domenica 20 marzo 2022

UTOPIA21 - MARZO 2022: LITIGANDO CON L’ALGORITMO: PUBBLICO SI’, MA ANCHE PRIVATO

 

LITIGANDO CON L’ALGORITMO:

PUBBLICO SI’, MA ANCHE PRIVATO

di Aldo Vecchi

 

Una divagazione a partire dagli articoli di Urbinati e di Madotto sulla dittatura burocratica digitale (mentre privato è bello?)

 

Sommario:

-       Nadia Urbinati :”il mito della burocrazia digitale usa il pretesto dell’efficienza per abolire la volontà umana”

-       Paolino Madotto: “Amazon vince perché mette il cliente al centro. e se lo facesse anche la PA?”

-       dalla  mia modesta esperienza personale di navigatore in rete

-       conclusioni, un poco provocatorie

 

Mi è capitato di leggere nell’arco di pochi giorni due articoli che – muovendo diversamente dall’esperienza di uso di servizi digitali diffusi e da ragionamenti più generali sulle organizzazioni retrostanti – convergono nella demonizzazione dell’attuale stadio di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

 

 

NADIA URBINATI :”Il mito della burocrazia digitale usa il pretesto dell’efficienza per abolire la volontà umana”

 

Su “Domani” del 27 gennaio la nota politologa Nadia Urbinati 1, nel censurare giustamente la condizione di frustrazione e di abbandono in cui talvolta si trova il cittadino/utente dei servizi digitali pubblici, a partire dallo stesso “SPID”, strumento generale di accesso (che Urbinati rileva anche come “esoso”, mentre io francamente l’ho incontrato come gratuito), ricollega tale disagio con l’immagine generale di una burocrazia lontana, disinteressata al giudizio di efficienza che può esprimere l’utente, e ammantata dal nuovo mito fuorviante della digitalizzazione:

“Non ci si faccia ingannare dalla richiesta che spesso ci viene fatta di esprimere il nostro giudizio sul servizio: si tratta di un diversivo che fa bene prima di tutto a noi, perché ci dà sollievo illudendoci che abbiamo un potere determinante. La vecchia burocrazia archiviava le nostre lamentele; lo stesso fa quella digitale.”

“La digitalizzazione del sistema burocratico – il mito più potente del nostro tempo – rientra in questa rappresentazione ideologica. I suoi promotori ricoprono la funzione sacerdotale di chi la celebra come la destinazione finale del processo di razionalizzazione del sistema amministrativo.”

Sembra dire Urbinati che “borbonico” era lo Stato, e tale resta anche se digitalizzato (ed anzi su questo processo qualcuno ci guadagna: anche se conclude con un accenno problematico non aprioristicamente pessimista (e un po’ meno ‘populista’, se posso applicare tale aggettivo alla nota politologa):

“digitalizzazione, … non è necessariamente il coronamento della buona burocrazia se a monte non vi è un decisore che sia non solo mosso dalle ragioni dell’efficienza, ma inoltre disposto ad accettare il controllo non aleatorio dei cittadini-utenti.

Questa è la condizione primaria della buona amministrazione di uno stato democratico, nel quale il ruolo dei sistemi digitali dovrebbe essere quello di assistere la volontà e il giudizio umani, non sostituirli; e infine di mai esonerare i decisori (che comunque esistono!) dal principio della trasparenza.”

 

 

PAOLINO MADOTTO: “Amazon vince perché mette il cliente al centro. E se lo facesse anche la PA?”

 

Paolino Madotto, “manager esperto di innovazione, blogger e autore del podcast Radio Innovazione”, su Agendadigitale.eu in data 26 gennaio2 tesse invece un ampio elogio di Amazon come servizio per gli utenti, pur evidenziandone gli aspetti vessatori nei confronti dei lavoratori (non affrontando i rapporti con i produttori terzi), e ne illustra la capacità di definire uno standard organizzativo, che si sta imponendo alla concorrenza, per la sua capacità di costruire la catena dei servizi distributivi a partire dalle esigenze dei clienti, esigenze che apprende di continuo affinando i suoi algoritmi e accumulando le relative informazioni (e spesso anche concentrando all’interno dell’azienda fasi lavorative che i concorrenti preferiscono esternalizzare): secondo Madotto si configura un modello Amazon, un “amazonismo”, paragonabile al ruolo storico che ebbero nella manifattura prima il “fordismo” e poi il “toyotismo”.

Non ho le competenze per valutare tali affermazioni in termini di scienza aziendale (e dirò più avanti qualche parola sui servizi di Amazon come semplice utente), mentre tengo ad esporre subito alcune conclusioni che Madotto sposta sul terreno della Pubblica Amministrazione (pur senza una analisi specifica come quella da lui condotta su Amazon): “…non è pensabile che da una parte il cliente possa ricevere un servizio a dei livelli di servizio eccellenti e quando, da cittadino, si trova di fronte ad un servizio pubblico sia trattato da suddito.

La PA ha un modello nel quale l’organizzazione del lavoro è incentrata su ciò che si produce all’interno, tutti i processi sono disegnati per essere funzionali ai livelli gerarchici e alle strutture interne e alla fine si produce un risultato in termini di servizio che viene dato al cittadino. Il cittadino in tutto questo è l’ultimo soggetto, non ha alcun peso ed è assolutamente il soggetto meno importante. L’organizzazione delle attività è funzionale ai livelli gerarchici che la dirigono e non all’esigenza del cittadino. I livelli di servizio nei confronti di quest’ultimo sono costruiti secondo quello che l’organizzazione può fare tenendosi le massime cautele del caso in modo da raggiungere l’obiettivo che si è dato anche nella peggiore della situazione.”

 

 

DALLA MIA MODESTA ESPERIENZA PERSONALE DI NAVIGATORE IN RETE

 

Non pretendo di generalizzare, ma a questo punto vorrei riportare alcune valutazioni dalle mie personali esperienze di cittadino/utente, navigatore in rete sia di servizi privati che di alcuni servizi pubblici, con navigazione intensificata nei recenti mesi di pandemia.

