mercoledì 22 marzo 2017

CONGRESSO P.D.: MOZIONI ED EMOZIONI

Capisco che un leader oggi – e forse anche nel mitico passato – non viene scelto per quanto scritto nella “mozioni congressuali”, ma soprattutto per le “emozioni” che riesce a suscitare, attraverso i media, tra i militanti e poi tra i simpatizzanti (primarie) ed infine tra gli elettori.
E in questo senso la partita del congresso del PD sembra giocarsi tuttora soprattutto sulle emozioni di simpatia ed antipatia che promanano dalla personalità e dalle vicende di Matteo Renzi (che tuttora appare a molti sostenitori l’unico leader “vincente”, anche quando perde), mentre Andrea Orlando, di personalità un po’ pallida e beneducata, sembra raccogliere soprattutto sentimenti moderatamente anti-renziani, anziché schiettamente filo-Orlandiani; quasi fuori-partita, infine Michele Emiliano, per il suo percorso vigorosamente a zig-zag, dentro e fuori dal renzismo e dal PD.
Ritengo anche che una seria alternativa a Renzi dentro il PD avrebbe potuto crescere se i potenziali protagonisti avessero anteposto i contenuti politici alle loro personali ambizioni, che hanno portato ad esempio Enrico Rossi alla scelta incomprensibile di uscire dal PD (dopo aver votato SI al referendum) assieme al concorrente Roberto Speranza (che di speranze di vittoria comunque a mio avviso ne aveva pochissime - soprattutto dopo aver brindato alla vittoria del No al referendum su riforme a suo tempo da lui votate in Parlamento - e poche penso anche prima).
Tuttavia il risultato del Congresso non mi sembra scontato (al contrario di quanto sostenuto a priori dagli scissionisti) e tanto meno irrilevante, perché in questa fase mi sembra che solo con il PD possa determinarsi un argine al doppio tragico pericolo di una vittoria elettorale della rinnovata alleanza di destra Salvini-Berlusconi oppure del MoVimento-5-stelle (dove sì c’è un uomo solo al comando, Beppe Grillo, e l’azienda Casaleggio dietro di lui).
In una cornice di leggi elettorali ancora imprecisata, ma probabilmente di impianto in prevalenza proporzionale, la candidatura di Renzi, che assicura leadership e antipatie, può tuttavia guadagnare voti e alleati verso il centro-destra (dove si delinea una “Alternativa popolare” separata dalla destra), mentre quella di Orlando (con un ritorno alla direzione collegiale) potrebbe farlo verso il centro-sinistra, incontrando meglio il moto convergente di Pisapia (non è chiaro invece il moto sussultorio di MDP, di Sinistra Italiana e degli altri frammenti della galassia di sinistra).
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Però è un mio discutibile hobby leggere e commentare le mozioni congressuali del PD, per ragionare un po’ su forme e contenuti delle proposte politiche in campo.
La novità è che anche Renzi ha scritto una vera mozione, di 41 pagine, co-firmata da Maurizio Martina, mentre nel 2013 si era limitato a 4 frasi su un foglietto di appunti, anche per dimostrare che vinceva a braccia alzate, senza dover mettere le mani sul manubrio e specificare troppo la direzione della sua corsa.
Questa volta invece il documento di Renzi-Martina specifica anche troppo, partendo dai 1.000 giorni di governo ed accumulando proposte legislative che potrebbero bastare per altri 10.000 giorni, molte ragionevoli e scontate (crescita, Europa, ius soli, periferie), altre ragionevoli ed interessanti (es.: fondi a università deboli, detrazioni fiscali per l’affitto, pensione di garanzia), altre infine assolutamente scriteriate, come un IRPEF alleggerita con una progressività ridotta in favore dei giovani (che a mio avviso premierebbe – incostituzionalmente - i giovani ricchi a danno dei ricchi più vecchi, lasciando invariata la situazione dei giovani poveri, il cui problema non mi pare sia l’aliquota IRPEF, ma avere un lavoro ed un reddito): nell’insieme alcune significative correzioni in senso solidaristico rispetto al renzismo già conosciuto (se Podemos promette un “leninismo gentile”, da Martina possiamo attenderci tutt’al più un “renzismo gentile”).
Per una maggiore conoscenza delle 3 mozioni, in parallelo, rimando allo schematico riassunto compilato da Beatrice Rutiloni per l’Unità del 20 marzo, che allego per praticità.
