Nell’ambito di una discussione alquanto accademica con Eugenio Scalfari sui
concetti di “oligarchia” e di “democrazia”, Gustavo Zagrebelski ha recentemente
esposto su LA REPUBBLICA i seguenti concetti, per me abbastanza condivisibili:
“Dal punto di vista degli esclusi dal
governo, la democrazia non è una meta raggiunta, un assetto politico
consolidato, una situazione statica. La democrazia è conflitto. Quando il
conflitto cessa di esistere, quello è il momento delle oligarchie. In sintesi,
la democrazia è lotta per la democrazia e non sono certo coloro che stanno
nella cerchia dei privilegiati quelli che la conducono. Essi, anzi, sono gli
antagonisti di quanti della democrazia hanno bisogno, cioè gli antagonisti
degli esclusi che reclamano il diritto di essere ammessi a partecipare alle
decisioni politiche, il diritto di contare almeno qualcosa.
Le costituzioni democratiche sono quelle aperte a questo genere di conflitto, quelle che lo prevedono come humus della vita civile e lo regolano, riconoscendo diritti e apprestando procedimenti utili per indirizzarlo verso esiti costruttivi e per evitare quelli distruttivi.”
Le costituzioni democratiche sono quelle aperte a questo genere di conflitto, quelle che lo prevedono come humus della vita civile e lo regolano, riconoscendo diritti e apprestando procedimenti utili per indirizzarlo verso esiti costruttivi e per evitare quelli distruttivi.”
Quello che non capisco è l’ostilità di Zagrebelski al “combinato disposto”
tra la riforma Boschi e la legge elettorale “Italicum”, perché, a mio avviso,
per aprire gli assetti oligarchici della società e dello stato alle spinte
“outsider” (di cui il M5Stelle è secondo me un recente esempio, seppure da me non
apprezzato) giovano molto di più:
- - Una legge elettorale maggioritaria con ballottaggio (migliorabile,
ad esempio re-introducendo i collegi), che mette aria nel sistema dei partiti e
offre agli elettori la possibilità di una scelta finale sull’assetto di
governo, rispetto alle leggi elettorali proporzionali, che affidano la
formazione delle maggioranze alle alchimie tra le segreterie dei partiti e
consegnano spesso un enorme potere di interdizione a formazioni politiche minoritarie
(cosa c’è di più oligarchico del poco compianto Ghino di Tacco? o anche del suo
emulo Bertinotti?);
- - Il superamento del bicameralismo paritario, rispetto
al suo mantenimento, che spesso rende opache le modalità secondo cui i disegni
di legge accelerano o (più spesso) rallentano nei cassetti delle Commissioni,
durante il defatigante ping-pong legislativo;
- - I (seppur modesti) miglioramenti in materia di
sovranità diretta (introduzione del principio del referendum propositivo,
abbassamento del quorum per i referendum abrogativi, obbligo di esame dei
disegni di legge di iniziativa popolare) rispetto a quanto previsto in materia
dalla Costituzione vigente.
Fuori
dalle materie della contesa in atto, a mio avviso l’apertura del sistema
attuale dei poteri si gioverebbe di straordinarie spinte democratiche attuando
gli articoli della Costituzione vigente relativi ai partiti ed ai sindacati,
per renderli trasparenti e contendibili (tutti, compreso il M5S di non-statuto
assai privatistico); articoli non a caso inattuati tanto nella “prima repubblica”
quanto nella “seconda”.
PERVENUTO VIAE-MAIL
RispondiEliminaCiao Aldo,
Non condivido neanche un pò le tue osservazioni.
.I nostri costituenti constatarono che il paese già nel 1948 era diviso in più formazioni sociali nessuna delle quali aveva una maggioranza per governare da sola. Vollero perciò che le camere rappresentassero il paese reale in tutta la ricchezza delle sue espressioni e articolazioni sociali.
Si fidarono del fatto che le rappresentanze politiche presenti in ciascuna camera esercitando i loro poteri rappresentativi concludessero accordi per governare il paese.
