giovedì 21 novembre 2019

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2019: EDITORIALE - "SOVRANISMO E FUTURO"


SOVRANISMO E FUTURO
di Aldo Vecchi

Una riflessione sulla proiezione verso il futuro: non è una esclusiva delle “forze progressiste”, anche i sovranisti raccontano un futuro; cui contrapporsi, perché è illusorio ed è reazionario.

Riassunto: prendendo spunto da un articolo di Luigi Manconi, una breve rassegna storica sulla “propensione al futuro” tra sinistra e destra. Il proclama di Trump e la visione idilliaca del sovranismo, anche nel futuro. La necessaria radicalità dell’opposto punto di vista (la fratellanza universale) ed i conti da fare con i confini (tra gli stati) e con i limiti (delle risorse).


Il movimento giovanile per la salvezza della biosfera, innescato da Greta Thumberg ha il “Futuro” nel suo stesso nome, Fridays for Future, oltre che nella biologia dei suoi aderenti: un Futuro da liberare dai pericoli ambientali del presente e delle tendenze in atto; un Futuro quindi temuto come si profila, ma rivendicato in quanto diverso.

Verso il “Progresso” e verso l’”Avvenire” erano proiettati i principali movimenti politici e sindacali di sinistra degli ultimi 3 secoli (un futuro auspicato e da conquistare, ma ineluttabile), anche se con diversità e contraddizioni (ad esempio nelle componenti “luddiste” del movimento operaio) e di certo con nulle o scarse sensibilità ambientali, salvo che negli ultimi decenni.

Più complicati gli atteggiamenti nella destra, divisa tra componenti liberali progressiste e componenti conservatrici e reazionarie, e nella destra estrema, come il fascismo, che da un lato ha cercato di recuperare ed assimilare spinte eversive di rinnovamento – tra cui il movimento “Futurista”- e d’altro lato ha riesumato miti autoritari come Dio-Patria-Famiglia [A].
In questo quadro mi ha dapprima colpito favorevolmente, ma riflettendoci invece mi ha poi lasciato perplesso, il commento di Luigi Manconi, pubblicato di recente su Repubblica1 con il titolo “Sovranismo senza respiro”, in cui afferma tra l’altro “Il sovranismo non sa il futuro. O meglio: non ha futuro. Con ciò intendo dire non che esso sia destinato a un rapido declino (temo l’esatto contrario), bensì che, alla lettera, il sovranismo non contenga nella propria cultura e nel proprio sistema di valori, il pensiero dell’avvenire. Di ciò che verrà dopo di noi. Insomma, il sovranismo ha un grande problema nel manovrare la categoria del tempo.”
il sovranismo come forma moderna della cultura reazionaria è "costretto" a giocarsi tutto sull’oggi: non può accettare, perciò, l’evidenza dell’esaurirsi delle risorse naturali, del consumarsi delle fonti energetiche e dell’emergenza climatica. …
Un’ideologia che afferma di fondarsi sulla struttura della famiglia, si sottrae a qualunque responsabilità verso le prossime generazioni e quelle che verranno ancora dopo. È qui la radice del suo dichiarato e protervo anti-ambientalismo. La sola ecologia di cui sembra esser capace è, come si è detto, una egologia: la concentrazione, cioè, su se stessi, sulla propria rete familiare e comunitaria, sul proprio territorio e sul presente. Il sovranismo è, appunto, presentismo, immediatismo, esaltazione del localismo e dell’oggi.”

Ritengo invece che in queste considerazioni di Manconi (di cui apprezzo solitamente il pensiero e le iniziative umanitarie) ci sia un errore, paragonabile all’errore storico di Norberto Bobbio (e di altri importanti intellettuali), di non riconoscere dignità culturale all’avversario fascista (rinunciando quindi a conoscerlo meglio per meglio combatterlo).

Lo stesso Manconi non prevede un imminente declino del sovranismo (e stiamo parlando non solo di Salvini, ma di gran parte delle destre europee, della Brexit e di Trump, ed anche di Erdogan, Putin e a suo modo di Xi Jinping…).

A mio avviso nella forza e nelle speranze di crescita del sovranismo c’è anche una sua capacità di parlare del futuro e di offrire ai “popoli” alcune prospettive: esaltando del presente alcune tendenze da demonizzare (la globalizzazione, i poteri sovranazionali, le migrazioni) ed ignorando nel loro messaggio semplificato (ma talvolta anche ben articolato, come ad esempio sul versante religioso, oppure nella raffinatezza dei metodi di controllo sui media e sui social media, proprio attraverso un linguaggio elementare) gli altri aspetti delle trasformazioni in atto (il cambio climatico, la digitalizzazione, l’automazione, il monopolismo, di cui le destre si rendono complici, più o meno consapevoli) i sovranisti  tendono  proporre una rassicurante idea del futuro simile ad alcuni aspetti del passato, con ancora la triade Dio-Patria-Famiglia a  benedire il benessere materiale dei “nostri”, anche per le prossime generazioni (sempre e solo dei nostri).

Ho trovato conferma di questa ideologia (non scevra di vene utopiche, ma reazionarie), nel discorso che qualcuno ha scritto per Trump nella recente Assemblea dell’ONU2 (che ho letto con una certa abnegazione, ed al cui testo integrale, anche se mal tradotto, rimando): depurata dalle aberrazioni più comiche (come ad esempio la nefandezza della sola repubblica Iraniana e lo splendore della monarchia assoluta Saudita, mentre anche il Nord Corea promette bene…), l’orazione letta da Trump costituisce un inno alla concordia possibile tra i singoli stati sovrani, ognuno dei quali sta bene a casa sua, così come ogni individuo all’interno dei sacri confini della propria Patria: e poi commerciano bilateralmente, sia gli individui patriottici che i patriottici  Stati (senza artificiosi rialzi ai prezzi di petrolio e metano, come quelli voluti dall’OPEC…), e vivono insieme felici e contenti (con i lupi che lietamente ed incontrastati continuano a sbranare gli agnelli…).