Francamente non mi riesce di stilare una graduatoria in cui i “privati” stanno tra i “buoni” e i pubblici nei “cattivi”; tra l’altro non so come classificare alcuni monopolisti, ex- pubblici o neo-pubblici, in settori dove di fatto non c’è o non ci può essere concorrenza: Poste, Ferrovie locali, Telepass…

Frustrazione e abbandono li ho incontrati più volte; ma, garantisco, sia nel pubblico che nel privato (a eventuale richiesta degli eventuali lettori posso fare diversi nomi di marchi più o meno noti [A]):

-        la frustrazione ad esempio quando a fianco dello spazio “password” non c’è quell’occhiolino che permette di rileggere ciò che hai digitato (la mancanza del suddetto occhiolino serve davvero contro le frodi?) e quindi non sai se hai sbagliato a scrivere oppure a ricordare la password oppure invece la password è scaduta per probabili motivi di sicurezza,

-       l’abbandono soprattutto se mi cimento di sera o nel fine settimana, quando non sono attivi i servizi di assistenza, di solito mediamente efficienti, salvo quando sono di fatto irraggiungibili oppure filtrati da smistatori automatici o peggio da “assistenti virtuali” non ancora abbastanza intelligenti (però presuntuosi: “vuole che le passi un collega più esperto”, cioè un operatore umano…).

 

Quanto ad Amazon (qui il nome del marchio è già in bella mostra nel testo di Masotto), come utente ormai frequente (a danno del sistema commerciale diffuso) rilevo nell’insieme (perché nei singoli segmenti del ciclo distributivo anche i concorrenti sono efficienti, o lo erano già da prima: ad esempio nel tracciamento delle consegne) un servizio più comodo ed attendibile (soprattutto nella generosa politica dei “resi”, anche se mutevole nei dettagli delle modalità di rispedizione), ma non senza costanti lacune, e riscontrabili lentezze nei miglioramenti:

-       il catalogo mi sembra farraginoso e dispersivo; spesso aiuta poco a raggiungere i risultati desiderabili, e non mi sembra nemmeno che risponda a qualche logica perversa per obbligarmi a comprare di più od a comprare altro da quello che cerco,

-       parimenti poco intelligente mi pare la petulante pervicacia con cui Amazon ripropone, tramite e-mail, di comperare nuovamente il prodotto appena acquistato: può essere logico per un paio di calze, ma non ad esempio per un tostapane

-       anche se sappiamo che Amazon impone condizioni severe agli inserzionisti, ai fini dei suoi guadagni, non la vedo imporre criteri standard per le inserzioni, che sarebbero invece di giovamento agli acquirenti, soprattutto per il confronto tra prodotti diversi,

-       la funzione “vuoi accorpare diverse consegne in uno stesso orario” è comparsa solo di recente, e non sempre risulta applicabile.

Insomma non mi pare che sia tutto luccicante oro, anche se ne brilla parecchio nelle tasche di Jeff Bezos: e comunque l’attenzione al cliente è pur sempre funzionale al profitto, e non viceversa.

 

 

CONCLUSIONI, UN POCO PROVOCATORIE

 

Poiché di molti siti e organizzazioni private avrei da esprimere critiche assai più pesanti di quelle sopra elencate per Amazon, ci andrei piano ad invitare la Pubblica Amministrazione ad imitare il privato, anche se taluni moduli e innovazioni possono esserne tratti: soprattutto i “voti” al servizio ed i questionari di gradimento, nella misura in cui tali forme di monitoraggio:

-       da un lato non siano limitate a selezionare gli operatori dei call center, bensì finalizzate a effettivi miglioramenti dei servizi,

-       d’altro lato se tali prassi vengono a loro volta monitorate e controllate da esperti esterni agli uffici direttamente coinvolti.

 

Viceversa, un po’ provocatoriamente, ritengo che debbano essere i privati ad allinearsi ad un principio che nella Pubblica Amministrazione italiana è enunciato (dalla legge n° 241 del 1990 sui procedimenti amministrativi), anche se non sempre coerentemente praticato, e cioè la figura del RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO, il cui nominativo deve essere comunicato al cittadino all’inizio di ogni atto o procedura amministrativa ed a cui il cittadino può rivolgersi direttamente e personalmente[B]: un bel salto qualitativo rispetto agli interscambiabili addetti dei call center o peggio agli improbabili assistenti vocali, ed anche rispetto alla tradizione “borbonica” (ma anche i sabaudi non hanno lasciato un buon ricordo) del “dottore che è sempre fuori-stanza”.

 

Auspico che sia l’Europa, quando entrerà nei dettagli della strategia digitale 3, a fissare alcuni criteri essenziali affinché il cittadino non rimanga suddito delle burocrazie, né pubbliche né private, definendo quando l’utente maturi il diritto, se incontra difficoltà di approccio a siti e sportelli, ad una assistenza dialogica umana e personalizzata: una sorta di “tasto rosso” sulla tastiera, per ottenere il necessario aiuto, prima di essere sommersi dalla frustrazione e l’abbandono.

 

Nella più ampia problematica della digitalizzazione, del rapporto uomo/macchina (e connessa alienazione) e tra reale e virtuale 4,5,6,7, mi sembra che si possa e si debba cercare un giusto equilibrio tra

-       l’approccio automatizzato ai servizi (di cui non mi scandalizza la compartecipazione “lavorativa” degli utenti, perché anch’essi ne ricavano risparmio di tempi e di spostamenti, e potenzialmente anche di prezzi, anche se su questi sono più le aziende che non i clienti ad influenzare i “mercati”)

-       e la persistenza dei rapporti umani (e delle mansioni lavorative, tendenzialmente qualificate, insite nel rapporto con gli utenti).

 

Facendo salva, prioritariamente, la necessità che i processi di automazione non risultino discriminatori per le persone prive degli strumenti, materiali e/o culturali, per l’accesso alle reti informatiche (anziani, immigrati, disabili), persone da accompagnare con idonee iniziative di formazione e assistenza operativa a carico delle istituzioni (e non solo del volontariato).

