giovedì 28 settembre 2017

UTOPIA21 - SETTEMBRE 2017: SETTE PASSI CON BECCHETTI, PER CAPIRE L’ECONOMIA (O ALMENO PROVARCI?).




Una introduzione alla moderna economia politica, a metà strada tra un approccio didascalico e la formulazione di critiche e proposte per umanizzare il capitalismo.



Riassunto. Famiglie, imprese, mercati, moneta, prezzi, finanza: a partire dalla illustrazione di questi concetti fondamentali dell’economia moderna, Becchetti introduce elementi critici sia riguardo ai limiti del mercato, che non riesce ad integrare e ad ottimizzare valori pur basilari nelle relazioni umane, quali la “fiducia”, sia riguardo alla finanza, che distorce ulteriormente le funzionalità dell’economia e della società in direzione di un ristretto utilitarismo; da qui la proposta di interventi correttivi innanzitutto da parte degli stessi consumatori, orientando gli acquisti in favore delle “imprese virtuose”.  Ne segnalo limiti, sottovalutazioni e sopravalutazioni.



Ho letto “CAPIRE L’ECONOMIA IN SETTE PASSI” 1di Lorenzo Becchetti, ordinario di economia a Tor Vergata, giornalista di Avvenire e blogger su Repubblica (nonché pensatore ascoltato dal MoVimento5Stelle): qualcosa ho capito, ma molti dubbi mi sono rimasti.

Certamente la capacità didascalica dell’Autore rende facile l’acquisizione dei concetti basilari dell’economia contemporanea, a cui comunque in buona parte siamo abituati per necessità, decenni di economicismo dominante sulla vita quotidiana, tanto in fase di magnifiche sorti dell’Occidente (dagli anni novanta al 2007) sia in fase di “crisi globale”, dopo il 2008.

Famiglie, imprese, mercati, moneta, prezzi, finanza sono ben raccontati, anche se in qualche misura in termini “statici”, come in una fotografia che coglie un attimo di equilibrio del complesso sistema (e non nei termini più dinamici e drammatici che ho invece riscontrato ad esempio in Paolo Leon “Il capitalismo e lo stato” 2, in un testo altrettanto didattico del defunto esponente neo-keynesiano, ma incentrato sulla impossibilità dell’equilibrio insita nel mercato capitalistico, ruotando attorno alla caduta tendenziale del saggio di profitto che consegue dallo stesso principio di concorrenza). 

“I mercati … sono un meccanismo quasi provvidenziale che automaticamente incrocia i gusti dei consumatori con la disponibilità/scarsità dei beni e le possibilità offerte dalle tecnologie …” “I mercati hanno molti pregi ma altrettanti difetti …”: dentro a questo racconto, Becchetti sviluppa una sua vena critica, evidenziando da un lato la parzialità della visione del mondo della disciplina economica classica, che non riesce ad occuparsi delle molteplici pulsioni e dimensioni delle persone, riducendone i comportamenti all’utilitarismo dell’homo economicus (senza saper dominare variabili pur essenziali e misurabili, come il grado di “fiducia” tra i vari soggetti nel mercato), e dall’altro le degenerazioni del sistema finanziario, che si auto-alimenta perdendo le funzioni essenziali di servizio allo sviluppo dell’economia reale, ed anzi recandole danno.

(Talune argomentazioni si approssimano a quelle di Laura Pennacchi in “Filosofia dei Beni Comuni” 3, che recensisco su questo stesso numero di Utopia21)

Becchetti evidenzia come l’economia classica trascuri il “capitale sociale”, il cui “hardware … sono le organizzazioni e le associazioni …. che segnalano il grado di coesione di un determinato territorio “ (come per l’Italia in Trentino ed in Emilia) ed il cui “software ….”  è costituito da cinque elementi chiave: la fiducia, la meritevolezza di fiducia …, il senso civico, la disponibilità a pagare per i beni pubblici … e la fiducia nelle istituzioni” .

Ed illustra tali concetti anche con il resoconto di divertenti test comportamentali, quali quello del “trustor”, in cui al primo giocatore si regala un gruzzoletto, con la possibiltà di sub-regalarne quota-parte al secondo giocatore e con la sola regola che l’eventuale restituzione di parte di questo sub-regalo al primo giocatore, come spontanea gratitudine del secondo giocatore, sarà raddoppiata dal “banco”.

L’autore mostra inoltre come le stesse imprese possano sfuggire alle definizioni rozze quali “massimizzatrici di profitti”, assumendo il profilo di “imprese responsabili” (di Olivettiana memoria4).



