Le ipotesi di modifica della
nuova legge elettorale rischiano di essere valutate solo sul piano tattico
(cosa conviene a chi, ora) oppure di
essere trascurate perché confinate nel “tecnicismo” (soglie, premi,
collegi, ecc.).
Ritengo invece che implichino
grandi questioni di principio, che dovrebbero interessare tutti i cittadini
(non solo le poche migliaia di “Cittadini” auto-proclamati tali dal blog di
Grillo), e con attenzione rivolta al futuro, perché una buona legge dovrebbe
durare qualche legislatura (e anche se non è buona rischia di perdurare), e
quindi funzionare anche in ipotetiche condizioni assai diverse da quelle
attuali.
Di questo potrà occuparsi in
seguito forse in futuro la stessa Corte Costituzionale, ma comunque è meglio
che se ne preoccupi fin da ora la “pubblica opinione”, e comunque anch’io, nel
mio piccolo, sono piuttosto preoccupato.
SOGLIA PREMIALE: il testo votato dalla Camera nella scorsa
primavera fa scattare il secondo turno delle elezioni politiche (per la sola
Camera dei Deputati, confidando nel “demansionamento” del Senato) alla soglia
del 37%: la lista o coalizione che supera il 37% dei voti validi conquista più
di metà dei seggi, assicurando una tendenziale stabilità di Governo; sotto tale
soglia si va ad un secondo turno di ballottaggio.
Le proposte di modifica avanzate
ora da Renzi e dal “vertice di maggioranza” sono:
- di elevare tale soglia al 40%
(largamente condivisa)
- di applicare il premio non più
alle coalizione bensì alle liste (il che evidentemente non può piacere al
centro-destra né in generale ai partiti minori ed ai potenziali “satelliti”).
Personalmente (anche se non è
all’ordine del giorno) mi piacerebbe innalzare al soglia premiale anche di più
(45%?), generalizzando in pratica il ballottaggio (cioè escludendolo quando di
fatto inutile).
La questione lista/coalizione mi
sembra in parte nominale, perché se il premio andrà alla lista probabilmente
fioriranno anche listoni eterogenei, con qualche minor fascino elettorale delle
“articolate coalizioni”, ma con analoghi rischi di successive divergenze e
frantumazioni.
Vorrei però richiamare l’attenzione su un problema che mi sembra
trascurato dagli osservatori, al momento rassicurati dalla presenza di grossi
schieramenti: se il premio va alla lista
e se nel contempo si ammorbidiscono le soglie minime di sbarramento (vedi
sotto) diverrebbe possibile che al primo turno si affermino una pluralità di
liste anche poco consistenti (esempio attorno al 10% dei consensi), il che
renderebbe assai poco serio un ballottaggio che attribuisce il 55% dei seggi.
La soluzione, assai complessa,
potrebbe consistere in una soglia minima
da raggiungere per le prime 2 liste (sopra il 20%), facendo scattare altrimenti
un obbligo o facoltà di coalizione, tra primo e secondo turno, per superare
tale soglia minima.
Da valutare in tali casi anche
l’ipotesi di un ballottaggio tra i primi 3 schieramenti, anziché tra i primi 2
(il premio del 55% dei seggi scatterebbe già sopra un terzo dei voti, ma dalla
contesa finale non sarebbe esclusa la maggior parte dei contendenti, come
avverrebbe invece con uno spareggio tra due gruppi al 21%, o ancor peggio se
sotto il 20%).
SOGLIA DI INGRESSO O DI SBARRAMENTO: il testo votato dalla
Camera introduce 2 diverse soglie
minime, dell’8% per liste singole e del 4,5% per ogni singola lista coalizzata
(con il 12% almeno per la coalizione), con evidente effetto dissuasivo verso i
partiti minori e soprattutto contro l’ingresso di nuovi soggetti (che
dovrebbero avere a priori, cioè nei sondaggi, una forza di attrazione ben
superiore all’8%, per assicurare agli elettori di non disperdere i loro voti).
Le proposte di modifica della
maggioranza governativa è di abbassare la soglia al 3%, unificandola (perché
non c’è più spinta alle coalizioni forzose); ciò non sembra convenire a Forza
Italia.
A mio avviso l’abbassamento ed
unificazione delle soglie risponde ad evidenti ragioni di democrazia (non solo
per la maggior rappresentatività plurale nel Parlamento, ma soprattutto per la
maggio possibilità di nuovi ingressi e quindi di ricambio dei gruppi
dirigenti), essendo la potenziale governabilità affidata al meccanismo del
premio di maggioranza (con o senza ballottaggio).
Dalla tendenziale maggior
frammentazione dei gruppi parlamentari nascono però le preoccupazioni che ho
espresso sopra circa le soglie di
ammissione al secondo turno.
COLLEGI E PREFERENZE: l’Italicum di primavera prevede le
liste bloccate, come nel vigente Porcellum; la nuova proposta invece
reintroduce in parte le preferenze da parte degli elettori, restando bloccati i
capilista, distribuiti in 100 collegi (dunque abbastanza piccoli, con una media
di 6,3 seggi per ogni collegio).
La dimensione limitata dei
collegi mi sembra positiva, perché riduce i difetti denunciati nei decenni
passati circa le preferenze, aumentando le possibilità di conoscenza diretta
dei candidati (ma anche i fenomeni di clientelarismo locale) e limitando i
costi di propaganda.
I capilista bloccati sarebbero
positivi se tra di loro valesse la sfida diretta per esclusione (cioè ognuno di
essi si può candidare in un solo collegio, e viene eletto solo se vince in quel
collegio); ma l’accordo della Maggioranza Governativa prevede invece le
candidature plurime (fino a 10 collegi), e l’assegnazione proporzionale dei
seggi, con recupero quindi dei “perdenti migliori” (se le loro liste
raggiungono le necessarie percentuali a scala nazionale), il che mi sembra
costituisca una precisa volontà di autoconservazione del ceto politico
(capilista scelti dall’alto) ed una diminuzione del potere di scelta e di
interdizione da parte del corpo elettorale.
E così, più diminuisce la
dimensione dei collegi, e si “umanizzano” le preferenze, più cresce il numero dei
capilista cooptati (e diminuisce il numero dei deputati da scegliere con le
preferenze.
Resto perciò assai perplesso in
materia.