Una breve rassegna, in aggiornamento a
precedenti interventi, sullo stato di avanzamento del confronto, politico e
disciplinare, nelle questioni relative al consumo di suolo ed al suo possibile
controllo, al governo del territorio ed al ruolo dell’urbanistica
Sommario:
- prosegue il consumo di suolo…
-
…e
stancamente prosegue il dibattito parlamentare; mentre cambia il Governo…
-
in Parlamento
anche la proposta PD sul governo del territorio
-
in Emilia
Romagna si sperimenta la “rigenerazione urbana”
-
il
disegno di legge 5Stelle “casa mia”
-
“Casa
Italia” avanza, ma a piccoli passi
- cosa dice l’Istituto Nazionale di Urbanistica?
Nota: questo articolo non
esplicita le premesse storiche e culturali dei problemi affrontati,
appoggiandosi sui miei precedenti testi, man mano di seguito richiamati, ed in
parte raccolti nei “Quaderni di Utopia 21” n° 3 e 5 del settembre 2018 1,2.
PER LE IMMAGINI CONSULTARE IL TESTO SU "UTOPIA21"
PER LE IMMAGINI CONSULTARE IL TESTO SU "UTOPIA21"
PROSEGUE IL CONSUMO DI SUOLO…
Nell’aggiornamento della ricerca “tra-i-laghi”3
(in questo stesso numero di UTOPIA21) si evidenzia come – in base ai dati
I.S.P.R.A., al 2012 ed al
2016-17 4,5 –
il consumo di suolo stia proseguendo in misura allarmante, soprattutto nei
nostri territori, e malgrado gli effetti della crisi economica, che
apparentemente molto ha colpito anche il settore edilizio.
% SUOLO CONSUMATO
2012
|
% SUOLO CONSUMATO
2016
|
% SUOLO CONSUMATO
2012-2016
|
|
AREA
“TRA-I-LAGHI”
|
12,9
|
16,8
|
3,9
|
PROVINCIA
DI VARESE
|
18,0
|
21,1
|
4,1
|
REGIONE
LOMBARDIA
|
10,3
|
13,0
|
2,7
|
COMUNE
DI MILANO
|
47,8
|
57,6
|
9,8
|
ITALIA
|
5,8
|
7,6
|
1,8
|
Tabella 1 – riepilogo incremento suolo
consumato 2012-2016, secondo I.S.P.R.A.
In particolare non appare per nulla sostenibile
un incremento pari ad 1 punto percentuale annuo, come quello riscontrato nel
territorio di Varese e “tra-i-laghi”, che – proseguendo così per un altro paio
di decenni – porterebbe a raddoppiare il territorio variamente consumato,
avvicinandosi ai valori di Milano (dove per altro il consumo non si ferma, anzi
marcia a doppia velocità…).
Pertanto potrebbe essere considerata una buona
notizia (non riscontrabile sui mass media generalisti) la sentenza della Corte
Costituzionale che – su ricorso del Comune di Brescia - ha cassato dalla Legge
Regionale Lombarda n° 31 del 2014, finalizzata a contenere il consumo di suolo,
la norma che però vietava temporaneamente ai Comuni lombardi di rivedere in
ribasso le previsioni edificatorie dei Piani di Governo del Territorio, fino al
termine di una lunga fase transitoria.
Fase transitoria che non si è ancora conclusa (mentre
la Lombardia ha mangiato circa altri 500.000 metri quadrati di suolo ogni
anno), il che rende potenzialmente ancora utile la sentenza costituzionale, maturata
con i necessari tempi non brevi.
…E
STANCAMENTE PROSEGUE IL DIBATTITO PARLAMENTARE
Nel frattempo apprendo dal bollettino di
Salviamo-Il-Paesaggio (sempre nel silenzio dei media generalisti), che in
Parlamento procede, con lentezza e con le dovute pubbliche consultazioni, il
confronto tra diverse proposte di legge contro il consumo di suolo6,
che derivano in parte dallo sterile iter del disegno di legge Catania della
precedente legislatura, ed in parte dalla stessa proposta di legge formulata
nel 2017-2018 dai comitati di Salviamo-Il-Paesaggio1 (con il
sostegno, rammento, anche delle principali associazioni ambientaliste
nazionali), che è stata fatta propria da alcuni esponenti del MoVimento
5Stelle: in particolare, relatrice sull’argomento nella competente commissione
senatoriale ed ora incaricata di redigere un testo-base per possibili
convergenze è la senatrice Nugnes.