Mi pare infatti più utile evidenziare ciò che nelle mozioni non si trova o quasi (soprattutto in quella di Renzi, tutta orientata al suo magnifico ritorno al Governo), benchè siano rilevanti domande che io mi pongo, ma non penso di essere il solo, in questa situazione nazionale e internazionale nient’affatto tranquilla.
POVERI NEL MONDO: a mio avviso esistono anche quelli che non pensano o non riescono a migrare in Europa, imponendoci qualche riflessione sociale che vada oltre il benessere degli italiani. La cosa dovrebbe riguardarci sia in termini di aiuti che in termini di equità degli scambi e della divisione del lavoro e del sapere (il risvolto della condivisibile tendenza ad un ruolo produttivo dell’Italia tutto nella tecnologia e nella bellezza è che il lavoro sporco e poco redditizio lo fanno gli altri?). Argomenti che non mi sembra siano da riservare alle encicliche papali, anche perché se non si pone rimedio alle crescenti disuguaglianze internazionali, prima o poi maturano tragedie, anche senza bisogno dei fondamentalisti di ispirazione religiosa.
CLIMA E RISORSE: non credo che basti invocare e incoraggiare la Green Economy e l’Economia Circolare – cosa si propone per rottamare e smaltire i pesanti residui, tuttora pulsanti della Old Economy, qui ed altrove (ringalluzziti da un certo Trump)? C’è consapevolezza del tendenziale esaurimento delle risorse naturali?
POLITICA DI DIFESA COMUNE EUROPEA (TRA I SOLI PAESI A “MAGGIOR VELOCITA’”): ma quale politica? Rincorrendo Trump dentro e fuori dalla NATO e dall’ONU? L’Europa pacifica di cui ci vantiamo (i Francesi però talora hanno il grilletto facile) può essere autorevolmente pacifista? L’esempio della Svezia che torna alla leva obbligatoria ci dice qualcosa?
CRESCITA: anche Padoan teme la “stagnazione secolare”; Trump può scatenarla con i dazi; va bene proporre incentivi e investimenti per la ricerca ed uno sviluppo tecnologico, ma mi pare che manchi un “piano B” riguardo al debito pregresso, da un lato, ed alla disoccupazione tecnologica, dall’altro
COME SI PROSCIUGA L’EVASIONE FISCALE? Per Renzi già si fa molto; per Orlando bisogna ridurre il contante, ma non si è opposto ad ampliarlo l’anno scorso; per Emiliano occorre affrontare il tabù della patrimoniale. Per tutti l’Europa dovrebbe essere l’ambito giusto per controllare le multinazionali (personalmente non vedo l’ora che si inizi a farlo davvero)
MAFIA – CORRUZIONE: totalmente assenti nella (sola) mozione Renzi-Martina; citazioni un po’ rituali nelle altre 2 (Orlando confida nella rigenerazione della politica, ma mi pare che abbia ricette – necessarie- solo per il PD e non per modifiche istituzionali erga omnes, come ad esempio una legge sui partiti, le fondazioni, e le aziende-partito)
PRIVILEGI DELLA CASTA (ES. STIPENDI E PENSIONI DEI PARLAMENTARI): premesso che a me non cale più di tanto, il tema è totalmente regalato al M5Stelle
PERCHE’ SI SONO PERSE LE ULTIME E PENULTIME ELEZIONI LOCALI? PERCHE’ SI E’ CERCATO  E POI PERSO IL REFERENDUM SU UNA RIFORMA, MAGGIORITARIA NELLE INTENZIONI, MA MINORITARIA NEL CONSENSO? COME SI FA A RI-VINCERE RI-PROPONENDO LO STESSO ASSE POLITICO-CULTURALE (SOLAMENTE, ORA, SENZA RIFORME ISTITUZIONALI, ANZI CON UN BEL VUOTO SU QUESTO TEMA)? CON CHI CI SI ALLEA? CON CHI SI CONCORDA UNA LEGGE ELETTORALE (CHE PER GIUNTA SI AUSPICA MAGGIORITARIA)? a queste enormi ed elementari domande politiche non risponde Renzi-con-Martina (promette qualche riflessione auto-critica solo in futuro, e sulla organizzazione del partito solo ad autunno); tentano di rispondere Emiliano ed Orlando, che però mostra un po’ l’imbarazzo di chi ha in questi 3 anni appoggiato Renzi, senza manifestare un pubblico dissenso.
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Ad Orlando, che espone nell’insieme un discorso più serio ed argomentato, con un discreto spessore culturale (inteso come consapevolezza dei problemi delle disuguaglianze sociali in Europa, se non nel mondo) però vorrei porre una più difficile domanda: COME CI SI REGOLA CON CHI RESISTE ALLE RIFORME?