Da queste critiche alle teorie dominanti, l’Autore deriva una serie di proposte, dalla valorizzazione di indici alternativi al PIL (quali l’indice di benessere BES, teoricamente ormai ben definito in Europa ed in Italia dallo stesso ISTAT) alla crescita di consapevolezza dei consumatori (e risparmiatori), in favore delle imprese responsabili e contro le distorsioni del mercato, fino a fare di questa “leva di Archimede”, costituita dalla capacità di “votare con il portafoglio” (di cui Becchetti riporta concreti esempi, quali quello dei fondi etici che incentivano le imprese a ridurre le emissioni di CO2), uno strumento quasi rivoluzionario verso una nuova “economia civile”.

Una rivoluzione innanzitutto culturale, attorno ad una nuova “teoria della relatività”, che riesca a integrare negli strumenti di governo delle nazioni e delle imprese i fattori di socialità insiti nell’uomo, dalla fiducia alla solidarietà, oggi considerati quasi come una “materia oscura” dalle teorie economiche dominanti: “I beni relazionali [sono…] ancora una particella oscura e in via di definizione. Il fatto di non averla ancora messa a fuoco è uno dei maggiori problemi dell’economia che da questo punto di vista è un po’ come la fisica prima della scoperta dell’elettrone”.

Il tutto senza uscire dal mercato, bensì forzandolo a subire le ragionate e ragionevoli pretese dei consumatori.

Ritengo molto interessante questo tentativo di sistematizzare i benefici che un orientamento organizzato dei consumatori (ed elettori?) potrebbe apportare per superare distorsioni e storture dell’attuale sistema economico e sociale;  mi permetto però di segnalare quelle che a mio avviso sono le rilevanti sottovalutazioni e sopravvalutazioni nella visione di Becchetti (e che lo rendono in qualche misura subalterno alla cultura dominante che vorrebbe avversare).

Sottovalutazioni:

-          riguardo alle problematiche ecologiche, anche se avverte che “esiste … una contabilità delle risorse ambientali che non può e non deve essere trascurata”, il testo assume come solo esempio i combustibili fossili, in quanto esauribili ma anche inquinanti, e individua nel meccanismo dei prezzi un potenziale alleato in favore della ricerca ed applicazione delle energie alternative (la relativa scarsità di petrolio e carbone rende convenienti le altre risorse energetiche, finché la loro abbondanza e convenienza, con qualche ragionevole aiuto pubblico e sociale, può mettere fuori gioco i fossili); ma non si fa carico per nulla del tema generale dell’esaurimento tendenziale delle materie prime e del degrado ambientale accumulato, che possono surriscaldare i prezzi e “bruciare” il pianeta prima che la svolta dei consumatori consapevoli si decida a civilizzare l’economia;

-          riguardo al divario tra i ricchi e i poveri, il testo lascia molto sullo sfondo alcuni nodi centrali, ovvero che nelle imprese la formazione del valore (o chiamiamolo ancora plus-valore) è ancora e sempre funzione diretta dello sfruttamento del lavoro altrui (anche se non sempre nella forma canonica del lavoro salariato) e quindi che la esistenza dei “poveri” (soprattutto su scala mondiale) è fattore necessario, e non conseguenza accidentale, della accumulazione delle ricchezze (che finisce per alimentare la superfetazione  finanziaria); se i consumatori possono influire sulle imprese, ad esempio penalizzando quelle che sfruttano oltre ogni regola risorse naturali ed umane, perché non assegnare più alcun ruolo alla possibilità di organizzarsi degli stessi lavoratori sfruttati?

-          riguardo alla circolazione della moneta ed alla crescita dei debiti, le immissioni di liquidità variamente sviluppate dalla banche centrali, per uscire da questa crisi, forse richiedono qualche specifica riflessione e preoccupazione sulla futura tenuta strategica degli equilibri macroeconomici (ovvero: vuoi vedere che si stanno alimentando nuove pericolose bolle finanziarie?).

Sopravvalutazioni:

-          riguardo alla estensione delle “lobbies positive” verso nuove forme di democrazia e di civilizzazione dal basso dell’economia, il testo reca (alcuni) esempi positivi, ma non si confronta con un panorama alquanto preoccupante che include nei fatti:

o   gli esempi non esaltanti delle auto-promosse micro-associazioni dei consumatori, che in Italia finora mi sembrano piccole burocrazie in affannosa rincorsa delle più consolidate (e purtroppo un po’ burocratiche) associazioni dei produttori (Confindustria ecc.; sindacati),

o   il mal funzionamento dei social media come amplificatori di campagne non sempre fondate su oggettivi riscontri scientifici (dai vaccini all’olio di palma: nel primo caso una criminale disinformazione, nel secondo una ambigua demonizzazione, che non assicura affatto migliori tutele per la salute, l’ambiente ed il terzo mondo attraverso l’uso di altri grassi alimentari), 