Non sfugge alla redazione di
Salviamo-Il-Paesaggio il fatto che la recente espulsione della suddetta
senatrice dal MoVimento ed il suo passaggio al gruppo parlamentare “misto”
indebolisce le prospettive di avanzamento della proposta più radicale; pare
sfuggire invece a Salviamo-Il-Paesaggio quello che secondo me è il dato di
fondo, e cioè che il tema del “consumo di suolo” era incluso solo formalmente e marginalmente nel
“contratto di governo” tra Lega e 5Stelle, per cui l’argomento non aveva trovato percorsi prioritari
nell’agenda delle effettive decisioni parlamentari.
Agenda già
molto tempestosa per le sempre più divergenti pulsioni dei 2 soggetti politici
contraenti, che infatti hanno poi definitivamente divorziato con la crisi
politica di agosto.
Con la
formazione della nuova alleanza governativa tra 5Stelle e Partito Democratico,
il calendario parlamentare sarà tutto da riscrivere: il documento programmatico
ufficiale del Governo Conte-Bis, in una cornice complessivamente più
“ambientalista” rispetto al precedente “contratto di governo”, menziona due
volte il consumo di suolo, ma in modo piuttosto generico (e che non ha forato
la disattenzione dei mass media):
- al punto 9 (ambiente) “occorre intervenire sul consumo di
suolo”
- al punto 29 (ed ultimo: agricoltura) “conservare e
accrescere la qualità del territorio, contenendo il consumo del suolo
agricolo”.
In tale
quadro, il testo in corso di rielaborazione da parte della senatrice Nugnes (ora
aderente alla nuova maggioranza governativa) dovrà probabilmente incontrarsi
anche con la divergente impostazione delle questioni urbanistiche avviata alla
Camera, come sotto specificato.
IN
PARLAMENTO ANCHE LA PROPOSTA P.D. SUL GOVERNO DEL TERRITORIO
E’ ancora Salviamo-Il-Paesaggio6 a
segnalare il concomitante lavorio parlamentare (alla Camera) su un disegno di
legge in materia di governo del territorio, di più ampia ambizione (e probabilmente all’origine con
modeste prospettive di approvazione, ora invece da riconsiderare),
proposto dall’onorevole Morassut del Partito Democratico, intitolato “Princìpi
generali in materia di rigenerazione urbana nonché di perequazione,
compensazione e incentivazioni urbanistiche” 7.
Il testo normativo riprende – cercando solidi
fondamenti giuridici nazionali e superando la legge urbanistica nazionale n°
1150, che risale al lontano 1942 – gli
assetti già conferiti da diverse regioni alla pianificazione comunale.
Tali assetti
hanno variamente rielaborato (anzi, rielaborato male, secondo il compianto Federico Oliva) gli indirizzi
formulati dall’Istituto Nazionale di Urbanistica negli anni ’90, con lo
sdoppiamento del Piano Regolatore in una componente strutturale ed una
operativa, di durata quinquennale (affiancate da un “regolamento urbanistico”
per i tessuti urbani consolidate e per le aree agricole ecc.): durata a cui Morassut
vorrebbe ridurre i diritti di edificabilità dei privati – ora di fatto assegnati
a tempo indeterminato -, mentre – dal 1968 - dopo 5 anni decadono invece i vincoli
finalizzati agli usi pubblici e dagli eventuali all’espropri
Mi sembra interessante perciò osservare che –
mentre parte del Partito Democratico resta affezionato a quel modello di
pianificazione, finora privo di una consistenza giuridica nazionale,
soprattutto riguardo agli istituti perequativi – l’esperienza concreta delle
Regioni (per altro a guida PD) che lo hanno sperimentato ed attuato da un paio
di decenni, sta portandole verso altre direzioni.
IN
EMILIA ROMAGNA SI SPERIMENTA LA “RIGENERAZIONE URBANA”
Infatti è stata la stessa Emilia Romagna, già
dal 2017, con la nuova legge regionale n° 24, a far ritornare i comuni ad un
unico Piano Urbanistico Generale (che non conferisce diritti di edificabilità),
da attuare non più con Piani Attuativi in ambiti predeterminati ed inquadrati
nella sequenza quinquennale del Piano Operativo Comunale, bensì con il ricorso
sistematico ad Accordi su iniziativa privata (temperata dalla concorrenza in
risposta a bandi comunali) – molto simili ai Programmi Integrati di Intervento
sperimentati in Lombardia – cui segue una pianificazione di dettaglio con
definizione delle quantità e qualità degli interventi, sia di interesse
pubblico che privato, e dei tempi e modi di realizzazione8.
