Capisco che un leader oggi – e
forse anche nel mitico passato – non viene scelto per quanto scritto nella
“mozioni congressuali”, ma soprattutto per le “emozioni” che riesce a
suscitare, attraverso i media, tra i militanti e poi tra i simpatizzanti
(primarie) ed infine tra gli elettori.
E in questo senso la partita del
congresso del PD sembra giocarsi tuttora soprattutto sulle emozioni di simpatia
ed antipatia che promanano dalla personalità e dalle vicende di Matteo Renzi
(che tuttora appare a molti sostenitori l’unico leader “vincente”, anche quando
perde), mentre Andrea Orlando, di personalità un po’ pallida e beneducata,
sembra raccogliere soprattutto sentimenti moderatamente anti-renziani, anziché
schiettamente filo-Orlandiani; quasi fuori-partita, infine Michele Emiliano,
per il suo percorso vigorosamente a zig-zag, dentro e fuori dal renzismo e dal
PD.
Ritengo anche che una seria
alternativa a Renzi dentro il PD avrebbe potuto crescere se i potenziali
protagonisti avessero anteposto i contenuti politici alle loro personali
ambizioni, che hanno portato ad esempio Enrico Rossi alla scelta
incomprensibile di uscire dal PD (dopo aver votato SI al referendum) assieme al
concorrente Roberto Speranza (che di speranze di vittoria comunque a mio avviso
ne aveva pochissime - soprattutto dopo aver brindato alla vittoria del No al
referendum su riforme a suo tempo da lui votate in Parlamento - e poche penso
anche prima).
Tuttavia il risultato del
Congresso non mi sembra scontato (al contrario di quanto sostenuto a priori
dagli scissionisti) e tanto meno irrilevante, perché in questa fase mi sembra
che solo con il PD possa determinarsi un argine al doppio tragico pericolo di
una vittoria elettorale della rinnovata alleanza di destra Salvini-Berlusconi
oppure del MoVimento-5-stelle (dove sì c’è un uomo solo al comando, Beppe
Grillo, e l’azienda Casaleggio dietro di lui).
In una cornice di leggi
elettorali ancora imprecisata, ma probabilmente di impianto in prevalenza
proporzionale, la candidatura di Renzi, che assicura leadership e antipatie,
può tuttavia guadagnare voti e alleati verso il centro-destra (dove si delinea
una “Alternativa popolare” separata dalla destra), mentre quella di Orlando
(con un ritorno alla direzione collegiale) potrebbe farlo verso il
centro-sinistra, incontrando meglio il moto convergente di Pisapia (non è
chiaro invece il moto sussultorio di MDP, di Sinistra Italiana e degli altri
frammenti della galassia di sinistra).
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Però è un mio discutibile hobby
leggere e commentare le mozioni congressuali del PD, per ragionare un po’ su
forme e contenuti delle proposte politiche in campo.
La novità è che anche Renzi ha
scritto una vera mozione, di 41 pagine, co-firmata da Maurizio Martina, mentre
nel 2013 si era limitato a 4 frasi su un foglietto di appunti, anche per dimostrare
che vinceva a braccia alzate, senza dover mettere le mani sul manubrio e
specificare troppo la direzione della sua corsa.
Questa volta invece il documento
di Renzi-Martina specifica anche troppo, partendo dai 1.000 giorni di governo
ed accumulando proposte legislative che potrebbero bastare per altri 10.000
giorni, molte ragionevoli e scontate (crescita, Europa, ius soli, periferie),
altre ragionevoli ed interessanti (es.: fondi a università deboli, detrazioni
fiscali per l’affitto, pensione di garanzia), altre infine assolutamente
scriteriate, come un IRPEF alleggerita con una progressività ridotta in favore
dei giovani (che a mio avviso premierebbe – incostituzionalmente - i giovani
ricchi a danno dei ricchi più vecchi, lasciando invariata la situazione dei
giovani poveri, il cui problema non mi pare sia l’aliquota IRPEF, ma avere un
lavoro ed un reddito): nell’insieme alcune significative correzioni in senso
solidaristico rispetto al renzismo già conosciuto (se Podemos promette un
“leninismo gentile”, da Martina possiamo attenderci tutt’al più un “renzismo
gentile”).
