lunedì 27 ottobre 2014

VERSO UNA BUONA SCUOLA?

Voglia di parlar bene del Governo Renzi non ne viene molta, dal “Jobs act” allo “Sblocca Italia”, e dopo la Leopolda-5, ma – per coerenza con il mio assunto relativista ed anti-pregiudiziale -  non posso esimermi da una valutazione serena di altri provvedimenti dello stesso Governo.
In attesa di capire meglio la “legge di stabilità”, che sta al centro di tutto, mi sono applicato con pazienza alla lettura integrale delle proposte per la “buona scuola”, superando il disagio della retorica millenaristica (riferita ai 1000 giorni) del portale propagandistico governativo “passo dopo passo”.
Il testo sulla scuola – attualmente sottoposto ad apprezzabile pubblica consultazione (mi sono anche sobbarcato il questionario) - infatti mi sembra invece piuttosto serio, corposo e documentato, e ben leggibile, malgrado alcuni inutili anglicismi e un po’di vezzi da specialisti pedagogici.

La premessa del testo è che investire risorse sulla formazione sia decisivo per ridurre la disoccupazione: il che mi pare molto condivisibile se si intende che a medio termine la qualità delle risorse umane consente migliori prestazioni all’intero sistema/paese, meno condivisibile invece  se si vuole illudere gli studenti che a breve termine una migliore qualificazione possa garantire più occupazione non solo in singoli casi o specifici settori (e forse in un maggior capacità di auto-imprenditorialità), ma addirittura all’insieme dei giovani in cerca di lavoro (perché a mio avviso una migliore istruzione non riesce a modificare in pochi anni gli squilibri macro-economici in atto).

Il nocciolo della proposta governativa per una “buona scuola” consiste nella promessa di assunzione in ruolo di gran parte dei precari attualmente in servizio, per arrivare ad assegnare ad ogni scuola, sulla base dei fabbisogni (numero di alunni effettivi e tendenziali) un organico non risicato ma leggermente sovrabbondante, idoneo a riassorbire al suo interno distacchi funzionali (vice-presidi e tutors), “spezzoni” di cattedre, supplenze lunghe e brevi, e offerte didattiche integrative, rafforzando concretamente l’autonomia scolastica da diversi anni a vuoto proclamata e dando spazio a modulazioni più flessibili di classi ed orari.
Tali risorse dovrebbero consentire alle scuole anche di estendere gli orari di apertura delle scuole e di lezione (tempo pieno), di affrontare l’evasione scolastica, di progettare iniziative di educazione per gli adulti (in merito mi permetto di dubitare sull’automatico conseguire di tali progressi dal mero consolidamento degli organici).

I principali corollari della proposta (riassumendo in breve un documento di oltre 130 pagine) mi sembrano essere:
-          il superamento degli scatti automatici di anzianità (già scomparsi da decenni nel resto del pubblico impiego) con l’avvio di meccanismi di carriera più selettivi (pur sempre discutibili riguardo ai criteri di valutazione ed ai soggetti che dovranno attuarla, affiancando i dirigenti scolastici)
-          la determinazione in 2/3 della quota fissa, per ogni istituto, dei docenti che riceveranno gli aumenti a cadenza periodica, con l’ipotesi che tale limite costante (ed astratto e perciò poco accettabile) inneschi di per se un processo di concorrenza tra istituti, perché i docenti esclusi dagli “scatti” in una scuola “forte” (cioè con tanti professori con buoni curricula) sarebbero spinti a trasferirsi in una scuola “debole” per trovarvi maggiore fortuna (personalmente ci credo poco, perché molti altri sono i motivi di trasferimento o non-trasferimento delle persone, a fronte del solo incentivo degli “scatti” economici, e perché scuole con insegnanti “deboli”, premiati benché a basso punteggio, potrebbero risultare – ad esempio - le scuole socialmente difficili, e probabilmente non saranno comunque molto ambite);
-          l’approdo, dopo l’immissione ope legis degli attuali precari, ad un processo ordinario di reclutamento dei nuovi docenti tramite corsi-concorsi e tirocini guidati;
-          lo spostamento dell’asse culturale non solo verso la “modernità” (riassorbendo con altri nomi le tre I berlusconiane: Informatica, Impresa, Inglese) ma anche verso una maggiore “umanità”, con la triade Musica Arte Sport (in concreto però poche ore settimanali);
-          la conferma della volontà di confrontarsi con le imprese presenti sul territorio, per sperimentare maggiori esperienze di alternanza tra scuola e lavoro;
-          massicce dosi di trasparenza “on line” su tutto quanto sopra, a partire dai curricula dei docenti e dalle graduatorie delle nuove progressioni di carriera.