Perché il suo pensiero ecumenico, forse di ascendenza Veltroniana, è tutto un inno all’UNIRE: ci sono contraddizioni e conflitti, nel partito, nel paese, nel mondo, ma noi intendiamo unire, ricucire, ecc.; concordo sul non voler essere “divisivi” (in alternativa a Renzi) e sulla ricerca di un vasto consenso, ma proprio quando si fa una politica di serie riforme (ad esempio contro l’evasione fiscale, oppure per una scuola migliore) occorre considerare il rischio di un forte dissenso di una parte del paese, motivato sugli interessi che ad un certo punto vanno toccati e rimodulati (anche quelli di certi insegnanti intoccabili); al che il confronto deve essere civile, educato, non-violento, ecc., con tutte le garanzie istituzionali in favore del dissenso; ma a che serve invocare unione e ancora unione? Temo serva solo ora per edulcorare e ignorare gli inevitabili conflitti.  Perché a mio avviso la società, che non è mai stata una concorde ed unitaria comunità, è oggi ancor più divisa e frantumata, e gli stadi di convergenza proponibili non possono essere che parziali (isolati iceberg nel mare della società liquida). 

5 commenti:

  1. PERVENUTO TRAMITE FACE-BOOK
    La tua è la registrazione asettica dello stato dell'arte. Probabilmente va bene cosi, nel senso che anch'io non percepisco, nello scenario politico italiano, grandi spunti o sussulti programmatici e ideali. Mi limito ad aggiungere che spero che il buon Matteo, superman, abbia imparato la lezione e compreso i gravissimi errori commessi. Il fatto che si faccia affiancare da Martina mi sembra il riconoscimento che il NOI vale piu che l'IO. Ma non so ... spero abbia capito. Il pericolo piu grande? ... la rezimania dilagante che rasenta il culto della personalità. Sono convinto che il progetto del grande movimento progressista del futuro sia ancora lontano. E non sarà Renzi a realizzarlo ... e neppure a proporlo. Sai ho militato per 30 anni in un grande Partito che non ha mai governato. Non è l'attesa che mi spaventa.
    U.C.

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  2. Per l'attesa, cominciamo ad avere una certa età...

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    1. REPLICA DI U.C., SU FACE-BOOK
      Colgo una lieve carenza di entusiasmo. Tieni duro, prima o poi dopo il riflusso conservatore toccherà al flusso progressista!
      U.C.

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  3. PERVENUTO VIA FACE-BOOK
    In effetti l'unica scelta incomprensibile di Rossi e' aver votato si al referendum.
    Per il resto nessuna mozione mi sembra nettamete di sinistra (o almerno socialista).
    Vedo che renzi continua a cercare penosamente e inutilmente consensi a destra.
    Le altre mozioni sono di contorno.
    Continuo a sperare nella nascita di un'alternativa seria a sinistra (le personalita' ci sarebbero).
    In ogni caso mantengo le mie idee di sinistra: non mi importa se minoritarie, ma almeno sono coerente con me stesso.
    Cari saluti
    M.T.

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  4. ULTERIORE COMMENTO DI U.C. SU FACE-BOOK, RIFERITO ALLA PARTE TERZA DEL POST
    Concordo. Questa dell'unità è sempre stato un po il miraggio della sinistra salvo poi concretizzarsi nella metodica frantumazione. Più che veltroniano mi pare prodiano. Infatti basta osservare la carriera politica di ambedue.
    U.C.

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