LA LIMITAZIONE AL
CONSUMO DI SUOLO: PARTE 1^ - RAPPORTO I.S.P.R.A. 2016 E INDIRIZZI
SOVRANAZIONALI
di Aldo Vecchi
Il rapporto I.S.P.R.A. 2016:
- misurare il consumo di suolo
- come e dove avviene il consumo del suolo
- le trasformazioni dei suoli e le valenze
eco-sistemiche
- ipotesi di valutazioni monetarie
Indirizzi
sovranazionali e iniziativa people-4-soil
Riassunto: nel quadro di una
crescente ma contradditoria sensibilizzazione degli organismi europei e
dell’ONU sul tema del risparmio nel consumo di suolo, il Rapporto 2016
dell’I.S.P.R.A. costituisce un punto fermo nei criteri di misurazione,
localizzazione e qualificazione del fenomeno, con attenzione alle molteplici
valenze eco-sistemiche del suolo stesso.
IL
RAPPORTO I.S.P.R.A. 2016 - MISURARE IL CONSUMO DI SUOLO
La pubblicazione del “Rapporto
2016” sul suolo a cura di ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca e la
Protezione Ambientale, organo del Ministero dell’Ambiente), dal titolo “CONSUMO
DI SUOLO, DINAMICHE TERRITORIALI E SERVIZI ECOSISTEMICI” (edito nel luglio 2016 e disponibile on-line come tutti i
documenti e materiali di ISPRA) segna un passaggio alla maturità della
consapevolezza scientifica su queste tematiche, sia riguardo alla definizione
ed alla misurazione del consumo di suolo, sia riguardo alle interrelazioni
qualitative con i numerosi fenomeni connessi.
Per suolo consumato si intende
l’insieme delle superfici terrestri che - in quanto cementificate,
impermeabilizzate, compresse (esempio: cortili, depositi e strade sterrate) o
scorticate (esempio: cave, miniere, cantieri) – hanno perso totalmente od in
gran parte le capacità naturali di scambio tra atmosfera e sottosuolo che
invece caratterizzano i suoli, liberi o coltivati, che ospitano varie forme di
vegetazione.
La misurazione avviene
attraverso l’interpretazione delle immagini satellitari della superficie
terrestre, che consentono di rappresentare la situazione con reticoli sempre
più stretti, ormai anche solo di 5 metri per 5, integrata con rilievi a
campione e con informazioni cartografiche e data-base da diverse fonti (con più
difficoltà viene misurata la situazione nei precedenti decenni, sulla scorta
delle riprese aeree disponibili negli archivi).
L’approssimazione del dato
riguarda condizioni ibride od incerte, come ad esempio i vialetti dei giardini,
pubblici e privati, gli impianti sportivi, le coperture a verde di volumi
edilizi interrati, ecc.: ma le tecniche di misurazione si vanno affinando in
tutta Europa (pur senza raggiungere ancora una omogeneità assoluta) e
soprattutto, con la stabilizzazione delle metodologie, offrono valide
possibilità di comparazione geografica (essendo costante il margine di errore
al variare dei luoghi) ed anche di confronto diacronico e transcalare (anche se
cambiando tempo e scala l’incidenza degli errori non è costante, è però
controllabile).
Il rapporto 2016 indica per
l’Italia un
consumo di suolo medio superiore al 7% (sul totale del suolo), [FF1] con
regioni quali Lombardia e Veneto collocate oltre il 10%, e con punte del 40%
nella provincia di Monza e Brianza (i dati sono disponibili fino al livello
comunale), e segnala un abbondante raddoppio rispetto alla situazione degli
anni 50, ed una progressione ulteriore, tra 2012 e 2015 (in conclamato stato di
crisi economica e di stagnazione demografica) stimata pari ad un decimo del
precedente livello di consumo (dal 6,9% al 7,6%, cioè più 0,7%), corrispondente
a 15.000 ettari; il dato medio di consumo di suolo nell’Unione Europea è invece
del 4,3% e l’Italia figura al 5° posto tra i maggiori consumatori, dopo i 3
paesi del BeNeLux, che risultano oltre il 10% e la Germania, poco superiore al
7%.
