NUOVA DIRETTIVA EUROPEA
SULLE PRESTAZIONI ENERGETICHE
DEGLI EDIFICI (EPBD)
di Aldo
Vecchi
Verso una accelerazione delle decisioni europee sugli standard energetici
dei nuovi fabbricati al 2050 (emissioni zero) e sul processo di riqualificazione
del patrimonio edilizio esistente
Sommario:
-
premessa
-
la logica complessiva della direttiva
-
la struttura della proposta
-
alcune valutazioni, anche da un
angolazione italiana
APPENDICE 1: il processo decisionale dell’Unione Europea,
in parole mie
APPENDICE 2: mie osservazioni sull’eco-bonus 110% in Utopia
21 di gennaio 2021
APPENDICE 2: ESTRATTI DELLA RELAZIONE SULLA
PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD
PREMESSA
Nell’ambito
delle strategie europee verso la decarbonizzazione (“Fit for 55” 1),
la Commissione Europea ha elaborato la proposta di una nuova direttiva 2
riguardante le prestazioni energetiche degli edifici, che modificherà
profondamente la normativa vigente (direttiva 31 del 2010 3,
modificata in parte già nel 2018), normativa abbastanza conosciuta perché ne
derivano l’attuale classificazione delle unità immobiliari, da A a G, e su di
essa si basano le procedure dei “bonus” fiscali per gli interventi edilizi di
miglioramento termico (dal 50% per i serramenti al 110% per la complessiva
riqualificazione).
La
proposta, già sottoposta a consultazioni pubbliche preliminari ed al vaglio dei
comitati tecnici comunitari, nei prossimi mesi sarà esaminata – distintamente
ed in parallelo – dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei 27 governi, nella
ricerca di una sintesi finale.
Espongo in APPENDICE 1
un mio riepilogo delle complesse procedure decisionali europee, che può essere
utile per comprendere meglio anche l’iter della proposta qui descritta.
I
testi disponibili (assurdamente, a mio
avviso, solo in lingua inglese), e che utilizzerò nel seguito di questo
articolo, comprendono:
-
una
relazione 2 – alquanto complessa – che dà atto della procedura fin
qui seguita, consultazioni incluse, espone le motivazioni del provvedimento
(anche in contrasto con il parere del “Comitato per il controllo normativo”) e ne descrive e
poi espone l’articolato (testo che richiamerò
come REL, di cui riproduco ampi estratti nell’APPENDICE 2),
-
un
documento con 9 allegati tecnici, destinati ad orientare l’operatività della direttiva,
quando approvata, a cura dei singoli Stati membri,
-
un
agile comunicato 4 relativo ad una conferenza-stampa in data 15
dicembre 2021 del Vice-presidente Frans Timmermans (testo che richiamerò come TIMM) e della Commissaria Kadri Simson (il
cui intervento è però attinente piuttosto alla contestuale proposta per
decarbonizzare il mercato del gas).
LA LOGICA COMPLESSIVA
DELLA DIRETTIVA
REL: “Gli obiettivi
principali di questa revisione sono la riduzione delle emissioni di gas serra
(GHG) degli edifici e il consumo finale di energia entro il 2030 e la
definizione di una visione a lungo termine per gli edifici verso la neutralità
climatica a livello dell'UE nel 2050. Per raggiungerli, l'iniziativa è fondata
in diversi obiettivi specifici: aumentare la velocità e la profondità delle
ristrutturazioni degli edifici, migliorare le informazioni sulla prestazione
energetica e sulla sostenibilità degli edifici e garantire che tutti gli
edifici siano in linea con i requisiti di neutralità climatica del 2050. Il
sostegno finanziario rafforzato, la modernizzazione e l'integrazione del
sistema sono leve per raggiungere questi obiettivi.” 2
TIMM: “Questo è un
pezzo molto importante del nostro pacchetto Fit for 55. Gli edifici
rappresentano il 40% dell'energia che utilizziamo e il 36% delle emissioni di
gas serra. La maggior parte degli edifici di oggi sarà ancora lì nel 2050,
quindi per ridurre il consumo di energia e le emissioni dobbiamo
ristrutturarli.
Il cambiamento nel
settore edile è stato troppo lento. Eppure, l'urgenza di agire sulla
ristrutturazione è enorme. L'opportunità è anche enorme, tra l'altro.
Milioni di europei
non possono pagare le bollette energetiche. Spesso vivono in case mal isolate
con sistemi energetici obsoleti. Quindi vediamo che gli attuali prezzi
dell'energia hanno un impatto sproporzionato sulle famiglie vulnerabili.
