabella (vedi a pagina 9), derivata dal Rapporto Territori 2024 e concentrata sulle medesime 5 province, e cioè Milano (Città Metropolitana) con Varese e Novara come “campioni” del Nord (più prossime geograficamente alla redazione di Utopia21) e con Bari e Siracusa come rappresentanti delle condizioni relativamente migliori e peggiori nell’ambito del Sud.

Come indica la successiva Legenda, i colori rappresentano la posizione di ogni singolo territorio provinciale rispetto alla media italiana, per ognuno dei 12 Obiettivi ONU 2030 calcolati dall’ASviS a scala provinciale, distribuendo le province in 5 casistiche “posizionali”:


Per rendere possibile un confronto diacronico con i risultati del 2023 ho trasformato, in fondo alla tabella, i “colori posizionali” in valori relativi da 1 (rosso) a 5 (verde scuro), esplicitando il punteggio complessivo del Rapporto 2024 e quello del 2023, traducendoli in percentuali e calcolando poi lo scarto tra tali percentuali.


Tali scarti (derivanti dalla sommatoria dei “passaggi di posizione” sui singoli “obiettivi” e nei fatti limitati a +1 o -1, perché avvenuti tra “colori” contigui), mostrano significativi avanzamenti per Varese e Novara (stabili nel precedente anno), una confermata stabilità per Milano e Bari ed invece un ulteriore peggioramento per Siracusa (come già l’anno e corso e tra 2020 e 2022, quando il peggioramento riguardava però anche Bari e Varese).


Varese e Novara, molto vicine sia come punteggio totale che come andamento positivo, sono però alquanto differenti riguardo alla distribuzione dei punti di forza e di debolezza, avendo solo 7 “goals” su 16 con punteggio equivalente.


OBIETTIVO

Varese

Novara

Milano 

Bari

Siracusa

3 - SALUTE E BENESSERE


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4 - ISTRUZIONE DI QUALITÀ


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5 - PARITÀ DI GENERE


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6 - ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI


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7 - ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE


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8 - LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA


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9 - IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE 


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10 - RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE


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11 - CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI


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12 – ECONOMIA CIRCOLARE


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15 - VITA SULLA TERRA


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16 - PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE 


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PUNTEGGIO POSIZIONALE – RAPPORTO 2023 


35/60 = 58%

38/60 = 63%

45/60 = 75%

30/60 = 50%

17/60 = 28%

PUNTEGGIO POSIZIONALE – RAPPORTO 2024


40/60 = 67%

39/60 = 65%

45/60 = 75%

30/60 = 50%

15/60 = 25%

VARIAZIONE PERCENTUALE DEL PUNTEGGIO POSIZIONALE: 2024 SU 2023 


+9%

+2%

ZERO

ZERO

  • 3%


LEGENDA COLORI: SOPRA = MIA RIELABORAZIONE; SOTTO = ORIGINALE ASVIS


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aldovecchi@hotmail.it



Fonti: 

  1. https://asvis.it/rapporto-territori-2024/

  2. https://www.youtube.com/watch?v=Fhna7k7leiE

  3. https://asvis.it/rapporto-asvis-2024/

  4. Aldo Vecchi - IL RAPPORTO ASVIS 2024 - su Utopia21, novembre 2024 - https://drive.google.com/file/d/14msCDuhwzVQAR9ibcTV1_M_1LoK1fJfK/view?usp=drive_link

  5. Aldo Vecchi - I RAPPORTI ASVIS 2020 E I TERRITORI – su Utopia21, maggio 2021 - https://drive.google.com/file/d/1ah-wVbDE_u-1DBMIet-ouSfLvoZnCB6-/view?usp=sharing

  6. Aldo Vecchi - IL RAPPORTO ASVIS 2022 E I TERRITORI - su Utopia21, gennaio 2023 - https://drive.google.com/file/d/1UvETvT5Ov_SEuZoKe_FzCcn4qAPX7HNK/view?usp=share_link 

  7. Aldo Vecchi - IL RAPPORTO ASVIS 2023 E I TERRITORI - su Utopia21, gennaio 2024 - https://drive.google.com/file/d/1pJRYdlKZSsjj-pN9Txjg7GugN-UHsXip/view?usp=drive_link