IL
RAPPORTO I.S.P.R.A. 2016 - COME E DOVE
AVVIENE IL CONSUMO DEL SUOLO
La gravità di questi numeri, e
della tendenza espansiva finora inarrestabile, si coglie compiutamente
osservando la dislocazione dei suoli consumati, che ricadono in prevalenza
nelle aree pianeggianti, fertili ed in precedenza coltivate, e che sono
enormemente frazionati lungo le maglie di una rete infrastrutturale ipertrofica
(essa stessa protagonista del consumo di suolo), secondo logiche insediative
anarco-individualiste non solo dove regna
l’abusivismo edilizio, ma anche all’ombra di compiacenti piani
urbanistici che di fatto assai poco hanno pianificato (secondo alcuni
interpreti, ospitati nel “Rapporto 2016” la situazione e la dinamica italiana
vanno oltre lo “sprawl ” urbano –
tipica espansione a macchia d’olio lungo gli assi stradali, indotta dalla
motorizzazione privata - per raggiungere invece una condizione di “sprinkling”: qualcosa che, si potrebbe
dire, va oltre lo stato liquido, rasenta il gassoso).
L’impatto indiretto di
infrastrutture ed insediamenti moltiplica così i suoi effetti negativi sul
circostante suolo agricolo o naturale, minandone la continuità e l’efficacia
ecologica; da un approfondimento presentato nel “Rapporto 2016”, attribuendo ad
ogni porzione di suolo consumato una fascia circostante (buffer) di larghezza di 100 metri quale “suolo disturbato” (per i
potenziali effetti indotti), viene coinvolta oltre la metà del territorio
nazionale.
L’analisi del consumo di suolo
è inoltre declinata dal “Rapporto 2016” per le parti più delicate del
territorio, quali le fasce costiere del mare e delle acque interne, i parchi e
le aree protette, le aree montane o comunque a forte declivio, le zone a
rischio sismico ed idrogeologico.
Il “Rapporto 2016” propone
inoltre varie forme di classificazione degli insediamenti urbani e di quelli
dispersi, suggerendo criteri interpretativi derivanti da algoritmi, che a mio
avviso non sono immediatamente significativi, ma che potrebbero utilmente
stimolare gli studiosi del territorio (geografi, urbanisti, sociologi, ecc.)
per aggiornare e incrociare le rispettive chiavi di lettura degli odierni
rapporti tra città e campagna.
IL
RAPPORTO I.S.P.R.A. 2016 - LE TRASFORMAZIONI DEI SUOLI E LE VALENZE
ECO-SISTEMICHE
Il “Rapporto 2016” analizza altresì,
in termini qualitativi e quantitativi, i flussi di trasformazione tra i diversi
usi del suolo (le aree coltivate si riducono non solo per effetto diretto e
indiretto della “cementificazione”, ad esempio per l’abbandono in attesa di
utilizzi più redditizi, ma anche per il puro e semplice abbandono, per motivi socio-economici, nelle aree montane e
collinari più marginali, a vantaggio di una riforestazione spontanea di modesta
qualità) e soprattutto le molteplici valenze ambientali del fenomeno “suolo”,
ovvero i servizi eco-sistemici che le aree non trasformate rendono a beneficio
degli insediamenti umani, tra cui:
sequestro del carbonio e filtro di altre
componenti atmosferiche (particolato, ozono, ecc.),
assorbimento della pioggia e protezione
dall’erosione,
depurazione delle acque,
biodiversità e impollinazione,
produzione agricola e di biomasse forestali,
mitigazione dei micro-climi,
riequilibrio psico-fisico per la specie umana.
Tutti questi argomenti,
approfonditi nel ”Rapporto 2016”, meriterebbero anche riassunti e commenti
altrettanto approfonditi, qui impossibili per motivi di spazio (con riserva di
ritornarci).
