martedì 29 ottobre 2013

SFIDUCIA COSTRUTTIVA

Nella discussione sulla revisione della  Costituzione mi pare ragionevole la motivazione del voto contrario di Corradino Mineo :
«Non ho votato perché l’idea di cambiare la Costituzione col Pdl è velleitaria. Come si possono fare le riforme con un partito che attacca continuamente le regole e lo Stato di diritto? A questo percorso non crede più nessuno. Si va avanti solo per inerzia...».
Si aggiunga che la corretta ipotesi di correggere la composizione dell’eligenda Commissione bicamerale escludendo il premio-Porcellum lascerebbe  minoritaria in tale commissione l’insieme delle formazioni filo-governativa, in caso di scissione del PdL, mentre senza scissione probabilmente salta il tutto.

Però, nel merito della discussa e delicata questione della formazione del governo e dei poteri del Presidente del Consiglio, guardandola in astratto, non riesco a manifestare alcun entusiasmo sugli esiti in proposito della vigente Costituzione, né nella 1^ né nella 2^ Repubblica.

Mi sembra di ricordare che la fragilità dei governi non rendesse debole la sostanza del regime democristiano (in cui molti di noi crescemmo  e che poi cercammo di contrastare), bensì le espressioni istituzionali dello Stato: la politica estera o industriale o criminale ufficiali potevano pur essere frammentarie ed inefficaci, perché intanto in altri luoghi il potere effettivo del regime si dispiegava, dall’ENI all’IRI, da Gladio alla P2, attraversando gli apparati pubblici e dialogando con gli altri poteri forti esterni al recinto istituzionale e nazionale (USA, Chiesa, Confindustria, Mafia, ecc.).

Nel ventennio berlusconiano consistenti brandelli del regime hannocontinuato a glleggiare, oppure a navigare in immersione,
-  poco scalfiti dai 4 governi dell’Ulivo (di cui gli ultimi 3 condizionaitin Parlamento dagli epigoni di qiuel regime, da Cossiga a Mastella)
- per nulla affondati dalla mancata  “rivoluzione liberale” di Forza Italia, ed anzi in parte alimentati dai 5 governi dello stesso Berlusconi (penso ai casi di Pollari&Pompa&C.e di Bertolaso&Anemone&C)
Solo che nei decenni si è persa, anche da quelle parti, insieme con l’ombrello protettivo degli interessi americani – dal piano Marshall a Gorbaciov – la spinta propulsiva dei Valletta e dei Mattei, e ci si limita  a vivacchiare, gestendo la crisi del vecchio modello di sviluppo (che risale agli anni ’70) in favore delle corporazioni  e delle cricche, ed a svantaggio di chi ne sta fuori.

E’ certamente semplicistico attribuire tutto questo alla mancanza della “sfiducia costruttiva”, e la storia non si può rifare con i “se”.
Tuttavia mi piacerebbe immaginare, per mia privata soddisfazione, come avrebbe potuto esse la storia d’Italia del dopoguerra se ci fosse stata in Costituzione la “sfiducia costruttiva”: a vantaggio di De Gasperi dentro la DC nel 53-54, a vantaggio del primo centro-sinistra contro i dorotei negli anni ‘60, a vantaggio di Prodi contro Bertinotti prima e poi contro Mastella&C., ecc.

3 commenti:

  1. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    Molto brevemente: non mi sembra che ci siano le condizioni politiche per una modifica della Costituzione, ovverosia il documento in cui dovrebbe riconoscersi tutta (o quasi) la nazione. Se non vado errato questo processo oggi passerebbe attraverso le Camere elette con un 1/3 di astensioni e gli altri 2/3 divisi a loro volta in 3 quasi uguali di cui 2 mancano di qualsiasi prospettiva, rinchiusi nel loro egoismo politico-
    Ma di cosa stiamo parlando ?
    FDR

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  2. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    aldo, al di la di tutte le chiacchere, su leggi elettorali, riforme costituzionali, porcellum, fiducie più o meno costruttive, perche la sinistra o presunta tale, non fa uno sforzo, e non fa una vera battaglia per l'unico sistema che in italia Ha dimostrato un minimo di funzionalità, quella per l elelezioni del sindaco,cosi almeno al primo turno voti col cuore, al secondo quello che più ti si avvicina.
    nel mio caso al primo turno, il partito comunista dei lavoratori, al secondo al renzi di turno
    hasta T.

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    1. Politicamente da tempo apprezzo il doppio turno di collegio alla francese (quello che i francesi usano per il parlamento, non il loro intero sistema con il semipresidenzialismo); Sartori ha anche proposto interessanti correttivi.
      Tecnicamente non è come la elezione del Sindaco (che implica insostituibilità dello stesso Sindaco, preferenze per i consiglieri - con fenomeni deteriori nelle grandi città -, possibilità di Sindaci senza maggioranze in consiglio): ma nella propaganda di Renzi tutto fa brodo.
      Ciao
      Aldo

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