Un documento ambizioso che rischia di invecchiare (a causa della seconda ondata pandemica) senza essere seriamente dibattuto, come invece comunque meriterebbe, sia per ciò che contiene, sia per ciò che non contiene
Sommario:
-
premessa: la seconda
ondata della pandemia stinge le polemiche su consultazioni e procedure
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orizzonte e obiettivi
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assi portanti?
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riforme collaterali
-
note a margine e nota
conclusiva
(in corsivo le
osservazioni più personali)
PREMESSA: LA SECONDA
ONDATA DELLA PANDEMIA STINGE LE POLEMICHE SU CONSULTAZIONI E PROCEDURE
Leggendo in novembre il
documento emanato a metà settembre dal Governo1 (una trentina di
pagine, poi ripetute in forma di ‘slides’), si ha purtroppo l’impressione di
leggere un testo favolistico (nelle favole il tempo è imprecisato, “c’era una
volta”, ecc.), che collocava la Pandemia Covid-19 in un passato chiuso e
superato, e si preoccupava solo della ripresa socio-economica, in un quasi-radioso
avvenire.
Invece ci troviamo
pienamente nella bufera della ‘seconda ondata pandemica’ (con la sola
consolazione che gli altri paesi occidentali non stanno meglio) e quindi nella
necessità di un continuo aggiornamento in peggio delle previsioni socio-sanitarie
e macro-economiche per i prossimi anni, che degli investimenti prospettati dai
fondi straordinari europei “Next Generation EU” sono premessa e cornice.
Poiché
tuttavia la difficile strada per il superamento della crisi dovrebbe passare comunque
per l’impiego dei fondi europei (se confermati, date le tensioni politiche
intra-europee, acuite dal ritorno pandemico), sembra abbastanza utile esaminare
il documento governativo, che si pone come sintesi delle precedenti
consultazioni di primavera/estate (commissione Colao2 e tavoli di
villa Doria Pamphili) e terreno di confronto per il pronunciamento, sia del Parlamento
italiano, sia delle stesse Autorità comunitarie, in vista poi della raccolta e
selezione dei singoli progetti che saranno presentati da soggetti pubblici e
soggetti privati (od anche in parternariato pubblico/privato).
In questo processo non
trovo per nulla comprensibili le numerose critiche al Governo in termini di
‘eccesso di decisionismo’ o di ‘soffocamento del dibattito’, viste le
consultazioni preliminarmente svolte, e l’ampio spazio ancora aperto per
modifiche e correzioni, nonché per proposte operative che sorgano dai territori;
non è poi colpa del Governo se il Parlamento, da metà settembre, non ha ancora
calendarizzato un serio dibattito; e neppure se i giornalisti preferiscono
scrutare nella palla di vetro del ‘rimpasto di governo’, anziché leggere e
commentare 30 paginette di documento.
Semmai il rischio è
l’opposto, perché le Linee-Guida si presentano sotto molti aspetti come
generiche ed ecumeniche, e non idonee a raccogliere organicamente i “progetti”
in quella griglia di “sfide”, “missioni” e “cluster” enunciata dal documento
stesso, tenendo conto che i criteri preannunciati per la selezione dei
“progetti”, per quanto ragionevoli, non appaiono per nulla cogenti.
ORIZZONTE E OBIETTIVI
L’orizzonte
culturale delle Linee Guida, pur rappresentando a mio avviso una sintesi alta
rispetto ai contributi politici delle componenti governativa (in raffronto, ad
esempio, ai limiti dei rispettivi programmi elettorali 3,4) ed
abbastanza aggiornata rispetto al linguaggio delle istituzioni comunitarie 5
(anzi, con un eccesso di inutili
anglicismi, del tipo “reshoring, life-long learnig, target, milestones, profit
shifting”), cerca di declinare una visione di sviluppo sostenibile in cui
si contemperano le tradizionali istanze industrialiste (imprenditorialità,
competitività, produttività, sburocratizzazione, incremento del PIL) con parte
delle più aggiornate parole d’ordine ambientaliste (inclusione, circolarità,
resilienza, risparmio di suolo: manca
però totalmente la ‘bio-diversità), evitando
di fare i conti con le contraddizioni di fondo che – su tali fronti – si
apriranno oggettivamente nel prossimo futuro (ad esempio quanti posti di lavoro
si perderanno, e non solo si creeranno, con la riconversione ‘verde’ della
produzione; quanto occorrerà ridurre i consumi per conseguire effettivamente
gli obiettivi climatici; quanto sarà duro lo scontro sulla digitalizzazione –
in termini di posti di lavoro in pericolo, ma anche di predominio sulle libertà
personali - in mezzo tra i monopoli americani e la dinamica cinese; ecc.).