La cosa ha funzionato per molti anni e ha garantito la ricostruzione e lo sviluppo del paese. Non è questa la sede per discutere perchè il sistema agli inizi degli anni 90 entrò in crisi. Prendo atto solo che negli anni novanta apparvero i partiti azienda e quelli territoriali, che non avevano alcun interesse a ricercare in parlamento un compromesso per governare nell'interesse di tutti, ma avevano lo scopo di prendere tutto. La cosa non riuscì proprio perchè in parlamento c'era la rappresentanza di molte forze politiche.
La riforma costituzionale di Renzi sulla scia di quella di Berlusconi ha proprio lo scopo di diminuire i poteri del parlamento e di rafforzare quelli del governo attraverso vari e convergenti meccanismi legislativi.
Solo chi non vuole non vede che un parlamento dipendente dal governo espone lo stesso governo all'influenza delle lobbies. Nessuno, penso, vuole che i nostri ministri siano trattati da sguattere del Guatemala. Nè che balbettino nel sostenere cose che gli sono imposte come ha fatto del Rio recentemente in televisione a proposito del ponte sullo stretto. Nè che prendano ordini da Jp Morgan.
Questo non vuol dire che la costituzione non abbia bisogno di riforma. Vuol dire che la riforma di Renzi è molto pericolosa.
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Ciao D.
Caro D.,
Eliminami pare che abbiamo poco da condividere.
Mi stupisco però che la divergenza riguardi anche la storia patria.
I Costituenti rinunciarono a inserire i criteri della legge elettorale in Costituzione.
Contemporaneamente con legge ordinaria si scelse il proporzionale, ma dubito che si sapesse se si sarebbero formate maggioranze.
Il risultato del 18 aprile 48 con la vittoria schiacciante della Dc fu piuttosto a sorpresa.
La DC superò la maggioranza assoluta, e solo per sua scelta si alleò con i partitini laici.
Dal 53, non scattando la cosiddetta "legge truffa" (poi abolita), la Dc faticò a mettere insieme una maggioranza parlamentare, con tensioni culminate nel Governo Tambroni e poi risolte in qualche modo (ma instabilmente) con le alleanze di centro-sinistra.
Quanto sopra mi sembra assai lontano dal quadro idilliaco da Te delineato.
Anche sulla crisi degli anni '90, oltre a sorvolare, mi pare che Tu dimentichi che la effettiva affermazione di Lega Nord (prima di solo disturbo) e di Forza Italia avvenne attraverso al nuova legge elettorale maggioritaria, conseguente ai referendum promossi da Segni contro le preferenze multiple etc.
Il resto del Tuo testo mi sembra mera propaganda, perchè la dipendenza del Parlamento dal Governo tramite la riforma costituzionale in esame è da Te enunciato ma non dimostrato, nè può valer come prova l'osservazione che il giorno X il ministro Y fosse un po' balbettante sull'argomento Z.
REPLICA DI D.M., PERVENUTA VIA E-MAIL
RispondiEliminaCaro Aldo,
La tua risposta dimostra quanto divida la riforma costituzionale di Renzi.
Convengo con te che chi vota si convintamente non ha niente da spartire con chi vota no e viceversa.
Il clima è quantomeno effervescente ma vorrei che almeno tra noi qui e ora la discussione, probabilmente l'ultima su questo argomento, rimanesse pacata.
Intanto per iniziare devo dirti che negli atti dell'assemblea costituente è scritto chiaramente ed espressamente, che il procedimento attraverso cui si deve formare la legge deve garantire la considerazione dei diversi interessi presenti nella società nazionale. Il proporzionale fu solo una conseguenza di quella opzione.
Non puoi attribuirmi ciò che non ho detto, cioè che sotto il proporzionale in Italia il clima fosse idilliaco.La politica è comunque una continua contrapposizione e composizione di interessi. Ho solo detto che sotto il proporzionale in parlamento erano presenti diverse formazioni sociali in rappresentanza di diversi interessi e che quel sistema ha garantito per un lungo periodo di tempo un sicuro progresso civile delle classi popolari rappresentate. La gratuità della scuola pubblica l'universalità del servizio sanitario le leggi di protezione del lavoro, ma anche i diritti civili sono frutti di quella stagione.
