Nei giorni in cui lo stesso Renzi va a
cercare l’applauso degli industriali bresciani, scegliendo la sede provocatoria
di un imprenditore notoriamente “falco” (e che ha messo in ferie forzate i
dipendenti per garantire il silenzioso successo all’iniziativa) e attribuendo
ad artificiose contrapposizioni politiche il dissenso che suscita tra i
lavoratori (e tra gli elettori tradizionalmente di sinistra) il suo assalto
alla giusta causa per i licenziamenti individuali, verrebbe facile un commento
globalmente negativo sul suo governo.
Ritengo più utile invece sforzarmi di valutare nell’insieme la Legge
di Stabilità proposta dal Governo, pur senza l’ambizione di esprimere un
giudizio definitivo, né tanto meno di
predirne gli effetti (il che sarebbe materia degli economisti, ma ormai nemmeno
loro ci provano), limitandomi ad avanzare alcune valutazioni sui nodi salienti:
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DEFICIT:
con un po’ di pantomima nella trattativa con le Commissioni Europee, uscente ed
entrante, il Governo colloca il deficit per il 2015 sotto il 3% e rinvia nel
tempo il pareggio strutturale, che ai tempi di Tremonti era stato sventatamente
sottoscritto a breve scadenza: uno slalom che lascia all’Italia un po’ di
respiro rispetto alla linea dura dell’austerità (comunque a nostre spese, perché
il debito continuerà ad aumentare, con i derivanti interessi, sia pure mitigati
per ora da un contenuto “spread”), ma non mette in gioco le scelte strategiche
dell’intera Europa e quindi non può far sperare in una uscita dalla crisi,
nemmeno tattica in “stile Obama”;
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TAGLI:
la pretesa di scientificità della “spending review”, dal compianto Padoa
Schioppa al poco rimpianto Cottarelli, pare aver ceduto il posto ad una
gestione tutta “politica”, dove dai “tagli lineari” (spesso poco applicabili ed
applicati) di Tremonti si passa ad una “dettatura dei compiti a casa”,
assegnati con decisionismo da Renzi (“lì o là c’è del grasso che cola”) e
contrattati debolmente da Governatori e Sindaci ormai in prevalenza renziani;
tutti concordano sulla eliminazioni degli sprechi e nessuno vuole il
peggioramento dei servizi (e tanto meno delle proprie peculiari posizioni di
relativo vantaggio); occorre però a mio avviso rammentare che a breve termine i
tagli, anche degli sprechi, hanno un effetto depressivo sull’insieme della
domanda interna, e solo a lungo termine incrementano l’efficienza del sistema;
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RIDUZIONI
FISCALI: la conferma (e parziale estensione) dello sconto fiscale degli 80
€ mensili sui salari medio-bassi ed con il “colpo di teatro” della eliminazione
della componente lavoro dell’IRAP (affiancata da una parziale
de-fiscalizzazione degli oneri sociali per nuove assunzioni), rappresentano il
cuore della manovra di Renzi, invero piuttosto audace, ma non si sa ancora
quanto efficace (temo anzi che nessuno lo sappia: già dicono “poco” i gufi, pur
istituzionali, dell’ISTAT); la complessiva riduzione del “cuneo fiscale” sui
salari, a breve termine dovrebbe favorire (ma non determinare!) un maggior impiego di lavoro, mentre a lungo
termine potrebbe anche scoraggiare una ricerca di maggior produttività del
lavoro stesso (salvo aumento dei salari reali, oggi improbabile);
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STANZIAMENTI:
senza rincorrere i mille rivoli in cui si diparte ogni Legge Finanziaria, già
nella partenza governativa e poi peggio dopo le mediazioni parlamentari (spesso
senza alcun disegno programmatico complessivo), mi pare che i segnali forti
della manovra siano:
o Scuola, con assunzione dei 150.000
precari (che ho già commentato alcuni giorni addietro),
o Famiglia, con il “bonus bebé” di 1000 €
annui, assurdamente esteso a redditi medio alti (90.000 € annui) anziché
concentrare le risorse sulle fasce meno ricche e rafforzare gli assegni
familiari ben oltre la prima infanzia,
o Ammortizzatori sociali, con risorse
troppo scarse – finora – per rendere credibile un sistema organico di sostegno
al reddito oltre le tradizionali forme di Cassa Integrazione e Mobilità.
Se completiamo questo scenario
con il Decreto SBLOCCA ITALIA (che
conferma od esaspera molte nefandezze ambientali purché il PIL riprenda:
trivellazioni, autostrade, inceneritori, ecc. – vedi in altro post la recensione di
“Rottama Italia”), la perdurante mancanza di una politica industriale e la
constatazione che delle molte riforme messe in cantiere dal governo Renzi è
giunta in porto finora la sola (e probabilmente errata) soppressione dei
Consigli Provinciali, ritengo che – ben che vada – per i restanti potenziali
900 giorni del 1° governo Renzi si potrà verificare forse un qualche rilancio
del vecchio modello di sviluppo, ma nessuna seria correzione, né riguardo al
ruolo dell’Italia nel mercato internazionale, né riguardo alle storiche
storture (evasione fiscale e lavoro nero, corruzione, degrado ambientale).