La Regione Emilia Romagna, preso atto che il
precedente sistema della Legge Regionale n° 20/2000 (per altro poco cogente, se
ancora oggi in alcuni comuni si applicano i precedenti vecchi Piani Regolatori
fondati sulla legge regionale del 1978) non ha limitato né il consumo di suolo,
né le espansioni urbane disaggregate (sprawl), punta con questa riforma a
coniugare il contenimento del consumo di suolo con la gestione della
“rigenerazione urbana” orientata ai nuovi criteri della “resilienza” ai
cambiamenti climatici ed alla ricerca dei servizi “ecosistemici” 8.
I punti deboli di questa svolta mi sembrano
due:
-
lo
stop al consumo di suolo, assunto come direttiva principale dei nuovi Piani
comunali (ora obbligatori entro tre anni) e con l’obiettivo (europeo) di
pervenire al ”consumo zero” entro il 2050, è transitoriamente mitigato sia
dalle code dei Piani vigenti, sia da un residuo margine del 3%, da spendere (si
spera giudiziosamente) nei prossimi 30 anni, sia ancora da una motivata ma
pericolosa deroga, che esclude dal computo parchi urbani ed infrastrutture
sovracomunali, ampliamenti aziendali e insediamenti produttivi “strategici“;
-
la
delega pressoché generalizzata ai soggetti privati dell’attuazione degli
interventi di trasformazione urbana ammessi dal P.U.G. (la legge contempla però
ancora, teoricamente, anche Piani Attuativi di iniziativa pubblica),
probabilmente dettata dalla consapevolezza della sostanziale mancanza di
risorse finanziarie per un diverso percorso, che – partendo dall’iniziativa
pubblica – contempli anche procedure di esproprio (necessariamente a prezzi di
mercato, come ormai purtroppo consolidato nel diritto europeo).
Su questo secondo punto, al di là della
questione di principio sulla maggiore o minore abdicazione al ruolo dell’ente
pubblico (cui rimane comunque la primaria responsabilità non solo della
redazione del Piano Generale, ma anche la fondamentale gestione dei criteri di
selezione e comparazione delle proposte private, anche tramite verifica delle
Valutazioni Ambientali), il rischio è soprattutto nella difficoltà di
includere nella “rigenerazione”
frammenti di territorio male-urbanizzati, perché le relative proprietà sono
troppo frazionate, oppure i proprietari troppo poveri, oppure ricchi ma
“a-sociali”, oppure falliti (vedi certe aree produttive dismesse), o
soggettivamente marginali; mentre i motivi per rigenerare i tessuti urbani
comportano spesso esigenze di continuità territoriale, basti pensare al rischio
sismico ed a quello idrogeologico, oppure alle diverse possibili modalità del
degrado fisico e sociale.
IL
DISEGNO DI LEGGE 5STELLE “CASA MIA”
Interessante sotto il profilo della ipotesi di
una qualche sistematicità degli interventi pubblici è in questo senso anche il
disegno di legge per un nuovo ciclo di edilizia popolare, formulato dai
parlamentari del MoVimento 5Stelle (ma sempre rigorosamente estraneo al
“contratto di governo” con la
Lega, così come al nuovo “programma condiviso” con il PD), di cui dà
conto, invero con toni a mio avviso un po’ troppo sprezzanti, la Repubblica del
26 luglio 2019 9; la proposta include il ripristino di una sorta di
“trattenuta Gescal” sui salari, con incidenza progressiva dal 1 al 4 per mille,
affiancata dal riciclo ed unificazione di risorse già destinate al settore (questa
ri-denominazione dei fondi già stanziati è una costante propagandistica del
“governo-di-cambiamento”, vedi investimenti sul fronte idrogeologico; qui il
nuovo nome è “Casa Mia”).
L’aspetto più rilevante mi sembra essere la
prospettiva di una durata ventennale del ciclo di finanziamento, per realizzare
600.000 nuovi alloggi (per lo più su aree già edificate), superando il
carattere episodico di precedenti pur valide iniziative, come il “piano
periferie” del governo Renzi; l’aspetto più negativo è la trattenuta sui
salari, in contraddizione con il contestuale tentativo di ridurre il “cuneo
fiscale” per agevolare l’introduzione di un salario minimo, mentre a mio avviso10
occorrerebbe il coraggio di rimettere mano sostanzialmente alla fiscalità
immobiliare, dalla riforma del catasto (abbandonata dal governo Renzi) al
ripristino dell’IMU sulle abitazioni superiori ad un “minimo vitale”, affiancandola invece dalla
detraibilità delle spese per gli affitti (fino al suddetto “minimo vitale”).
