Gli scriventi hanno condotto
nel 2015 una ricerca estesa ad un territorio (che include i 16 comuni allora
aderenti ad “Agenda21Laghi”) compreso tra Verbano e lago di Varese, da Vergiate
a Laveno, lavorando principalmente sui dati dei censimenti ISTAT 2010-2011 e
del rapporto ISPRA 2015 sul consumo di suolo.
La ricerca denominata
“tra-i-laghi” – integralmente consultabile all’indirizzo http://www.agenda21laghi.it/vivere_tra_laghi.asp
- si compone di tabelle, grafici, cartine tematiche e commenti ed elabora i
principali dati statistici successivi al 2000 per tale territorio in raffronto
a Provincia di Varese, Lombardia ed Italia, riguardo a demografia, lavoro,
pendolarità, istruzione, abitazioni, suolo.
Le tendenze identificate non
sono omogenee all’interno dell’area e lo studio delle differenze consente di
ipotizzare letture sulle aggregazioni territoriali dei fenomeni di maggior o
minor benessere sociale e sui rapporti con l’area metropolitana milanese/lombarda.
Nel 2016, 2017 e nel 2018 gli
Autori hanno prodotto tre aggiornamenti annuali sui soli dati demografici, riferiti
al 2015-2016-2017 (sempre consultabile sul suddetto sito), ed ora propongono un
ulteriore aggiornamento sui dati fino al 2018, con specifici raffronti rispetto
al censimento del 2011 e con approfondimento sui dati relativi agli stranieri
residenti.
Inoltre in questo
aggiornamento si introduce il confronto diacronico sul consumo di suolo, sulla
base dei dati ISPRA 2012 e 2016, che indica una tendenza piuttosto allarmante, nonché
una lettura critica sulla proposta di lettura dei “Sistemi Locali del Lavoro”
anche come nuove “Realtà urbane” da parte dell’ISTAT.
Sommario:
- commento sintetico all’aggiornamento 2018
o
A –
dati demografici
o
B –
consumo di suolo
o
C – la
nuova geografia dei Sistemi Locali secondo l’ISTAT
- allegati:
tabella 1 – popolazione
2017-2018
tavoletta A - popolazione
2017-2018
tabella 2 – movimenti
demografici 2018
tabella 3 – popolazione
2011-2018
tavoletta B - popolazione
2011-2018
tabella 4 – incidenza
stranieri 2018
tavoletta C - incidenza
stranieri 2018
tabella 5 – variazione
stranieri 2011-2018
tavoletta D - variazione
stranieri 2011-2018
tabella 6 - suolo consumato su
totale suolo - 2016
tavoletta E - suolo consumato
su totale suolo - 2016
tabella 7 - variazione % suolo
consumato su totale suolo: 2012-2016
tavoletta F - variazione %
suolo consumato su totale suolo: 2012-2016
PER LE IMMAGINI CONSULTARE IL MEDESIMO TESTO SU "UTOPIA21", SETTEMBRE 2019, OPPURE SUL SITO DI AGENDA21LAGHI
COMMENTO
SINTETICO ALL’AGGIORNAMENTO 2018
A –
DATI DEMOGRAFICI
Con riferimento
alla ricerca “tra-i-laghi”1, come già nel 2016, 2017 e 2018, abbiamo ritenuto di sviluppare un
nuovo aggiornamento sui dati demografici, comprendente il confronto tra la
popolazione residente a fine 2018 (01 gennaio 2019) e quella di fine 2017,
nonché quella del censimento 2011, i movimenti demografici (nati/morti, immigrati/emigrati)
relativi al 2018, nonché un approfondimento sul numero degli stranieri
residenti a fine 2018 ed in raffronto al censimento 2011; il tutto applicato ai
Comuni che nel 2015 erano in Agenda21Laghi ed ai territori già assunti come
riferimento, confermando tutti i criteri metodologici della più ampia ricerca
pubblicata nel 2015.
