lunedì 7 ottobre 2013

NUOVO RINASCIMENTO ITALIANO?

Il Manifesto di alcuni professori di diverse discipline ”Il nuovo Rinascimento italiano. Salute dell’uomo e dell’ambiente per uno sviluppo economico ecosostenibile” , che ho letto su “Tuttoscienze” de “La Stampa” in data 02-10-13 (e che allego a questo post; merita a mio avviso adeguata attenzione perché – al di là di alcuni eccessi di ottimismo tecnologico ed anche “nazionalistico” – evidenzia una possibilità di mobilitare risorse intellettuali, presenti soprattutto delle Università, “dal basso” (cioè anche in assenza di un progetto delle istituzioni nazionali, dal Governo al C.N.R.) e con volontà di un attivo confronto interdisciplinare.

Sull’ottimismo tecnologico mi è già occorso di rilevare (vedi POST su Green Life e su Jeremy Rifkin) che tali prospettive non considerano a sufficienza né la relativa finitezza “comunque” delle risorse naturali, né la forte competizione per spartirsele tra i ricchi (e parte dei poveri) del pianeta (conflitto in cui è iscritta anche la nuova corsa al petrolio ovunque esso sia), né la difficoltà di convincere le élites mondiali e le masse “occidentali” a rinunciare a diverse abitudini di consumi opulenti, né ancora i rischi di "decrescita" del reddito  e dell'occupazione; tuttavia se una parte del mondo accademico, invece di accanirsi nel solo specialismo settoriale oppure nell’autocontemplazione ombelicale, si slancia in uno sforzo di ricerca finalizzata ed interconnessa, ben vengano le ventate di ottimismo; a scontrarsi con i “limiti” c’è sempre tempo, quando la ricerca entra nel merito delle cose.

Quanto all’utopia di ripercorrere il Rinascimento italiano è una speranza probabilmente infondata, sia perché “quella” accumulazione imprenditoriale e finanziaria, oltre che intellettuale, è irripetibile su uno scenario globale in cui altre nazioni sono già ottimamente piazzate e certo non stanno ferme ad aspettarci, sia perché il “manifesto” in questione trascura (volutamente?) le profonde ragioni strutturali e politiche della attuale decadenza italiana (su cui siamo abituati  piangere quotidianamente, senza finora uscirne).

Invece mi sembra molto valida (almeno per contrastare tale decadenza, se non per riaffermare antichi primati) l’intuizione di connettere gli orizzonti della ricerca tecnologica (sulla produzione e sull’abitare) con la valorizzazione della qualità della vita  (e le connesse ricerche mediche, sociologiche ed antropologiche) nei suoi aspetti specificamente italiani (ma forse anche europei), ancora leggibili – anche se talora ormai “residuali” - nei nostri paesaggi agrari ed urbani, ed in alcuni aspetti persistenti dei nostri “stili di vita”.

All’interno di tali “paesaggi umani”, suggerirei una riflessione sui rapporti di lavoro e dei rapporti tra lavoro e non-lavoro: la sostenibilità ecologica ed il benessere psico-fisico a mio avviso non possono essere disgiunti dallo sviluppo, adeguato ai tempi, dei diritti e del ruolo attivo dei lavoratori: meno disoccupazione e  più tempo libero intelligente; meno precarietà e più partecipazione.

Sia perché la salute da migliorare deve essere quella di tutti, e quindi a partire dagli ultimi e da chi anche oggi è sfruttato; sia per far crescere la speranza di una vita più sana (e felice?) sulle gambe delle moltitudini (attualmente spesso ottenebrate da falsi miti propagandistici e pubblicitari) e non sulle sole teste degli intellettuali; così da imporla, con forza, alle “forze” politiche, che su questi temi cincischiano, senza mostrare di crederci veramente (ma solo lì possono essere decisi i necessari ”massicci investimenti”: a meno di sperare anche negli imprenditori italiani, che in questa fase storica – almeno quelli grandi – sembrano piuttosto in tutt’altre faccende affaccendati).