Per inquadrare meglio la
questione, aggiungo qualche cenno ai commenti e/o alle alternative dei
principali soggetti in campo:
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CONFINDUSTRIA:
dichiara di veder realizzati molti suoi sogni (licenziamenti e IRAP); si
dimentica di spiegare perché nei venti anni precedenti gli industriali si sono
spellati le mani ad applaudire Berlusconi che – quando non era intento a curare
gli affari suoi con leggi ad personam –ha tentato di ridurre le tasse in
direzioni che si sono dimostrate palesemente inutili, oltre che inique:
investimenti fissi “a prescindere”, IRPEF spalmata su tutte le fasce di
reddito, ICI/IMU anche per i ricchi (anche
Alfano esulta ed esalta le nuove riduzioni fiscali come “scelte di destra”: per
fortuna almeno abbiamo cambiato destra…);
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CGIL e
FIOM: oltre alla sacrosanta battaglia contro i
licenziamenti-senza-giusta-causa, criticano molti tagli alla spesa e giudicano
fin d’ora inefficace lo sgravio dell’IRAP e di parte dei contributi ai fini
delle nuove assunzioni, “perché così non si crea lavoro”. ma si alleggeriscono
solo i costi aziendali; ciò è probabile, ma le alternative avanzate (in parte
anche da CISL e UIL) e che consistono in un mix “roosveltiano” di patrimoniale
e improvvisa efficienza del fisco, investimenti pubblici diretti ed indiretti,
stabilizzazione di tutti i precari (ma senza l’audacia di una riduzione degli
orari di lavoro) mi sembra oggi poco
credibili e prive di alleanze sociali e politiche;
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all’estrema
sinistra Marco Revelli, redigendo un documento per trasformare la lista Tsipras in “soggetto politico”,
muovendo da una pregiudiziale anti-Renzi ed anti PD-mutato-geneticamente,
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E giudicando le politiche di Renzi come un mero
inganno mediatico (senza analizzarne le novità, riguardo ad esempio ai suddetti
sgravi fiscali) ri-propone di restare nell’Euro ma “consolidando” il debito,
cioè non restituirlo in tutto o in parte, e di fondare su questa scelta -
invero di difficile gestione in un solo paese – una uscita dalla crisi, che comunque mi sembra assomigli ad un
rilancio del vigente modello di produzione e non ad una versione
eco-compatibile e mondialista dell’austerità: molto rumore rivoluzionario per
nulla?;
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RENZI
STESSO, oltre a proclamare che il rancio è ottimo ed eccellente, e gli
altri sono gufi, sostiene che la sua manovra è di sinistra
(licenziamenti-senza-giusta-causa compresi) perché è di sinistra innovare e
creare posti di lavoro: su tale sinistrismo
ovviamente ho molti dubbi, ma non credo che il Renzismo possa vivere di sole
promesse (diversamente dal
berlusconismo, che aveva uno zoccolo duro di elettori fideisti, anti-comunisti
ed anche razzisti); se non ci sarà una inversione di tendenza sul fronte
dell’occupazione, il consenso non potrà che incrinarsi, e non solo lungo la
linea di frattura che lui stesso sta delineando contro la sinistra “sindacale”,
con la pericolosa presunzione di tenersi i voti di sinistra mentre smantella le
residue tutele dei lavoratori (ma nessuno
tra i Renziani della 1^e della 2^ ora, riesce ad avvertirlo che così rischia di
andare a sbattere?).
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RispondiEliminaCOME SEMPRE MOLTO LUCIDA E CONDIVISIBILE LA TUA ANALISI.
SOLO PER IL CAPITOLO "ESTREMA SINISTRA" NON MI E' CHIARO COSA PROPONI : INFATTI IL PANORAMA A SINISTRA IN ITALIA E' ABBASTANZA DEPRIMENTE. L'INTERROGATIVO DOPO CENT'ANNI E' SEMPRE LO STESSO: CHE FARE?.
UN CARO SALUTO
M.T.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminafrancamente non mi sento in grado di proporre nulla; speravo buone cose dall'alleanza Bersani/SEL, ed invece è stata una frana, mentre la lista Tsipras mi è sembrata una banda di raccogliticci (come già prima con Ingroia) ed il vuoto è stato occupato da Grillo, divenendo così vuoto pneumatico.
EliminaPerò osservo che in Grecia (lo stesso Tsipras, ma l'originale, non scopiazzabile in una situazione ben diversa) ed in Spagna (Podemos) si stanno aprendo a sinistra spazi più interessanti; perciò "sto a vedere", criticamente, cosa potrà scaturire dalle evoluzioni in atto, perché alla lunga il Renzismo resterà scoperto a sinistra (e mi auguro che nel M5S esplodano le contraddizioni soffocate finora dalla propaganda)