LITIGANDO CON L’ALGORITMO:
PUBBLICO SI’, MA ANCHE PRIVATO
di Aldo
Vecchi
Una divagazione a partire dagli articoli di Urbinati e di Madotto
sulla dittatura burocratica digitale (mentre privato è bello?)
Sommario:
-
Nadia Urbinati :”il
mito della burocrazia digitale usa il pretesto dell’efficienza per abolire la
volontà umana”
-
Paolino Madotto: “Amazon vince perché mette il cliente al centro. e se
lo facesse anche la PA?”
-
dalla mia modesta
esperienza personale di navigatore in rete
-
conclusioni, un poco provocatorie
Mi
è capitato di leggere nell’arco di pochi giorni due articoli che – muovendo
diversamente dall’esperienza di uso di servizi digitali diffusi e da
ragionamenti più generali sulle organizzazioni retrostanti – convergono nella
demonizzazione dell’attuale stadio di digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione.
NADIA URBINATI :”Il
mito della burocrazia digitale usa il pretesto dell’efficienza per abolire la
volontà umana”
Su
“Domani” del 27 gennaio la nota politologa Nadia Urbinati 1, nel
censurare giustamente la condizione di frustrazione e di abbandono in cui
talvolta si trova il cittadino/utente dei servizi digitali pubblici, a partire
dallo stesso “SPID”, strumento generale di accesso (che Urbinati rileva anche
come “esoso”, mentre io francamente l’ho
incontrato come gratuito), ricollega tale disagio con l’immagine generale
di una burocrazia lontana, disinteressata al giudizio di efficienza che può
esprimere l’utente, e ammantata dal nuovo mito fuorviante della
digitalizzazione:
“Non ci si faccia ingannare dalla richiesta
che spesso ci viene fatta di esprimere il nostro giudizio sul servizio: si
tratta di un diversivo che fa bene prima di tutto a noi, perché ci dà sollievo
illudendoci che abbiamo un potere determinante. La vecchia burocrazia
archiviava le nostre lamentele; lo stesso fa quella digitale.”
“La digitalizzazione del sistema burocratico –
il mito più potente del nostro tempo – rientra in questa rappresentazione
ideologica. I suoi promotori ricoprono la funzione sacerdotale di chi la
celebra come la destinazione finale del processo di razionalizzazione del
sistema amministrativo.”
Sembra
dire Urbinati che “borbonico”
era lo Stato, e tale resta anche se digitalizzato (ed anzi su questo processo
qualcuno ci guadagna: anche se conclude con un accenno problematico non
aprioristicamente pessimista (e un po’
meno ‘populista’, se posso applicare tale aggettivo alla nota politologa):
“digitalizzazione, … non è necessariamente il
coronamento della buona burocrazia se a monte non vi è un decisore che sia non
solo mosso dalle ragioni dell’efficienza, ma inoltre disposto ad accettare il
controllo non aleatorio dei cittadini-utenti.
Questa è la condizione primaria della buona
amministrazione di uno stato democratico, nel quale il ruolo dei sistemi
digitali dovrebbe essere quello di assistere la volontà e il giudizio umani,
non sostituirli; e infine di mai esonerare i decisori (che comunque esistono!)
dal principio della trasparenza.”
PAOLINO MADOTTO: “Amazon vince perché mette il
cliente al centro. E se lo facesse anche la PA?”
Paolino
Madotto, “manager esperto di innovazione, blogger e autore del podcast Radio
Innovazione”, su Agendadigitale.eu in data 26 gennaio2 tesse invece
un ampio elogio di Amazon come servizio per gli utenti, pur evidenziandone gli
aspetti vessatori nei confronti dei lavoratori (non affrontando i rapporti con
i produttori terzi), e ne illustra la capacità di definire uno standard
organizzativo, che si sta imponendo alla concorrenza, per la sua capacità di
costruire la catena dei servizi distributivi a partire dalle esigenze dei
clienti, esigenze che apprende di continuo affinando i suoi algoritmi e accumulando
le relative informazioni (e spesso anche concentrando all’interno dell’azienda
fasi lavorative che i concorrenti preferiscono esternalizzare): secondo Madotto
si configura un modello Amazon, un “amazonismo”, paragonabile al ruolo storico
che ebbero nella manifattura prima il “fordismo” e poi il “toyotismo”.
Non ho le competenze
per valutare tali affermazioni in termini di scienza aziendale (e dirò più
avanti qualche parola sui servizi di Amazon come semplice utente), mentre tengo
ad esporre subito
alcune conclusioni che Madotto sposta sul terreno della Pubblica
Amministrazione (pur senza una analisi
specifica come quella da lui condotta su Amazon): “…non è
pensabile che da una parte il cliente possa ricevere un servizio a dei livelli
di servizio eccellenti e quando, da cittadino, si trova di fronte ad un
servizio pubblico sia trattato da suddito.