Un edificio nella
classe energetica più bassa consuma 10 volte di più di quelli nella classe
superiore” [cioè della classe più alta,
attualmente “A” ]. “Quindi le persone che vivono lì – e queste sono spesso
le persone più povere – pagano molto più di quanto potrebbero, se solo i loro
edifici fossero migliori.
La nostra revisione
di oggi introduce diverse misure. I passaporti di ristrutturazione terranno
traccia dei miglioramenti, saranno richiesti certificati di prestazione
energetica per tutti gli edifici o appartamenti in vendita e, in particolare,
gli standard minimi di prestazione energetica si applicheranno a tutti gli
edifici con un'etichetta energetica G. Questi edifici, che rappresentano” [cioè che dovranno includere] “circa il
15% degli edifici in ciascuno Stato membro” dovranno ”essere aggiornati almeno
all‘etichetta energetica F entro il 2030 e all'etichetta E nel 2033. Per gli
edifici pubblici le scadenze sono rispettivamente il 2027 e il 2030.” 4
La
conferenza di Timmermans è proseguita direttamente in italiano per il
successivo periodo, perché probabilmente solo in Italia erano circolate
illazioni sul carattere punitivo della proposta di direttiva EPBD verso i
proprietari delle abitazioni con scarsa qualità energetica (una mia vicina di casa,
raggiunta da tale propaganda, mi aveva infatti prospettato che “L’Europa adesso
ci porterà via la casa”):
TIMM: “E permettetemi di affrontare
alcune delle preoccupazioni specifiche che abbiamo visto negli ultimi giorni: “Bruxelles” non vi dirà che
non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata. E
nessun"burocrate di Bruxelles" confischerà la vostra casa se non è
ristrutturata. Il patrimonio culturale è protetto e le case estive possono
essere esentate.
La nostra proposta non contiene alcun
divieto di vendita o affitto per gli edifici che saranno qualificati nella
classe G, cioè per quel 15% degli edifici identificati come quelli con la
peggiore efficienza energetica nel singolo paese.
La proposta lascia agli Stati Membri
la libertà di decidere come far rispettare lo standard minimo. Ciò già accade
con successo in vari Stati membri. Da queste esperienze, ogni Stato potrà
trarre le lezioni necessarie per applicare nella maniera più giusta ed efficace
la nostra proposta.
Un sostegno finanziario è e sarà
sicuramente necessario in molti casi. Si potrà ottenere un sostegno
dal governo italiano e dall'UE per
aumentare il valore della propria casa e ridurre la propria bolletta
energetica. Ci vuole un po' di sforzo,
ma sicuramente ne vale la pena. A parte il fatto che così si aiuterà a ridurre
emissioni che causano più di 400.000 morti premature in Europa. 400.000 ogni
anno.” 4
Nella
parte finale dell’intervento, tornando all’inglese (qui tradotto automaticamente, o quasi), il Vice Presidente della
Commissione Europea ha accennato alle modalità di intervento previste, sviluppate
nella RELAZIONE:
TIMM: “L'aggiornamento di un edificio
non avviene dall'oggi al domani. Ma a differenza delle modifiche decorative
alle nostre case, la ristrutturazione energetica si ripaga da sola. Porta a
bollette più economiche e aria più pulita. Quindi si tratta davvero di aiutare
a superare l'ostacolo all'investimento iniziale. Come si vedrà nelle proposte,
abbiamo a disposizione finanziamenti dell'UE e altre misure imminenti, comprese
le nuove linee guida sugli aiuti di Stato, aiuteranno gli Stati membri. … Affrontare
le cause profonde di un problema è difficile. Ma portare avanti questa proposta
porterà soluzioni reali. Aiuterà a porre fine alla povertà energetica e a porre
fine al ciclo di sovvenzioni al consumo di energia, che investe molti soldi in
un problema senza risolverlo effettivamente. E in una casa non rinnovata, stai
quasi buttando soldi dalla finestra, letteralmente, mentre il calore fuoriesce
dalle tue finestre, sotto le tue porte e attraverso pareti e tetti non isolati.”4
LA STRUTTURA DELLA
PROPOSTA
La
proposta di Direttiva 2, i cui
contenuti essenziali si possono leggere in italiano negli estratti che pubblico
in APPENDICE 2, prevede essenzialmente:
-
di
condizionare e stimolare il ‘mercato’ del settore edilizio per raggiungere gli