Sai anche perfettamente che in Italia la caduta dei governi in quel periodo non era un fatto traumatico perché le redini dello stato erano saldamente in mano agli ottimati, cioè al parlamento in cui era presente il fiore della classe dirigente dei partiti
il tuo riferimento a Tambroni, che fu solo un episodio , è significativo del fatto che la protesta popolare sostenuta da una forte rappresentanza parlamentare fece abortire quel governo.
La storia ci dice che quel sistema entrò in crisi negli anni novanta. Da allora ci sono state la bicamerale di D'Alema, la riforma Berlusconi e questa di Renzi. Non so se sono in continuità, come alcuni sostengono. E neanche mi interessa. Noto solo che sono state promosse da chi era al governo. La riforma costituzionale non è mai stata un tema popolare.
Il comitato del no di cui faccio parte ha bocciato la riforma del Senato. Tu a quanto ho capito l'hai promossa ma non ne hai esplicitato le ragioni. Ti sei limitato a contestare le ragioni della bocciatura. Non è sufficiente. Tu dovresti dire le ragioni per cui ritieni che il senato della riforma sia utile e vitale per il paese.
Ma venendo alla tua contestazione della bocciatura non posso non dire che è sinceramente incomprensibile. Ritieni che l'elezione popolare del Senato sia un valore e che è prevista in costituzione ma non ti chiedi perchè è previsto un meccanismo così strano di elezione, nè ti chiedi come fa un sindaco a fare il senatore, nè perchè ci deve continuare ad essere una navetta tra camera e senato basata sul nulla nè che rispetto i senatori avranno del loro ruolo quando il loro lavoro non sarà tenuto in nessun conto.
Sulla riduzione futura delle spese del Senato l'esperienza di Cottarelli e Perotti vale più dei tuoi auspici.
In sostanza fondi la tua contestazione su quello che tu pensi che dovrebbe accadere.
Parlare di straordinrie spinte democratiche in un clima di sempre maggiore assenteismo aggravato proprio dalle politiche renziane mi sembra un'operazione di capovolgimento della realtà
La risposta alla crisi delle istituzioni che ci dà la riforma Renzi è troppo rozza per non essere pericolosa per la democrazia. Questa non è la sede per trattarne, rinvio ad una nuova produzione del Comitato per il no.
Per finire una piccola notazione. I sofisti ebbero un ruolo nello sviluppo della democrazia dell'antica Grecia. Grazie del complimento.
Ciao D.M.
Caro D.,
Eliminapolemizzare con Te è anche un piacere, perchè mi riporta ai decenni passati, quando almeno eravamo più giovani.
Nel merito della storia patria, la frequente caduta dei governi era in media poco traumatica soprattutto perchè il sistema era bloccato dalla conventio-ad-escludendum ai danni del PCI (d'altronde ben motivata dalla guerra fredda), ma il potere era nelle amni delle correnti DC, che si riunivano magari in segreto nel convento di Santa Dorotea, e non di astratti "ottimati" annidati nel Parlamento (anzi le crisi erano per lo più extra-parlamentari).
Se i costituenti volevano il proporzionale come Stella Polare, non avevano che da scriverlo in qualche articolo.
Può essere anche interessante ricordare come nella Costituzione originaria il Senato, oltre ad elettorato attivo e passivo più anziani, avesse anche una maggiore durata, che una successiva riformetta annullò, auto-schiacciando il Parlamento su due facce più omologate e senza vera dialettica.
Sulla crisi dei primi anni '90, va rilevato quanto fosse intrinseca a quel logoro sistema di potere e come a spinta disgregatrice (consentita dalla caduta del Muro di Berlino) sia venuta anche dal movimento assai popolare referendario di Segni e dei proto-ulivistii, oltre che dalle nuove orde barbare della Lega (Berlusconi arrivò dopo).