IL
RAPPORTO I.S.P.R.A. 2016 - IPOTESI DI VALUTAZIONI
MONETARIE
Meno maturo e convincente mi
sembra invece il tentativo del “Rapporto 2016” di tradurre in moneta la
quantificazione dei suddetti “servizi ecosistemici” ovvero dei costi ambientali
occulti, che comporta il consumo di suolo, a danno delle comunità umane,
attuali e future: operazione ancora esplicitamente embrionale, come dichiarato
dagli stessi ricercatori, indubbiamente utile per richiamare l’attenzione sulle
diverse qualità dei suoli potenzialmente vittime delle trasformazioni, ma
ancora da sviluppare non solo nei suoi aspetti
concreti (ad esempio l’effetto cumulativo tra i diversi “servizi” resi
dal suolo libero), ma soprattutto nel nocciolo teorico sostanziale del rapporto
con il mercato, che al momento ignora tali valori, mentre potrebbe riconoscerli
esso stesso, a mio avviso, all’interno di un sistema di regole fiscali poste
dalla mano pubblica (ad esempio rendendo cogenti forme di compensazione
ambientale preventiva per ogni tipo di intervento di trasformazione
urbanistica, anche nella rigenerazione dei suoli già consumati, in funzione del
carico ambientale, positivo o negativo, analiticamente derivante per ogni
parametro ecologico considerato).
In mancanza di un effettivo
sforzo per “internalizzare” nei valori di mercato i costi sociali ed
ambientali, la valutazione monetaria astratta può apparire una inutile rincorsa
alla moda anglosassone di voler tutto quantificare (e monetizzare) in campo
scientifico.
La valutazione in € dei
singoli “servizi eco-sistemici” comporta tra l’altro qualche paradosso, come
quello emergente al paragrafo 43 (e nella tabella 52.1), dove risulta che ai
fini della “purificazione delle acque” i consumi di suolo di tipo urbano
sarebbero più virtuosi di quelli agricoli; il che dovrebbe spingere ad una
maggior attenzione a quell’altro importante capitolo che è la sostenibilità di
molte attuali attività agricole, in termini di consumo di acqua e di energia,
di carichi inquinanti, di resilienza ai fenomeni atmosferici ed idrogeologici,
di esaurimento delle capacità naturali di riproduzione biologica, ecc.
INDIRIZZI
SOVRANAZIONALI E INIZIATIVA PEOPLE-4-SOIL
L’attività scientifica sul
tema del suolo condensata nel “Rapporto ISPRA 2016” si inquadra
nell’ambito delle ricerche ed esperienze
internazionali, rappresentate da ultimo
nei convegni “Global Soil Week Berlin” del 2013 e 2015, ed in gran parte recepite in
documenti di indirizzo degli organismi mondiali (Conferenza “Rio+20” del 2012;
indirizzi ONU del 2015) e soprattutto dell’Unione Europea, già dal 2002 e nel
2006, ed in modo più serrato dal 2011, con la delineazione di obiettivi anche
quantitativi per il 2020 e 2030, culminanti nel traguardo di “consumo di suolo
zero al 2050” (traguardo già tradotto in normative cogenti nella sola
Germania).
Tuttavia la Commissione
Europea nel 2014 – nell’ambito dell’incertezza decisionale e della debolezza
politica che si euro-diffondono negli ultimi anni - ha ritirato una proposta di
Direttiva, che avrebbe reso operativi tutti gli studi e gli auspici di cui
sopra: pertanto le associazioni ambientaliste si propongono di rilanciare dal
basso queste proposte con l’iniziativa “PEOPLE-4-SOIL” che si svilupperà nel
prossimo autunno.
Fonti:
- I.S.P.R.A. – CONSUMO DI SUOLO, DINAMICHE
TERRITORIALI E SERVIZI ECOSISTEMICI edizione 2016 www.isprambiente.gov.it
- I.S.P.R.A. & SALVIAMO-IL-PAESAGGIO & SLOW
FOOD ITALIA – CONVEGNO “RECUPERIAMO TERRENO” – MILANO 06-05-2015 – atti,
sessione poster, Volume I e II www.isprambiente.gov.it
- SALVIAMO
IL PAESAGGIO www.salviamoilpaesaggio.it
- CENTRO
RICERCA CONSUMO SUOLO (Istituto Nazionale di Urbanistica &
Dipartimento DAStU del Politecnico di Milano & LegaAmbiente) –
“RAPPORTO 2014” tramite www.inuedizioni.com
(a pagamento)
Nessun commento:
Posta un commento