Salute dell’uomo e dell’ambiente per uno sviluppo economico
    ecosostenibile

 
A partire dagli ultimi decenni del XIV secolo un gruppo di intellettuali
ed artisti italiani iniziarono un processo di profondo rinnovamento
culturale e scientifico che segnò il passaggio dal Medioevo all’era
moderna prima in Italia e poi nel resto d’Europa. Secondo lo storico
Richard Goldthwaite quel processo di rinnovamento fu tale per cui “il
benessere fu riciclato e investito in capitale umano e trasformato nel
patrimonio dell’architettura urbana, dell’arte e di una tradizione
artigianale mai eguagliata in altre città”.¹ Un’eredità impressionante
che ancora oggi il mondo intero ci riconosce.

Pensiamo sia giunto il momento per rilanciare l’Italia come attore
principale di un Nuovo Rinascimento che ponga al centro delle politiche
sociali e industriali la valorizzazione della salute dell’uomo e
dell’ambiente, il capitale culturale, artistico e naturale per uno
sviluppo economico duraturo perchè ecosostenibile.

L’attuale modello economico di sviluppo proposto dai paesi
industrializzati e in via di sviluppo non è sostenibile. Nel breve
periodo un ulteriore avanzamento tecnologico per estrarre più risorse
naturali, per produrre più cibo, farmaci, energia, e crescita economica
è possible, ma nel lungo termine avrà delle conseguenze disastrose sulla
salute dell’uomo e dell’ambiente, ed in ultima analisi sul benessere
sociale ed economico dell’intero pianeta.

Salute, benessere, risparmio energetico, conoscenza, cultura e sviluppo
economico ecosostenibile devono diventare i pilastri su cui costruire il
futuro della “nuova” Italia. L’invecchiamento della popolazione,
l’epidemia di obesità e di patologie croniche associate agli scorretti
stili di vita, il crescente inquinamento ambientale, il riscaldamento
globale, e lo sfruttamento sconsiderato delle risorse energetiche e
naturali sono dei problemi seri che se affrontati in modo scientifico, e
con una nuova visione globale e transdisciplinare, potrebbero non solo
far risparmiare ingenti risorse economiche al paese, ma generare nuova
ricchezza.

Per i nostri figli e nipoti vogliamo immaginare un’Italia figlia di un
nuovo Rinascimento in cui le città sono verdi e silenziose perchè le
auto sono sospinte da motori ibridi elettrici e a idrogeno che emettono
solo vapor acqueo. Gli edifici in cui viviamo e lavoriamo sono
efficienti dal punto di vista energetico e non richiedono dispendiosi
sistemi di riscaldamento e aria condizionata, ma anzi estraggono dal
sole e dal vento l’energia necessaria per alimentare gli
elettrodomestici e le nostre automobili. Un’Italia in cui l’aria e
l’acqua emesse dalle industrie sono più pulite di quelle che erano
entrate, in cui le discariche sono state eliminate e un innovativo
sistema agricolo ecosostenibile produce cibo sano in abbondanza.
Un’Italia in cui la pressione fiscale è stata abbondantemente ridotta
poiché una buona parte della spesa pubblica improduttiva è stata
finalmente eliminata e quella produttiva è stata limitata poiché i
cittadini sono sani e laboriosi, le reti sociali sono state migliorate,
e l’attuale modello di produzione si è trasformato in direzione di
un’economia sostenibile riconducendo la disoccupazione a livelli
fisiologici. E infine, un’Italia che i turisti provenienti da ogni
angolo del mondo vogliono visitare e prendere a modello perché è
diventata il Giardino dell’Eden.

Tutto ciò non è un’utopia o il sogno di visionari. Molte delle
conoscenze scientifiche per azzerare l’inquinamento, per prevenire con
adeguati stili di vita la maggior parte delle malattie croniche (e i
costi sociali connessi), per costruire case super coibentate che non
consumano ma producono energia, automobili super-leggere in fibre di
carbonio a trazione elettrica/idrogeno, e molti altri miglioramenti
necessari per vivere una vita lunga, sana e felice sono già disponibili
e sono state proficuamente applicate in una misura che va ben oltre la
sperimentazione prototipale. Il passo successivo deve essere
l’applicazione integrata di queste conoscenze a favore della salute dei
cittadini e dell’ambiente, garantendo un nuovo sviluppo economico e
industriale che valorizzi, e non distrugga, le risorse naturali.
Purtroppo, una visione riduzionistica e arretrata di questi problemi ha
impedito finora che ciò accadesse.