 

aldovecchi@hotmail.it

 

 

Fonti:

1.    Nadia Urbinati - IL MITO DELLA BUROCRAZIA DIGITALE USA IL PRETESTO DELL’EFFICIENZA PER ABOLIRE LA VOLONTÀ UMANA – su “Domani” del 27 gennaio 2022 - https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/il-mito-della-burocrazia-digitale-usa-il-pretesto-dellefficienza-per-abolire-la-volonta-umana-cucwu4xc

2.    Paolino Madotto - AMAZON VINCE PERCHÉ METTE IL CLIENTE AL CENTRO. E SE LO FACESSE ANCHE LA P.A. – su agendadigitale.eu in data 26 gennaio 2022 - https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/amazon-vince-perche-mette-il-cliente-al-centro-e-se-lo-facesse-anche-la-pa/

3.    Fulvio Fagiani – LA DIGITALIZZAZIONE TRA PIATTAFORME E UNIONE EUROPEA – Quaderno 21 di Utopia21, agosto 2020   - https://drive.google.com/file/d/1jMFPExqu0jqAilTABAdSsLHXm4oS2jJy/view?usp=sharing

4.    Fulvio Fagiani – LA SOCIETA’ DIGITALE – Quaderno 7 di Utopia21, agosto 2018  - https://drive.google.com/file/d/1SLqDBV7Vsw6Wz4-qPfFyYv_2frJQScMk/view?usp=sharing

5.    Fulvio Fagiani -  CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON LELIO DEMICHELIS – su Utopia21, settembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1JLvo52ncZTqpPxx29ErJMphYqecOUdfX/view?usp=sharing

6.    Fulvio Fagiani  – CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON LELIO DEMICHELIS SULL’ALIENAZIONE – su Utopia21, gennaio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1GLcgwdT1dCgxdGIP5aZzv1L2FFF5rVBg/view?usp=sharing

7.    Fulvio Fagiani e Aldo Vecchi - IL DIALOGO TRA FERRARIS E DEMICHELIS SU TECNICA E UMANITÀ – su Utopia21, novembre 2019 - https://drive.google.com/file/d/1piUV1BaaiW5qcyiSecmY9MsdBPyJGE8E/view?usp=sharing

 

 



[A] posso fare invece – perché comunque non si turba la concorrenza - i nomi di alcuni siti e organismi pubblici funzionanti, come l’ISPRA, l’ISTAT, l’INPS, diversi Comuni e anche le vituperate Provincie, l’Arbitro Bancario, l’ISVASS e – udite udite – persino il Catasto; così così le Poste; bene talvolta la Regione Lombardia, ma non nelle fasi vaccinali acute…

[B] Anche qui l’oro non sempre luccica come dovrebbe, perché a me è di recente capitato che in una vertenza contro il Responsabile di un procedimento – trasparente fino a un certo punto della vertenza, poi inadempiente – mi sono rivolto come previsto al Difensore Civico regionale lombardo, che però semplicemente non mi ha risposto

UTOPIA21 – MARZO 2022: NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SULLE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI EDIFICI (EPBD)

 

NUOVA DIRETTIVA EUROPEA

SULLE PRESTAZIONI ENERGETICHE

DEGLI EDIFICI (EPBD)

di Aldo Vecchi

 

Verso una accelerazione delle decisioni europee sugli standard energetici dei nuovi fabbricati al 2050 (emissioni zero) e sul processo di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente

 

Sommario:

-       premessa

-       la logica complessiva della direttiva

-       la struttura della proposta

-       alcune valutazioni,  anche da un angolazione italiana

APPENDICE 1: il processo decisionale dell’Unione Europea, in parole mie

APPENDICE 2: mie osservazioni sull’eco-bonus 110% in Utopia 21 di gennaio 2021

APPENDICE 2: ESTRATTI DELLA RELAZIONE SULLA PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD

 

 

PREMESSA

 

Nell’ambito delle strategie europee verso la decarbonizzazione (“Fit for 55” 1), la Commissione Europea ha elaborato la proposta di una nuova direttiva 2 riguardante le prestazioni energetiche degli edifici, che modificherà profondamente la normativa vigente (direttiva 31 del 2010 3, modificata in parte già nel 2018), normativa abbastanza conosciuta perché ne derivano l’attuale classificazione delle unità immobiliari, da A a G, e su di essa si basano le procedure dei “bonus” fiscali per gli interventi edilizi di miglioramento termico (dal 50% per i serramenti al 110% per la complessiva riqualificazione).

La proposta, già sottoposta a consultazioni pubbliche preliminari ed al vaglio dei comitati tecnici comunitari, nei prossimi mesi sarà esaminata – distintamente ed in parallelo – dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei 27 governi, nella ricerca di una sintesi finale.

 

Espongo in APPENDICE 1 un mio riepilogo delle complesse procedure decisionali europee, che può essere utile per comprendere meglio anche l’iter della proposta qui descritta.

 

I testi disponibili (assurdamente, a mio avviso, solo in lingua inglese), e che utilizzerò nel seguito di questo articolo, comprendono:

-       una relazione 2 – alquanto complessa – che dà atto della procedura fin qui seguita, consultazioni incluse, espone le motivazioni del provvedimento (anche in contrasto con il parere del “Comitato  per il controllo normativo”) e ne descrive e poi espone l’articolato (testo che richiamerò come REL, di cui riproduco ampi estratti nell’APPENDICE 2),

-       un documento con 9 allegati tecnici, destinati ad orientare l’operatività della direttiva, quando approvata, a cura dei singoli Stati membri,

-       un agile comunicato 4 relativo ad una conferenza-stampa in data 15 dicembre 2021 del Vice-presidente Frans Timmermans (testo che richiamerò come TIMM) e della Commissaria Kadri Simson (il cui intervento è però attinente piuttosto alla contestuale proposta per decarbonizzare il mercato del gas).

 

 

LA LOGICA COMPLESSIVA DELLA DIRETTIVA

 

REL: “Gli obiettivi principali di questa revisione sono la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) degli edifici e il consumo finale di energia entro il 2030 e la definizione di una visione a lungo termine per gli edifici verso la neutralità climatica a livello dell'UE nel 2050. Per raggiungerli, l'iniziativa è fondata in diversi obiettivi specifici: aumentare la velocità e la profondità delle ristrutturazioni degli edifici, migliorare le informazioni sulla prestazione energetica e sulla sostenibilità degli edifici e garantire che tutti gli edifici siano in linea con i requisiti di neutralità climatica del 2050. Il sostegno finanziario rafforzato, la modernizzazione e l'integrazione del sistema sono leve per raggiungere questi obiettivi.” 2

 

TIMM: “Questo è un pezzo molto importante del nostro pacchetto Fit for 55. Gli edifici rappresentano il 40% dell'energia che utilizziamo e il 36% delle emissioni di gas serra. La maggior parte degli edifici di oggi sarà ancora lì nel 2050, quindi per ridurre il consumo di energia e le emissioni dobbiamo ristrutturarli.