obiettivi di decarbonizzazione 2030/2050 (e di contrasto alla povertà
energetica ed abitativa), perché il mercato ‘da solo non ce la fa’,
-
di
agire sia al livello comunitario sia – in modo coordinato – al livello
nazionale (e locale) per conseguire la necessaria efficacia,
e
di procedere in tal senso attraverso:
-
una
nuova classificazione delle prestazioni energetiche degli edifici, identica per
tutta l’Europa nella nuova classe “A”, che prescrive – per tappe – “emissioni zero” per le nuove costruzioni
all’anno 2050, ed invece differenziata per ogni Stato membro nel livello più
basso, la nuova classe “G”, che dovrà includere il 15% degli edifici con le
prestazioni peggiori di quel territorio nazionale;
-
l’organizzazione
degli sforzi di ogni singolo Stato, attraverso i nuovi “Piani nazionali di
Ristrutturazione Edilizia” (che a regime dovranno affiancare la cadenza
quinquennale dei PNIEC, Piani Nazionali Integrati per l’Energia ed il Clima)
per migliorare progressivamente il patrimonio edilizio esistente, con priorità
alle fasce abitative più deboli (le risorse finanziarie sono e saranno
assicurate con fonti europee e
nazionali, ma non regolate da questa Direttiva);
-
l’introduzione
di nuove categorie concettuali come la “ristrutturazione profonda” e la ‘ristrutturazione
graduale’, con strutture tecniche che forniscano assistenza, anche attraverso
il nuovo strumento del ‘passaporto energetico’, che affianchi alla mera
classificazione statica una prospettiva di successive migliorie;
-
tappe
progressive (da rivedere periodicamente, la prossima volta nel 2027) per
spingere, a partire dagli edifici pubblici e da quelli di grandi dimensioni,
anche:
o
a
prestazioni migliori anche riguardo alla qualità complessiva dei fabbricati: “le
condizioni di vita delle famiglie vulnerabili, l'aumento della resilienza
climatica, la resilienza ai rischi di catastrofi inclusa la resilienza sismica,
la sicurezza antincendio, la rimozione di sostanze pericolose, compreso
l'amianto e l'accessibilità per le persone con disabilità”,
o
ad
una valutazione delle emissioni e degli scarti nell’intero ciclo di vita del
manufatto edilizio, compreso lo smaltimento finale,
o
ad
uno schema di “prontezza intelligente”, cioè una gestione digitale integrata
delle informazioni e decisioni in materia energetica relativa alle condizioni
ed agli usi dell’edificio, mirata ad un fecondo rapporto interattivo con gli
utenti;
-
integrazione
delle disposizioni relative ai consumi energetici con quelle relative alla
produzione decentrata di energia (impianti di energie rinnovabili, comunità
energetiche, reti di teleriscaldamento) nonché alla mobilità sostenibile:
parcheggi per biciclette e punti di ricarica bi-direzionali per veicoli elettrici.
ALCUNE VALUTAZIONI,
ANCHE DA UN ANGOLAZIONE ITALIANA
Mi sembra che la
proposta di direttiva EBPD, come anche l’insieme del Green Deal europeo, anche
prima della sua coniugazione con i finanziamenti anti-ciclici agli Stati
tramite il Next Generation EU (ovvero PNRR), vada oltre l’assetto
ordo-liberista tradizionale dell’Unione Europea, assetto in parte
cristallizzato dagli stessi trattati.
Ciò sia per la
crescente ingerenza pubblica negli indirizzi produttivi, sia per la concreta
attenzione ai bisogni e ai diritti dei ceti disagiati (e non genericamente “dei
cittadini”), che pare superiore al generico concetto di “assistenza abitativa”
di cui all’art. 34 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (o
carta di Nizza). 5
Anche se il PNRR sta
abituando l’opinione pubblica italiana ad un linguaggio di programmazione con
obiettivi, traguardi e scadenze temporali (con l’impressione di insieme di una
‘grande e affannosa rincorsa’ o anche della ‘solita emergenza’) il paesaggio
politico-giuridico delle decisioni dell’Unione Europea, ben esemplificato dalla
proposta di direttiva in esame, appare una sorta di ‘piccolo paradiso svizzero’,
dove i vagoni delle singole direttive puntualmente si combinano – tappa per
tappa – nel contesto pluriennale delle strategie, che convergeranno nel 2050 in
un Continente Decarbonizzato.