Oltre alle note in corsivo che ho sopra interposto, ritengo di esprimere le seguenti considerazioni, guardando anche a ciò che manca nel documento governativo (che comunque mi sembra una solida e positiva base di partenza) e che a mio avviso sarebbe necessario perché la scuola (e la società) diventino davvero migliori:
-          il segno complessivo della proposta si dovrà leggere misurando le risorse aggiuntive effettivamente assegnate alla scuola (nonché all’università e alla ricerca), tenendo conto dei tagli nel frattempo prospettati della Legge di Stabilità del medesimo Governo;
-          l’autonomia dei singoli istituti e delle nuove aggregazioni ipotizzate è positiva, ma a mio avviso insufficiente per aggredire gli storici ritardi della scuola italiana riguardo all’evasione e alla mancata elevazione dell’obbligo scolastico, che invece richiedono piani di interventi specifici, fondati sull’analisi dei bisogni (a partire dagli asili-nido, oggi classificati come “assistenza”)  e fortemente sostenuti dallo Stato e dagli Enti locali, con poderosi aiuti per il diritto allo studio dei meritevoli non abbienti, fino all’università (cioè un po’ oltre il “bonus bebè”);
-          le trasformazioni sociali ed antropologiche (cos’è l’adolescenza oggi?) dovrebbero suggerire un ripensamento radicale anche sui cicli didattici e sui programmi di studio, non solo aggiungendo materie, e assumere come primo obiettivo la formazione complessiva dei cittadini (non solo “Economia per tutti”, ma una vera educazione civica e soprattutto anche un po’ di filosofia per tutti, intesa come sviluppo delle capacità critiche personali a fronte dei “media” vecchi e nuovi e dei modi nuovi e antichi di sfruttamento);
-          personalmente non mi turba il rapporto con il mondo delle imprese, purché non sia a senso unico (e permetta quindi anche che scuola e territorio possano ingerirsi su ciò che fanno o non fanno  le imprese, escludendo una mera sudditanza ammirata) e riterrei educativa una sostanziosa esperienza di lavoro vero dentro al ciclo dell’obbligo, da elevare a 18 anni per tutti, aggiungendoci (con riferimento alla “educazione civica” di cui sopra) anche un periodo di servizio civile, sia in loco sia con scambi europei;

-          mi pare infine che andrebbe finalmente affrontato anche il tabù degli orari di lavoro dei docenti, lasciando invariate le ore di insegnamento “frontale”, ma inglobando tutte le altre prestazioni, da svolgersi a scuola (e non portando a casa i pacchetti di compiti da correggere), nell’ambito delle 36 ore settimanali comuni a  tutto il resto del pubblico impiego (fatti salvi, od ampliando, i contratti a tempo parziale).  

4 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Oh, così mi piaci....
    Ciao
    P.C.

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  2. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Grazie dei commenti che condivido pienamente.
    Come docenti aspettavamo un documento così da tempo … tutto sta se e come si riuscirà ad applicare.
    Per il momento non riescono ancora neppure a mandare in pensione 4.000 docenti che aspettano da 2 anni che venga applicata la quota 96, si è parlato addirittura di tenerli in servizio con altra mansione (?).
    G.O.

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  3. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Le tue osservazioni e riflessioni sono sempre molto interessanti anche se a mio avviso sono troppo lunghe per la rete e francamente a volte non riesco a leggerle tutte sino in fondo.
    In particolare i lunghissimi testi su Facebook, che seppure non è limitato ai 140 caratteri come Twitter resta comunque uno strumento di comunicazione con dei post veloci da leggere. Questo tuo ultimo ha oltre 5700 battute !!!! Una mazzata anche per un tuo lettore affezionato come il sottoscritto….
    R.S.

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    1. Caro R.,
      so di scrivere testi per lo più inadatti a face-book (e non a caso non uso twitter), ma lo uso a supporto del mio blog (lento e riflessivo) e delle mie mail a chi le vuol leggere.
      Inoltre la "Buona scuola" mi ha colpito proprio perchè testo articolato e complesso, e perciò mi sembrava meritasseun commento adeguato (per la mozione di Renzi alle primarie mi bastò mezza pagina perchè era quasi tutta fuffa).
      Agirei diversamente se partecipassi a iniziative editoriali collettive, con precisi target, ma questa fase per me è di riflessione quasi solitaria.
      Ciao
      Aldo

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