Ho letto il breve saggio di Stefano Rodotà
“Iperdemocrazia – come cambiala sovranità democratica con il web””, pag. 33,
e-book gratuito dell’editore Laterza, e vi ho trovato considerazioni sagge e
condivisibili, soprattutto nella prima parte, molto critica verso le
scorciatoie tecnologiche, che Rodotà analizza nel loro ruolo sociale,
comparando Internet all’uso della TV e dei sondaggi, e mettendo in guardia da
ogni fenomeno plebiscitario, in cui i cittadini, singolarmente isolati (ed in
un contesto storico di logoramento dei vecchi tessuti sociali, a partire dalle
fabbriche), non possono partecipare né alla formulazione delle domande né al
controllo sulle risposte.
Rodotà mette in evidenza
-
come
alla frantumazione sociale del cittadino-sovrano corrisponda una rincorsa
settoriale da parte dei politici, con i metodi del marketing e della
pubblicità, che mira ad una raccolta spregiudicata dei vari segmenti del
consenso, mentre viene meno ogni coscienza dell’interesse generale,
-
che
l’affiancamento dei continui sondaggi alle normali cadenze elettorali finisce
con il far prevalere questi su quelle, sia per l’influenza che i sondaggi
stessi esercitano sull’elettorato, sia per l’artificiosa suddivisione del corpo
elettorale in “sommatoria di campioni statistici”, e come in tal modo gli
interessi e le emozioni a breve termine sormontino ogni capacità di
programmazione e decisione strategica sui tempi lunghi (analogamente a quanto
accade nel mondo finanziario e spesso anche aziendale);
(parte
di questi temi sono ben presenti in “Finale di partito” di Marco revelli, da me
recensito, non presente però nella bibliografia del testo di Rodotà).
.
Nella seconda parte invece Rodotà illustra
alcuni casi, specifici e circoscritti ad ambiti locali ed a singoli temi (in
Olanda e negli USA), di positiva evoluzione verso forme di democrazia più
diretta e partecipata, anche attraverso l’uso, meditato e controllato, di
moderni strumenti di comunicazione informatica, ed analizza le potenzialità di
Internet soprattutto riguardo alla trasparenza della pubblica amministrazione
ed all’accesso alle informazioni (premessa per una effettiva partecipazione
popolare alle decisioni), segnalando però le distorsioni che possono derivare
-
dalle
resistenze degli apparati burocratici e dei centri di potere politici ed
extra-politico
-
dalla
esclusione degli strati sociali non alfabetizzati digitalmente
-
dii
rischi comunque incombenti di accesso diseguale alle informazioni e quindi di
rafforzamento di alcune èlites anziché effettiva ridistribuzione del potere.
Con cautela comunque Rodotà apre alle
speranze di una “ricomposizione del sovrano”, non derivante però automaticamente dall’adozione delle
nuove tecnologie (senza abbarbicarsi
all’attuale democrazia rappresentativa, di cui sono evidenti le distorsioni, come
invece fa ad esempio sempre sotto il
titolo “Iper-democrazia”, Luca Ricolfi in un intervento da me già negativamente
commentato).
Mi
sembra che manchi una terza parte, dove Rodotà esprima qualche giudizio – così
come fa ad esempio sulla meteora Ross Perot (elezioni presidenziali USA 1992 e
1996) - sul peculiare e più recente
fenomeno italiano del MoVimento 5 Stelle (di consistenza rilevante anche a scala internazionale), che ha
rapidamente esaltato ed anche dissipato le potenzialità di una comunicazione ed
organizzazione di massa “in rete”, bruciando sul cammino anche una candidatura,
forse improvvidamente accettata, dello stesso prof. Rodotà alla Presidenza della Repubblica..
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