Una calma olimpica che
forse trascura in parte le possibili variabili sociali e politiche, endogene
(dai Gilet Gialli ai sovranisti più o meno neri) ed esogene (dal “fronte
russo” allo
jihadismo, dai mercati delle materie prime e dei semilavorati alla
contrapposizione USA/Cina); tuttavia mi sembra confortante che a livello
europeo si riesca a ragionare su obiettivi di lungo termine ed alla loro
concreta attuazione per tappe, e che in tal modo si riesca - forse – a
costringere in tale verso anche situazioni come quella italiana.
Situazione in cui non
solo c’è ancora molto da fare, ma anche parecchio da disfare (o almeno da
ri-formare), perché – ad esempio – il bonus 110% (dei cui difetti già ho
scritto su Utopia21 6 – vedi APPENDICE 2) non va esattamente nella
direzione delineata dalla direttiva EBPD, in quanto:
-
non privilegia il
contrasto alla povertà energetica ed abitativa, bensì accorda privilegi ai
“ceti medi” (proprietari di prime e seconde case, singole o in condominio, in
grado di applicare normative complesse entro tempi ridotti), regalando loro sia
l’intero costo di intervento che i benefici del successivo risparmio
energetico,
-
non innesca un processo
di successivi miglioramenti prestazionali dopo l’abbuffata iniziale, per altro
limitata al passaggio a 2 classi superiori di rendimento termico (laddove una
graduazione dei contributi potrebbe spingere a migliori risultati finali),
-
non programma una
crescita ordinata (qualitativa e quantitativa) del settore produttivo edilizio,
ma lo ‘droga’ con una impennata di domanda (dagli effetti inflazionistici), cui
potrebbe seguire un drastico ridimensionamento (così è stato in passato anche
per il fotovoltaico),
-
non connette in modo sistematico
la riqualificazione edilizia con un approccio integrato alla produzione
decentrata di energia (né tanto meno con la rigenerazione urbana).
A mio avviso il
super-bonus 110% poteva essere giustificato come ‘misura d’urto’ per
popolarizzare il tema e allenare il settore edilizio, ma solo se accompagnata,
dall’inizio o comunque ‘per tempo’, da una prospettiva di ‘atterraggio a medio
termine’, già ben delineata dalle nostre istituzioni nazionali; prospettiva che
invece arriverà, forse e tardivamente, perché indotta a posteriori dalla
sopravvenienza di una – pur benemerita – proposta di direttiva comunitaria,
quale quella in esame.
APPENDICE
1: IL PROCESSO DECISIONALE DELL’UNIONE EUROPEA, IN PAROLE MIE
CITTADINI:
eleggono direttamente il Parlamento Europeo e sono rappresentati dai rispettivi
Governi, i cui vertici costituiscono il Consiglio Europeo
COMMISSIONE:
è nominata dal Consiglio, di concerto con il Parlamento
STRATEGIE:
indirizzi programmatici condivisi da Parlamento, Commissione e Consiglio;
comprendono cronoprogrammi dettagliati sui successivi provvedimenti
REGOLAMENTI
e DIRETTIVE: sono proposti dalla Commissione (il Parlamento può esprimere
suggerimenti) contemporaneamente al Parlamento ed al Consiglio, che possono
emendarli o bocciarli, ma abitualmente convergono in processi di mediazione:
-
i
Regolamenti sono norme immediatamente vincolanti per cittadini e imprese
-
le
Direttive sono indirizzi cogenti, cui gli Stati membri si devono adeguare in
tempi certi, con possibilità di adeguarne i contenuti alle situazioni
specifiche.
Le
proposte devono essere accompagnate da una RELAZIONE DI IMPATTO che ne dimostri
la necessità, coerenza, fattibilità, sostenibilità.
La
Commissione inoltre può emanare DECISIONI, vincolanti solo per specifici
destinatari, e RACCOMANDAZIONI, rivolte agli Stati Membri.
Anche
il Parlamento Europeo può esprimere indirizzi e PARERI.
APPENDICE
2: MIE OSSERVAZIONI SULL’ECO-BONUS 110% IN UTOPIA 21 DI GENNAIO 2021 6
In
merito all’eco-bonus 110% mi sembra opportuno evidenziare infatti che a mio
avviso si tratta di una provvidenza forse fin troppo generosa verso quel largo
“ceto medio” dei proprietari di case, già beneficiato dalla abolizione delle
tasse sulla prima casa, e che attraverso questa procedura di incentivazione
alla riqualificazione energetica godranno – a costo zero - di un apprezzamento
dei valori immobiliari (a scapito in particolare di una correlativa
svalutazione dei fabbricati che – per vari motivi – non verranno
riqualificati), nonché dei risparmi su tutte le future bollette energetiche
(gas ed elettricità), oltre all’immediato maggior comfort abitativo.
