Nel 2020 l’Associazione
per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), oltre a pubblicare il consueto rapporto
annuale sulle distanze dell’Italia dagli obbiettivi socio-ambientali dell’ONU
per il 2030, ha elaborato una analisi dei correlativi indicatori per Regioni, Province
e Città Metropolitane: questo articolo ne propone una lettura selettiva ed in
parte localizzata (e con qualche spunto critico)
Sommario:
-
premessa
-
l’Italia e gli
obiettivi ONU 2030, ad un terzo del cammino
-
regioni
-
province
-
politiche territoriali
in atto
-
Piano Nazionale di Ripresa
e Resilienza
In corsivo i commenti più personali; in corsivo-grassetto le mie valutazioni di sintesi
Riquadrati, In carattere Colibri 11, i brani riportati dai
documenti ASviS; alcune tabelle sono riprodotte in allegato, come ‘assaggio’
per i lettori, data la scarsa qualità tecnica di riproduzione; per il resto
rimando alla fonte https://asvis.it/rapporto-territori/
PREMESSA
Sia
Utopia21 (nel suo profilo locale) sia l’ASviS (Associazione per lo Sviluppo Sostenibile,
rilevante a livello nazionale) hanno iniziato la propria attività nel 2016, e
gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’O.N.U. nel 2015 per il 2030
(Sustainable Developement Goals, in sigla SDGs) ne costituiscono orizzonte
comune.
Utopia21
ed il connesso Festival dell’Utopia si sono già interfacciate con l’ASviS in
diverse occasioni, dalla partecipazione di Enrico Giovannini nel Festival 20181,2,3,4,
a quella di Donato Speroni e Gianni Bottalico nell’edizione 2019, e ancora Gianni
Bottalico nella tavola rotonda conclusiva dell’edizione 2020, passando per diversi
articoli di questa rivista 5,6.
In
particolare nel maggio 2018 Fulvio Fagiani7 ha trattato ampiamente
del Rapporto ASviS 2017, che misurava in quell’anno le distanze tra i dati
socio-economici italiani e i suddetti SDGs (e del connesso saggio di
Giovannini).
Oggetto
di questo articolo è il documento dello scorso dicembre “I territori e gli
Obiettivi di sviluppo sostenibile” 8, che integra il precedente
rapporto ordinario ASviS 2020 9,[1], articolando la
ricerca svolta dall’Associazione alla scala delle Regioni e delle Province e
Città Metropolitane, ed affronta nel contempo diversi aspetti delle politiche nazionali
e locali di pianificazione territoriale, cimentandosi anche con la formazione
del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (noto anche come Recovery Fund o
Next Generation EU).
Si
tratta infatti di un testo composito, che - oltre ad elaborare le posizioni e
le tendenze dei territori rispetto agli SDGs - :
-
parte
da esempi nel mondo di focalizzazione locale degli SDGs,
-
riprende
la collocazione dell’Italia nei percorsi di avvicinamento/allontanamento verso
tali obiettivi, aggiornandola ai primi effetti della pandemia Covid-19,
-
passa
in rassegna critica le esperienze nazionali e locali in atto di
“territorializzazione” delle strategie di sviluppo,
-
evidenzia
le problematiche metodologiche relative alla individuazione degli indicatori
statistici (nella direzione del BES)[2] ed alla gestione dei dati,
-
esplicita
le proposte dell’ASviS, in parziale alternativa al PNRR in gestazione
(l’Associazione è tornata sul tema con un convegno nel recente 9 marzo [3], mentre il suo portavoce
Enrico Giovannini [4]
ha accettato l’incarico di Ministro per le “Infrastrutture e la mobilità
sostenibile” nel nuovo Governo presieduto da Mario Draghi”),
-
conclude
con un’amplia raccolta di ‘esempi virtuosi’, provenienti da esperienze locali e
da ricerche universitarie.
In questo articolo mi
limiterò ad esaminare la questione delle differenze territoriali in Italia, sia
nel merito che riguardo ai metodi di misurazione, assumendo i dati relativi
alla Provincia di Varese, e dintorni, come finestra di riferimento concreto, con
brevi cenni ad altri aspetti del Rapporto in oggetto.
Anteponendo però un
riepilogo sulla posizione complessiva dell’Italia rispetto agli SDGs (secondo
l’ASviS) come necessaria cornice.
