SOVRANISMO E FUTURO
di Aldo
Vecchi
Una riflessione sulla
proiezione verso il futuro: non è una esclusiva delle “forze progressiste”,
anche i sovranisti raccontano un futuro; cui contrapporsi, perché è illusorio
ed è reazionario.
Riassunto: prendendo
spunto da un articolo di Luigi Manconi, una breve rassegna storica sulla
“propensione al futuro” tra sinistra e destra. Il proclama di Trump e la
visione idilliaca del sovranismo, anche nel futuro. La necessaria radicalità
dell’opposto punto di vista (la fratellanza universale) ed i conti da fare con
i confini (tra gli stati) e con i limiti (delle risorse).
Il
movimento giovanile per la salvezza della biosfera, innescato da Greta Thumberg
ha il “Futuro” nel suo stesso nome, Fridays for Future, oltre che nella biologia dei suoi aderenti:
un Futuro da liberare dai pericoli ambientali del presente e delle tendenze in
atto; un Futuro quindi temuto come si profila, ma rivendicato in quanto
diverso.
Verso
il “Progresso” e verso l’”Avvenire” erano proiettati i principali movimenti
politici e sindacali di sinistra degli ultimi 3 secoli (un futuro auspicato e
da conquistare, ma ineluttabile), anche se con diversità e contraddizioni (ad
esempio nelle componenti “luddiste” del movimento operaio) e di certo con nulle
o scarse sensibilità ambientali, salvo che negli ultimi decenni.
Più
complicati gli atteggiamenti nella destra, divisa tra componenti liberali
progressiste e componenti conservatrici e reazionarie, e nella destra estrema, come
il fascismo, che da un lato ha cercato di recuperare ed assimilare spinte
eversive di rinnovamento – tra cui il movimento “Futurista”- e d’altro lato ha
riesumato miti autoritari come Dio-Patria-Famiglia [A].
In
questo quadro mi ha dapprima colpito favorevolmente, ma riflettendoci invece mi
ha poi lasciato perplesso, il commento di Luigi Manconi, pubblicato di recente
su Repubblica1 con il titolo “Sovranismo senza respiro”, in cui
afferma tra l’altro “Il sovranismo non sa il futuro. O meglio: non ha
futuro. Con ciò intendo dire non che esso sia destinato a un rapido declino (temo
l’esatto contrario), bensì che, alla lettera, il sovranismo non contenga nella
propria cultura e nel proprio sistema di valori, il pensiero dell’avvenire. Di
ciò che verrà dopo di noi. Insomma, il sovranismo ha un grande problema nel
manovrare la categoria del tempo.”
…il sovranismo come forma moderna della cultura
reazionaria è "costretto" a giocarsi tutto sull’oggi: non può
accettare, perciò, l’evidenza dell’esaurirsi delle risorse naturali, del consumarsi
delle fonti energetiche e dell’emergenza climatica. …
Un’ideologia che afferma di fondarsi sulla
struttura della famiglia, si sottrae a qualunque responsabilità verso le
prossime generazioni e quelle che verranno ancora dopo. È qui la radice del suo
dichiarato e protervo anti-ambientalismo. La sola ecologia di cui sembra esser
capace è, come si è detto, una egologia: la concentrazione, cioè, su se stessi,
sulla propria rete familiare e comunitaria, sul proprio territorio e sul
presente. Il sovranismo è, appunto, presentismo, immediatismo, esaltazione del
localismo e dell’oggi.”
Ritengo
invece che in queste considerazioni di Manconi (di cui apprezzo solitamente il
pensiero e le iniziative umanitarie) ci sia un errore, paragonabile all’errore
storico di Norberto Bobbio (e di altri importanti intellettuali), di non
riconoscere dignità culturale all’avversario fascista (rinunciando quindi a
conoscerlo meglio per meglio combatterlo).