E’ ora di invertire la rotta per uscire dall’attuale crisi economica e
di valori secondo una logica non convenzionale. Abbiamo idee, capitale
umano e tecnologie per farlo. L’Italia può e deve diventare leader nel
mondo su queste tematiche, investendo massicciamente in questi settori e
promuovendo programmi e progetti di ricerca armonici ed
interdisciplinari cha abbiano un risvolto applicativo immediato sulla
popolazione, l’ambiente e sulle industrie locali e nazionali.

Il Nuovo Rinascimento italiano deve partire da un nuovo approccio alla
soluzione dei problemi mediante un disegno sistemico, integrato e
transdisciplinare con una visione di lungo periodo. Il pensare in
maniera sistemica spesso rivela interconnessioni e soluzioni d’insieme,
che sono più semplici, economiche e capaci di risolvere problemi
complessi con un unico investimento.

Le condizioni di partenza del Tardo Medievo in Italia non erano certo
migliori di quelle che abbiamo oggi, ma i nostri antenati furono capaci
con le loro idee di influenzare e cambiare il mondo. Le ingenti risorse
accumulate fino a quel punto furono investite per costruire palazzi,
chiese e monumenti, per commissionare dipinti, statue e opere
letterarie, determinando così un fermento culturale e la
creazione/attrazione di capitale umano. La situazione oggi si ripete.
Esistono ingenti capitali che aspettano solo di essere diretti da una
visione strategica e non da interessi di breve periodo. L’eredità che ci
è stata lasciata dai nostri avi in termini di patrimonio storico e
culturale e il patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche che
abbiamo acquisito negli ultimi 150 anni, se propriamente impiegati, ci
potrebbero permettere di fare un altro balzo in avanti e di vivere
stabilmente in un mondo meraviglioso in armonia con noi stessi e la
natura. E’ ora di riprovare a ripartire, i nostri posteri ce ne saranno
grati.

 
*Per un ulteriore approfondimento sul tema si consiglia di leggere:*
Fontana L., Atella V., Kammen D.M. “Energy and resource efficiency as a
unifying principle for human, environmental and global health”
<http://f1000research.com/articles/2-101/v1/pdf>. F1000Research 2013.

_________________________
¹ The economy of Renaissance Florence, di Richard A. Goldthwaite – Johns
Hopkins University Press, p. 672.

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/Prof. Luigi Fontana/
Professore Ordinario di Scienze della Nutrizione presso il Dipartimento
di Medicina dell’Università di Salerno; Visiting Professor presso il
Centro di Nutrizione Umana della Washington University in St.Louis, USA;
Group Leader della piattaforma “Healthy Aging” presso l’Istituto di
Ricerca “CEINGE” di Napoli.

/Prof. Vincenzo Atella/
Direttore del CEIS Tor Vergata, Professore Associato di Economia presso
il Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma Tor
Vergata e Direttore Scientifico della Fondazione Farmafactoring.

/Prof. Sergio Pecorelli/
Professore Ordinario di Clinica Ostetrica e Ginecologica e Rettore
dell’Università degli Studi di Brescia, membro dello High Level Steering
Committee della Commissione Europea per la European Innovation
Partnership for Active and Healthy Ageing.

/Prof. Riccardo Pietrabissa/
Presidente Netval, Professore Ordinario di Bioingegneria Industriale,
Politecnico di Milano e Università degli Studi di Brescia.

/Prof. Francesco Salvatore/
Professore di Biochimica Umana Ateneo Federico II di Napoli, Emerito
nell‘Università, Presidente e Coordinatore Scientifico del
CEINGE-Biotecnologie Avanzate di Napoli.

/Prof. Umberto Veronesi/
Direttore Scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia.

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