L’ITALIA E GLI OBIETTIVI
ONU 2030, AD UN TERZO DEL CAMMINO
Con riferimento all’era Pre-Covid, il
Rapporto ASviS 2019 10 così riassumeva sinteticamente la situazione
italiana:
Tra il 2010 e il 2017, …
l’Italia mostra segni di miglioramento in nove aree: alimentazione e
agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, sistema
energetico, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta
al cambiamento climatico, cooperazione internazionale. Per sei aree, invece, la situazione peggiora: povertà, condizione
economica e occupazionale, condizioni delle città, condizione dei mari,
ecosistema terrestre e qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni
solide, mentre per i restanti due Obiettivi (acqua e disuguaglianze) la
condizione appare sostanzialmente invariata.
Situazione
non dissimile da quella rilevata nel Rapporto ASviS 2017 (relativa agli anni
precedenti, con dati fino al 2015), così riassunta nel citato articolo di
Fulvio Fagiani 7: “…il quadro
d’insieme non induce all’ottimismo: i ritardi
del nostro paese coprono quasi tutte le aree d’interesse, con tendenze
particolarmente allarmanti in povertà, rete
idrica, disuguaglianza e risorse naturali (obiettivi 1, 6, 10, 15), e
assenza di miglioramento in energia, occupazione, città e cooperazione
(obiettivi 7, 8, 11, 17).”
(Si possono osservare, confrontando le parole evidenziate
in grassetto nei due passi sopra riportati, alcune contraddizioni sia
sincroniche – tra il 2010 e il 2017 peggiora la povertà ma non aumentano le
disuguaglianze – sia diacroniche – il tema acqua/rete idrica risulta invariato tra
2010 e 2017 ed invece peggiorato tra 2010 e 2015 - : ciò dipende a mio avviso
dalla ipersensibilità e/o scarsa rappresentatività di singoli indicatori
assunti come parametri importanti nei rispettivi ‘panieri?; problema che emerge
anche da altri aspetti dei Rapporti ASviS, come di seguito avrò occasione di
segnalare).
Il Rapporto ASviS 2020 9,
nell’inquadrare l’impatto della Pandemia Covid-19 a scala europea,
puntualizza il cammino compiuto
finora dall’Italia rispetto agli Obiettivi SDGs per il 2030, nonché soprattutto
ai ‘target’ quantitativi analitici specificati (o desumibili) per lo stesso
anno 2020 e – denunciando la scarsa attenzione dei Governi che si sono
succeduti (ma anche più in generale dell’intera classe dirigente) – sottolinea analiticamente
il ritardo sui singoli sotto-obiettivi, alle pagine da 72 ad 82, del Rapporto, cui rimando.
Nel Rapporto 2020 ‘Territori’ 8,
l’ASviS riepiloga tali tendenze in atto
in Italia, per i singoli Target, nella Tavola 2.2 a pag. 28 (qui ALLEGATO 1), individuando speranze di
miglioramento, a breve o a medio termine per la salute (esclusi incidenti
stradali), l’istruzione, le energie rinnovabili, le emissioni di gas serra e
l’affollamento carcerario (e solo a breve termine per il tasso di ocuupazione),
mentre prevede scnari peggiorativi, in varia misura, per tutti gli altri
obiettivi.
Guardando invece al 2020, il Rapporto
“Territori” 8 ipotizza le variazioni in atto nell’anno del Covid-19 con
una tabella iconografica super-sintetica, dove le poche tendenze positive
(inquinamento, consumi, delitti) sono tali solo perché la Pandemia ha obbligato
a temporanei comportamenti ‘risparmiosi’. La tabella è seguita nel Rapporto dai
commenti esplicativi che riproduco.
Considerata la rilevanza
di quanto sta accadendo per l’emergenza da COVID-19, riteniamo utile riproporre
in forma aggregata l’aggiornamento delle valutazioni dell’impatto della crisi
sugli SDGs nel 2020 già illustrate nel capitolo 3 del Rapporto ASviS 2020 .
Nel 2020 l’Italia mostra segni di miglioramento per tre Goal:
• Goal 12 - Consumo e
produzione responsabili, in quanto la grave diminuzione del PIL (-9,6%) ha
comportato un decremento della produzione di rifiuti urbani che dovrebbe
determinare un miglioramento del relativo indicatore.