Della riforma non sono entusiasta, rileggendo i miei scritti, volendo, si possono contare i miei dissensi e anche le mie modeste proposte alternative (ad esempio avrei tenuto e riformato il CNEL per usarlo per una seria concertazione e rinvigorito e Province per governare i problemi sovracomunali).
Qui però, a differenza dei Costituzionalisti-per-il-MA, non si tratta più della gara a chi ha più belle idee, o di correggere i compiti della Boschi e degli altri parlamentari che l'hanno emendata e votata (questo è il parlamento che ci tocca, figlio comunque della vigente Costituzione), ma di scegliere seccamente se per me elettore questo Stato è meglio con o senza riforma.
Comparando pregi e difetti ci si può anche astenere, come pare faccia Fabrizio Barca.
A me il Si pare meglio del NO, riguardo al bicameralismo e connessi (che è il nocciolo della riforma), per i motivi che ho illustrato in margine a quel pensierino di Zagrebelski: non sono per nulla affezionato al bicameralismo paritario, che mi sembra uno strumento arcaico per consultare la società sulle leggi da approvare; più che altro serve ad ascoltare più volte le stesse correnti e gli stessi capetti di partito.
La futura navetta sarà limitata alle leggi costituzionali e poco altro, più un generale potere di "raffreddamento" da part del senato su qualunque legge, che dovrebbe scoraggiare Governo e Camera da soluzioni frettolose.
Le modalità complesse di scelta dei futuri senatori mi fanno solo pensare che il testo è frutto dell'andirivieni tra Camera e Senato, con emendameni e contro-emendamenti.
Sul cumulo di funzioni in genere io non sono entusiasta (vedi attuali ex-province); mi piacerebbe di più che i poiiticiavessero del tempo libero per giocare a bocce, ad esempio, o leggere un libro o parlare con figli e nipoti; però non mi meraviglia che un Sindaco vada alcuni giorni in Senato: ci sono Sindaci che hanno continuato fare i medici (penso a Bucalossi, più che Marino), altri che presiedono l'ANCI, o scendono a Roma per la Conferenza Stato/Regioni/Città; molti fanno intense attività di partito anche a livello nazionale; altri che vanno a fare politica estera (da La Pira a De Magistris): Bassolino faceva anche il ministro.
Per non parlare della Francia, dove sono Sindaci molti deputati e senatori.
Mi piacerebbe confrontarmi con il Si e con il NO su argomenti più seri (da ambo le parti).
Saluti alla Magna Grecia.
ULTERIORE REPLICA DI D.M.
EliminaCiao Aldo,
ammetto che attribuire al bicameralismo la inutile complicazione dell'attuale testo costituzionale è una bella mossa a favore della sua abolizione.
Accolgo l'invito di un confronto su testi più seri. Ti invio il resoconto della discussione che avvenne in sede di assemblea costituente sugli argomenti di cui discutiamo.
Comunque il nocciolo delle ragioni del no è la paura di consegnare il paese a classi dirigenti che operano senza controllo
Ciao D.M.
PERVENUTO TRAMITE FACE-BOOK
RispondiEliminaqualora vi fosse una reale apertura del sistema attuale, alla quale,dati i presupposti, non credo.
M.F.
Il problema è: le eventuali aperture sono ostacolate di più dell'assetto vigente oppure dalle riforme in esame? (per Fabrizio Barca pare che sia pari)
EliminaPERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminaCari Aldo e D., vi rispondo di "pancia" anche perché non ho la vostra portata ma così mettiamo un punto di vista diverso,
"se guardo chi propone il NO voto Sì!!!
se guardo chi propone il Sì voto NO!!!!
Se guardo i contenuti di questa riforma voto No!
Se guardo 22 anni di seconda repubblica....vorrei azzerare tutto e tornare al 1994 dunque voterei No!!!
Se guardo al nuovo che avanza sulla scena politica (5stelle) voto SI,
Se guardo a un partito di maggioranza che deve governare il paese e si presenta in questo modo alle elezioni voto No!
