Mi
ero permesso di criticare i giornali che avevano trattato solo come riti&colore&folclore
le mozioni congressuali del PD, e mi ripromettevo invece di leggerle con
attenzione per capire il senso del confronto congressuale.
Adesso
che le ho lette (compresa quella di Vendola per il parallelo e divergente
congresso di SEL), ho capito solo una cosa, e cioè che il confronto avviene ed
avverrà su tutt’altro che sui testi delle mozioni: sulle emozioni mediatiche
(dalle dichiarazioni quotidiane al probabile confronto diretto televisivo), sullo
scandalo dei pacchetti di tessere, sulla residua credibilità complessiva dei
candidati e dei rispettivi entourage, “a prescindere”.
Infatti,
anche se una parte dei testi non è priva di qualità letterarie, e parzialmente
di contenuti interessanti (in particolare Cuperlo e Civati hanno meglio
specificato le loro posizioni su diversi temi, rispetto ai testi che ho in
precedenza recensito), l’insieme risulta poco leggibile e per nulla
confrontabile, sia per la mancanza di
indici e di schede sintetiche, sia per i toni spesso retorici, dal versante
pletorico di Civati (70 pagine: ricorda il programma dell’Unione di Prodi 2006)
al versante stringato ma vacuo di Renzi (15 pagine: vedi POST seguente).
Sembrano
scritte ognuna per confortare i seguaci già acquisiti e non per convincere
altre persone.
L’impressione
complessiva è di una valanga di parole (il formato digitale ha perso i freni
del costo della stampa) poco collegabili ai fatti, ai concreti comportamenti
del PD (dal governo Monti al governo Letta, passando per i 101 congiurati ai
danni della candidatura di Prodi al Quirinale, che qualche candidato
stigmatizza, ma nessuno tuttora spiega, a partire dagli ignoti 101): anche
quando i testi si sforzano di parlare di
tali governi e dei problemi sociali connessi, e della stessa scarsa
credibilità del PD.
Non
avendo molte speranze che il segretario uscente o altri soggetti neutrali (come
il gruppo “Costituente delle idee”) o i giornali, anche di partito, provvedano
a rendere confrontabili nel merito le 4 posizioni congressuali (ad esempio riassumendo
ognuna in 1 cartella - formato A4, corpo 12 - di “filosofia a tema libero” + 2 cartelle
di risposte a specifici quesiti), mi limito, per parte mia ad un assaggio
critico analitico sulla sola mozione di Renzi, perché continua ad essere il
favorito (vedi POST seguente), assaggio da cui ricavo un grande sconforto:
potrò forse un giorno votare Renzi come male minore (penso ancora purtroppo a
Berlusconi, ma anche ad Alfano&C, a
Grillo&Casaleggio e purtroppo a molti parlamentari del M5S), ma nel
Renzismo non mi ci riconosco per nulla, né nello stile né nei contenuti.
E
– malgrado mozioni migliori - non vedo al momento alternative attendibili, né
tra i suoi concorrenti nel PD né in SEL:
-
su
Cuperlo già ho detto abbastanza male in passato: parla e scrive bene, ma non
riesce tuttora a dissolvere l’ombra della conservazione di un vecchio apparato,
per altro alquanto a brandelli; come tutti, non sa indicare la via di uscita
dalla palude delle larghe intese, però sembra leale verso Letta e perciò non si
giova degli slogan sul cambiamento immediato;
-
anche
su Civati ho già detto abbastanza male in passato, e tenderei a confermare il
giudizio di carenza di visione strategica, non colmato dalla raccolta di (fin
troppe) buone parole d’ordine su singole tematiche, dal recupero di vecchi
bastian contrari e dall’esile appoggio dell’esile movimento “Occupy PD” (bisognerebbe
domandarsi il perché dell’esilità di molti movimenti, in particolare se
iniziano per “Occupy”, vedi anche “Occupy Wall Street”): nel PD la crisi
post-elezioni ha generato più disaffezione che rivolta, e Civati catalizza poco
di tutt’e due
-
su
Pittella non so che dire, perché continua a sembrare un out-sider, almeno a sud
di Bruxelles ed nord di Eboli: le sue
posizioni sembrano coerentemente di sinistra riformista, ma si fa fatica a
comprenderne il bisogno, rispetto alle non distanti espressioni di Cuperlo e
Civati
-
su
Vendola, si è costretti innanzitutto a parlare di Vendola, della sua
personalistica insostituibilità come leader nazionale, mentre continua a
governare la Puglia a part-time e a Roma è attorniato da un gruppo dirigente che
non riesce a far dimenticare le colpe di Bertinotti verso i governi Prodi 1 e 2;
le proposte di riformismo europeista radical/roosveltiano del documento di SEL (che
mi piacerebbe molto veder messe alla prova) necessiterebbero di una sinistra di
governo italiana ed europea che passa per l’area del PD e del PSE, ma – dopo la fase Bersani – non si capisce
come costruirla, prima ancora di egemonizzarla, eventualmente, da sinistra e “dal basso”: dubito che siano
utili in tale prospettiva parole d’ordine puramente agitatorie come la caduta
immediata del governo Letta oppure la difesa a priori della 2^ parte della
Costituzione
Pertanto,
se questa è l’aria che tira non so se andrò a votare per queste primarie: il
mio comportamento non ha importanza , e non mi preoccupa “se mi si nota di più
se sto in disparte”, o viceversa.
Quello
che mi preoccupa, oltre i congressi, è che cresce lo sconcerto di fondo, in chi
come me si è riconosciuto quale simpatizzante del centro-sinistra (e malgrado
tutto anche del PD), per la speranza che una sinistra europea possa porre
qualche rimedio ai problemi del mondo, agendo anche a livello dei poteri
governativi ed inter-governativi, e non solo al livello locale e molecolare
dove bene possono operare anche i movimenti ed i singoli.