Il cambiamento nel settore edile è stato troppo lento. Eppure, l'urgenza di agire sulla ristrutturazione è enorme. L'opportunità è anche enorme, tra l'altro.

Milioni di europei non possono pagare le bollette energetiche. Spesso vivono in case mal isolate con sistemi energetici obsoleti. Quindi vediamo che gli attuali prezzi dell'energia hanno un impatto sproporzionato sulle famiglie vulnerabili.

Un edificio nella classe energetica più bassa consuma 10 volte di più di quelli nella classe superiore” [cioè della classe più alta, attualmente “A” ]. “Quindi le persone che vivono lì – e queste sono spesso le persone più povere – pagano molto più di quanto potrebbero, se solo i loro edifici fossero migliori.

La nostra revisione di oggi introduce diverse misure. I passaporti di ristrutturazione terranno traccia dei miglioramenti, saranno richiesti certificati di prestazione energetica per tutti gli edifici o appartamenti in vendita e, in particolare, gli standard minimi di prestazione energetica si applicheranno a tutti gli edifici con un'etichetta energetica G. Questi edifici, che rappresentano” [cioè che dovranno includere] “circa il 15% degli edifici in ciascuno Stato membro” dovranno ”essere aggiornati almeno all‘etichetta energetica F entro il 2030 e all'etichetta E nel 2033. Per gli edifici pubblici le scadenze sono rispettivamente il 2027 e il 2030.” 4

 

La conferenza di Timmermans è proseguita direttamente in italiano per il successivo periodo, perché probabilmente solo in Italia erano circolate illazioni sul carattere punitivo della proposta di direttiva EPBD verso i proprietari delle abitazioni con scarsa qualità energetica (una mia vicina di casa, raggiunta da tale propaganda, mi aveva infatti prospettato che “L’Europa adesso ci porterà via la casa”):

TIMM: “E permettetemi di affrontare alcune delle preoccupazioni specifiche che abbiamo visto negli  ultimi giorni: “Bruxelles” non vi dirà che non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata. E nessun"burocrate di Bruxelles" confischerà la vostra casa se non è ristrutturata. Il patrimonio culturale è protetto e le case estive possono essere esentate.

La nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto per gli edifici che saranno qualificati nella classe G, cioè per quel 15% degli edifici identificati come quelli con la peggiore efficienza energetica nel singolo paese.

La proposta lascia agli Stati Membri la libertà di decidere come far rispettare lo standard minimo. Ciò già accade con successo in vari Stati membri. Da queste esperienze, ogni Stato potrà trarre le lezioni necessarie per applicare nella maniera più giusta ed efficace la nostra proposta.

Un sostegno finanziario è e sarà sicuramente necessario in molti casi. Si potrà ottenere un sostegno

dal governo italiano e dall'UE per aumentare il valore della propria casa e ridurre la propria bolletta

energetica. Ci vuole un po' di sforzo, ma sicuramente ne vale la pena. A parte il fatto che così si aiuterà a ridurre emissioni che causano più di 400.000 morti premature in Europa. 400.000 ogni anno.” 4

 

Nella parte finale dell’intervento, tornando all’inglese (qui tradotto automaticamente, o quasi), il Vice Presidente della Commissione Europea ha accennato alle modalità di intervento previste, sviluppate nella RELAZIONE:

TIMM: “L'aggiornamento di un edificio non avviene dall'oggi al domani. Ma a differenza delle modifiche decorative alle nostre case, la ristrutturazione energetica si ripaga da sola. Porta a bollette più economiche e aria più pulita. Quindi si tratta davvero di aiutare a superare l'ostacolo all'investimento iniziale. Come si vedrà nelle proposte, abbiamo a disposizione finanziamenti dell'UE e altre misure imminenti, comprese le nuove linee guida sugli aiuti di Stato, aiuteranno gli Stati membri. … Affrontare le cause profonde di un problema è difficile. Ma portare avanti questa proposta porterà soluzioni reali. Aiuterà a porre fine alla povertà energetica e a porre fine al ciclo di sovvenzioni al consumo di energia, che investe molti soldi in un problema senza risolverlo effettivamente. E in una casa non rinnovata, stai quasi buttando soldi dalla finestra, letteralmente, mentre il calore fuoriesce dalle tue finestre, sotto le tue porte e attraverso pareti e tetti non isolati.”4

 

 

LA STRUTTURA DELLA PROPOSTA

 

La proposta di Direttiva 2, i cui contenuti essenziali si possono leggere in italiano negli estratti che pubblico in APPENDICE 2, prevede essenzialmente:

-       di condizionare e stimolare il ‘mercato’ del settore edilizio per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione 2030/2050 (e di contrasto alla povertà energetica ed abitativa), perché il mercato ‘da solo non ce la fa’,

-       di agire sia al livello comunitario sia – in modo coordinato – al livello nazionale (e locale) per conseguire la necessaria efficacia,

e di procedere in tal senso attraverso:

-       una nuova classificazione delle prestazioni energetiche degli edifici, identica per tutta l’Europa nella nuova classe “A”, che prescrive – per tappe –  “emissioni zero” per le nuove costruzioni all’anno 2050, ed invece differenziata per ogni Stato membro nel livello più basso, la nuova classe “G”, che dovrà includere il 15% degli edifici con le prestazioni peggiori di quel territorio nazionale;

-       l’organizzazione degli sforzi di ogni singolo Stato, attraverso i nuovi “Piani nazionali di Ristrutturazione Edilizia” (che a regime dovranno affiancare la cadenza quinquennale dei PNIEC, Piani Nazionali Integrati per l’Energia ed il Clima) per migliorare progressivamente il patrimonio edilizio esistente, con priorità alle fasce abitative più deboli (le risorse finanziarie sono e saranno assicurate con fonti europee  e nazionali, ma non regolate da questa Direttiva);

