Sulle
iniquità ed opacità della legge di stabilità e dei tragi-comici decreti per l’abolizione
temporanea dell’IMU hanno già detto molto i vari commentatori, e trovo purtroppo
conferma alle mie peggiori previsioni.
Richiamo
invece l’attenzione su una iniquità minore, ma incomprensibile, o – forse - sintomatica,
relativa alla soppressione degli interessi sugli importi dovuti ad Equitalia.
Nel
tentativo di rabbonire le varie ed ampie frazioni di opinione pubblica (non
solo a destra, ma anche, ad esempio, nel M5S ed in diverse voci del giornalismo
scritto e televisivo) ostili all’agenzia di riscossione dei crediti fiscali
degli enti pubblici, invece di agire frontalmente, abbassando ad esempio l’importo
delle sanzioni (a vantaggio di tutti i contribuenti che si trovino in debito),
si è preferito intervenire sugli interessi, premiando così chi – per caso o per
furbizia – si trova a pagare dopo (potendo al limite lucrare sulle somme dovute,
ove ne disponga), e viceversa penalizzando chi si trova a pagare prima (dovendo, in alcuni casi,
indebitarsi con banche o altri, cui dovrà sì versare interessi).
Effetto
non secondario di tale scelta assai opinabile è quello di incoraggiare ulteriormente
i comportamenti dilatori dei contribuenti in debito.
Mentre
il settore pubblico, noto come pessimo pagatore, tuttavia continua a
riconoscere gli interessi di mora in favore dei creditori.
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