• Goal 13 - Lotta contro
il cambiamento climatico. Il miglioramento dell’indicatore nella media
dell’anno si dovrebbe registrare per l’interruzione di parte delle attività
produttive durante il lockdown e per la recessione economica, che sta portando
ad una forte riduzione delle emissioni di CO2 (-7,5% secondo le stime
dell’ISPRA).
• Goal 16 - Pace,
giustizia e istituzioni solide, per la riduzione dei reati nei periodi in cui
sono state implementate le restrizioni più dure. Secondo i dati del Ministero
dell’Interno relativi al periodo 1° marzo - 10 maggio 2020, si assiste a una
riduzione del 61% del totale dei reati commessi rispetto allo stesso periodo
del 2019.
Nel 2020 è prevedibile un peggioramento per nove Goal:
• Goal 1 - Sconfiggere la
povertà, per il crollo del PIL e la riduzione del reddito disponibile delle
famiglie, stimata in oltre il 3% in termini reali.
• Goal 2 - Sconfiggere la
fame, per gli effetti negativi della crisi sul settore agricolo e il peggioramento
della qualità dell’alimentazione. Secondo l’Istat, nei primi due trimestri del
2020 l’agricoltura ha registrato diminuzioni del valore aggiunto rispetto al
trimestre precedente rispettivamente pari all’1,9% e al 3,7% in termini reali.
La riduzione delle unità di lavoro è stata dell’1,8% e del 3%, mentre la
contrazione dei redditi da lavoro dipendente è stata pari allo 0,2% e allo
0,7%.
• Goal 3 - Salute e
benessere. A causa della pandemia, da gennaio a settembre 2020 si è osservato a
livello nazionale un aumento dei decessi per il complesso delle cause rispetto
alla media del periodo 2015-2019, che corrisponde ad una variazione di +9%.
L’eccesso di mortalità riscontrato in questi nove mesi ha riguardato
principalmente il Nord Italia (+18,6%), con picchi di +35,6% in Lombardia,
mentre il Centro (+1,1%) e il Mezzogiorno (+0,3%) hanno subito aumenti più
contenuti.
• Goal 4 - Istruzione di
qualità per tutti. L’Istat stima che durante i mesi del lockdown circa tre
milioni di studenti di età compresa tra i 6 e i 17 anni hanno avuto difficoltà
a seguire le lezioni nella modalità della didattica a distanza (DAD),
soprattutto per carenza o inadeguatezza dei dispositivi informatici in
famiglia. Tale situazione è particolarmente accentuata nel Sud, dove interessa
circa il 20% dei minori. È un fenomeno particolarmente grave, che si è ripetuto
parzialmente anche nel corso dei mesi recenti e che aumenta la probabilità di
abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della
popolazione, a cui si unisce il presumibile calo dei lavoratori che partecipano
ad attività di istruzione e formazione.
• Goal 5 - Parità di
genere. Il tasso di occupazione femminile nel secondo trimestre del 2020 è
diminuito di 2,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2019,
contro la riduzione di 1,6 punti percentuali di quello maschile, evidenziando
come la crisi stia svantaggiando maggiormente le donne, il che peggiora le
disuguaglianze di genere.
• Goal 8 - Lavoro
dignitoso e crescita economica. A causa della crisi sanitaria, nel secondo
trimestre del 2020 si assiste a una drammatica diminuzione, rispetto allo
stesso trimestre del 2019, del PIL (-17,7%), del reddito disponibile, delle ore
lavorate (-20%) e dell’occupazione (- 1,9 punti percentuali). Si registra, invece,
un aumento dell’1,5% rispetto al trimestre precedente per i redditi da lavoro
dipendente procapite (+2% rispetto al secondo trimestre del 2019).
• Goal 9 - Imprese,
innovazione e infrastrutture, a causa del peggioramento dell’intensità di
emissioni di CO2
rispetto al valore aggiunto causato dalla chiusura, nei mesi del lockdown,
delle attività con minore intensità emissiva.
• Goal 10 - Ridurre le
disuguaglianze. La crisi sta ampliando drammaticamente le diseguaglianze 2. Il posizionamento
dell’Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel 2020 e in
termini prospettici 25
sociali. Durante il lockdown, i lavoratori nei settori bloccati mostrano
livelli medi dei salari decisamente inferiori rispetto agli occupati nei
settori essenziali, una differenza spiegata dall’instabilità e l’inattività
lavorativa nei primi. Inoltre, nel secondo semestre del 2020 si evidenzia il
calo del tasso di occupazione giovanile tra i 15 e i 34 anni (-3,2 punti
percentuali) e di quello degli stranieri (-5,5 punti percentuali) rispetto a
una variazione media pari a -1,9 punti.