La PA ha un modello nel quale l’organizzazione
del lavoro è incentrata su ciò che si produce all’interno, tutti i processi
sono disegnati per essere funzionali ai livelli gerarchici e alle strutture
interne e alla fine si produce un risultato in termini di servizio che viene
dato al cittadino. Il cittadino in tutto questo è l’ultimo soggetto, non ha
alcun peso ed è assolutamente il soggetto meno importante. L’organizzazione
delle attività è funzionale ai livelli gerarchici che la dirigono e non
all’esigenza del cittadino. I livelli di servizio nei confronti di quest’ultimo
sono costruiti secondo quello che l’organizzazione può fare tenendosi le
massime cautele del caso in modo da raggiungere l’obiettivo che si è dato anche
nella peggiore della situazione.”
DALLA MIA MODESTA ESPERIENZA PERSONALE DI NAVIGATORE IN
RETE
Non pretendo di
generalizzare, ma a questo punto vorrei riportare alcune valutazioni dalle mie
personali esperienze di cittadino/utente, navigatore in rete sia di servizi
privati che di alcuni servizi pubblici, con navigazione intensificata nei
recenti mesi di pandemia.
Francamente non mi
riesce di stilare una graduatoria in cui i “privati” stanno tra i “buoni” e i
pubblici nei “cattivi”; tra l’altro non so come classificare alcuni
monopolisti, ex- pubblici o neo-pubblici, in settori dove di fatto non c’è o
non ci può essere concorrenza: Poste, Ferrovie locali, Telepass…
Frustrazione e
abbandono li ho incontrati più volte; ma, garantisco, sia nel pubblico che nel
privato (a eventuale richiesta degli eventuali lettori posso fare diversi nomi
di marchi più o meno noti [A]):
-
la frustrazione ad esempio quando a fianco
dello spazio “password” non c’è quell’occhiolino che permette di rileggere ciò
che hai digitato (la mancanza del suddetto occhiolino serve davvero contro le
frodi?) e quindi non sai se hai sbagliato a scrivere oppure a ricordare la
password oppure invece la password è scaduta per probabili motivi di sicurezza,
-
l’abbandono soprattutto
se mi cimento di sera o nel fine settimana, quando non sono attivi i servizi di
assistenza, di solito mediamente efficienti, salvo quando sono di fatto
irraggiungibili oppure filtrati da smistatori automatici o peggio da
“assistenti virtuali” non ancora abbastanza intelligenti (però presuntuosi:
“vuole che le passi un collega più esperto”, cioè un operatore umano…).
Quanto ad Amazon (qui
il nome del marchio è già in bella mostra nel testo di Masotto), come utente
ormai frequente (a danno del sistema commerciale diffuso) rilevo nell’insieme
(perché nei singoli segmenti del ciclo distributivo anche i concorrenti sono
efficienti, o lo erano già da prima: ad esempio nel tracciamento delle
consegne) un servizio più comodo ed attendibile (soprattutto nella generosa
politica dei “resi”, anche se mutevole nei dettagli delle modalità di
rispedizione), ma non senza costanti lacune, e riscontrabili lentezze nei
miglioramenti:
-
il catalogo mi sembra
farraginoso e dispersivo; spesso aiuta poco a raggiungere i risultati
desiderabili, e non mi sembra nemmeno che risponda a qualche logica perversa
per obbligarmi a comprare di più od a comprare altro da quello che cerco,
-
parimenti poco
intelligente mi pare la petulante pervicacia con cui Amazon ripropone, tramite
e-mail, di comperare nuovamente il prodotto appena acquistato: può essere
logico per un paio di calze, ma non ad esempio per un tostapane
-
anche se sappiamo che
Amazon impone condizioni severe agli inserzionisti, ai fini dei suoi guadagni,
non la vedo imporre criteri standard per le inserzioni, che sarebbero invece di
giovamento agli acquirenti, soprattutto per il confronto tra prodotti diversi,
-
la funzione “vuoi
accorpare diverse consegne in uno stesso orario” è comparsa solo di recente, e
non sempre risulta applicabile.
Insomma non mi pare che
sia tutto luccicante oro, anche se ne brilla parecchio nelle tasche di Jeff
Bezos: e comunque l’attenzione al cliente è pur sempre funzionale al profitto,
e non viceversa.
CONCLUSIONI, UN POCO PROVOCATORIE
Poiché di molti siti e
organizzazioni private avrei da esprimere critiche assai più pesanti di quelle sopra
elencate per Amazon, ci andrei piano ad invitare la Pubblica Amministrazione ad
imitare il privato, anche se taluni moduli e innovazioni possono esserne
tratti: soprattutto i “voti” al servizio ed i questionari di gradimento, nella
misura in cui tali forme di monitoraggio:
-
da un lato non siano
limitate a selezionare gli operatori dei call center, bensì finalizzate a effettivi
miglioramenti dei servizi,
-
d’altro lato se tali
prassi vengono a loro volta monitorate e controllate da esperti esterni agli
uffici direttamente coinvolti.