-       l’introduzione di nuove categorie concettuali come la “ristrutturazione profonda” e la ‘ristrutturazione graduale’, con strutture tecniche che forniscano assistenza, anche attraverso il nuovo strumento del ‘passaporto energetico’, che affianchi alla mera classificazione statica una prospettiva di successive migliorie;

-       tappe progressive (da rivedere periodicamente, la prossima volta nel 2027) per spingere, a partire dagli edifici pubblici e da quelli di grandi dimensioni, anche:

o   a prestazioni migliori anche riguardo alla qualità complessiva dei fabbricati: “le condizioni di vita delle famiglie vulnerabili, l'aumento della resilienza climatica, la resilienza ai rischi di catastrofi inclusa la resilienza sismica, la sicurezza antincendio, la rimozione di sostanze pericolose, compreso l'amianto e l'accessibilità per le persone con disabilità”,

o   ad una valutazione delle emissioni e degli scarti nell’intero ciclo di vita del manufatto edilizio, compreso lo smaltimento finale,

o   ad uno schema di “prontezza intelligente”, cioè una gestione digitale integrata delle informazioni e decisioni in materia energetica relativa alle condizioni ed agli usi dell’edificio, mirata ad un fecondo rapporto interattivo con gli utenti;

-       integrazione delle disposizioni relative ai consumi energetici con quelle relative alla produzione decentrata di energia (impianti di energie rinnovabili, comunità energetiche, reti di teleriscaldamento) nonché alla mobilità sostenibile: parcheggi per biciclette e punti di ricarica bi-direzionali per veicoli elettrici.

 

 

ALCUNE VALUTAZIONI,  ANCHE DA UN ANGOLAZIONE ITALIANA

 

Mi sembra che la proposta di direttiva EBPD, come anche l’insieme del Green Deal europeo, anche prima della sua coniugazione con i finanziamenti anti-ciclici agli Stati tramite il Next Generation EU (ovvero PNRR), vada oltre l’assetto ordo-liberista tradizionale dell’Unione Europea, assetto in parte cristallizzato dagli stessi trattati.

Ciò sia per la crescente ingerenza pubblica negli indirizzi produttivi, sia per la concreta attenzione ai bisogni e ai diritti dei ceti disagiati (e non genericamente “dei cittadini”), che pare superiore al generico concetto di “assistenza abitativa” di cui all’art. 34 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (o carta di Nizza). 5

 

Anche se il PNRR sta abituando l’opinione pubblica italiana ad un linguaggio di programmazione con obiettivi, traguardi e scadenze temporali (con l’impressione di insieme di una ‘grande e affannosa rincorsa’ o anche della ‘solita emergenza’) il paesaggio politico-giuridico delle decisioni dell’Unione Europea, ben esemplificato dalla proposta di direttiva in esame, appare una sorta di ‘piccolo paradiso svizzero’, dove i vagoni delle singole direttive puntualmente si combinano – tappa per tappa – nel contesto pluriennale delle strategie, che convergeranno nel 2050 in un Continente Decarbonizzato.

Una calma olimpica che forse trascura in parte le possibili variabili sociali e politiche, endogene (dai Gilet Gialli ai sovranisti più o meno neri) ed esogene (dal “fronte russo”  [1]allo jihadismo, dai mercati delle materie prime e dei semilavorati alla contrapposizione USA/Cina); tuttavia mi sembra confortante che a livello europeo si riesca a ragionare su obiettivi di lungo termine ed alla loro concreta attuazione per tappe, e che in tal modo si riesca - forse – a costringere in tale verso anche situazioni come quella italiana.

 

Situazione in cui non solo c’è ancora molto da fare, ma anche parecchio da disfare (o almeno da ri-formare), perché – ad esempio – il bonus 110% (dei cui difetti già ho scritto su Utopia21 6 – vedi APPENDICE 2) non va esattamente nella direzione delineata dalla direttiva EBPD, in quanto:

-       non privilegia il contrasto alla povertà energetica ed abitativa, bensì accorda privilegi ai “ceti medi” (proprietari di prime e seconde case, singole o in condominio, in grado di applicare normative complesse entro tempi ridotti), regalando loro sia l’intero costo di intervento che i benefici del successivo risparmio energetico,

-       non innesca un processo di successivi miglioramenti prestazionali dopo l’abbuffata iniziale, per altro limitata al passaggio a 2 classi superiori di rendimento termico (laddove una graduazione dei contributi potrebbe spingere a migliori risultati finali),

-       non programma una crescita ordinata (qualitativa e quantitativa) del settore produttivo edilizio, ma lo ‘droga’ con una impennata di domanda (dagli effetti inflazionistici), cui potrebbe seguire un drastico ridimensionamento (così è stato in passato anche per il fotovoltaico),

-       non connette in modo sistematico la riqualificazione edilizia con un approccio integrato alla produzione decentrata di energia (né tanto meno con la rigenerazione urbana).

 

A mio avviso il super-bonus 110% poteva essere giustificato come ‘misura d’urto’ per popolarizzare il tema e allenare il settore edilizio, ma solo se accompagnata, dall’inizio o comunque ‘per tempo’, da una prospettiva di ‘atterraggio a medio termine’, già ben delineata dalle nostre istituzioni nazionali; prospettiva che invece arriverà, forse e tardivamente, perché indotta a posteriori dalla sopravvenienza di una – pur benemerita – proposta di direttiva comunitaria, quale quella in esame.

 

 

 

APPENDICE 1: IL PROCESSO DECISIONALE DELL’UNIONE EUROPEA, IN PAROLE MIE

 

CITTADINI: eleggono direttamente il Parlamento Europeo e sono rappresentati dai rispettivi Governi, i cui vertici costituiscono il Consiglio Europeo

COMMISSIONE: è nominata dal Consiglio, di concerto con il Parlamento

STRATEGIE: indirizzi programmatici condivisi da Parlamento, Commissione e Consiglio; comprendono cronoprogrammi dettagliati sui successivi provvedimenti

REGOLAMENTI e DIRETTIVE: sono proposti dalla Commissione (il Parlamento può esprimere suggerimenti) contemporaneamente al Parlamento ed al Consiglio, che possono emendarli o bocciarli, ma abitualmente convergono in processi di mediazione:

-       i Regolamenti sono norme immediatamente vincolanti per cittadini e imprese

-       le Direttive sono indirizzi cogenti, cui gli Stati membri si devono adeguare in tempi certi, con possibilità di adeguarne i contenuti alle situazioni specifiche.