Lo
stesso Manconi non prevede un imminente declino del sovranismo (e stiamo
parlando non solo di Salvini, ma di gran parte delle destre europee, della Brexit
e di Trump, ed anche di Erdogan, Putin e a suo modo di Xi Jinping…).
A
mio avviso nella forza e nelle speranze di crescita del sovranismo c’è anche
una sua capacità di parlare del futuro e di offrire ai “popoli” alcune
prospettive: esaltando del presente alcune tendenze da demonizzare (la
globalizzazione, i poteri sovranazionali, le migrazioni) ed ignorando nel loro
messaggio semplificato (ma talvolta anche ben articolato, come ad esempio sul
versante religioso, oppure nella raffinatezza dei metodi di controllo sui media
e sui social media, proprio attraverso un linguaggio elementare) gli altri
aspetti delle trasformazioni in atto (il cambio climatico, la digitalizzazione,
l’automazione, il monopolismo, di cui le destre si rendono complici, più o meno
consapevoli) i sovranisti tendono proporre una rassicurante idea del futuro
simile ad alcuni aspetti del passato, con ancora la triade Dio-Patria-Famiglia
a benedire il benessere materiale dei
“nostri”, anche per le prossime generazioni (sempre e solo dei nostri).
Ho
trovato conferma di questa ideologia (non scevra di vene utopiche, ma
reazionarie), nel discorso che qualcuno ha scritto per Trump nella recente Assemblea
dell’ONU2 (che ho letto con una certa abnegazione, ed al cui testo
integrale, anche se mal tradotto, rimando): depurata dalle aberrazioni più
comiche (come ad esempio la nefandezza della sola repubblica Iraniana e lo
splendore della monarchia assoluta Saudita, mentre anche il Nord Corea promette
bene…), l’orazione letta da Trump costituisce un inno alla concordia possibile
tra i singoli stati sovrani, ognuno dei quali sta bene a casa sua, così come
ogni individuo all’interno dei sacri confini della propria Patria: e poi
commerciano bilateralmente, sia gli individui patriottici che i
patriottici Stati (senza artificiosi
rialzi ai prezzi di petrolio e metano, come quelli voluti dall’OPEC…), e vivono
insieme felici e contenti (con i lupi che
lietamente ed incontrastati continuano a sbranare gli agnelli…).
Come
“non-sovranisti”, sappiamo che tutto questo non è un gran che verosimile, e che
le forze effettive della trasformazione (clima, economia, migrazioni) finiranno
per travolgere questa falsa concordia, già oggi consistente in guerre
commerciali, ed un domani in possibili guerre guerreggiate, sia per la scarsità
delle risorse (materie prime, acqua, aria respirabile), sia per l’incontrollabilità
delle dinamiche nazionaliste in una prospettiva di corsa al riarmo (già in atto).
Ma
il problema è che il messaggio sovranista continua a sembrare credibile tra
vaste masse di cittadini la cui percezione dei propri interessi materiali si
mischia con un sentimento profondo, antropologico (ed anti-cristiano) di sostanziale
egoismo sociale.
E
ritengo che la discriminante vera, rispetto al mondo sovranista, non stia nella
capacità di raccontare il futuro, ma nel punto di vista, che – in alternativa
al sovranismo – non può che essere quello della uguaglianza e fratellanza tra tutte
le persone umane, ed anche con qualche attenzione alle altre specie viventi
(negata invece da quell’egoismo sociale che sta al fondo del sovranismo).
Se
il “noi” si allarga, il benessere dei “nostri” diventa anche il benessere degli
Ultimi e delle Ultime della Terra (e dell’intera Biosfera): anche prima che
affoghino nel Mediterraneo, quando coltivano il nostro caffè, scavano nelle
miniere, rovistano nelle discariche, sollazzano i turisti sessuali, sono
vendute come spose-bambine.