Viceversa, un po’
provocatoriamente, ritengo che debbano essere i privati ad allinearsi ad un
principio che nella Pubblica Amministrazione italiana è enunciato (dalla legge
n° 241 del 1990 sui procedimenti amministrativi), anche se non sempre
coerentemente praticato, e cioè la figura del RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO, il
cui nominativo deve essere comunicato al cittadino all’inizio di ogni atto o
procedura amministrativa ed a cui il cittadino può rivolgersi direttamente e
personalmente[B]: un bel salto
qualitativo rispetto agli interscambiabili addetti dei call center o peggio
agli improbabili assistenti vocali, ed anche rispetto alla tradizione
“borbonica” (ma anche i sabaudi non hanno lasciato un buon ricordo) del
“dottore che è sempre fuori-stanza”.
Auspico che sia
l’Europa, quando entrerà nei dettagli della strategia digitale 3, a
fissare alcuni criteri essenziali affinché il cittadino non rimanga suddito
delle burocrazie, né pubbliche né private, definendo quando l’utente maturi il
diritto, se incontra difficoltà di approccio a siti e sportelli, ad una
assistenza dialogica umana e personalizzata: una sorta di “tasto rosso” sulla
tastiera, per ottenere il necessario aiuto, prima di essere sommersi dalla
frustrazione e l’abbandono.
Nella più ampia
problematica della digitalizzazione, del rapporto uomo/macchina (e connessa
alienazione) e tra reale e virtuale 4,5,6,7, mi sembra che si possa
e si debba cercare un giusto equilibrio tra
-
l’approccio
automatizzato ai servizi (di cui non mi scandalizza la compartecipazione
“lavorativa” degli utenti, perché anch’essi ne ricavano risparmio di tempi e di
spostamenti, e potenzialmente anche di prezzi, anche se su questi sono più le
aziende che non i clienti ad influenzare i “mercati”)
-
e la persistenza dei
rapporti umani (e delle mansioni lavorative, tendenzialmente qualificate, insite
nel rapporto con gli utenti).
Facendo salva,
prioritariamente, la necessità che i processi di automazione non risultino
discriminatori per le persone prive degli strumenti, materiali e/o culturali,
per l’accesso alle reti informatiche (anziani, immigrati, disabili), persone da
accompagnare con idonee iniziative di formazione e assistenza operativa a
carico delle istituzioni (e non solo del volontariato).
Fonti:
1.
Nadia
Urbinati - IL MITO DELLA BUROCRAZIA DIGITALE USA IL PRETESTO DELL’EFFICIENZA
PER ABOLIRE LA VOLONTÀ UMANA – su “Domani” del 27 gennaio 2022 - https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/il-mito-della-burocrazia-digitale-usa-il-pretesto-dellefficienza-per-abolire-la-volonta-umana-cucwu4xc
2.
Paolino
Madotto - AMAZON VINCE PERCHÉ METTE IL CLIENTE AL CENTRO. E SE LO FACESSE ANCHE
LA P.A. – su agendadigitale.eu in data 26 gennaio 2022 - https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/amazon-vince-perche-mette-il-cliente-al-centro-e-se-lo-facesse-anche-la-pa/
3.
Fulvio
Fagiani – LA DIGITALIZZAZIONE TRA PIATTAFORME E UNIONE EUROPEA – Quaderno 21 di
Utopia21, agosto 2020 - https://drive.google.com/file/d/1jMFPExqu0jqAilTABAdSsLHXm4oS2jJy/view?usp=sharing
4.
Fulvio
Fagiani – LA SOCIETA’ DIGITALE – Quaderno 7 di Utopia21, agosto 2018 - https://drive.google.com/file/d/1SLqDBV7Vsw6Wz4-qPfFyYv_2frJQScMk/view?usp=sharing
5.
Fulvio
Fagiani - CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON
LELIO DEMICHELIS – su Utopia21, settembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1JLvo52ncZTqpPxx29ErJMphYqecOUdfX/view?usp=sharing
6.
Fulvio
Fagiani – CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON
LELIO DEMICHELIS SULL’ALIENAZIONE – su Utopia21, gennaio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1GLcgwdT1dCgxdGIP5aZzv1L2FFF5rVBg/view?usp=sharing
7.
Fulvio
Fagiani e Aldo Vecchi - IL DIALOGO TRA FERRARIS E DEMICHELIS SU TECNICA E
UMANITÀ – su Utopia21, novembre 2019 - https://drive.google.com/file/d/1piUV1BaaiW5qcyiSecmY9MsdBPyJGE8E/view?usp=sharing
[A]
posso
fare invece – perché comunque non si turba la concorrenza - i nomi di alcuni siti
e organismi pubblici funzionanti, come l’ISPRA, l’ISTAT, l’INPS, diversi Comuni
e anche le vituperate Provincie, l’Arbitro Bancario, l’ISVASS e – udite udite –
persino il Catasto; così così le Poste; bene talvolta la Regione Lombardia, ma
non nelle fasi vaccinali acute…
[B]
Anche
qui l’oro non sempre luccica come dovrebbe, perché a me è di recente capitato
che in una vertenza contro il Responsabile di un procedimento – trasparente
fino a un certo punto della vertenza, poi inadempiente – mi sono rivolto come
previsto al Difensore Civico regionale lombardo, che però semplicemente non mi
ha risposto
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