Le proposte devono essere accompagnate da una RELAZIONE DI IMPATTO che ne dimostri la necessità, coerenza, fattibilità, sostenibilità.

La Commissione inoltre può emanare DECISIONI, vincolanti solo per specifici destinatari, e RACCOMANDAZIONI, rivolte agli Stati Membri.

Anche il Parlamento Europeo può esprimere indirizzi e PARERI.

 

 

 

APPENDICE 2: MIE OSSERVAZIONI SULL’ECO-BONUS 110% IN UTOPIA 21 DI GENNAIO 2021 6

 

 In merito all’eco-bonus 110% mi sembra opportuno evidenziare infatti che a mio avviso si tratta di una provvidenza forse fin troppo generosa verso quel largo “ceto medio” dei proprietari di case, già beneficiato dalla abolizione delle tasse sulla prima casa, e che attraverso questa procedura di incentivazione alla riqualificazione energetica godranno – a costo zero - di un apprezzamento dei valori immobiliari (a scapito in particolare di una correlativa svalutazione dei fabbricati che – per vari motivi – non verranno riqualificati), nonché dei risparmi su tutte le future bollette energetiche (gas ed elettricità), oltre all’immediato maggior comfort abitativo.

Considerando che il complesso meccanismo del rimborso in 5 anni sui crediti fiscali spinge in generale i proprietari di alloggi ad avvalersi di banche od imprese per il finanziamento dei lavori (cedendo loro [in tutto o in parte]  il margine del 10%), probabilmente una incentivazione minore sarebbe stata più equa (in rapporto alle categorie meno garantite degli inquilini e dei senza-casa, nonché dei proprietari che non riusciranno ad avvalersi del ‘bonus’), ma comunque efficace (sia per la riduzione delle emissioni in atmosfera, sia per il rilancio del settore edilizio. Tale riduzione sarebbe possibile inglobando nei conti del dare ed avere i successivi benefici sulle bollette per una decina di anni successivi, sempre interponendo un soggetto finanziario tipo ESCO (‘Energy Service Company’, con il potenziale coinvolgimento delle imprese che vendono energia elettrica e gas), e quindi senza chiedere comunque anticipazioni né esborsi diretti ed immediati agli stessi proprietari, che comparteciperebbero alla spesa continuando a pagare per qualche anno bollette di gas ed energia elettrica di importo invariato anziché ribassato (fatti salvi eventuali contributi per i meno abbienti).

In tale direzione di incentivazione mediata da soggetti finanziari e da ESCO, mi pare orientato anche il documento di indirizzo della Commissione Europea 4, già sopra citato, che inquadra inoltre la programmazione della riqualificazione energetica dei fabbricati in un più ampio ragionamento normativo, tecnologico e socio-economico, con cui comunque l’Italia dovrà fare i conti, perché dovrebbe tradursi in specifiche direttive – in parte cogenti – nel giro di 2-3 anni.

Inoltre la scelta di intervenire solo attraverso contributi per singoli fabbricati può avere qualche contro-indicazione, perché si escludono di fatto progetti più complessivi, come il tele-riscaldamento, perché si rischia di risanare alcuni edifici che meriterebbero invece di essere sostituiti, perché non si colgono le opportunità di “sinergia climatica” relativamente alle aree esterne ai fabbricati: alberature, porticati, frangi-vento, ecc. . Ancora ritengo doveroso osservare che appare molto debole il sistema dei controlli, e che – anche a prescindere da possibili truffe o malversazioni - il rimborso al 110%, limitato solo da massimali assoluti di contributo e dal prezziario ufficiale, rischia di conferire indebiti guadagni lungo la filiera committenti/amministratori/progettisti/imprese/banche, sicuramente senza far tornare alle casse pubbliche i possibili risparmi derivanti da una sana concorrenza, tecnologica od esecutiva.

 

 

APPENDICE 3 - ESTRATTI DELLA RELAZIONE SULLA PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD 2

 

REL: “Nell'UE, riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria rappresentano l'80% dell'energia consumata dalle famiglie.

Rendere l'Europa più resiliente richiede la ristrutturazione degli edifici dell'UE, rendendoli più efficienti dal punto di vista energetico e meno dipendenti dai combustibili fossili. La ristrutturazione è fondamentale per ridurre il consumo energetico degli edifici, per abbattere le emissioni e per ridurre le bollette energetiche.

Inoltre, la ristrutturazione genera posti di lavoro locali e crescita economica. Dato il lungo tempo necessario per indurre cambiamenti nel settore edile, è necessaria una tempestiva revisione della direttiva per sostenere il raggiungimento degli obiettivi ‘Fit for 55’.

 

Il pacchetto "Fit for 55" consiste in una serie di proposte interconnesse supportate da un'analisi di

valutazione d'impatto … . L’analisi ha mostrato che un affidamento eccessivo su

politiche di regolamentazione rafforzate comporterebbe oneri economici inutilmente elevati, mentre la tariffazione del carbonio da sola non supererebbe i persistenti fallimenti del mercato e le barriere non economiche. Il policy mix prescelto bilancia quindi attentamente prezzi, obiettivi, standard e misure di supporto. La revisione dell'EPBD proposta è inserita nello stesso quadro. Di conseguenza, un cambiamento nell'equilibrio del mix complessivo richiederebbe l'adeguamento di diverse parti della politica. Un indebolimento delle misure di fissazione dei prezzi e degli obiettivi che promuovono la decarbonizzazione del settore edile richiederebbe misure regolamentari corrispondentemente più rigorose nella revisione dell'EPBD, in particolare per quanto riguarda l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e gli standard minimi obbligatori di prestazione energetica.

Le pertinenti valutazioni d'impatto della Commissione hanno dimostrato che il raggiungimento degli obiettivi sarebbe meno certo e più costoso in assenza di un segnale del prezzo del carbonio sui combustibili per riscaldamento, come il proposto nuovo sistema di scambio di emissioni (ETS) per gli edifici e il trasporto su strada.