Per una maggiore conoscenza delle
3 mozioni, in parallelo, rimando allo schematico riassunto compilato da
Beatrice Rutiloni per l’Unità del 20 marzo, che allego per praticità.
Mi pare infatti più utile
evidenziare ciò che nelle mozioni non si trova o quasi (soprattutto in quella
di Renzi, tutta orientata al suo magnifico ritorno al Governo), benchè siano
rilevanti domande che io mi pongo, ma non penso di essere il solo, in questa
situazione nazionale e internazionale nient’affatto tranquilla.
POVERI NEL MONDO: a mio avviso
esistono anche quelli che non pensano o non riescono a migrare in Europa,
imponendoci qualche riflessione sociale che vada oltre il benessere degli
italiani. La cosa dovrebbe riguardarci sia in termini di aiuti che in termini
di equità degli scambi e della divisione del lavoro e del sapere (il risvolto
della condivisibile tendenza ad un ruolo produttivo dell’Italia tutto nella
tecnologia e nella bellezza è che il lavoro sporco e poco redditizio lo fanno
gli altri?). Argomenti che non mi sembra siano da riservare alle encicliche
papali, anche perché se non si pone rimedio alle crescenti disuguaglianze internazionali,
prima o poi maturano tragedie, anche senza bisogno dei fondamentalisti di
ispirazione religiosa.
CLIMA E RISORSE: non credo che
basti invocare e incoraggiare la Green Economy e l’Economia Circolare – cosa si
propone per rottamare e smaltire i pesanti residui, tuttora pulsanti della Old
Economy, qui ed altrove (ringalluzziti da un certo Trump)? C’è consapevolezza
del tendenziale esaurimento delle risorse naturali?
POLITICA DI DIFESA COMUNE EUROPEA
(TRA I SOLI PAESI A “MAGGIOR VELOCITA’”): ma quale politica? Rincorrendo Trump
dentro e fuori dalla NATO e dall’ONU? L’Europa pacifica di cui ci vantiamo (i
Francesi però talora hanno il grilletto facile) può essere autorevolmente
pacifista? L’esempio della Svezia che torna alla leva obbligatoria ci dice
qualcosa?
CRESCITA: anche Padoan teme la
“stagnazione secolare”; Trump può scatenarla con i dazi; va bene proporre
incentivi e investimenti per la ricerca ed uno sviluppo tecnologico, ma mi pare
che manchi un “piano B” riguardo al debito pregresso, da un lato, ed alla
disoccupazione tecnologica, dall’altro
COME SI PROSCIUGA L’EVASIONE
FISCALE? Per Renzi già si fa molto; per Orlando bisogna ridurre il contante, ma
non si è opposto ad ampliarlo l’anno scorso; per Emiliano occorre affrontare il
tabù della patrimoniale. Per tutti l’Europa dovrebbe essere l’ambito giusto per
controllare le multinazionali (personalmente non vedo l’ora che si inizi a
farlo davvero)
MAFIA – CORRUZIONE: totalmente
assenti nella (sola) mozione Renzi-Martina; citazioni un po’ rituali nelle
altre 2 (Orlando confida nella rigenerazione della politica, ma mi pare che
abbia ricette – necessarie- solo per il PD e non per modifiche istituzionali
erga omnes, come ad esempio una legge sui partiti, le fondazioni, e le
aziende-partito)
PRIVILEGI DELLA CASTA (ES.
STIPENDI E PENSIONI DEI PARLAMENTARI): premesso che a me non cale più di tanto,
il tema è totalmente regalato al M5Stelle
PERCHE’ SI SONO PERSE LE ULTIME E
PENULTIME ELEZIONI LOCALI? PERCHE’ SI E’ CERCATO E POI PERSO IL REFERENDUM SU UNA RIFORMA,
MAGGIORITARIA NELLE INTENZIONI, MA MINORITARIA NEL CONSENSO? COME SI FA A RI-VINCERE
RI-PROPONENDO LO STESSO ASSE POLITICO-CULTURALE (SOLAMENTE, ORA, SENZA RIFORME
ISTITUZIONALI, ANZI CON UN BEL VUOTO SU QUESTO TEMA)? CON CHI CI SI ALLEA? CON
CHI SI CONCORDA UNA LEGGE ELETTORALE (CHE PER GIUNTA SI AUSPICA MAGGIORITARIA)?
a queste enormi ed elementari domande politiche non risponde Renzi-con-Martina
(promette qualche riflessione auto-critica solo in futuro, e sulla
organizzazione del partito solo ad autunno); tentano di rispondere Emiliano ed
Orlando, che però mostra un po’ l’imbarazzo di chi ha in questi 3 anni
appoggiato Renzi, senza manifestare un pubblico dissenso.