• Goal 17 - Partnership
per gli Obiettivi. Nel 2020 si assiste ad un aumento straordinario del rapporto
tra debito pubblico e PIL, indicatore che integra quello relativo all’Aiuto
pubblico allo sviluppo (APS), il solo utilizzato fino allo scorso anno.
Infine, per cinque Obiettivi (6 - Acqua pulita e servizi
igienico-sanitari, 7 - Energia pulita e accessibile, 11 - Città e comunità
sostenibili, 14 - Vita sott’acqua e 15 - Vita sulla terra) non è stato possibile produrre una stima dell’andamento nel 2020 a
causa della mancanza di informazioni aggiornate o dell’effetto contrastante
dei fenomeni osservati all’interno dello stesso Goal.
REGIONI
In
tale contesto si colloca il tentativo dell’ASviS di quantificare la posizione e
la traiettoria verso gli SDGs per le ripartizioni amministrative del territorio
italiano, con l’avvertenza che – scendendo di scala – non tutti i tipi di dati
si presentano egualmente disponibili ed egualmente significativi, come
correttamente il Rapporto avverte, con opportune esplicitazioni metodologiche (su cui qui non mi dilungo).
Il
‘Rapporto Territori’ 8(come già i rapporti annuali 2018 e 2019) fornisce
per ogni regione due elaborazioni (pagg. 47-92):
-
andamento
dell’indice composito per ogni Goal (escluso il 17) nel decennio 2010-2019,
confrontato con la media italiana,
-
avvicinamento
o allontanamento ai singoli Target, in atto e tendenziale.
Nel
riprodurre negli ALLEGATI 2 e 3 e qui di seguito il commento ASViS – per
concretezza e per suscitare la curiosità ‘localista’ di parte dei nostri
lettori – le elaborazioni relative alla Lombardia (pag. 56-57), segnalo
che dalla mia lettura sintetica degli ‘andamenti’ la dislocazione delle regioni
si può così riepilogare, prendendo atto che i movimenti nel tempo assomigliano
quasi sempre a quelli dei valori medi nazionali:
-
regioni con numerosi valori che si muovono in parallelo, ma
più in alto, rispetto alla media nazionale:
o
Lombardia, Val d’Aosta e Nord-Est, compresa Emilia Romagna
(con specifiche eccezioni: ad esempio la Lombardia, il Veneto e
l’Emilia-Romagna viaggiano sotto-media riguardo al suolo, dove invece Aosta
Trento e Bolzano volano in alto);
-
regioni con maggioranza di valori assai vicini alla media
nazionale:
o
Piemonte, Liguria e tutte le regioni dei Centro
-
regioni con numerosi e talora vistosi scostamenti al di
sotto della media nazionale:
o
Sud e Isole.
Per la Lombardia i
progressi più evidenti, rispetto al 2010, riguardano i Goal 4, 5, 9 e 12. Per
l’Istruzione migliora la quota di laureati (+10,2 punti percentuali) e la
partecipazione alla formazione continua. Con riferimento alla Parità di genere,
nella regione aumentano le donne nel Consiglio regionale (+15,9 punti
percentuali rispetto al 2012) e diminuisce la differenza tra maschi e femmine
nella speranza di vita in buona salute alla nascita. Nel settore
dell’Innovazione, il progresso è trainato dall’aumento, rispetto al 2010, delle
famiglie con connessione a banda larga (+29,7 punti percentuali) e del numero
di ricercatori ogni 10mila abitanti (+37,8%). Per la produzione e il consumo
sostenibili, il miglioramento è funzione dell’incremento della raccolta
differenziata (+22,2 punti percentuali) e della riduzione della produzione di
rifiuti pro-capite (-4,3%).
I peggioramenti più
evidenti riguardano invece i Goal 1, 6 e 15. Nell’ambito Povertà, si osserva un
aumento della povertà relativa (+3,4 punti percentuali rispetto al 2010),
mentre il peggioramento nel settore Acqua e servizi igienico-sanitari è dovuto
alla ridotta efficienza idrica (-2,2 punti percentuali rispetto al 2012) e alla
diminuzione delle famiglie che si fidano a bere l’acqua del rubinetto (-4,4 dal
2010). Infine, l’andamento negativo del Goal 15 è dovuto dall’aumento degli
indici di frammentarietà (+2,8 punti percentuali dal 2012) e di copertura del
suolo (+4.050 ettari consumati dal 2012 al 2019).