Analoghe iniziative non risultano dal fronte
del Partito Democratico, dove il tema casa non figurava nell’ambito della
revisione programmatica che
era in fase di consultazione tramite la “Costituente delle Idee”.
Qualche
cenno è però emerso nella trattativa programmatica per il nuovo governo: a
breve termine un richiamo alla necessità di finanziare “l’emergenza abitativa”,
ed a lungo termine un rilancio dell’edilizia pubblica residenziale e del fondo
in sostegno degli affitti.
“CASA
ITALIA” AVANZA, MA A PICCOLI PASSI
“Casa Italia”: il Governo-Del-Cambiamento non
ha ritenuto, invece, di cambiare nome all’iniziativa di prevenzione
anti-sismica avviata dal governo Renzi 11 e poi divenuta uno stabile
Dipartimento della Presidenza del Consiglio (nel 1° Governo Conte la delega è stata affidata al
Sottosegretario Vito Crimi), che ha proseguito in questi anni ad effettuare
interessanti sperimentazioni teoriche e pratiche, sia riguardo al coordinamento
della prevenzione anti-sismica (e dei connessi piani di emergenza) con l’ordinaria
pianificazione 12,13, sia riguardo alle concrete tecniche di
intervento, con i “10 cantieri pilota” [A].
Tutto ciò mi sembra positivo, però in termini
pratici gli investimenti anti-sismici rimangono solo quelli veicolati, qua e
là, dagli incentivi “sisma-bonus”, e si rimane quindi ben lungi da una
programmazione sistematica e massiccia di interventi di recupero e
trasformazione dei tessuti edilizi storici delle aree classificate a maggior
rischio: pertanto al prossimo malaugurabile terremoto ci ritroveremo ancora a
constatare quante risorse occorreranno per ricostruire, entità non intaccata
dalla pioggerella delle riqualificazioni volontarie agevolate dal “bonus” (per
tacere delle possibili vittime).
Il programma
del governo Conte-Bis sottolinea con una certa enfasi “gli interventi volti a
potenziare le politiche per la messa in sicurezza del territorio e per il
contrasto del dissesto idrogeologico (ecc. ecc.)”, ma senza sciogliere il nodo
della prevenzione sismica attraverso interventi massicci e coordinati.
COSA DICE
L’ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA?
In questa situazione, da un lato di rapida
trasformazione (governi,
suolo e, naturalmente, clima; ma anche nuova legge in Emilia-Romagna), d’altro
lato invece di sostanziale immobilità decisionale (Parlamento e Governo), non
mi risulta facile comprendere (e tantomeno riferire) quali siano le posizioni
prevalenti nell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che raccoglie gli
intellettuali più coinvolti in questo campo di forze (e di debolezze).
Infatti, anche se l’I.N.U. ha tenuto in aprile
a Riva del Garda – nel corale disinteresse dei media generalisti - il suo XXX
Congresso (affiancato dalla 7^ Rassegna Urbanistica Nazionale) sul tema
“Governare la frammentazione”, il cronico ritardo editoriale delle sue riviste
ufficiali, “Urbanistica” e “Urbanistica Informazioni”, consentirà si
approfondire solo tra qualche mese i contenuti del confronto ed anche il
significato del rinnovo delle cariche sociali, che contemplano il passaggio
della Presidenza da Silvia Viviani a Michele Talia.
Poco altro dice il sito www.inu.it , dove
tuttavia si può almeno leggere un’intervista rilasciata dal nuovo Presidente al
Giornale dell’Architettura14, da cui riporto la seguente succinta
dichiarazione programmatica: “Oltre ai temi già richiamati del monitoraggio
delle nuove forme di regionalismo e dell’evoluzione verso nuovi strumenti di
pianificazione integrata, il programma del prossimo
biennio tenderà a privilegiare due
questioni fondamentali: da un lato il potenziamento del contributo delle
politiche di piano al superamento delle principali fragilità territoriali e
urbane, e dall’altro la ricerca di un apporto peculiare della disciplina
urbanistica alla definizione di misure efficaci di adattamento al cambiamento
climatico. Si tratta in entrambi i casi di favorire il ricorso complementare
alla lettura scientifica delle criticità più rilevanti e alla prefigurazione
d’interventi correttivi che la nostra formazione di progettisti ci consente,
praticando un approccio alla rigenerazione urbana che sappia affiancare
all’esame rigoroso dei costi derivanti dalle misure correttive i benefici anche
economici che possono conseguire dalla adozione consapevole di misure
settoriali o integrate, quali il contenimento del consumo di suolo, la
riduzione delle superfici impermeabili, il risparmio energetico e il governo
della mobilità.”