APPENDICE 

COMMENTI E GRAFICI DAL RAPPORTO ASVIS, RELATIVI ALLA LOMBARDIA


REGIONE LOMBARDIA

Indici compositi della Regione 


Da una valutazione sintetica (Tabella 2.1), si ricava che:

un solo Goal presenta un forte miglioramento (verde): Istruzione (G4), con il livello del 2023 superiore alla media nazionale;

tre presentano un lieve miglioramento (giallo): Parità di genere (G5), Città e comunità (G11) e Consumo e produzione responsabile (G12) con valori superiori alla media nazionale;

cinque presentano una sostanziale stabilità (arancione): Lavoro e Crescita economica (G8) 

con valore del 2023 superiore a quello nazionale; Agricoltura e Alimentazione (G2), Salute (G3), Energia (G7) e Imprese, innovazione e infrastrutture (G9) con valori uguali alla media nazionale;

cinque presentano un peggioramento (rosso): Povertà (G1), Acqua (G6) e Disuguaglianze 

(G10) con livello superiore alla media nazionale; Giustizia e istituzioni (G16), con livello uguale alla media nazionale; Vita sulla terra (G15) inferiore alla media nazionale. 

Nello specifico si analizzano i fattori che principalmente determinano tali andamenti.

Forte miglioramento:

• per l’istruzione (G4) diminuisce l’uscita precoce dal sistema di istruzione (-5,3 punti percentuali tra il 2018 e il 2023) e aumentano la formazione continua (+3,3 punti percentuali 

tra il 2018 e il 2023) e i posti autorizzati nei servizi socioeducativi (+7,9 punti percentuali tra il 2013 e il 2022).

Lieve miglioramento:

• per la parità di genere (G5) aumentano le donne nei consigli regionali (+19,3 punti percentuali 2012 al 2023) e le donne laureate in materie STEM (+1,7 punti percentuali dal 2012 al 2021), ma diminuisce il rapporto tra i tassi di occupazione di donne con e senza figli (-1,8 punti percentuali); 

• per le città e le comunità (G11) aumenta l’offerta del TPL (+1.868 posti-km pro-capite) e diminuisce il numero di giorni di superamento del valore limite giornaliero di PM10 (-11 giorni), ma aumenta la popolazione a rischio alluvioni (+1,5 punti percentuali tra il 2015 e il 2020);

• per il consumo e la produzione responsabili (G12) aumenta la raccolta differenziata dei rifiuti urbani (+24,7 punti percentuali) e diminuisce la produzione di rifiuti urbani (-35,7kg per abitante).

Sostanziale stabilità:

• per l’agricoltura e l’alimentazione (G2) l’aumento della superficie destinata ad agricoltura biologica (+3,8 punti percentuali tra il 2010 e il 2022) è bilanciato dalla riduzione delle persone con adeguata alimentazione (-3,0 punti percentuali) mentre le altre componenti risultano stabili;

• per la salute (G3) si riduce la probabilità di morire per malattie non trasmissibili (-2,3 punti percentuali tra il 2010 e il 2021) ma diminuisce il numero di medici (-1,1 per 10.000 abitanti dal 2013 al 2022);

• per l’energia (G7) nessun indicatore riporta variazioni consistenti;

• per il lavoro e la crescita economica (G8) diminuiscono leggermente la quota di part-time 

involontario e i NEET (rispettivamente -2,4 e -4,4 punti percentuali dal 2018 al 2023);

• per le imprese, infrastrutture e innovazione (G9) aumentano le famiglie collegate alla banda larga (+35,5 punti percentuali tra il 2018 e il 2023), ma si riducono gli utenti assidui dei mezzi pubblici (-1,1 punti percentuali);

Peggioramento:

• per la povertà (G1) aumenta sia la povertà assoluta a livello di ripartizione (+8,7% nel 2023) 

sia la povertà relativa (+1,6 punti percentuali dal 2014 al 2022). Di contro si ha una diminuzione della percentuale di persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (-6,4 punti percentuali);

• per l’acqua (G6) aumenta la dispersione idrica (+5,3 punti percentuali tra il 2012 e il 2022);

• per le disuguaglianze (G10) aumentano l’emigrazione ospedaliera (+1,2 punti percentuali 

dal 2010 al 2022) e la dipendenza strutturale (+3,8 punti percentuali), solo parzialmente controbilanciati dall’aumento della occupazione giovanile (+4,0 punti percentuali dal 2018 al 2023;

• per la vita sulla terra (G15) continua ad aumentare l’indice di copertura del suolo (da 

102,9 nel 2012 a 105,2 punti nel 2022);

• per la giustizia e le istituzioni (G16) aumentano le truffe e frodi informatiche (+3,4 per 

1.000 abitanti dal 2010 al 2022), diminuisce la partecipazione sociale (-7,2 punti percentuali 

dal 2013 al 2023) e aumenta la durata dei procedimenti civili (+39 giorni dal 2012 al 2023).











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