Il centro sinistra fece la riforma del titolo V e ne godette Berlusconi che a sua volta cambiò la legge elettorale e ne gode i benefici Renzi, probabile che anche questa eventuale riforma (dunque un SI) ne godrà i vantaggi uno dei partiti che si schiera con il No!
Cosa rimane:
sono le persone più che i sistemi a rendere migliore (e per migliore intendo benessere socio-economico-ambientale)
le istituzioni. La nostra costituzione al di là dei proclami importanti che enuncia era una costituzione "in costituzione" non doveva fermarsi ma modificarsi nel tempo con il cambio delle generazioni, ma la generazione che è uscita dalla guerra era fatta di persone serie, poi non è più stato così fino ad arrivare alla mia generazione molto più improntata sul tempo libero che sull'impegno sociale. Non faccio la morale, constato e dato che si parla di politica esprimo giudizi che riguardano solo la politica.
Tempo fa parlando con L. e F. ho detto a loro che è giusto che votino No! perché i giovani hanno diritto a lottare per qualcosa di migliore, ha provarci, io il mio migliore l'ho trovato in quella parte di Pd che è finalmente in grado di cambiare le regole e le persone che prendono le decisioni, di farsi classe dirigente. C'è una nuova generazione di 30-40 enni al quale io do la mia fiducia e il mio impegno se serve, parlano si vestono e vivono in un modo diverso al quanto dal mio, dalla mia sinistra, ma si impegnano e ci provano e non sono rampanti per la maggiore, almeno quelli che ho conosciuto.
Poi con la vittoria del SI o del No continuerò a fare come sempre le cose nel quale credo, il dubbio che questo voto possa non essere comunque determinante mi rimane.
Grazie U.M.
PERVENUTO VIA E-MAIL, IN RISPOSTA A U.M.
RispondiEliminaBuongiorno,
Considero l'argomento chiuso.
Ma se proprio devo aggiungere qualcosa penso che l'auspicio di Aldo è poco realistico. Non credo proprio che Renzi sia l'uomo delle straordinarie spinte democratiche.
Riguardo al tuo pensiero, non credo che il problema sia quello di avere fiducia nella nuova generazione dei quarantenni, che non a caso non si chiamano Galbani.
Fuori dallo scherzo io credo nelle regole che disciplinano per quanto possibile l'esercizio del potere e non nella fiducia.
La democrazia occidentale è nata quando quelle regole si sono estese fino assicurare la partecipazione di tutti alla gestione della cosa pubblica e a dividere il potere in più funzioni, ognuna autonoma dall'altra, perchè dall'altra non legittimata.
La nostra costituzione del '48 non ha previsto una divisione spinta dei poteri, e questo potrebbe essere stato un grave difetto, perchè secondo alcuni ha favorito il consociativismo.
E' certo però che con la riforma di Renzi andremo a peggiorare, perchè il potere legislativo appartiene poco alla Camera e molto al governo. E un governo che fa anche le leggi non è democratico.
Qualcuno mi dirà ma dove sta scritto.? Be qui non è la sede per la risposta. Ma avremo occasione di parlarne, almeno fino a quando si potrà.
Ciao
D.M.
PERVENUTOVIA E-MAIL, IN RISPOSTA A D.M.
RispondiEliminaGrazie D.,
qui la discussione è un po' come quella sull'uovo o la gallina, ma non banalizzo, quello che scrivi , "regole" e "fiducia" è un po' come il confronto tra eraclito e parmenide, tutto scorre tutto rimane com'è........
in passato credevo più alle istituzioni, oggi alle persone nel senso che l'uomo è più importante del mezzo, potrei dirti che le persone che oggi reputo più adatte sono quelle che vogliono questo cambiamento, ma te lo scrivo con molto beneficio...potrei cambiare ancora idea tra qualche anno.insomma tra il si e il no in mezzo c'è tanta materia grigia tante persone che vorrebbero una terza via che non c'è, come sempre del resto.
grazie U.M.