Mentre si allarga e non si placa l’infarto sismico, che ha colpito il
cuore geografico e simbolico della penisola italiana, bisognerebbe forse
concentrarsi sulle tante o poche cose utili che ognuno di noi può fare per
solidarietà alle popolazioni colpite.
Ma intanto la vita ordinaria fuori dal sisma continua a procedere, e
perciò mi permetto di sottoporre
all’attenzione alcune miei pensieri che attengono all’ordinaria attualità
politica.
L’ultimo frammento della
propaganda per il NO che mi ha raggiunto su FaceBook racconta che “se vincesse
il SI, il nuovo art. 72 ecc. consentirebbe al Governo di imporre al Parlamento
di approvare qualsiasi legge in 70 giorni (compresi i festivi); --- potrà imporre al Parlamento cosa, come e
quanto legiferare” (segue l’elenco delle nefandezze che verrebbero imposte da
suggeritori esteri e altre lobbies).
Mi pare che l’argomento si elevi
al di sopra delle falsità e meschinerie del tipo “consiglieri-senatori nominati
per cercarsi l’immunità parlamentare” (altre rozzezze però non mancano dal
fronte del SI) e che perciò richieda qualche approfondimento, per i pochi che
cerchino di entrare nel merito delle questioni referendarie.
Innanzitutto a mio avviso occorre
ricordare che attualmente (ed è così da decenni) l’attività dei 2 rami del
Parlamento è spesso soverchiata dall’ingorgo dei Decreti-Legge emanati dal
Governo, che – già entrati in vigore con pesanti effetti giuridici e materiali
– devono essere convertiti entro 60 giorni (sempre compresi i festivi), in
doppia lettura Camera/Senato e possibili “staffette” per gli emendamenti
giustamente possibili: tale distorsione viene eliminata dalla Riforma in esame
con una più stringente regolamentazione per i Decreti-legge, nonché con
l’introduzione di un maggior tempo per l’ascolto di eventuali richiami del
Presidente della Repubblica sui Decreti stessi.
Le norme ed i regolamenti vigenti
inoltre assegnano tempi definiti per l’approvazione delle leggi di bilancio, e
le maggioranze parlamentari, attraverso le Conferenze dei Capi-gruppo,
dispongono dei poteri per contingentare i tempi di discussione per qualunque
legge.
Ciò premesso, venendo alla nuova
norma proposta per le leggi fondamentali dei programmi governativi, mi sembra
francamente che si tratti di una ragionevole innovazione, che detta tempi certi
alla Camera dei Deputati, per una parte della sua attività, ma non le toglie il
fondamentale potere di APPROVARE oppure EMENDARE oppure NON APPROVARE i disegni
di legge governativi: in caso di gravi divergenze tra il Governo e la
Maggioranza parlamentare che gli aveva in precedenza accordato la fiducia, si
apre comunque una crisi politica, che può generalizzarsi ed assumere (come ora)
la forma della Fiducia/Sfiducia oppure rimanere limitata alla singola legge
programmatica, la cui eventuale bocciatura entro il 70° giorno (sempre compresi
i festivi, che mediamente incidono per 12 giorni su 70) può comunque consentire
al Governo una possibile ripresentazione e/o riformulazione della proposta.
Si può immaginare che in una
simile dialettica, che si configura ordinariamente come fisiologica e che coinvolge
l’intera Camera (e non solo la maggioranza), durante i 70 giorni si inseriscano
utilmente nel confronto, sia all’interno dei Palazzi Parlamentari (consultazioni)
che all’esterno (manifestazioni, molto utili a tal fine anche i giorni
festivi), i più diversi soggetti portatori di idee ed interessi, e non solo
oscuri lobbisti e Poteri Forti Sovranazionali.
Quanto questa proposta si combini
o si complichi con una legge elettorale maggioritaria, quale l’Italicum, può
essere oggetto di ulteriori riflessioni, che mi riservo di elaborare
prossimamente (anche perché la legge elettorale pare in evoluzione).
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