o   la parabola emblematica del MoVimento5Stelle, che parte da una concezione semplicistica del “cittadino eguale”(ovvero “uno-vale-uno”) per approdare alla formazione di un partito politico che nega di essere tale, ma tale si comporta, senza però mai sottoporre a discussione la leadership dei fondatori (ed eredi), in quanto  elemento a-priori ed “indiscutibile”;

o   la frequente cecità parziale dei “movimenti”, dai NoTAv, che mettono a ferro e fuoco la Val di Susa contro i trafori ferroviari, ma nulla dicono e fanno contro il contemporaneo raddoppio del traforo autostradale del Frejus (che trasferirà lì di fatto anche parte del traffico veicolare dal M.Bianco), fino all’acqua-bene-comune che strilla allo scippo referendario contro la presenza dei privati in qualunque ruolo gestionale, mentre altri beni comuni altrettanto delicati e strategici, dall’energia alle telecomunicazioni, dall’informazione ai social media sono per lo più tranquillamente in mani private (e spesso straniere o internazionali), sia come proprietari che come gestori, con poche e instabli eccezioni (RAI, ENEL, ENI, di cui solo la prima con controllo pubblico per legge);

o   la stessa crisi storica delle socialdemocrazie (ed anche dei partiti cattolici solidaristici) e dei connessi sindacati, perché in teoria basterebbe la concorde volontà degli elettori (che sono anche lavoratori, consumatori e risparmiatori) a piegare verso il meglio stati ed imprese: una concordia che oggi appare decisamente poco conseguibile.

Mi sembra che nei limiti delle scienze economiche, anche nella versione civilizzata di Becchetti (anzi soprattutto in questo suo tentativo di organizzare a tal fine  i consumatori), manchi una profonda integrazione con le scienze sociali, che – nell’analisi dei comportamenti dei singoli soggetti: individui, famiglie, imprese – oltre allo studio dei caratteri socializzanti dell’uomo e alle modalità di sedimentazione del “capitale sociale” tendono a includere specificamente le “forme” dei rapporti di aggregazione tra i soggetti (e l’eventuale definizione di “soggetti sociali”): dalla “microfisica del potere” di Foucault5 alla “società liquida” di Bauman6, dalla formazione di “nuove tribù” di Maffesoli7 alla sempiterna selezione delle élites politiche (Pareto, Michels, Revelli)8, dalla costituzione del villaggio globale (McLuhan)9 al funzionamento specifico delle reti (Castells10-11, Morozov12).  E anche Marx può ancora essere utile (il capitalista singolo ed il capitale collettivo)13.



Fonti:

1.    Lorenzo Becchetti “CAPIRE L’ECONOMIA IN SETTE PASSI” - Minimum fax, Roma 2016

2.    Paolo Leon “IL CAPITALISMO E LO STATO” – Castelvecchi editore, Roma 2014

3.    Laura Pennacchi “FILOSOFIA DEI BENI COMUNI. CRISI E PRIMATO DELLA SFERA PUBBLICA” - Donzelli editore, Roma 2012

4.    Adriano Olivetti “SOCIETA’, STATO, COMUNITA’. PER UN’ECONOMIA E POLITICA COMUNITARIA” Edizioni di Comunità, Milano 1952

5.    Michel Foucault “MICROFISICA DEL POTERE: INTERVENTI POLITICI”  Einaudi, Torino 1977

6.    Zygmunt Bauman “VITA LIQUIDA” - Laterza, Bari 2006

7.    Michel Maffesoli “IL TEMPO DELLE TRIBÙ. IL DECLINO DELL'INDIVIDUALISMO NELLE SOCIETÀ POSTMODERNE” - Guerini e Associati, Milano 2004

8.    Marco Revelli “FINALE DI PARTITO” – Einaudi, Torino 2012

9.    Marshall McLuhan “IL VILLAGGIO GLOBALE. XXI SECOLO: TRASFORMAZIONI NELLA VITA E NEI MEDIA” – SugarCo, Milano 1992

10. Manuel Castells “LA NASCITA DELLA SOCIETÀ IN RETE” - UBE Paperback, Milano 2002

11. Manuel Castells “LA CITTÀ DELLE RETI” Marsilio, Padova 2004

12. Evgeny Morozov “SILICON VALLEY: I SIGNORI DEL SILICIO” – Codice, Torino 2017

13. Karl Marx “IL CAPITALE. CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA (libro III)” –Editori Riuniti, Roma 1964

14. Commenti a  Bauman, Castells, Maffesoli su questo  blog PAG.I^ “FILOSOFIA-SOCIOLOGIA-ECONOMIA” 

15. Recensione su MARCO REVELLI/FINALE DI PARTITO su questo blog “ULTERIORI LETTURE”


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