La regione ha raggiunto il
Target relativo al rischio di povertà, all’occupazione e alla durata dei
procedimenti civili e presenta andamenti promettenti nel Goal 2 (coltivazioni
biologiche), 3 (mortalità per maggiori cause) e 4. Anche il Target sui posti-km
offerti dal servizio pubblico risulta raggiungibile, ma solo se prevarrà
l’andamento di lungo periodo. Allontanamenti significativi dai Target sono
invece segnalati nell’uso di fertilizzanti (in costante aumento dal 2016),
nell’efficienza idrica, nella disuguaglianza del reddito e nel consumo di
suolo.
PROVINCE E CITTA’
METROPOLITANE
Scendendo
alla scala delle ex-Province, ora in parte divenute “Città Metropolitane”, ed
in parte variamente ri-nominate in alcune Regioni a Statuto Speciale (tra le
quali 3, pur con autonomia regionale, hanno dimensione e/o denominazione di Province:
Aosta, Bolzano e Trento), e quindi con una griglia di ripartizione territoriale
dell’Italia in 103 ‘unità locali’, il rapporto ASviS ‘Territori’
-
da
un lato si vede privato di alcuni indicatori (i Goal gestiti si riducono a 14) e
di dati diacronici,
-
d’altro
lato deve anche concentrare l’esposizione,
per
cui si limita [5]
ad editare una ‘carta tematica’ per
ognuno dei 14 SDGs esaminati, raggruppando i 103 ‘territori provinciali’ in una
gamma di cinque tonalità cromatiche (dal verde al giallo e dal rosso, colori
‘semaforici’ e quindi auto-evidenti), corrispondenti alla distanza dalla media
nazionale (giallo) per il paniere di indicatori
considerati; con uno specifico commento per ogni tavola (pagg. 93-112).
(Il procedimento
assomiglia a quanto applicato annualmente, nel nostro piccolo, da Anna Maria
Vailati e dallo scrivente nella esposizione dei risultati della ricerca locale ‘Tra-i-laghi’
11, e quindi potrà sembrare familiare ai più affezionati tra i
lettori di Utopia21).
Per facilitare un
assaggio sintetico a tali elaborazioni, ho scelto di riprodurre integralmente
tavola e commento relativi al Goal n° 1, a titolo di esempio (con una mia
piccola annotazione specifica), mentre per i restanti 13 Goal propongo una mia
tabella cromatica riepilogativa, mettendo a confronto i risultati di Varese,
Novara e Milano con 2 province meridionali scelte come rappresentative dei
divari interni allo stesso Sud: Bari (che presenta più spesso valori positivi)
e Siracusa (che figura tra i territori con ricorrenti dati negativi).
Infatti, a differenza di quanto sopra rilevato nel mio
racconto sintetico sulle regioni, le valutazioni riferite alle province (come
si vede in parte già dalla carta tematica per il Goal 1) rivelano in molti casi
una complessa divaricazione delle situazioni territoriali, senza costanza di omogeneità
regionali (producendo di conseguenza immagini ‘arlecchino’ nelle correlative
carte tematiche), pur nell’ambito di una prevalente polarizzazione lungo l’asse
Nord-Sud.
GOAL 1 - SCONFIGGERE LA
POVERTÀ PORRE FINE AD OGNI FORMA DI POVERTÀ NEL MONDO
La mappa dell’indicatore composito relativo
alla povertà, come per tutti i Goal più connessi ad una dimensione economica
(Goal 8, 9 e 10), evidenzia le ben note differenze tra Nord e Sud del Paese. È
poi presente una certa uniformità dei valori del composito nel Nord Italia,
registrando quasi tutte le Province e Città metropolitane un valore dell’indice
superiore a quello medio italiano.
Si distinguono in maniera
positiva:
• le Province lungo il
corso del fiume Adige - dalla Provincia autonoma di Bolzano alla Provincia di
Padova - dove si hanno valori positivi del composito grazie agli indicatori sul
tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie e sulla
bassa intensità lavorativa;
• la parte ovest del
Piemonte e la Valle d’Aosta, che si distinguono per un basso tasso di ingresso
in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie;
• le Città metropolitane
di Milano, Bologna e Torino, che si caratterizzano per basse quote di
contribuenti IRPEF con un reddito inferiore ai 10mila euro e di anziani con
pensioni di importo contenuto.