Il
calo della popolazione a livello nazionale, in atto dal 2015, è determinato
dalla diminuzione del numero dei residenti di nazionalità italiana, non più
compensato a sufficienza dall’afflusso di cittadini stranieri, in un quadro
complessivo di consistenti migrazioni (sia di italiani che di stranieri) e dai
connessi fenomeni di calo delle nascite ed invecchiamento della popolazione.
Per la
nostra area-studio di 23 Comuni – ora ridotti a 22 per la fusione tra
Cadrezzate ed Osmate - (e di cui 16 allora inclusi in Agenda21Laghi) il 2018,
come il 2017, segna però un freno alla tendenza alla diminuzione della
popolazione rispetto al biennio 2015-2016: dopo il decennio 2001-2011 di
generalizzato e vivace aumento (in media dell’1% annuo) ed un periodo di
transizione (2012-2014) con dati alterni nei singoli comuni, ma comunque con
esito finale positivo per l’area in esame (+ 0,8%), il 2018 vede ancora una
perdita limitata allo 0,2%, e soprattutto concentrata in meno della metà dei
comuni considerati (10 su 22: i comuni in calo erano 15 nel corso del 2017).
(Le
variazioni differenziate alla scala dei singoli Comuni – come già rilevato
negli anni precedenti – possono dipendere in parte anche dal successo oppure
dall’esaurimento di specifiche iniziative immobiliari, in un quadro di insieme
del mercato edilizio piuttosto stagnante.)
La
diminuzione complessiva per l’area, nell’ultimo anno è di circa 160 persone, ma
di oltre 1.000 negli ultimi 4 anni, su un totale di 86.000 residenti, calo
superiore all’1% (mentre la diminuzione media nazionale, è circa dello 0,7%, ed a fronte di una
situazione ancora positiva per l’intera Lombardia e soprattutto per il Comune
di Milano, e quasi stazionaria invece per la Provincia di Varese; tra i Comuni
esterni considerati, solo Somma Lombardo mantiene ancora un saldo positivo
costante (vedi tabelle 1 e 3, tavolette A e B, nonché gli aggiornamenti per il
2015-2016-2017).
I 160
abitanti perduti nel 2018 (vedi tabella 2), infatti, risultano come differenza
tra gli oltre 350 persi per il saldo naturale negativo (numero dei morti
superiore ai nati; il saldo negativo era però di oltre 400 nel 2017) e
l’afflusso di circa 190 dal saldo migratorio (numero degli immigrati superiore
al numero degli emigrati, che risulta sempre positivo, tranne che nel 2015, ma è
diminuito dal 2017 da 250 a 190 persone).
Si
conferma pertanto l’allarme per la salute demografica (e socioeconomica?)
dell’area, tornata sotto la popolazione totale del 2012.
Confrontando
l’andamento demografico complessivo dal censimento del 2011 a fine 2018 nei
singoli Comuni dell’area, si rileva una situazione frastagliata, con tendenze
positive nella fascia centrale tra Ispra e Bardello/Varano B., nonché a Sesto
Calende ed a Leggiuno e Monvalle, ed alcuni casi di maggior calo, come
Vergiate, Taino, Angera, Laveno-Mombello e Sangiano, tutti diminuiti di oltre
il 2%, come meglio specificato nella tabella 3 e nella connessa tavoletta B.
L’approfondimento
sulla incidenza della popolazione straniera (tabb. 4 e 5, tavv. C e D) evidenzia
presenze superiori al 9% a Besozzo ed in
tutta l’area a Sud-Ovest, tra il lago di Monate e Sesto Calende, con vertici ad
Ispra e Ranco e alcuni comuni limitrofi, dove prevalgono le origini comunitarie
dei dipendenti del Centro Comunitario di Ricerca (e famiglie); così pure
superano il 10% i maggiori Comuni esterni prossimi di riferimento (Arona,
Castelletto, Somma Lombardo) e Varese (Milano invece si staglia quasi al 20%, su
uno sfondo regionale dell’11,7% e nazionale – ed anche provinciale - dell’8,7%).