Ma
occorre fare i conti con i confini (già ne ho parlato in precedenti articoli)3:
i confini nazionali, che per i sovranisti sono il sacro presupposto per
definire il ristretto “noi”, vanno considerati laicamente, come un retaggio
storico (di cui conosciamo irrazionalità e labilità), che non può essere né
ignorato, né cancellato con facili proclami (una improvvisa “repubblica
mondiale” oppure l’anarchia di “nessun confine” e quindi di nessuno Stato).
I
confini possono essere solo faticosamente superati e de-potenziati sviluppando
quelle collaborazioni internazionali (che i sovranisti demonizzano) e che sono
razionalmente necessari per confrontarsi con quelle sfide (di cui sopra) che i
sovranisti vogliono ignorare, ma che coinvolgono di già la vita quotidiana di
tutte le persone: clima, digitalizzazione automazione, concentrazioni
monopolistiche….
Sono
la gravità, la dimensione e l’urgenza di tali problemi, e dei conflitti che di
conseguenza si aprono, a porre inoltre all’ordine del giorno la questione
dell’Utopia: una visione che vada oltre le spontanee tendenze in atto, perché
con queste l’umanità “va a sbattere” contro ostacoli insuperabili
(problematiche che non poteva vedere Karl Popper quando criticava4,
con Platone, qualunque utopia perché foriera di dittatura).
L’esplorazione
dell’Utopia del Possibile, per favorire un necessario salto di qualità, graduale
sì, ma radicale (e auspicabilmente non-violento): rimando su questi temi ai
fondamentali contributi di Fulvio Fagiani 5,6,7,8.
aldovecchi@hotmail.it
Fonti:
1.
Luigi
Manconi – SOVRANISMO SENZA RESPIRO – su “la Repubblica” del 5 settembre 2019
2.
Donald
Trump – DISCORSO ALL’ONU (TESTO INTEGRALE IN ITALIANO) – 24 SETTEMBRE 2019 –
https:/www.lavocedinewyork.com
3.
Aldo
Vecchi - PROFUGHI, MIGRANTI ED EUROPA – su “UTOPIA21” del novembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/1qWkjQ8SIDT378fuk6IB4o4uPcfEMwqlr/view.
4.
Karl
Popper – LA SOCIETA’ APERTA E I SUOI NEMICI – Armando, Roma 1973
5.
Fulvio
Fagiani – L’UTOPIA DI UTOPIA21 – Pubblicato sul numero di ottobre 2016 di
UTOPIA21 - http://www.universauser.it/images/Ottobre_2016._Editoriale.pdf.
6.
Fulvio
Fagiani - L’UTOPIA DEL XXI SECOLO A CINQUANT’ANNI DAL ’68 – Pubblicato sul
numero di gennaio 2018 di UTOPIA21 - https://drive.google.com/file/d/1J3FdaOX5oKmZhWGQ3-1yJgLFpi-Da1ZX/view.
7.
Fulvio
Fagiani – NON VIVIAMO IN TEMPI NORMALI – Pubblicato sul numero di novembre 2018
di UTOPIA21 - https://drive.google.com/file/d/1bTDfqr09kh-QPPcEWjllh0x7OzCXnYVa/view.
8.
Fulvio
Fagiani – LE MOLTE TRAPPOLE DELL’UTOPIA E LA NECESSITÀ DELLA NARRAZIONE –
Pubblicato sul numero di luglio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1bTDfqr09kh-QPPcEWjllh0x7OzCXnYVa/view.
[A]
“Futuro e Libertà” si è anche denominata una effimera recente formazione
politica di centro-destra (2011-2013), animata da Gianfranco Fini, già leader
del Movimento Sociale Italiano e poi di Alleanza Nazionale, indi mancato
successore di Silvio Berlusconi ai vertici del “Polo delle libertà”.
Poco prima un’altra meteora
politica, più centrista, si era fregiata del titolo di “Italia futura”,
promossa da Luca Cordero di Montezemolo.
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