Considerando
che il complesso meccanismo del rimborso in 5 anni sui crediti fiscali spinge
in generale i proprietari di alloggi ad avvalersi di banche od imprese per il
finanziamento dei lavori (cedendo loro [in tutto o in parte] il margine del 10%), probabilmente una
incentivazione minore sarebbe stata più equa (in rapporto alle categorie meno
garantite degli inquilini e dei senza-casa, nonché dei proprietari che non
riusciranno ad avvalersi del ‘bonus’), ma comunque efficace (sia per la
riduzione delle emissioni in atmosfera, sia per il rilancio del settore
edilizio. Tale riduzione sarebbe possibile inglobando nei conti del dare ed
avere i successivi benefici sulle bollette per una decina di anni successivi,
sempre interponendo un soggetto finanziario tipo ESCO (‘Energy Service
Company’, con il potenziale coinvolgimento delle imprese che vendono energia
elettrica e gas), e quindi senza chiedere comunque anticipazioni né esborsi
diretti ed immediati agli stessi proprietari, che comparteciperebbero alla
spesa continuando a pagare per qualche anno bollette di gas ed energia
elettrica di importo invariato anziché ribassato (fatti salvi eventuali
contributi per i meno abbienti).
In tale
direzione di incentivazione mediata da soggetti finanziari e da ESCO, mi pare
orientato anche il documento di indirizzo della Commissione Europea 4, già
sopra citato, che inquadra inoltre la programmazione della riqualificazione
energetica dei fabbricati in un più ampio ragionamento normativo, tecnologico e
socio-economico, con cui comunque l’Italia dovrà fare i conti, perché dovrebbe
tradursi in specifiche direttive – in parte cogenti – nel giro di 2-3 anni.
Inoltre la
scelta di intervenire solo attraverso contributi per singoli fabbricati può
avere qualche contro-indicazione, perché si escludono di fatto progetti più
complessivi, come il tele-riscaldamento, perché si rischia di risanare alcuni
edifici che meriterebbero invece di essere sostituiti, perché non si colgono le
opportunità di “sinergia climatica” relativamente alle aree esterne ai
fabbricati: alberature, porticati, frangi-vento, ecc. . Ancora ritengo doveroso
osservare che appare molto debole il sistema dei controlli, e che – anche a
prescindere da possibili truffe o malversazioni - il rimborso al 110%, limitato
solo da massimali assoluti di contributo e dal prezziario ufficiale, rischia di
conferire indebiti guadagni lungo la filiera
committenti/amministratori/progettisti/imprese/banche, sicuramente senza far
tornare alle casse pubbliche i possibili risparmi derivanti da una sana
concorrenza, tecnologica od esecutiva.
APPENDICE
3 - ESTRATTI DELLA RELAZIONE SULLA PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD 2
REL: “Nell'UE, riscaldamento,
raffreddamento e acqua calda sanitaria rappresentano l'80% dell'energia
consumata dalle famiglie.
Rendere l'Europa più resiliente
richiede la ristrutturazione degli edifici dell'UE, rendendoli più efficienti
dal punto di vista energetico e meno dipendenti dai combustibili fossili. La
ristrutturazione è fondamentale per ridurre il consumo energetico degli
edifici, per abbattere le emissioni e per ridurre le bollette energetiche.
Inoltre, la ristrutturazione genera
posti di lavoro locali e crescita economica. Dato il lungo tempo necessario per
indurre cambiamenti nel settore edile, è necessaria una tempestiva revisione
della direttiva per sostenere il raggiungimento degli obiettivi ‘Fit for 55’.
Il pacchetto "Fit for 55"
consiste in una serie di proposte interconnesse supportate da un'analisi di
valutazione d'impatto … . L’analisi ha
mostrato che un affidamento eccessivo su
politiche di regolamentazione
rafforzate comporterebbe oneri economici inutilmente elevati, mentre la
tariffazione del carbonio da sola non supererebbe i persistenti fallimenti del
mercato e le barriere non economiche. Il policy mix prescelto bilancia quindi
attentamente prezzi, obiettivi, standard e misure di supporto. La revisione
dell'EPBD proposta è inserita nello stesso quadro. Di conseguenza, un
cambiamento nell'equilibrio del mix complessivo richiederebbe l'adeguamento di
diverse parti della politica. Un indebolimento delle misure di fissazione dei
prezzi e degli obiettivi che promuovono la decarbonizzazione del settore edile
richiederebbe misure regolamentari corrispondentemente più rigorose nella
revisione dell'EPBD, in particolare per quanto riguarda l'eliminazione graduale
dei combustibili fossili e gli standard minimi obbligatori di prestazione
energetica.