Poiché
solo Ispra concentra un incremento percentuale significativo tra il 2011 ed il
2018 (più 3 punti, dal 12 al 15%) ed invece la media complessiva dell’area
studio supera di poco il 9%, con un incremento di pochi decimali, si può
constatare una tendenza alla diminuzione della presenza di stranieri,
riscontrabile in 10 Comuni (per lo più medio-piccoli) sul totale di 22;
consultando le tabelle delle nazionalità più rappresentate (dati di dettaglio
da noi però non riprodotti) si può
osservare che i Comuni con stranieri in diminuzione hanno maggioranze di
marocchini o albanesi (la cui diminuzione si può probabilmente collegare alla
crisi del settore edilizio), mentre non diminuiscono i Comuni con maggioranze
di ucraine (in prevalenza collaboratrici familiari), oltre alla suddetta
enclave comunitaria connessa al CCR di Ispra.
B – CONSUMO DI SUOLO
Riguardo
al consumo di suolo, la ricerca da noi condotta nel 2015 poteva basarsi solo
sul rilevamento effettuato dall’I.S.P.R.A. nel 2012, senza possibilità di
raffronti diacronici, perché i valori relativi ai periodi precedenti,
ricostruiti sommariamente dall’I.S.P.R.A. su materiali cartografici eterogenei,
non consentivano il dettaglio alla scala dei singoli comuni.
Il
rapporto annuale I.S.P.R.A. del 20172 contiene invece un nuovo rilevamento
dettagliato, riferito all’anno 2016 (diversamente dal Rapporto 2018 3,
che riporta solo i dati aggregati per provincia e per regione).
Prima
di commentare i nuovi dati ed i conseguenti raffronti, riproduciamo in riquadro
alcuni passi della nostra relazione del 2015, che illustrano i criteri
metodologici in materia di consumo di suolo.
Per suolo consumato si intende quello coperto
artificialmente e/o impermeabilizzato, scorticato, compattato, includendo, come
elenca il rapporto ISPRA: “aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate
o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre
aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti,
aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre
infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate,
non necessariamente urbane”.
(La differenziazione tra suolo consumato e non consumato
diviene difficile per le aree verdi pertinenziali ai fabbricati, i giardini privati
e quelli pubblici, dove il suolo spesso è impermeabilizzato ed artificializzato
in parte, senza considerare la problematica della continuità ecologica,
interrotta da recinzioni e manufatti).
… il metodo di rilevamento si basa principalmente sulla interpretazione
di foto-rilevamenti, aerei e satellitari,
Per ogni altro approfondimento concettuale e per la
conoscenza del processo a scala nazionale, si rimanda al testo del “Rapporto
sul consumo di suolo” n° 218/2015 di I.S.P.R.A. www.ispra.it
Rammentando
che nella misura dei territori comunali sono incluse le acque interne, e quindi
fiumi, paludi e porzioni di laghi (a tutto “vantaggio statistico” di molti
comuni dell’area-studio), l’area studio presenta al 2016 una percentuale di
suolo consumato del 16,8%, notevolmente inferiore alla media provinciale del
22,1%, ma ben superiore alla media regionale del 13% ed a quella nazionale del
7,6%; la città di Milano supera il 57% di suolo consumato, mentre i comuni
dell’area si collocano tra il minimo di Ranco con il 8,7% ed il massimo di
Ternate con il 36,3%, con un forte addensamento sui valori medio-alti (tra il 13
ed il 20%) nella parte sud dell’area (ma anche a Laveno e Monvalle) e sui
valori alti per il gruppo Besozzo-Brebbia-Bardello-Bregano-Sangiano – così
anche Caravate e Gavirate), nonché Ternate e Varano Borghi.