Si distinguono per un dato
superiore alla media nazionale anche la gran parte delle Province della
Toscana, la Città metropolitana di Firenze e la provincia di Ancona, grazie
soprattutto agli indicatori sulla presenza di pensioni di basso importo e sulle
famiglie a bassa intensità lavorativa.
Una situazione omogenea a
quella media italiana si osserva nelle aree dell’alta Toscana (Lucca, Pistoia e
Massa-Carrara, che evidenziano un alto tasso di ingresso in sofferenza dei
prestiti bancari alle famiglie), in Umbria, nel resto delle Marche e nelle
Città metropolitane di Roma, Bari, e Cagliari.
Inoltre, si distinguono i
territori della Sardegna, dell’Abruzzo, della Basilicata e del resto della
Puglia, che presentano valori inferiori alla media nazionale, ma con intensità
decisamente minore rispetto alle altre aree del Mezzogiorno.
In particolare, valori
migliori rispetto alla media di ripartizione si riscontrano per le Province
abruzzesi relativamente ai due indicatori sulla bassa intensità lavorativa e
sulla quota di contribuenti IRPEF con meno di 10mila euro, e per le Province
lucane e pugliesi relativamente all’indicatore sul tasso di ingresso in
sofferenza dei prestiti bancari. La situazione più grave si rileva in Campania,
Molise, Calabria e Sicilia, dove le Province e le Città metropolitane riportano
i valori minimi dell’intera distribuzione per tutti gli indicatori elementari
considerati.
A margine delle valutazioni dell’ASviS sul Goal 1, mi
permetterei di precisare, sulla scorta di precedenti esperienze, che i dati
relativi al reddito (fonte: dichiarazioni IRPEF) ed alla occupazione (fonte:
ISTAT) spesso nascondono consistenti fenomeni, come i redditi ed i posti di
lavoro dei pendolari ‘frontalieri’, i quali raggiungono quotidianamente – ad
esempio – la Francia o Montecarlo dall’estremo ovest della Liguria, oppure la
Svizzera dai territori di VCO, Varese, Como, Sondrio; i dati della provincia di
Varese sono ulteriormente decurtati di circa 2000 posti di lavoro (e
conseguenti non trascurabili redditi) dei dipendenti del Centro di Ricerca
Comunitario di Ispra.
Nella seguente tabella, frutto di mia rielaborazione
sintetizzante, il colore FUCSIA sostituisce l’ARANCIONE, che non ho trovato
nella versione di Word in uso.
OBIETTIVO |
Varese |
Novara |
Milano |
Bari |
Siracusa |
1 -
SCONFIGGERE LA POVERTÀ |
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3 - SALUTE
E BENESSERE |
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4 -
ISTRUZIONE DI QUALITÀ |
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5 - PARITÀ
DI GENERE |
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6 - ACQUA
PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI |
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7 -
ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE |
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8 - LAVORO
DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA |
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9 -
IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE |
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10 -
RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE |
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11 - CITTÀ
E COMUNITÀ SOSTENIBILI |
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12 -
CONSUMO E PRODUZIONE |
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13 - LOTTA
CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO |
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14 - VITA
SULLA TERRA |
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16 - PACE,
GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE |
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Come si vede, se spesso il profondo Sud piange, anche il
ricco Nord-Ovest non sempre se la passa molto bene, e non solo per gli aspetti
ambientali: i dati elaborati dall’ASviS dovrebbero essere materia di profonde
riflessioni per le classi dirigenti locali.
Per consentire una
valutazione dei pregi e difetti del metodo di costruzione degli indicatori
tramite ‘panieri’ di sub-indicatori più dettagliati, riproduco nell’ALLEGATO 4
anche due stralci della tabella 4.1 (indicatori a livello regionale, pag. 48).
POLITICHE TERRITORIALI
IN ATTO
Un
importante capitolo del ‘Rapporto Territori 2020’ 8 (pagg. 31-46) concerne
l’analisi ed il commento delle principali politiche di riequilibrio
territoriale avviate dallo Stato Italiano negli ultimi anni, con giudizi per lo
più positivi ed anche con riserve (riserve
che convergono con quanto da me rilevato a margine della lettura del PNRR).