Più prodiga di informazioni, ma non
sistematiche, è la news-letter di “Urban-promo” 14, che introduce ai
prossimi convegni autunnali; convegni in cui nelle precedenti edizioni Michele
Talia si è caratterizzato come gran regista del dibattito sul “Tactical
Urbanism”15 (la tendenza a valorizzare gli usi temporanei – più o
meno antagonistici - di spazi urbani abbandonati).
Sotto traccia qualcosa di più sul confronto
interno all’INU si può arguire dal n° 160 di “Urbanistica”, datato formalmente
“luglio-dicembre 2017”, ma pubblicato nel gennaio 2019,16 dove l’ex-Presidente
(1993-2001) Stefano Stanghellini,
-
imposta
il tema della “rigenerazione urbana” come scelta necessaria a fronte della
crisi demografica, produttiva e finanziaria;
-
individua
un insieme di ostacoli nella frammentazione dei pubblici poteri e nella
obsolescenza di molti aspetti del quadro normativo (non solo urbanistico: fisco
e catasto, appalti, bilanci societari e diritto fallimentare, vincoli storici e
ambientali), ma anche nella complessa
articolazione delle proprietà e degli interessi privati, nonché degli interessi
sociali diffusi;
-
propone
una unificazione della “regia pubblica”, una semplificazione della
pianificazione, la crescita (in tutti i soggetti interessati) della cultura
della valutazione comparativa su tutti gli aspetti in gioco, economici-sociali-ambientali;
(e tutto
ciò mi sembra assomigli parecchio alla nuova legge dell’Emilia-Romagna), mentre Laura Ricci 17
invoca la necessità di una riforma legislativa nazionale che generalizzi lo
sdoppiamento dei piani comunali tra strutturale ed operativo, ed assegna un
ruolo centrale ai meccanismi di perequazione/compensazione/incentivazione,
sulla traccia del Piano Regolatore di Roma del 2008 (e ciò mi sembra assomigli abbastanza al disegno di legge Morassut, di
cui sopra).
E’ una
questione di accenti, perché la “perequazione” (intesa come equa
ridistribuzione - tra i proprietari di immobili coinvolti dai Piani - dei
diritti edificabili e dei doveri di cessione e urbanizzazione di aree ad uso
pubblico) è strumento comunque utile, sia in fase di espansione urbana che in
fase di rigenerazione, fase però in cui l’edificabilità tende a restringersi e
l’interesse pubblico non è più solo la quantità delle aree a standard, ma anche
la qualità dei “servizi eco-sistemici” .
Insistere
sulla priorità alla “perequazione” può sembrare anche il privilegiare
l’uguaglianza “tra proprietari”, rispetto alla ricerca di una più ampia
uguaglianza tra cittadini, il ”wellfare urbano”, reso tra l’altro difficile
dalla crescente frammentazione sociale ed anche etnica della popolazione.
In attesa di capire di più, mi permetterei però
di constatare che – giustamente intimiditi dalla frammentazione della realtà –
gli urbanisti italiani mi sembra evitino di porre alla società obiettivi e
parole d’ordine non solo corretti (come mi sembrano gli indirizzi sopra
riportati), ma adeguati alla gravità della crisi in atto (suolo, clima,
ambiente, casa…) ed al grandioso ciclo di investimenti pubblici e privati, che
– a mio avviso – sarebbe necessario per affrontarla.
Fonti:
1.
Aldo
Vecchi – IL CONSUMO DI SUOLO – Quaderno n° 3 di “UTOPIA21”, settembre 2018 https://universauser.it/i-quaderni/quaderno-3-il-consumo-di-suolo.html
2.
Aldo
Vecchi – SOSTENIBILITA’, DAL FABBRICATO AL TERRITORIO – Quaderno n° 5 di “UTOPIA21”,
settembre 2018 https://universauser.it/i-quaderni/quaderno-5-sostenibilita-dal-fabbricato-al-territorio.html
3.
Anna
Maria Vailati e Aldo Vecchi – TRA-I-LAGHI – ricerca compiuta nel 2015 ed
aggiornata nel 2016, 2017, 2018, 2019, sul sito http://www.agenda21laghi.it/vivere_tra_laghi.asp
4.