Molto
grave risulta – a nostro giudizio, anche considerando che nel secondo decennio
del secolo quasi tutti i comuni lombardi sono dotati di efficaci “Piani di
Governo del Teritorio2 (e connesse Valutazioni Ambientali Strategiche) in
attuazione della Legge regionale n° 12 del2005 – la pesantezza dei dati
relativi all’incremento del consumo di suolo nei soli quattro anni tra il 2012
ed il 2016, in tutti i seguenti ambiti (e pur ipotizzando, soprattutto a
livello locale, possibili errori interpretativi dovuti agli automatismi del
processo di lettura dei dati):
|
%
consumo suolo 2012
|
%consumo
suolo 2016
|
Incremento
2012-2016
|
Regione
Lombardia
|
10,3
|
13,0
|
2,7
%
|
Provincia
di Varese
|
18,0
%
|
22,1%
|
4,1
%
|
Area
studio tra-i-laghi
|
12,9
%
|
16,8
%
|
3,9
%
|
(mentre
a livello nazionale l’incremento è “solo” dal 5,8% al 7,6%, pari comunque ad
oltre 500.000 ettari in più).
All’interno
dell’area-studio i valori degli incrementi sono in prevalenza raggruppati in
una gamma mediana, tra 3 e 5 punti, con l’eccezione virtuosa di Ranco,
Biandronno e Leggiuno al di sotto, e quella meno virtuosa di Sangiano, Bregano
e Travedona-Monate al di sopra.
Tra i
comuni assunti come riferimento, in generale superiori a 4 punti % di incremento
nel suolo consumato, ad esclusione di Cittiglio con il 2,6%, spicca il dato di
Arona, che risulta addirittura in decremento, con 280 ettari di suolo consumato
al 2016, contro 282 nel 2012 (con riserva di ulteriore verifica in loco,
ipotizziamo che si tratti di un saldo tra i recenti nuovi insediamenti,
consentiti da un P.R.G. conservativo ma non rigorista, ed una diversa
classificazione della Cava Fogliotti , da tempo dismessa ed in
gran parte ora “rinaturalizzata” da una copertura vegetale spontanea).
C – LA NUOVA GEOGRAFIA DEI
SISTEMI LOCALI SECONDO L’ISTAT
Al
termine della relazione di sintesi della ricerca del 2015, avanzavamo alcune
ipotesi interpretative sulle correlazioni tra l’area-studio ed il contesto,
tendenzialmente metropolitano nell’arco sud-est/sud-ovest, e prevalentemente
montano/periferico sul fonte settentrionale, sia verso Nord-Est (Valcuvia e
Luinese) sia verso Nord-Ovest, al di là del Lago Maggiore
(Verbano-Cusio-Ossola).
Ci
sembra pertanto opportuno dare conto di ulteriori contributi emersi in materia,
tra cui lo studio compiuto dall’ISTAT, ancora sui dati del censimento 2011, e
pubblicato a fine 2015 “La nuova geografia dei sistemi locali” 4,
fondato soprattutto sulla lettura dei flussi di pendolarità lavorativa,
individua, a prescindere dai confini provinciali (ma purtroppo non da quelli comunali, talora sovradimensionati rispetto
alle esigenze di analisi, come ad.es. per Roma), una ripartizione del
territorio nazionale in circa 600 “sistemi locali del lavoro”, all’interno di
ciascuno dei quali si esplica parte cospicua (circa 2/3) dei movimenti
pendolari giornalieri per lavoro, in ambito (comunale o) intercomunale.
I
“Sistemi Locali del Lavoro” (talora coincidenti con i “distretti industriali” a
caratterizzazione tematica e ad elevata integrazione produttiva) erano già
stati individuati dall’ISTAT nei precedenti decenni, con esiti geografici
differenziati.