Le pertinenti valutazioni d'impatto
della Commissione hanno dimostrato che il raggiungimento degli obiettivi
sarebbe meno certo e più costoso in assenza di un segnale del prezzo del
carbonio sui combustibili per riscaldamento, come il proposto nuovo sistema di
scambio di emissioni (ETS) per gli edifici e il trasporto su strada.
Questo funziona al meglio di pari
passo con le misure normative comunitarie e nazionali complementari. …
Il nuovo ETS crea incentivi economici
per la decarbonizzazione degli edifici e genera entrate per il sostegno
pubblico, mirato in particolare a sostenere le famiglie vulnerabili. L'EPBD
riveduto affronta
gli ostacoli non economici alla
ristrutturazione. Crea un quadro favorevole per fornire sostegno finanziario
alla ristrutturazione senza mobilitare direttamente i finanziamenti richiesti.
Una EPBD rivista potrebbe contribuire in modo significativo al raggiungimento
degli obiettivi 2030. La valutazione d'impatto dell'EPBD mostra che, in sua
assenza, le riduzioni complessive delle emissioni
necessarie non [raggiungeranno nemmeno
] la metà di quanto necessario nel settore residenziale e dei servizi per
raggiungere l'obiettivo del 2030.
Senza queste revisioni, sarebbero
necessarie più misure a livello di Stati membri per colmare questo
divario, ma l'incertezza sulla loro
efficacia, tempestività e coerenza con l'obiettivo di decarbonizzazione 2050 sancito
dalla legge europea sul clima affievolirebbe gli incentivi per un rapido
aumento dei tassi di ristrutturazione. In assenza di misure normative UE o
nazionali rafforzate
che aumentino il tasso di
ristrutturazioni, il prezzo del carbonio dovrebbe essere più elevato e, in
definitiva, gli ostacoli non economici alle ristrutturazioni rimarrebbero
irrisolti.
Sarà importante preservare la coerenza
in tutte le disposizioni relative agli edifici del pacchetto durante i
negoziati per concordare un quadro coerente e solido affinché gli edifici
soddisfino gli obiettivi 2030 e 2050 dell'UE.
Una delle principali novità della
revisione è l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per
innescare la necessaria trasformazione del settore. La ristrutturazione degli
edifici ha due impatti economici positivi ampiamente riconosciuti: 1.
diminuzione dei costi energetici, alleviando la povertà energetica e 2. aumento
del valore di edifici più performanti dal punto di vista energetico … [e per] …
una migliore qualità della vita ... .
I vantaggi di una bolletta energetica
più bassa sono ancora più rilevanti in un contesto di prezzi energetici
elevati.
Le persone che vivono in edifici con
le prestazioni peggiori e quelle che si trovano ad affrontare la povertà energetica
trarrebbero vantaggio da edifici rinnovati e migliori e da costi energetici
ridotti e sarebbero protetti da ulteriori aumenti e volatilità dei prezzi di
mercato.
D'altra parte, i proprietari possono
essere tentati di trasferire i costi di ristrutturazione agli inquilini per
coprire il loro investimento iniziale. Inoltre, un'attenzione più pronunciata
sull'affrontare le carenze degli edifici esistenti con le peggiori prestazioni
potrebbe ridurre ulteriormente i loro prezzi nelle transazioni di mercato,
anche se esiste già oggi una certa correlazione tra classi di prestazione
energetica e valore.
Le norme minime di prestazione
energetica a livello dell'UE sono state attentamente concepite per mitigare i
possibili effetti sociali negativi e massimizzarne i benefici sociali, in
particolare per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di vita negli
edifici con le prestazioni peggiori e l'attenuazione o addirittura la
prevenzione della povertà energetica. Gli Stati membri saranno tenuti a sostenere
il rispetto degli standard minimi di prestazione energetica con un quadro di
sostegno adeguato che includa sostegno finanziario, assistenza tecnica,
rimozione delle barriere e monitoraggio degli impatti sociali, in particolare sui
più vulnerabili.
I piani nazionali di ristrutturazione
edilizia presteranno attenzione al monitoraggio della riduzione delle persone
colpite dalla povertà energetica e della popolazione che vive in alloggi
inadeguati (es. muri o tetti che perdono) o con condizioni di comfort termico
inadeguate. I piani presenteranno una panoramica delle politiche e delle misure
nazionali che conferiscono potere e protezione alle famiglie vulnerabili,
alleviando la povertà energetica e garantendo l'accessibilità degli alloggi.