Come “non-sovranisti”, sappiamo che tutto questo non è un gran che verosimile, e che le forze effettive della trasformazione (clima, economia, migrazioni) finiranno per travolgere questa falsa concordia, già oggi consistente in guerre commerciali, ed un domani in possibili guerre guerreggiate, sia per la scarsità delle risorse (materie prime, acqua, aria respirabile), sia per l’incontrollabilità delle dinamiche nazionaliste in una prospettiva di corsa al riarmo (già in atto).

Ma il problema è che il messaggio sovranista continua a sembrare credibile tra vaste masse di cittadini la cui percezione dei propri interessi materiali si mischia con un sentimento profondo, antropologico (ed anti-cristiano) di sostanziale egoismo sociale.

E ritengo che la discriminante vera, rispetto al mondo sovranista, non stia nella capacità di raccontare il futuro, ma nel punto di vista, che – in alternativa al sovranismo – non può che essere quello della uguaglianza e fratellanza tra tutte le persone umane, ed anche con qualche attenzione alle altre specie viventi (negata invece da quell’egoismo sociale che sta al fondo del sovranismo).

Se il “noi” si allarga, il benessere dei “nostri” diventa anche il benessere degli Ultimi e delle Ultime della Terra (e dell’intera Biosfera): anche prima che affoghino nel Mediterraneo, quando coltivano il nostro caffè, scavano nelle miniere, rovistano nelle discariche, sollazzano i turisti sessuali, sono vendute come spose-bambine.

Ma occorre fare i conti con i confini (già ne ho parlato in precedenti articoli)3: i confini nazionali, che per i sovranisti sono il sacro presupposto per definire il ristretto “noi”, vanno considerati laicamente, come un retaggio storico (di cui conosciamo irrazionalità e labilità), che non può essere né ignorato, né cancellato con facili proclami (una improvvisa “repubblica mondiale” oppure l’anarchia di “nessun confine” e quindi di nessuno Stato).
I confini possono essere solo faticosamente superati e de-potenziati sviluppando quelle collaborazioni internazionali (che i sovranisti demonizzano) e che sono razionalmente necessari per confrontarsi con quelle sfide (di cui sopra) che i sovranisti vogliono ignorare, ma che coinvolgono di già la vita quotidiana di tutte le persone: clima, digitalizzazione automazione, concentrazioni monopolistiche….

Sono la gravità, la dimensione e l’urgenza di tali problemi, e dei conflitti che di conseguenza si aprono, a porre inoltre all’ordine del giorno la questione dell’Utopia: una visione che vada oltre le spontanee tendenze in atto, perché con queste l’umanità “va a sbattere” contro ostacoli insuperabili (problematiche che non poteva vedere Karl Popper quando criticava4, con Platone, qualunque utopia perché foriera di dittatura).
L’esplorazione dell’Utopia del Possibile, per favorire un necessario salto di qualità, graduale sì, ma radicale (e auspicabilmente non-violento): rimando su questi temi ai fondamentali contributi di Fulvio Fagiani 5,6,7,8.

aldovecchi@hotmail.it

Fonti:
1.    Luigi Manconi – SOVRANISMO SENZA RESPIRO – su “la Repubblica” del 5 settembre 2019
2.    Donald Trump – DISCORSO ALL’ONU (TESTO INTEGRALE IN ITALIANO) – 24 SETTEMBRE 2019 – https:/www.lavocedinewyork.com
3.    Aldo Vecchi - PROFUGHI, MIGRANTI ED EUROPA – su “UTOPIA21” del novembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1qWkjQ8SIDT378fuk6IB4o4uPcfEMwqlr/view.
4.    Karl Popper – LA SOCIETA’ APERTA E I SUOI NEMICI – Armando, Roma 1973
5.    Fulvio Fagiani – L’UTOPIA DI UTOPIA21 – Pubblicato sul numero di ottobre 2016 di UTOPIA21 - http://www.universauser.it/images/Ottobre_2016._Editoriale.pdf.
6.    Fulvio Fagiani - L’UTOPIA DEL XXI SECOLO A CINQUANT’ANNI DAL ’68 – Pubblicato sul numero di gennaio 2018 di UTOPIA21 - https://drive.google.com/file/d/1J3FdaOX5oKmZhWGQ3-1yJgLFpi-Da1ZX/view.
7.    Fulvio Fagiani – NON VIVIAMO IN TEMPI NORMALI – Pubblicato sul numero di novembre 2018 di UTOPIA21 - https://drive.google.com/file/d/1bTDfqr09kh-QPPcEWjllh0x7OzCXnYVa/view.
8.    Fulvio Fagiani – LE MOLTE TRAPPOLE DELL’UTOPIA E LA NECESSITÀ DELLA NARRAZIONE – Pubblicato sul numero di luglio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1bTDfqr09kh-QPPcEWjllh0x7OzCXnYVa/view.





[A] “Futuro e Libertà” si è anche denominata una effimera recente formazione politica di centro-destra (2011-2013), animata da Gianfranco Fini, già leader del Movimento Sociale Italiano e poi di Alleanza Nazionale, indi mancato successore di Silvio Berlusconi ai vertici del “Polo delle libertà”.
Poco prima un’altra meteora politica, più centrista, si era fregiata del titolo di “Italia futura”, promossa da Luca Cordero di Montezemolo.



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