I.S.P.R.A.
- CONSUMO DI SUOLO, DINAMICHE TERRITORIALI E SERVIZI ECOSISTEMICI. EDIZIONE
2017 - http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici
5.
I.S.P.R.A.
- CONSUMO DI SUOLO, DINAMICHE TERRITORIALI E SERVIZI ECOSISTEMICI. EDIZIONE
2018 - http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici.-edizione-2018
6.
FORUM
SALVIAMO-ILPAESAGGIO – news-letter del 17-07-2019 http://customer10954.musvc1.net/e/t?q=0%3dKcPbN%26E%3dH%26K%3dMcH%26L%3dKVNa%26E%3dAAQ0_Khzj_Vr_Okvg_Yz_Khzj_UwTGP.086Oz87HzI04vPu0xF9.BA_Okvg_Yz53L1_Khzj_UwYTTP_Okvg_YzcN_Okvg_YzB5-MuK38785Q9-Lz-A3LtRD8-rKwH98-xB-tL8LBJ9-7z-PEH3L-y-H98-uGtEy-7z-O30vKyKrW3H5B-EKs884-v-MyKvNE8u4r4GF9Gv_Okvg_Yz%267%3d4RCOtX.88A%26FC%3dTPcT
7.
Camera
dei Deputati: Proposta Di Legge d’iniziativa del deputato Morassut - PRINCÌPI
GENERALI IN MATERIA DI RIGENERAZIONE URBANA NONCHÉ DI PEREQUAZIONE,
COMPENSAZIONE E INCENTIVAZIONI URBANISTICHE -Presentata il 23 marzo 2018 https://www.camera.it/leg18/126?leg=18&idDocumento=113
8.
Autori
Vari, a cura di Sandra Vecchietti – LA PIANIFICAZIONE COMUNALE NELLA LEGGE
24/2017 “DISCIPLINA SULLA TUTELA E L’USO DEL TERRITORIO” DELLA REGIONE EMILIA
ROMAGNA – in “Urbanistica Informazioni” n° 280-281, Luglio/Ottobre 2018
(diffuso nel maggio 2019)
9.
Roberto
Petrini – EDILIZIA POPOLARE – 5S, C’E’ UN PIANO PER 600.000 CASE, MA LO PAGHERANNO
I LAVORATORI – su “la Repubblica” del 26-07-2019
10.
Aldo
Vecchi – L’UTOPIA (ITALIANA) DI UNA CASA, PER TUTTI – pubblicato su UTOPIA21 di
luglio 2018 - di luglio 2018.
11.
Aldo
Vecchi – CASA ITALIA? – Pubblicato su UTOPIA21 di ottobre 2016 - http://www.universauser.it/images/CASA_ITALIA.pdf.
12.
Carlo
Gasparrini – UNA BUONA URBANISTICA PER CONVIVERE CON I RISCHI – su
“Urbanistica” n° 159/2017 (diffusa nel luglio 2018)
13. Ettore
Di Napoli, Donato Di Ludovico - CONOSCENZE PER LA SICUREZZA URBANA. IL CASO DI
SULMONA (AQ) – su “Urbanistica Informazioni” n° 278-279, Marzo/Giugno 2018
(diffuso nel gennaio 2019)
14. http://www.inu.it/40428/in-evidenza/lintervista-del-giornale-dellarchitettura-al-presidente-inu/
15. “Urbanistica”
n° 157/2016 (diffusa nell’agosto 2017)
16. Stefano
Stanghellini – UN APPROCCIO INTEGRATO ALLA RIGENERAZIONE URBANA – su
“Urbanistica” n° 160/2017 (diffuso nel gennaio 2019)
17. Laura
Ricci – GOVERNARE LA CITTA’ CONTEMPORANEA. RIFORME E STRUMENTI PER LA
RIGENERAZIONE URBANA” su “Urbanistica” n° 160/2017 (diffuso nel gennaio 2019)
[A]
L’azione di Casa
Italia consiste in 10 interventi di messa in sicurezza di edifici pubblici a
uso residenziale, in siti particolarmente esposti ai rischi naturali:
interventi anche sperimentali e innovativi per tecniche e materiali utilizzati,
nonché per adozione di metodologie che minimizzino il fastidio per gli abitanti
degli edifici prescelti, tali da poter rappresentare dei prototipi, che sia
possibile replicare e diffondere altrove
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