venerdì 21 novembre 2025

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2025: QUALCHE CRITICA AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA CRITICA

 Il festival dell’Economia Critica, promosso dalla Fondazione

Feltrinelli e giunto alla seconda edizione, parzialmente registrato e

diffuso in rete, mantiene solo in parte le promesse di un confronto

fattivo verso “un’altra economia ed un'altra politica”, come enunciato

nel "Manifesto" del curatore Emanuele Felice.

Lo storico dell’economia Emanuele Felice, che brevemente era stato cooptato nella

Segreteria del Partito Democratico tra 2020 e 2021 (al tempo della Segreteria Zingaretti), e

di cui su Utopia 21 abbiamo recensito diversi testi1,2,3, è divenuto dal 2024 il curatore del

Festival dell'Economia Critica, promosso dalla Fondazione Feltrinelli e giunto quest’anno

alla seconda edizione.

Gli orientamenti di Felice, come esplicitati nel recente e ambizioso “Manifesto per un’altra

economia e un’altra politica”3


, indicano un cammino difficile verso una società più giusta,

rivendicando un ruolo più incisivo per le forze politiche e sindacali progressiste, ed un

diverso assetto degli Stati (occidentali) e dell’Europa, tale da piegare e ingabbiare la

dinamica delle imprese capitaliste, rinverdendo i fasti dei “gloriosi” tre decenni successivi al

1945: non mi dilungo nel merito, ritenendo esaustiva la sopra citata recensione di Fulvio

Fagiani.

Coerentemente gli enunciati del Festival tendono a raccogliere contributi che tengono aperta

la critica sullo stato delle cose presenti e cercano di sviluppare delle prospettive di

alternativa, sociale, ambientale, culturale, politica.

Pertanto, potendo seguire il Festival solo tramite le registrazioni differite, mi sono messo

volentieri all’ascolto, sia della recente edizione del 10-11 novembre 2025, sia della

precedente due giorni del novembre 2024, al cui link4,5 rimando per la consultazione sui

ricchi programmi.

Mentre invito i lettori di UTOPIA21, qualora già non abbiano provveduto, a seguire i video

disponibili su Youtube, mi permetto però di esprimere alcune perplessità:

- innanzitutto i dibattiti registrati sono solo quattro per ognuna delle due annate, a

fronte dell’ampiezza dell’offerta dispiegata, e spiace che la Fondazione Feltrinelli non

abbia impiegato maggiori risorse per questa importante divulgazione, privilegiando le


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Utopia21 – nov. 2025 A.Vecchi: QUALCHE CRITICA AL FESTIVAL ECONOMIA CRITICA 2

poche centinaia di partecipanti in sala a Milano rispetto alle migliaia di potenziali

utenti in streaming ed in differita;

- in secondo luogo la formula dei dibattiti, contenuti spesso nella durata di un’ora,

sembra puntare più sull’effetto comunicativo che non su quello dell’approfondimento;

- quanto sopra è accentuato dalle figure dei ‘moderatori’, per lo più giornalisti

competenti in materia, ma di fatto meno ‘autorevoli’ degli illustri ospiti;

- inoltre a mio avviso la gamma dei relatori ospitati si allarga alquanto rispetto alla

prospettiva di “riformismo radicale” riscontrabile nei testi e negli interventi del

Curatore, così come nelle prolusioni e nei saluti dei vertici della Fondazione, da Carlo

Feltrinelli a Massimiliano Tarantino: questo allargamento, a destra e a sinistra, invece

di consentire un serio confronto nel merito, porta per lo più a confusione e

dispersione.

Il problema della difficoltà di confrontarsi nel merito travalica obiettivamente l’esperienza di

questo Festival, perché in varia forma mi sembra che dilaghi sia in ambiti accademici che

politici (mentre nei talk show televisivi è rimpiazzato spesso da alterchi e schiamazzi): tipico

è il caso delle ‘grandi firme’ che arrivano a convegno aperto (o sono collegati on line),

parlano e se ne vanno senza ascoltare nessunoA; ma è molto diffuso anche il cortese

comportamento di essere presenti, salutarsi e ringraziarsi reciprocamente, ma limitarsi al

proprio testo, senza dire alcunché su ciò che dicono gli altri (forse lasciando ai soli spettatori

il compito di tentare una sintesi).

Nei dibattiti del Festival Economia Critica, in verità, ho colto qualche sforzo di confronto, ad

esempio tra lo stesso Felice, Nadia Urbinati e Fabrizio Barca, sul cruciale problema di cosa

fare in concreto per contrastare la deriva oligopolistico/autoritaria che ha nell’attuale

Governo USA le sue massime espressioni; in particolare, Nadia Urbinati ha approfondito,

anche con tratti originali, l'analisi del nuovo potere economico e politico ai vertici USA,

mentre Fabrizio Barca, attingendo agli studi ed alle esperienze del Forum Diseguaglianze e

Diversità, ha tratteggiato alcune proposte operative, sfidando in qualche misura il

“Manifesto” di Emanuele Felice alla prova dei fatti nell'attuale fase, alquanto lontana dalla

conquista di poteri governativi, e quindi di futuribili strumenti quali nuove leggi elettorali o sui

partiti ovvero nuove norme fiscali ed economiche (temi di cui è anche da verificare l’efficacia

invece come ‘obiettivi da rivendicare’).

Ma in altri casi il confronto mi è sembrato carente o puramente formale; ad esempio:

- in una sessione il professor Giovanni Dosi dà per scontato, senza dimostrarlo, che -

tra le forme di aggravamento dello sfruttamento capitalistico - in Italia l’insieme delle

cooperative (comprese quelle raccolte nelle tre organizzazioni storiche centrali, oggi

politicamente vicine al PD) rappresentino una forma degenerata e da combattere;

mentre Fabrizio Barca, in un inciso, dà parimenti per scontato che al contrario nel

movimento cooperativo tornano ad affacciarsi elementi effettivamente mutualistici:

ma non c’è nessun luogo terzo, nel Festival, in cui tali affermazioni siano verificate e


Acomportamento sistematico, ad esempio, da parte degli esponenti della maggioranza governativa agli incontri

promossi dall’ASviS in occasione della recente presentazione dell’omonimo Rapporto annuale


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riscontrate (magari in qualche forma sono vere tutte due, ma per saperlo dovremo

promuovere una autonoma ricerca);

- all’interno di un altro dibattito, nel 2024, il professor Emmanuel Todd (Storico,

demografo, antropologo all’Institut Nationale d’Etudes Démographique), sulla base

di amplissimi studi, sostiene che l’imbarbarimento bellicista delle potenze occidentali

ha radice nella crisi dello spirito religioso cristiano/protestante - quello spirito che tali

potenze aveva animato (a mio sentore non senza atroce bellicismo) giusto Max

Weber -, mentre il professor Emiliano Brancaccio, dell’Università del Sannio e

aderente ad una rete internazionale di studiosi neo-marxisti, tende a dimostrare che

le guerre in atto (Ucraina, Gaza) sono mosse da specifici interessi economici di tipo

imperialista; le successive contro-repliche dei due professori, con timida

interlocuzione della moderatrice, non aggiungono nulla di convincente per gli

ascoltatori (a mia modesta impressione, almeno per quanto riguarda la guerra

Israelo-Palestinese, mi sembra che vi sia un pieno di deliri religiosi - altro che vuoto

-, tanto da stravolgere i pur evidenti interessi economici: ad esempio per Israele i

cosiddetti “accordi di Abramo”);

- mentre i ricercatori impegnati nei paesi poveri hanno portato esempi di apprezzabile

concretezza (magari in direzioni divergenti dalle aspettative tipiche delle 'sinistre

occidentali’), sul ‘che fare’ nelle prospere e però travagliate società occidentali, dove

pure a mio avviso sussistono trame organizzative politico-sindacali, magari un po’

sconfortate e frastornate, da reindirizzare ma non trascurabili, da più interventi è

sembrato invece che per illuminare improvvisamente la notte buia e tempestosa

occorra inseguire i momenti magici (come il pur apprezzabile movimento per Gaza e

la connessa “flotilla”


B) oppure i guru di turno (dall’influencer Gary Stevenson, che

racconta su Youtube come ha abbandonato una ricca carriera, al cripto-federatore

del centro ulivista Ernesto Maria Ruffini, che spiega come prima di lui nessuno ha

capito nulla e che “campo largo” non significa niente, mentre con “ulivo” basta la

parola), oppure ancora disvelare quanto il capitalismo neo-liberista è davvero molto

molto cattivo.C

Poiché siamo davvero in grave tempesta, se possibile, meglio chiarirsi le idee che

confondersele maggiormente.


aldovecchi@hotmail.it


B

Il Festival si è svolto prima dell’elezione di Mamdani a sindaco di New York, ma già si intuivano i fremiti del

futuro entusiasmo

C Ho qualche dubbio anche sulla rilevanza del collettivo di varie persone che si scoprono anticapitaliste,

riunendosi ogni due settimane a Tucson, Arizona


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Utopia21 – nov. 2025 A.Vecchi: QUALCHE CRITICA AL FESTIVAL ECONOMIA CRITICA 4

Fonti:

1. Aldo Vecchi – LA ‘STORIA ECONOMICA DELLA SOCIETÀ’ (O QUANTO MENO

DEL BENESSERE) DI EMANUELE FELICE – Pubblicato su UTOPIA21 di marzo 2019 -

https://drive.google.com/file/d/1838x-yKTFJ8ru-TRtkGjczuxEiacMxQ9/view?usp=sharing

2. Fulvio Fagiani – EMANUELE FELICE E LA STORIA COME CONQUISTA

DEIDIRITTI – Pubblicato su UTOPIA21 di maggio 2022 -

https://drive.google.com/file/d/1GaPY4Hq6MB7YnSmHyaSEHQS9EeBD_hNt/view?

usp=sharing

3. Fulvio Fagiani – IL ‘MANIFESTO’ DI EMANUELE FELICE PER UN’ALTRA

ECONOMIA E UN’ALTRA POLITICA - Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2025

-

https://drive.google.com/file/d/1iSCzPRAoSXpLecx9n0IIlL2QcXL8HRyH/view?usp=

drive_link

4. https://fondazionefeltrinelli.it/partecipa/festivaldelleconomiacritica/

5. https://fondazionefeltrinelli.it/partecipa/festival-delleconomia-critica-2/

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