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Ad Orlando, che espone nell’insieme un discorso più serio ed
argomentato, con un discreto spessore culturale (inteso come consapevolezza
dei problemi delle disuguaglianze sociali in Europa, se non nel mondo) però
vorrei porre una più difficile domanda: COME CI SI REGOLA CON CHI RESISTE ALLE
RIFORME?
Perché il suo pensiero ecumenico, forse di ascendenza Veltroniana, è
tutto un inno all’UNIRE: ci sono contraddizioni e conflitti, nel partito, nel
paese, nel mondo, ma noi intendiamo unire, ricucire, ecc.; concordo sul non
voler essere “divisivi” (in alternativa a Renzi) e sulla ricerca di un vasto
consenso, ma proprio quando si fa una politica di serie riforme (ad esempio
contro l’evasione fiscale, oppure per una scuola migliore) occorre considerare
il rischio di un forte dissenso di una parte del paese, motivato sugli
interessi che ad un certo punto vanno toccati e rimodulati (anche quelli di
certi insegnanti intoccabili); al che il confronto deve essere civile, educato,
non-violento, ecc., con tutte le garanzie istituzionali in favore del dissenso;
ma a che serve invocare unione e ancora unione? Temo serva solo ora per
edulcorare e ignorare gli inevitabili conflitti. Perché a mio avviso la società, che non è mai
stata una concorde ed unitaria comunità, è oggi ancor più divisa e frantumata,
e gli stadi di convergenza proponibili non possono essere che parziali (isolati
iceberg nel mare della società liquida).
PERVENUTO TRAMITE FACE-BOOK
RispondiEliminaLa tua è la registrazione asettica dello stato dell'arte. Probabilmente va bene cosi, nel senso che anch'io non percepisco, nello scenario politico italiano, grandi spunti o sussulti programmatici e ideali. Mi limito ad aggiungere che spero che il buon Matteo, superman, abbia imparato la lezione e compreso i gravissimi errori commessi. Il fatto che si faccia affiancare da Martina mi sembra il riconoscimento che il NOI vale piu che l'IO. Ma non so ... spero abbia capito. Il pericolo piu grande? ... la rezimania dilagante che rasenta il culto della personalità. Sono convinto che il progetto del grande movimento progressista del futuro sia ancora lontano. E non sarà Renzi a realizzarlo ... e neppure a proporlo. Sai ho militato per 30 anni in un grande Partito che non ha mai governato. Non è l'attesa che mi spaventa.
U.C.
Per l'attesa, cominciamo ad avere una certa età...
RispondiEliminaREPLICA DI U.C., SU FACE-BOOK
EliminaColgo una lieve carenza di entusiasmo. Tieni duro, prima o poi dopo il riflusso conservatore toccherà al flusso progressista!
U.C.
PERVENUTO VIA FACE-BOOK
RispondiEliminaIn effetti l'unica scelta incomprensibile di Rossi e' aver votato si al referendum.
Per il resto nessuna mozione mi sembra nettamete di sinistra (o almerno socialista).
Vedo che renzi continua a cercare penosamente e inutilmente consensi a destra.
Le altre mozioni sono di contorno.
Continuo a sperare nella nascita di un'alternativa seria a sinistra (le personalita' ci sarebbero).
In ogni caso mantengo le mie idee di sinistra: non mi importa se minoritarie, ma almeno sono coerente con me stesso.
Cari saluti
M.T.
ULTERIORE COMMENTO DI U.C. SU FACE-BOOK, RIFERITO ALLA PARTE TERZA DEL POST
RispondiEliminaConcordo. Questa dell'unità è sempre stato un po il miraggio della sinistra salvo poi concretizzarsi nella metodica frantumazione. Più che veltroniano mi pare prodiano. Infatti basta osservare la carriera politica di ambedue.
U.C.