domenica 10 novembre 2013

GUIDO ORTONA ED IL MISTERO DELLA SINiSTRA SCOMPARSA

I
Ritengo che a fronte della evidente impotenza politica della sinistra europea la critica debba essere radicale, ma non per questo schematica.

L’intervento di Guido Ortona (docente di economia dell’Università del Piemonte Orientale) “Il mistero della sinistra scomparsa” (ovvero “il PD non vuole uscire dalla crisi”) mi sembra per l’appunto alquanto schematico.
Cerco di riassumerlo (senza essere anch’io troppo “schematico”):
1         nella crisi l’Italia è costretta  a pagare pesanti interessi sul debito pubblico a favore della finanza internazionale (solo 1/7 dei BOT ecc. è posseduto da famiglie italiane);
2         le soluzioni di sinistra per uscire dalla crisi sono note (svalutazione oppure ulteriore debito pubblico oppure redistribuzione dei redditi tramite fisco: le prime 2 inibite dall’adesione all’Euro);
3         i vertici del PD non le assumono perché stupidi-ignoranti-corrotti e oggettivamente “comprati” dalla cattiva finanza, tanto da rinunciare a proposte di perequazione fiscale che sarebbero efficaci e popolari;
4         la base onesta ed i quadri intermedi del PD non influiscono perché c’è una egemonia culturale che rende normale il sistema operante in favore della finanza internazionale
5         perché anche SEL non fa proposte chiare per uscire dalla crisi?

Mi permetto di avanzare alcune obiezioni:
-          1 e 2: la crisi non è solo italiana e non dipende solo dal debito: vedi da un lato la Francia, che non va bene malgrado un debito relativamente più basso e meno internazionale (ma anche i BOT sono stati in buona parte ricomprati dalla banche italiane); dall’altro USA e Giappone, che faticano a riprendere anche espandendo ulteriormente il debito e manovrando liberamente la propria moneta; ferma restando la centralità della questione finanziaria (vedi “Finanz-capitalismo” di Luciano Gallino), ho l’impressione (leggendo diversi autori) che questa crisi abbia ha che fare con la competizione con nuovi soggetti a scala mondiale, con l’usura di un modello di sviluppo e consumi, con l’esaurimento relativo di parte delle risorse naturali; a fonte di ciò quanto vale la certezza che esistono 3 “classiche” risposte di sinistra?
-          2: per il PD uscire dall’Euro è un tabù indiscutibile (e istintivamente anch’io mi ci riconosco); ma esiste una proposta seriamente di sinistra che ritenga praticabile questa strada (è vero che la Grecia non sta molto bene, ma anche per l’Argentina non furono solo né sono rose e fiori)? ne hanno parlato Loretta Napoleoni e altri intellettuali, ma nessun “politico”, da Vendola a Rodotà all’ultra-sinistra (che ne pensa Ortona, che vi allude vagamente?) – mi immagino viceversa lo sconquasso se un simile esito fosse pilotato da Grillo&Casaleggio, oppure da Berlusconi&Santanché
-          3 e 4: è così vero che le proposte di perequazione fiscale (dalla patrimoniale in là) sarebbero popolari? Perché allora né SEL né le formazioni alla sua sinistra, che tali temi hanno sviluppato, non vengono mai premiati né nelle urne né nei sondaggi?  A mio avviso la questione dell’egemonia culturale (del neo-liberismo), che Ortona invoca per spiegare il don-abbondismo dei quadri intermedi del PD, è invece assai più estesa, immanente  e fondamentale per spiegare tutta l’impotenza politica della sinistra europea (e non solo italiana): mi sembra che oggi (dopo l’esaurirsi della rivoluzione d’ottobre – ben prima del crollo finale dell’URSS - e la sconfitta dei movimenti di sinistra radicale degli anni 60-70) sia molto difficile rendere popolari le parole d’ordine della giustizia fiscale (molto più facile far credere che il nemico sia la “casta”); e questo perché il popolo è profondamente contaminato sia da bubbole ideologiche false ma ormai fortemente radicate, sia da alcune oggettive striature di condizioni materiali proprietarie e patrimoniali (la partita IVA, la casa in proprietà, qualche frammento di 2^ casa, un gruzzoletto di risparmi): nasce anche da qui il consenso che raccoglie Renzi (così come le volute ambiguità di Grillo).
-          5: come segnalavo nella mia recensione di “Svegliatevi” di Pierre Larroutouru, se la sinistra europea non “vuole” o non “riesce” a uscire dalla crisi, occorre “domandarsi perché ciò avvenga: --- è ingenuamente ottimista sul rilancio del vecchio modello economico, oppure ci sono ragioni sociali di rappresentanza e consenso che incidono sul suo pensiero e sulla sua azione? Se fosse così, come influenzarlo?” Con la sola forza delle idee? A mio avviso le proposte di SEL (mozione congressuale del leader unico Nichi Vendola) sono anche abbastanza chiare e teoricamente incisive (e per altro non troppo distanti da alcuni temi dei candidati perdenti nel PD; Cuperlo Civati e Pittella), se ci fosse un’ampia “sinistra di governo” su cui far leva: poiché questa non c’è (ufficialmente non c’è più dopo i 101 contro Prodi), manca soprattutto una strategia alternativa per aggregare il necessario consenso.