Si
tratta di progetti accomunati dal criterio di non solo distribuire sovvenzioni,
ma stimolare autonomo sviluppo dei territori:
-
Strategia
Nazionale Aree Interne, in atto dal 2014, che finora coinvolge in 72 “aree
pilota” un migliaio di comuni sui 4.000 individuati come ‘interni’,
-
“Programma
straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle
periferie”, definito nel 2016 e finora attuato con un unico Bando,
-
Piano
per il Sud 2030, varato solo nel febbraio 2020 (in concomitanza purtroppo con
l’esplosione della Pandemia Covid-19), dopo un lungo periodo di abbandono delle
politiche meridionalistiche, parzialmente temperato dalle esperienze
frammentarie dei “Patti Territoriali” e simili; il nuovo Piano appare molto
ambizioso ed anche ben dotato di risorse finanziarie: però è ovviamente prematuro
esprimere valutazioni di risultato.
Lo ‘zoom’ statistico
che – a titolo sperimentale, commentando la Strategia SNAI – l’ASviS sviluppa per l’area del “Vallo di Diano”,
all’estremo Sud-Est della provincia di Salerno mette a nudo a mio avviso
l’astrattezza di alcuni criteri metodologici, perché più si scende di scala e
si riducono gli indicatori inseriti nei ‘panieri’, più si scoprono incongruenze
e contraddizioni: ad esempio in questo caso sui 17 indici considerati, l’area
‘interna’ del Vallo di Diano presenta in apparenza miglior salute in 9 casi sia
rispetto alla media regionale, sia nel confronto con la Città Metropolitana di
Napoli, in 2 casi (istruzione) figura in sostanziale parità, e solo in 6 casi
si profila peggiore. Poiché però da quell’area si continua ad emigrare, occorre
forse porre anche altri e diversi interrogativi.
Un
altro capitolo del ‘Rapporto Territori’ (pagg. 14-22) espone invece i tentativi
(frammentari e disuguali) di
programmazione della transizione ecologica e sociale alla scala delle singole
Regioni e delle Città Metropolitane.
PIANO NAZIONALE DI RIPRESA
E RESILIENZA
Dopo
che l’ASviS ha partecipato, con un proprio contributo, alle consultazioni
promosse dal Governo Conte-2, denominate “Stati Generali’, nel giugno 2020, la
pubblicazione del ‘Rapporto 2020’ (al Festival dello Sviluppo Sostenibile di
ottobre) e del ‘Rapporto Territori’ (a inizio dicembre), si sono in parte
sovrapposte con i passi iniziali della elaborazione del PNRR da parte del
Governo, e cioè le Linee Guida di settembre e la prima bozza per il Consiglio
dei Ministri dell’8 dicembre; talché solo il secondo Rapporto entra in
dialettica con le Linee Guida (con un giudizio sospensivo), mentre espone una
autonoma elaborazione, di metodo e di merito, ed anche quantitativa di quello
che il PNRR dovrebbe essere (pagg.135-144).
Non avendo letto tale
elaborazione in tempo utile per la redazione dei nostri commenti al PNRR
(Utopia21 di gennaio), vi trovo tuttavia conforto per numerose delle nostre
valutazioni.
Il
testo ufficiale della proposta di PNRR, approvato dal Consiglio dei Ministri
del 12 gennaio (su cui è poi caduto il Governo Conte-2), commentato su Utopia21
del gennaio scorso, è stato pertanto esaminato solo successivamente dall’ASviS,
che il 9 marzo ha gestito in proposito un pubblico incontro, esponendo le sue
valutazioni, in parte anticipate in febbraio nelle audizioni di Giovannini – in
qualità di Portavoce (quando ancora non era tornato ministro) - e poi di
Pierluigi Stefanini – in qualità di Presidente - alle Commissioni di Camera e Senato. 12
Su tali contributi mi
ripropongo di tornare nel numero di maggio di Utopia21, quando riesamineremo
sotto vari aspetti il PNRR, che nel frattempo il Governo Draghi dovrebbe
rettificare, completare e trasmettere a Bruxelles.
Fonti:
1.
DIALOGANDO
CON PIZZINATO E BONOMI (E GIOVANNINI) SULLA METAMORFOSI DELLA SOCIETA’ di Aldo
Vecchi su UTOPIA21, marzo 2019 - https://drive.google.com/file/d/1XVWmrwofhf6xG_RQ8FD2kx9RVEpdGI10/view.
2.