In
particolare nell’ultimo decennio intercensuario 2001-2011, malgrado
l’affermarsi in tutti i campi delle comunicazioni informatiche, si è registrato
comunque un notevole incremento dei movimenti pendolari lavorativi, sia come
numero di persone coinvolte, sia come aumento delle distanze mediamente
percorse e dei tempi di viaggio; di conseguenza si sono allargati i bacini di
pendolarità, ed i Sistemi Locali del Lavoro sono diminuiti di numero (di circa
il 10%) ed aumentati di estensione.
Tale
fenomeno ha riguardato in particolare il territorio da noi esaminato, perché
-
al
2001 l’ISTAT riscontrava un Sistema (multipolare) denominato “Sesto Calende”,
che includeva l’intera nostra “Area-Studio”, interclusa tra i laghi Maggiore e
di Varese, nonché 2 propaggini, l’una a Sud-Ovest, nel medio novarese presso il
Ticino (da Varallo Pombia, Pombia e Divignano a Borgo Ticino e Castelletto), e
l’altra a Nord-Est, dal Gaviratese all’intera Valcuvia, includendo Cittiglio,
Gemonio e Cocquio Trevisago;
-
al
2011 invece l’ISTAT ha ripartito tale territorio tra i limitrofi Sistemi di
Borgomanero (per l’area ad ovest del Ticino), di Busto Arsizio (che a suo tempo
aveva già incorporato il Sistema di Gallarate) per Sesto Calende e Vergiate, di
Luino per la Valcuvia, e di Varese per il Gaviratese e la restante “Area-
Studio”.
Figura
1 – Il Sistema Locale del Lavoro “Busto Arsizio” al 2011, con annessa legenda
della gerarchia dei poli lavorativi (nota
interpretativa della cartografia: Sesto Calende, in alto a sinistra è “bianco”,
con Golasecca; a lato Vergiate è “Micro-Polo”; seguono a Sud come “Piccoli
Poli”, in fucsia, Somma Lombardo e Lonate Pozzolo; al centro come “Poli
Secondari”, in giallo, Gallarate, Busto Arsizio e Legnano; nel Sistema non
figurano “Poli Primari”)
Con
la pubblicazione del 2015, l’ISTAT ha arricchito la ricerca sui Sistemi Locali
del Lavoro intrecciandola con la aggregazione su tale reticolo territoriale di
altri dati di origine censuaria e non (ad esempio anche le variazioni
demografiche ed occupazionali 2011-2014, al fondo della recente crisi),
ricavandone una sorta di “aggettivazione” dei Sistemi Locali, più in stile CENSIS che non nella tradizione
“asettica” dell’ISTAT, di cui diamo conto brevemente con le seguenti Figure
(con alcune nostre annotazioni).
Figura
2 – caratterizzazione socio-demografica
(nota: qui Varese e Busto Arsizio – con la nostra Area-Studio – ed i
Sistemi di Novara, Vigevano, Pavia risultano “città” assieme a Milano, i
Sistemi di Borgomanero “cuore verde” come il Verbano-Cusio-Ossola e l’arco pedemontano
BorgoSesia-Biella-Ivrea, Luino “città diffusa” come Como-Lecco-Bergamo-Brescia
e ampi dintorni: francamente ci sembrano
valutazioni un po’ troppo a “grandi sciabolate”)
Figura 3 – specializzazione
produttiva – 1^
(Nota: Busto Arsizio sta nel tessile-abbigliamento con Como, mentre
Varese, Luino e Borgomanero sono classificati “altri del made in Italy”; Milano
è “urbano”, come anche Verbania-Cannobio - ?
-, Novara come il Cusio e l’Ossola “manifatture pesante”: ma è ancora vero?)
Figura
4 – specializzazione produttiva – 2^
(Nota: nel dettaglio, Varese e
Borgomanero sono accomunati da una un po’
generica “fabbricazione di macchine”, mentre Luino sta
nell’agro-alimentare)
Figura 5 – Risposta alla crisi occupazionale
2008-2014
(Nota: Varese e Busto Arsizio, come anche Luino e Novra risultano
“perdenti ma in ripresa”; Milano “vincente” e Borgomanero “perdente”).