Questo funziona al meglio di pari passo con le misure normative comunitarie e nazionali complementari. …

 

Il nuovo ETS crea incentivi economici per la decarbonizzazione degli edifici e genera entrate per il sostegno pubblico, mirato in particolare a sostenere le famiglie vulnerabili. L'EPBD riveduto affronta

gli ostacoli non economici alla ristrutturazione. Crea un quadro favorevole per fornire sostegno finanziario alla ristrutturazione senza mobilitare direttamente i finanziamenti richiesti. Una EPBD rivista potrebbe contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi 2030. La valutazione d'impatto dell'EPBD mostra che, in sua assenza, le riduzioni complessive delle emissioni

necessarie non [raggiungeranno nemmeno ] la metà di quanto necessario nel settore residenziale e dei servizi per

raggiungere l'obiettivo del 2030.

Senza queste revisioni, sarebbero necessarie più misure a livello di Stati membri per colmare questo

divario, ma l'incertezza sulla loro efficacia, tempestività e coerenza con l'obiettivo di decarbonizzazione 2050 sancito dalla legge europea sul clima affievolirebbe gli incentivi per un rapido aumento dei tassi di ristrutturazione. In assenza di misure normative UE o nazionali rafforzate

che aumentino il tasso di ristrutturazioni, il prezzo del carbonio dovrebbe essere più elevato e, in definitiva, gli ostacoli non economici alle ristrutturazioni rimarrebbero irrisolti.

Sarà importante preservare la coerenza in tutte le disposizioni relative agli edifici del pacchetto durante i negoziati per concordare un quadro coerente e solido affinché gli edifici soddisfino gli obiettivi 2030 e 2050 dell'UE.

 

Una delle principali novità della revisione è l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per innescare la necessaria trasformazione del settore. La ristrutturazione degli edifici ha due impatti economici positivi ampiamente riconosciuti: 1. diminuzione dei costi energetici, alleviando la povertà energetica e 2. aumento del valore di edifici più performanti dal punto di vista energetico … [e per] … una migliore qualità della vita ... .

I vantaggi di una bolletta energetica più bassa sono ancora più rilevanti in un contesto di prezzi energetici elevati.

Le persone che vivono in edifici con le prestazioni peggiori e quelle che si trovano ad affrontare la povertà energetica trarrebbero vantaggio da edifici rinnovati e migliori e da costi energetici ridotti e sarebbero protetti da ulteriori aumenti e volatilità dei prezzi di mercato.

D'altra parte, i proprietari possono essere tentati di trasferire i costi di ristrutturazione agli inquilini per coprire il loro investimento iniziale. Inoltre, un'attenzione più pronunciata sull'affrontare le carenze degli edifici esistenti con le peggiori prestazioni potrebbe ridurre ulteriormente i loro prezzi nelle transazioni di mercato, anche se esiste già oggi una certa correlazione tra classi di prestazione energetica e valore.

 

Le norme minime di prestazione energetica a livello dell'UE sono state attentamente concepite per mitigare i possibili effetti sociali negativi e massimizzarne i benefici sociali, in particolare per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di vita negli edifici con le prestazioni peggiori e l'attenuazione o addirittura la prevenzione della povertà energetica. Gli Stati membri saranno tenuti a sostenere il rispetto degli standard minimi di prestazione energetica con un quadro di sostegno adeguato che includa sostegno finanziario, assistenza tecnica, rimozione delle barriere e monitoraggio degli impatti sociali, in particolare sui più vulnerabili.

I piani nazionali di ristrutturazione edilizia presteranno attenzione al monitoraggio della riduzione delle persone colpite dalla povertà energetica e della popolazione che vive in alloggi inadeguati (es. muri o tetti che perdono) o con condizioni di comfort termico inadeguate. I piani presenteranno una panoramica delle politiche e delle misure nazionali che conferiscono potere e protezione alle famiglie vulnerabili, alleviando la povertà energetica e garantendo l'accessibilità degli alloggi.

Le misure della presente proposta sono coerenti con le politiche e le misure degli strumenti dell'UE a sostegno di una transizione socialmente giusta. Questi includono relazioni sui progressi verso obiettivi indicativi nazionali per ridurre il numero di famiglie in povertà energetica nell'ambito dei piani nazionali per l'energia e il clima e investimenti pianificati per mitigare gli effetti distributivi e promuovere soluzioni strutturali, in particolare il rinnovamento energetico degli edifici, comprese le misure di miglioramento dell'efficienza energetica o l'integrazione della produzione di energia da fonti di energia rinnovabili, decarbonizzazione dei loro sistemi di riscaldamento e raffreddamento – per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili in linea con i piani sociali per il clima proposti, nonché il polo di consulenza sulla povertà energetica, che sostiene gli sforzi degli Stati membri per Alleviare e monitorare la povertà energetica.

 

La proposta è ben coordinata con altri strumenti pertinenti, in particolare per quanto riguarda i fondi nazionali e dell'UE. …

Per essere classificata come un'attività economica sostenibile ai sensi dell'atto delegato sulla tassonomia dell'UE sul clima, la ristrutturazione degli edifici deve conseguire un risparmio energetico del 30%, soddisfare i requisiti minimi di prestazione energetica per ristrutturazioni importanti o consistere in misure individuali specifiche classificate come sostenibili. La ristrutturazione per conformarsi agli standard minimi di prestazione energetica proposti a livello dell'Unione è generalmente in linea con i criteri della tassonomia dell'UE relativi alle attività di ristrutturazione degli edifici.

 

Gli standard minimi di prestazione energetica sono lo strumento normativo essenziale per avviare la ristrutturazione di edifici esistenti su larga scala, poiché affrontano gli ostacoli principali alla ristrutturazione, come gli incentivi frazionati e le strutture di comproprietà, che non possono essere superati da incentivi economici. L'introduzione di standard minimi di prestazione energetica dovrebbe portare a una graduale eliminazione degli edifici con le prestazioni peggiori e a un miglioramento continuo del parco immobiliare nazionale, contribuendo all'obiettivo a lungo termine di un parco immobiliare decarbonizzato entro il 2050.  Le norme minime di prestazione energetica fissate a livello di Unione dovrebbero concentrarsi sulla ristrutturazione degli edifici con il più alto potenziale in termini di decarbonizzazione, riduzione della povertà energetica e benefici sociali ed economici estesi, in particolare sugli edifici con le prestazioni peggiori, che necessitano da ristrutturare in via prioritaria.