Enrico
Giovannini SLIDES DI PRESENTAZIONE DELL’INTERVENTO AL FESTIVAL DELL’UTOPIA,
VARESE, 01-10-2018
https://drive.google.com/file/d/1x8RnF2wIGLpQd6Cw85zLFs1UlvLcHB80/view?usp=sharing
3.
Enrico
Giovannini REGISTRAZIONE VOCALE DELL’INTERVENTO AL FESTIVAL DELL’UTOPIA,
VARESE, 01-10-2018 E DEL SEGUENTE DIBATTITO
4.
https://drive.google.com/file/d/1_8T0tOUbACvNyLa15K_7B_mtP-e-WYKd/view?usp=sharing
https://drive.google.com/file/d/1pM9-sof9RQ1JfybueKo-pIgqnzO5wwUG/view?usp=sharing
5.
Aldo
Vecchi - LETTURA E CRITICA DEI PROGRAMMI
ELETTORALI PER IL 4 MARZO 2018 – su Utopia21, marzo 2018 - https://drive.google.com/file/d/1XVWmrwofhf6xG_RQ8FD2kx9RVEpdGI10/view
6.
Aldo
Vecchi - L’UTOPIA DEL RIFORMISMO? – su
Utopia21, marzo 2020 - https://drive.google.com/file/d/1XVWmrwofhf6xG_RQ8FD2kx9RVEpdGI10/view.
7.
Fulvio
Fagiani – PROGRAMMI- PER LA SOSTENIBILITA’ – su Utopia21, maggio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1FnI_6zxUQrl_YqyzOFiFP4g5sPSrs6f0/view
8.
ASviS
– I TERRITORI E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE - https://asvis.it/rapporto-territori/
9.
ASviS
– RAPPORTO 2020: L’ITALIA E GLI
OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE – https://asvis.it/rapporto-asvis-2020/
10.
ASviS
– RAPPORTO 2019: L’ITALIA E GLI
OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE – https://asvis.it/rapporto-asvis-2019/
11.
Anna
Maria Vailati e Aldo Vecchi – RICERCA TRA-I-LAGHI http://www.agenda21laghi.it/vivere_tra_laghi.asp
[1]
L’ASviS pubblica annualmente anche
un commento sulla Legge di Stabilità, per verificarne la congruenza con gli
obiettivi O.N.U.
[2]
L’indice BES, Benessere Equo e
Sostenibile, costruito dall’ISTAT (quando Presidente ne era lo stesso Enrico
Giovannini) come ‘paniere di indicatori’, tende ad affiancare ed a correggere
il più elementare PIL, Prodotto Interno Lordo, come criterio di valutazione del
‘progresso’ ed è stato anche introdotto ufficialmente nella contabilità
nazionale a partire dalla Legge di Stabilità per il 2017, anche se in sostanza
finora non ha influito sul dibattito pubblico italiano, tra media e partiti.
E’ invece approdata di recente all’ONU, come proposta
operativa, l’estensione del PIL al ‘capitale naturale (annualmente) consumato’
, che dovrebbe superarne l’attuale distorsione di premiare le attività
dissipatrici ed inquinanti: pur con la
difficoltà di tradurre in valori monetari quei beni che sono fondamentali ma
(fortunatamente) ancora fuori mercato, come cielo-mare-paesaggio-biodiversità,
potrebbe essere usato più facilmente del BES (e simili), perché ricondotto ad
un solo indicatore (il famoso denaro, equivalente universale) anziché essere
costituito (come il BES) da astratti algoritmi di indicatori parametrici
[3]
In tale occasione l’ASviS ha anche
divulgato una sua ricerca di estensione comparativa dei percorsi verso glgli
SDGs applicata ai paesi europei (argomento
su cui mi riservo di occuparmi successivamente).
[4] Già
Ministro del Lavoro nel Governo Letta del 2013-2014.
[5]
Invece per le 12 Città
metropolitane, cui il ‘Rapporto Territori’ dedica un approfondimento (pagg.
113-138), per quanto possibile, ai singoli Target raggiunti o non raggiunti, ed
alle tendenze in atto, riproponendo le tabelle singole dedicate alle Regioni,
seppur in ‘tono minore’. Inoltre il Rapporto propone (pagg. 129-134) una
analisi complessiva delle tendenze positive/negative riferite all’insieme delle
Aree Urbane, individuate sull’intero territorio nazionale e scorporate dai
restanti ‘retro-terra’.
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