Figura 6 – vocazione culturale
(Nota: a Varese e Busto Arsizio,
come anche a Luino e Novara, è riconosciuta “imprenditorialità culturale”,
mentre Milano consegue la “Grande Bellezza”, e Borgomanero – grazia ad Orta e
ad Arona - è associato con il Cusio e l’Ossola al “Volano del Turismo”).
Ma
soprattutto l’ISTAT ha inteso desumere da tale lettura delle valutazioni
sintetiche più complessive ed ambiziose, con la promozione dei 21 sistemi più
rilevanti, per dimensioni demografiche ed occupazionali, quali “Aree urbane”
ovvero “Principali realtà urbane”, come evidenziato dalle seguenti Figure 7 e
8, avanzando ipotesi su conseguenti nuove definizioni “di fatto” dei fenomeni
urbani italiani/europei nel 21^ secolo.
Figura
7 – addensamento insediativo – 1^
(Nota: Varese e Busto Arsizio, come
anche Borgomanero e Como sono classificate con Milano come “Massima pressione”
insediativa, mentre Luino e Novara, Cusio e Verbano figurano caratterizzate da
“edificato compatto”; lo “sprawl urbano”
è identificato altrove rispetto all’arco pedemontano – compaiono le 21 aree urbane, che commentiamo più avanti)
Figura
8 – addensamento insediativo – 2^
(Nota: Varese e Busto Arsizio, come
anche Borgomanero, il Verbano e Como presentano con Milano e vaste aree della
Lombardia Orientale mediana “località abitate estese e densamente distribuite”,
mente Luino, il Cusio e vaste aree pedemontane e padane le hanno “piccole e
densamente distribuite”, diversamente dalla pianura risicola
Novara-Vercelli-Vigevano-Pavia, che è una enclave con località abitate “estese
e a bassa densità” – compaiono le 21
aree urbane, che commentiamo più avanti)
Ciò interessa i nostri
territori soprattutto perché, a fianco di 20 “aree urbane” imperniate sulle 10
“Aree Metropolitane” ufficialmente riconosciute e su altri 10 capoluoghi di
provincia (tra cui NON figurano né Varese né Novara e neppure Brescia, mentre
rientrano Como, Bergamo, Verona, Padova ecc.), la 21^ risulta essere l’area
multi-polare di Busto Arsizio (terza per densità abitativa, con 1100
abitanti/Km2, dopo Napoli con 3mila e Milano – inclusa Monza&Brianza - con
2mila).
Inoltre
l’ISTAT rileva la peculiarità di Busto Arsizio, Como e Bergamo, quali “aree
urbane” sì in qualche misura autonome, ma nel contempo satelliti dell’area
milanese, cui sono legate da flussi pendolari “tra bacini” con una grandezza
pari a circa il 15% delle rispettive forze lavoro.
Figura
9 – densità abitativa nei Sistemi di Milano, Busto Arsizio, Como e Bergamo
La
pubblicazione dell’ISTAT da conto – ma solo per cenni - anche di altri
possibili criteri per l’individuazione dell’area metropolitana milanese, tra questi
il criterio “Functional Urban Region”, che mischia alla pendolarità per lavoro
la considerazioni quantitative sul consumo di suolo, e che darebbero il
seguente risultato, con l’esclusione di Sesto Calende e Vergiate, che ai nostri
occhi appare più consono alla realtà complessiva delle relazioni territoriali.