Le norme minime di prestazione energetica a livello di Unione dovrebbero basarsi su classi di prestazione energetica armonizzate. Definendo la classe di prestazione energetica G più bassa come il 15% con le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale di ciascuno Stato membro, l'armonizzazione delle classi di prestazione energetica assicura sforzi simili da parte di tutti gli Stati membri, mentre la definizione della migliore classe di prestazione energetica A assicura la convergenza della scala armonizzata delle classi di prestazione energetica verso la comune visione di edifici a emissioni zero.

Per quanto riguarda il resto del parco immobiliare nazionale, gli Stati membri sono liberi di decidere se intendono introdurre standard minimi di prestazione energetica, progettati a livello nazionale e adattati alle condizioni nazionali. In sede di revisione della presente direttiva, la Commissione dovrebbe valutare se sia necessario introdurre ulteriori standard minimi di prestazione energetica vincolanti al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato entro 2050.  L'introduzione di standard minimi di prestazione energetica dovrebbe essere accompagnata da un quadro favorevole che comprenda assistenza tecnica e misure finanziarie. Le norme minime di prestazione energetica fissate a livello nazionale non equivalgono a "norme dell'Unione" ai sensi delle norme sugli aiuti di Stato, mentre le norme minime di prestazione energetica a livello dell'Unione potrebbero essere considerate come tali "norme dell'Unione". In linea con le norme riviste sugli aiuti di Stato, gli Stati membri possono concedere aiuti di Stato alla ristrutturazione di edifici per conformarsi alle norme di prestazione energetica a livello dell'Unione, in particolare per raggiungere una determinata classe di prestazione energetica, fino a quando tali norme a livello di Unione non diventeranno obbligatorie. Una volta che le norme diventano obbligatorie, gli Stati membri possono continuare a concedere Aiuti di Stato per la ristrutturazione di edifici e unità immobiliari che rientrano negli standard di prestazione energetica a livello dell'Unione, a condizione che la ristrutturazione edilizia miri a uno standard superiore alla classe minima di prestazione energetica specificata.

La ristrutturazione graduale può essere una soluzione per affrontare i problemi degli elevati costi iniziali e delle seccature per gli abitanti che possono verificarsi quando si ristruttura "in una volta sola". Tuttavia, tale ristrutturazione graduale deve essere pianificata attentamente per evitare che una fase di ristrutturazione precluda le fasi successive necessarie. I passaporti di ristrutturazione forniscono una chiara tabella di marcia per la ristrutturazione graduale, aiutando i proprietari e gli investitori a pianificare i tempi e la portata migliori per gli interventi. Pertanto, i passaporti di ristrutturazione dovrebbero essere messi a disposizione dei proprietari di edifici come strumento volontario in tutti gli Stati membri. Il concetto di "ristrutturazione profonda" non è stato ancora definito nella normativa dell'Unione. Nell'ottica del raggiungimento della visione a lungo termine degli edifici, la ristrutturazione profonda dovrebbe essere definita come una ristrutturazione che trasforma gli edifici in edifici a emissioni zero; in una prima fase, come una ristrutturazione che trasforma gli edifici in edifici a energia quasi zero. Questa definizione ha lo scopo di aumentare la prestazione energetica degli edifici. Un profondo rinnovamento ai fini della prestazione energetica è un'opportunità privilegiata per affrontare altri aspetti come le condizioni di vita delle famiglie vulnerabili, l'aumento della resilienza climatica, la resilienza ai rischi di catastrofi inclusa la resilienza sismica, la sicurezza antincendio, la rimozione di sostanze pericolose, compreso l'amianto e l'accessibilità per le persone con disabilità. …

 

Sono disponibili diverse opzioni per coprire il fabbisogno energetico di un edificio efficiente con energia da fonti rinnovabili: energie rinnovabili in loco come solare termico, solare fotovoltaico, pompe di calore e biomassa, energia rinnovabile fornita da comunità di energia rinnovabile o comunità di energia dei cittadini , e teleriscaldamento e teleraffrescamento da fonti rinnovabili o calore di scarto. …

                         

L'indicatore di prontezza intelligente dovrebbe essere utilizzato per misurare la capacità degli edifici di utilizzare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i sistemi elettronici per adattare il funzionamento degli edifici alle esigenze degli occupanti e della rete e per migliorare l'efficienza energetica e le prestazioni complessive di edifici. L'indicatore di prontezza intelligente dovrebbe aumentare la consapevolezza tra i proprietari di edifici e gli occupanti del valore alla base dell'automazione degli edifici e del monitoraggio elettronico dei sistemi tecnici degli edifici e dovrebbe dare fiducia agli occupanti sui risparmi effettivi di queste nuove funzionalità migliorate. L'indicatore di prontezza intelligente è particolarmente vantaggioso per i grandi edifici con un elevato fabbisogno energetico. Per gli altri edifici, il sistema di valutazione della prontezza intelligente degli edifici dovrebbe essere facoltativo per gli Stati membri.” 2

 

 

aldovecchi@hotmail.it

 

Fonti:

1.    Consiglio Europeo – FIT FOR 55 -  https://www.consilium.europa.eu/it/policies/green-deal/eu-plan-for-a-green-transition/

2.    Commissione Europea – PROPOSTA DI DIRETTIVA EBPD - https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/c51fe6d1-5da2-11ec-9c6c-01aa75ed71a1/language-it

3.    Unione Europea – DIRETTIVA 31/2010 - https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:153:0013:0035:IT:PDF

4.    Commissione Europea – CONFERENZA STAMPA DEL 15 DICEMBRE 2021 (Timmermans e Simson) - https://ec.europa.eu/info/news/top-experts-hand-over-their-_it

5.    Aldo Vecchi – LA CONSULTAZIONE SUL FUTURO DELL’EUROPA – https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing

6.    Aldo Vecchi – PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO – su Utopia21, gennaio 2021https://drive.google.com/file/d/1WvDHNKBmPzcdk9JsIdG9_M6EQLH0H4bJ/view?usp=sharing



[1] Avevo steso questo testo PRIMA dell’invasione russa dell’Ucraina; i malaugurati eventi bellici rafforzano i miei dubbi