Le misure della presente proposta sono
coerenti con le politiche e le misure degli strumenti dell'UE a sostegno di una
transizione socialmente giusta. Questi includono relazioni sui progressi verso
obiettivi indicativi nazionali per ridurre il numero di famiglie in povertà
energetica nell'ambito dei piani nazionali per l'energia e il clima e
investimenti pianificati per mitigare gli effetti distributivi e promuovere
soluzioni strutturali, in particolare il rinnovamento energetico degli edifici,
comprese le misure di miglioramento dell'efficienza energetica o l'integrazione
della produzione di energia da fonti di energia rinnovabili, decarbonizzazione
dei loro sistemi di riscaldamento e raffreddamento – per ridurre la dipendenza
dai combustibili fossili in linea con i piani sociali per il clima proposti,
nonché il polo di consulenza sulla povertà energetica, che sostiene gli sforzi
degli Stati membri per Alleviare e monitorare la povertà energetica.
La proposta è ben coordinata con altri
strumenti pertinenti, in particolare per quanto riguarda i fondi nazionali e
dell'UE. …
Per essere classificata come
un'attività economica sostenibile ai sensi dell'atto delegato sulla tassonomia
dell'UE sul clima, la ristrutturazione degli edifici deve conseguire un
risparmio energetico del 30%, soddisfare i requisiti minimi di prestazione
energetica per ristrutturazioni importanti o consistere in misure individuali
specifiche classificate come sostenibili. La ristrutturazione per conformarsi
agli standard minimi di prestazione energetica proposti a livello dell'Unione è
generalmente in linea con i criteri della tassonomia dell'UE relativi alle
attività di ristrutturazione degli edifici.
Gli standard minimi di prestazione
energetica sono lo strumento normativo essenziale per avviare la ristrutturazione
di edifici esistenti su larga scala, poiché affrontano gli ostacoli principali
alla ristrutturazione, come gli incentivi frazionati e le strutture di
comproprietà, che non possono essere superati da incentivi economici.
L'introduzione di standard minimi di prestazione energetica dovrebbe portare a
una graduale eliminazione degli edifici con le prestazioni peggiori e a un
miglioramento continuo del parco immobiliare nazionale, contribuendo
all'obiettivo a lungo termine di un parco immobiliare decarbonizzato entro il
2050. Le norme minime di prestazione
energetica fissate a livello di Unione dovrebbero concentrarsi sulla
ristrutturazione degli edifici con il più alto potenziale in termini di
decarbonizzazione, riduzione della povertà energetica e benefici sociali ed
economici estesi, in particolare sugli edifici con le prestazioni peggiori, che
necessitano da ristrutturare in via prioritaria.
Le norme minime di prestazione
energetica a livello di Unione dovrebbero basarsi su classi di prestazione energetica
armonizzate. Definendo la classe di prestazione energetica G più bassa come il
15% con le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale di ciascuno
Stato membro, l'armonizzazione delle classi di prestazione energetica assicura
sforzi simili da parte di tutti gli Stati membri, mentre la definizione della
migliore classe di prestazione energetica A assicura la convergenza della scala
armonizzata delle classi di prestazione energetica verso la comune visione di
edifici a emissioni zero.
Per quanto riguarda il resto del parco
immobiliare nazionale, gli Stati membri sono liberi di decidere se intendono
introdurre standard minimi di prestazione energetica, progettati a livello
nazionale e adattati alle condizioni nazionali. In sede di revisione della
presente direttiva, la Commissione dovrebbe valutare se sia necessario
introdurre ulteriori standard minimi di prestazione energetica vincolanti al
fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato entro 2050. L'introduzione di standard minimi di prestazione
energetica dovrebbe essere accompagnata da un quadro favorevole che comprenda
assistenza tecnica e misure finanziarie. Le norme minime di prestazione
energetica fissate a livello nazionale non equivalgono a "norme
dell'Unione" ai sensi delle norme sugli aiuti di Stato, mentre le norme
minime di prestazione energetica a livello dell'Unione potrebbero essere
considerate come tali "norme dell'Unione". In linea con le norme
riviste sugli aiuti di Stato, gli Stati membri possono concedere aiuti di Stato
alla ristrutturazione di edifici per conformarsi alle norme di prestazione
energetica a livello dell'Unione, in particolare per raggiungere una
determinata classe di prestazione energetica, fino a quando tali norme a
livello di Unione non diventeranno obbligatorie. Una volta che le norme
diventano obbligatorie, gli Stati membri possono continuare a concedere Aiuti
di Stato per la ristrutturazione di edifici e unità immobiliari che rientrano
negli standard di prestazione energetica a livello dell'Unione, a condizione
che la ristrutturazione edilizia miri a uno standard superiore alla classe
minima di prestazione energetica specificata.
La ristrutturazione graduale può
essere una soluzione per affrontare i problemi degli elevati costi iniziali e
delle seccature per gli abitanti che possono verificarsi quando si ristruttura
"in una volta sola". Tuttavia, tale ristrutturazione graduale deve
essere pianificata attentamente per evitare che una fase di ristrutturazione
precluda le fasi successive necessarie. I passaporti di ristrutturazione
forniscono una chiara tabella di marcia per la ristrutturazione graduale,
aiutando i proprietari e gli investitori a pianificare i tempi e la portata
migliori per gli interventi. Pertanto, i passaporti di ristrutturazione dovrebbero
essere messi a disposizione dei proprietari di edifici come strumento
volontario in tutti gli Stati membri. Il concetto di "ristrutturazione
profonda" non è stato ancora definito nella normativa dell'Unione.
Nell'ottica del raggiungimento della visione a lungo termine degli edifici, la
ristrutturazione profonda dovrebbe essere definita come una ristrutturazione
che trasforma gli edifici in edifici a emissioni zero; in una prima fase, come
una ristrutturazione che trasforma gli edifici in edifici a energia quasi zero.
Questa definizione ha lo scopo di aumentare la prestazione energetica degli
edifici. Un profondo rinnovamento ai fini della prestazione energetica è
un'opportunità privilegiata per affrontare altri aspetti come le condizioni di
vita delle famiglie vulnerabili, l'aumento della resilienza climatica, la
resilienza ai rischi di catastrofi inclusa la resilienza sismica, la sicurezza
antincendio, la rimozione di sostanze pericolose, compreso l'amianto e
l'accessibilità per le persone con disabilità. …
Sono disponibili diverse opzioni per
coprire il fabbisogno energetico di un edificio efficiente con energia da fonti
rinnovabili: energie rinnovabili in loco come solare termico, solare
fotovoltaico, pompe di calore e biomassa, energia rinnovabile fornita da
comunità di energia rinnovabile o comunità di energia dei cittadini , e
teleriscaldamento e teleraffrescamento da fonti rinnovabili o calore di scarto.
…
L'indicatore di
prontezza intelligente dovrebbe essere utilizzato per misurare la capacità
degli edifici di utilizzare le tecnologie dell'informazione e della
comunicazione e i sistemi elettronici per adattare il funzionamento degli
edifici alle esigenze degli occupanti e della rete e per migliorare
l'efficienza energetica e le prestazioni complessive di edifici. L'indicatore
di prontezza intelligente dovrebbe aumentare la consapevolezza tra i
proprietari di edifici e gli occupanti del valore alla base dell'automazione
degli edifici e del monitoraggio elettronico dei sistemi tecnici degli edifici
e dovrebbe dare fiducia agli occupanti sui risparmi effettivi di queste nuove
funzionalità migliorate. L'indicatore di prontezza intelligente è
particolarmente vantaggioso per i grandi edifici con un elevato fabbisogno
energetico. Per gli altri edifici, il sistema di valutazione della prontezza
intelligente degli edifici dovrebbe essere facoltativo per gli Stati membri.” 2
aldovecchi@hotmail.it
Fonti:
1.
Consiglio
Europeo – FIT FOR 55 - https://www.consilium.europa.eu/it/policies/green-deal/eu-plan-for-a-green-transition/
2.
Commissione
Europea – PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD - https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/c51fe6d1-5da2-11ec-9c6c-01aa75ed71a1/language-it
3.
Unione
Europea – DIRETTIVA 31/2010 - https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:153:0013:0035:IT:PDF
4.
Commissione
Europea – CONFERENZA STAMPA DEL 15 DICEMBRE 2021 (Timmermans e Simson) - https://ec.europa.eu/info/news/top-experts-hand-over-their-_it
5.
Aldo
Vecchi – LA CONSULTAZIONE SUL FUTURO DELL’EUROPA – https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing
6.
Aldo
Vecchi – PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO – su Utopia21, gennaio 2021https://drive.google.com/file/d/1WvDHNKBmPzcdk9JsIdG9_M6EQLH0H4bJ/view?usp=sharing