Figura
10 - L’Area Metropolitana Milanese secondo il criterio Functional Urban Region
Infatti ci vorremmo
permettere di criticare un assioma di fondo della ricerca dell’ISTAT, che
assume gli spostamenti per lavoro come rappresentativi dell’insieme dei
movimenti giornalieri della popolazione, mentre a nostro avviso – soprattutto
nei territori multi-polari come è gran parte dell’arco pedemontano pre-alpino –
le gravitazioni per studio, servizi (es. sanitari), consumi superiori, consumi
culturali sono molto più flessibili e complesse: una famiglia di Sesto Calende
(ma anche di Gallarate) con capofamiglia che lavora nel Sistema-Locale di Busto
Arsizio, ad esempio, ha ampie possibilità di fruire di scuole superiori ed
università e parimenti di cliniche ed ospedali, di negozi specializzati, di
cinema e teatri, di mostre e musei, non solo verso l’interno del Sistema
“Busto” e verso Milano, ma anche verso Novara o Varese oppure Verbania,
Vercelli, Como, Lugano…
Si tratta di un
policentrismo complesso, che lo stesso ISTAT nel suo testo indica come
caratteristico del Centro-Nord, in questi decenni di inizio secolo, mentre al
Sud dell’Italia continuano a prevalere le categorie più consolidate dei
rapporti gerarchici tra centro e periferie, tra città e campagne.
Rammentiamo infatti,
come da noi recepito a pag. 19 del fascicolo 4 della ricerca “tra-i-laghi”
e come riportato dallo stesso volume dell’Istat in esame a pag. 84
, che “
la mobilità generata dai lavoratori
rappresenta” solo “il 31,7 per cento del totale degli spostamenti”.
Pertanto, in attesa che
l’ISTAT come promesso, riesca ad attingere ad altri dati (in parte reperibili
negli stessi censimenti) ed ai mitici “big-data”, ci sembra opportuno
ponderare - già in fase di delimitazione delle aree di gravitazione
intercomunale - il dato della pendolarità lavorativa con altri elementi,
tra cui ad esempio la configurazione materiale degli insediamenti, come
suggerito dal criterio “Functional Urban Region”, nonché l’insieme dei
movimenti giornalieri “occasionali”, invece di considerare fattori quali la
densità abitativa e insediativa (vedi figure 7-8-9) come mera “aggettivazione”
di aree predeterminate con la sola pendolarità da lavoro.
Proponiamo in proposito
un esempio concreto: gli insediamenti diffusi (sprawl) lungo e attorno all’asse
della Strada Regionale n° 142 da Arona a Biella (e traverse), attraverso
Borgomanero-Romagnano-Gattinara-Cossato, che sono un fenomeno cospicuamente
rilevabile a vista d’occhio, e che però nei cartogrammi dell’ISTAT non compare,
perché tali insediamenti sono per lo più diluiti statisticamente nei “bacini di
pendolarità” che si estendono su verticali nord-sud, attraversando l’asse più
congestionato e associandogli per ogni singolo tratto altri territori meno
densi; l’operazione statistica condotta dall’ISTAT è indubbiamente corretta in
sé, ma risponde solo alla domanda “qual è la densità media degli insediamenti
nei bacini di pendolarità?” e non può rispondere alla domanda “come si
configurano gli insediamenti?”; ci sembra pertanto errato dedurre valutazioni
complessive sui fenomeni urbani partendo da una griglia territoriale fondata su
di un solo parametro, quello della pendolarità lavorativa, pur in sé rilevante.
ALLEGATI:
- tabella 1 – popolazione 2017-2018
- tavoletta A - popolazione 2017-2018
- tabella 2 – movimenti demografici
2018
- tabella 3 – popolazione 2011-2018
- tavoletta B - popolazione 2011-2018
- tabella 4 – incidenza stranieri 2018
- tavoletta C - incidenza stranieri
2018
- tabella 5 – variazione stranieri
2011-2018
- tavoletta D - variazione stranieri
2011-2018
-
tabella 6 - suolo consumato su
totale suolo - 2016
-
tavoletta E - suolo consumato su
totale suolo - 2016
-
tabella 7 - variazione % suolo
consumato su totale suolo: 2012-2016
-
tavoletta F - variazione % suolo
consumato su totale suolo: 2012-2016
Fonti: