L’argomento mi sembrava già molto macinato e superato (anche
per il confronto Scalfari/Rodotà), ma l’intervista a Fazio mi induce ad approfondire
e – mio malgrado – a criticare il pur mitico Rodotà, su questi punti (apprezzando
il restante discorso):
o
la candidatura al Quirinale per Rodotà non è
venuta solo da rispettabili circoli intellettuali, ma – formalmente tra i grandi
elettori – dal Movimento 5S, dopo opache e ristrette “quirinarie” , e
totalmente all’interno di una campagna propagandistica in linea con aspetti del
grillismo che Rodotà non dovrebbe condividere (per tutta la sua storia, e per
il recente pronunciamento elettorale pro PD), del tipo: “sono tutti uguali (PdL
e PDmenoL)” “noi siamo i cittadini in rete e sostituiremo totalmente i partiti,
che sono morti viventi” ecc.; mi risulta che Rodotà si sia dissociato solo dalle
ultime esternazioni grottesche e grillesche in materia di “marcetta su Roma”
contro il ”golpe” di Napolitano-bis
o
lo “scongelamento” di Grillo, che il PD non ha
colto, è comunque durato non più di mezza giornata, nemmeno il tempo per sbrinare il freezer,
ingombro delle incrostazioni
propagandistiche di cui sopra
o
il “permesso delli superiori” non occorreva certo
a Rodotà per candidarsi, ma per farsi eventualmente eleggere dal PD&soci
sì, quindi, se non gli hanno telefonato (e hanno fatto male), poteva telefonare
lui (la questione mi sembra un po’ puerile); il problema semmai è che parlare a
Bersani, in quei giorni, sarebbe servito a poco, perché non aveva né il polso
né il controllo sui suoi (e nostri!?) grandi elettori.
Anche sulla grande prospettiva della lotta per i diritti,
Rodotà non mi ha convinto; certo condivido l’auspicio di un’Europa dei diritti
(ad esempio “articolo 18 per tutti”), ma si rischia una agitazione declamatoria
“mazziniana”, se non si affronta
contestualmente il discorso delle risorse e dei poteri; ad esempio, per abolire
i ticket nella prevenzione sanitaria, proporre dove andare a prendere i soldi
ea chi toglierli, con quali alleanze; per estendere la sicurezza del lavoro al
Bangladesh occorre correggere di non poco la globalizzazione e sottrarre poteri
alle imprese multinazionali; e così via.