2 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    concordo sulle tue valutazioni, però io aggiungerei alcuni punti che a mio avviso sono inportanti, per un serio ragionamento su che cosa è oggi la sinistra, e sul perche non riesce a portare avanti una politica che convinca quella parte di popolazione che votava e forse ancora vota a sinistra,
    Mi riferisco al mito sgangherato delle cosidette privatizzazioni, che agli occhi di quelli come me che non hanno studiato, sono delle tavanate incredibili, qualcuno anche dei politici che si dicono di sinistra, puo oggettivamente dire che la gente detta cosi in senso lato, ne abbia giovato, mettiamola cosi, e qui devo per forza essere un po schematico.
    Distruzione sistematica di tutti i beni comuni che una volta erano vanto di uno stato minimamente efficiente,
    ferrovie, poste, ciclo dell acqua, sanità, scuola, energia, telecomunicazioni, li hanno letteralmente annientate, tra uno spezzatino o un polpettone, nomi che loro danno eufemisticamente parlando, allo scempio che ne hanno fatto, e su questo la sinistra in senso lato ci ha marciato alla grande, e anche adesso si riempie la bocca con le privatizazzioni, come panacea contro tutti i mali, questi signori non si rendono conto, o meglio non glie ne frega niente, del fatto che, la chiusura di ospedali, stazioni ferroviarie, uffici postali, stanno letteralmente desertificando intere zone del paese, intere fasce di popolazione, naturalmente le più deboli sono lasciate sole, e sono quelle che più pagano il prezzo alla crisi, la sinistra o chi per essa deve ripartire da qui, dal far viaggiare dignitosamente i pendolari, i postini che portano finalmente la posta a casa come una volta, chi deve fare una visita medica apetti un tempo ragionevole, e non sia costretto a rivolgersi ai privati, se un temporale toglie la corrente elettrica non si aspetti che la squadra di emergenza parta da Alessandria per venire ad Arona, spesso ditte in appalto che non hanno la più pallida idea di cosa fare, potrei continuare all infinito.
    Ecco se la sinistra riparte da queste cose, forse qualche carta da giocare ce l'ha ancora, magari perchè no, mettiamoci magari a discutere di patrimoniale che è una parola scomparsa, da tutti i dibattiti, compreso quello dei candidati alla segreteria del PD.
    hasta T.

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    1. Concordo con Te sulle premesse e sul finale.
      Non escludo che la privatizzazione di alcune fasi del ciclo sia talora opportuna (anche nel socialismo reale italico risalente al fascismo e alla DC una parte delle prestazioni era comunque appaltata), ma solo per assicurare migliori standard di servizi e non viceversa.
      In altri paesi europei l'insieme pubblico/privato funziona meglio.
      Ciao
      Aldo

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