Il non voler fare di
conto appare eclatante nel capitolo “II.1 GLI OBIETTIVI E LE SFIDE PER L'ITALIA”,
che enumera 12 obiettivi quantificabili, ma ne quantifica solo i primi 4
(crescita dallo 0,8 all’1,6% del PIL; investimenti pubblici al 3% del PIL,
spesa per ricerca dall’1,3% al 2,1% del PIL, occupazione dal 63% al 73%), – “mo’ abbiamo quantificato abbastanza” -
e non i successivi 8, ovvero:
·
“
Elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale
·
Ridurre
i divari territoriali di reddito, occupazione, dotazione infrastrutturale e
livello dei servizi pubblici
·
Aumento
dell'aspettativa di vita in buona salute
·
Promuovere
una ripresa del tasso di natalità e della crescita demografica
·
Abbattere
l’incidenza dell'abbandono scolastico e dell'inattività dei giovani
·
Migliorare
la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati
·
Rafforzare
la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti
climatici, crisi epidemiche e rischi geopolitici
·
Promuovere
filiere agroalimentari sostenibili e combattere gli sprechi alimentari
·
Garantire
la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica”.
ASSI PORTANTI?
Partendo
da un’analisi in buona parte condivisibile delle arretratezze italiane,
rispetto alle medie europee (leggibile anche dal suddetto elenco degli
obiettivi), il testo ribadisce più volte che le direttrici principali delle
trasformazioni prospettate sono:
-
la
riconversione energetica/ecologica dei settori produttivi e della mobilità
(anche con riferimento a programmi più dettagliati presenti nel PNIEC; Piano
Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima, dello scorso gennaio 2020 6),
-
la
digitalizzazione del Paese, a partire dalla disponibilità delle infrastrutture
di comunicazione (‘banda larga’), dalla formazione e dai rapporti con la
Pubblica Amministrazione,
assieme
alla modernizzazione delle infrastrutture per la mobilità, ed al rilancio del
sistema di istruzione/formazione/cultura/ricerca; rassicurando nel contempo
l’attenzione alla riduzione dei divari sociali (e di genere) e territoriali
(Sud, aree interne, periferie).
Però il discorso governativo
non si articola già in grandi progetti portanti, come potrebbero essere a mio
avviso ed a titolo di esempio, con riferimento anche a temi da me già
trattati: “elettrificazione di tutti i
bus urbani entro 5 anni 7 (e non verso il 2033, vedi PNIEC 6)”
“elevazione in 5 anni dell’obbligo scolastico a 18 anni”, “dimezzamento
dell’abbandono scolastico in 3 anni” “asili nido per il 50% dei bambini entro 5
anni” “risanamento anti-sismico di tutti i fabbricati a rischio, mediante
progetti a scala di isolato, entro 20 anni” 7.
Cerca invece di essere
un grande cappello sotto cui raccogliere il meglio tra “cento fiori [che] fioriscano”
8 (privilegiando probabilmente quelli più rapidamente
‘cantierabili’), il rischio che concretamente si profila, a mio avviso, è che
le conclamate “priorità” e “attenzioni” si riducano ad una prudente modalità di
selezione tra progetti anche disorganici, curando soprattutto che non vi siano
troppi scontenti (con quote % di garanzia minima a favore del Sud o delle
donne, dell’ambiente, delle imprese o del terzo settore, e via ‘lottizzando’,
anche se potenzialmente con una versione non ignobile di tale pratica
consociativa; cioè, per chiarire, non penso ad una lottizzazione del tipo di
cui all’inchiesta giudiziaria “Mensa dei Poveri”, per capirsi qui nel Varesotto).
Correttamente
le Linee Guida (diversamente da alcuni
propagandisti dei partiti di maggioranza, e soprattutto del MoVimento 5Stelle)
puntualizzano che la destinazione dei fondi debba essere indirizzata a spese
per investimenti (anche immateriali, come la formazione), e finalizzata a migliorare
complessivamente la produttività del sistema-Italia (e quindi a determinare un
futuro di maggior occupazione e capacità di reddito).
E non possa quindi essere
sostitutiva delle partite correnti della spesa, che sono per lo loro natura ripetitive,
e quindi verrebbero a mancare alla fine del programma di sostegno (il che è
insito nel carattere una tantum di tali risorse europee, in buona parte anzi
prestiti da restituire, reperendo nel tempo capitale e – seppur modesti –
interessi).
RIFORME COLLATERALI
Pertanto
le Linee Guida affiancano ai propositi di buon governo dei progetti di
investimento, un programma di “politiche e riforme di supporto”, che lo Stato
italiano dovrebbe perseguire nel contempo, contando sulle proprie forze,
relativamente a:
-
Pubblica
Amministrazione: ringiovanimento degli organici, digitalizzazione spinta,
“interventi radicali di innovazione organizzativa e un cambio di paradigma del
lavoro pubblico”
-
Fisco:
con un ambiguo slogan “dalle persone alle cose” (ma tra queste cose non è chiaramente delineato un aumento dell’IVA – a
mio avviso auspicabile per i soli beni di lusso e/o energivori 10 - né tanto meno un ritorno alla tassa sulle
prime case) si raccolgono progetti già avviati, come la revisione
pro-ceti-medi e pro-famiglie della curva dell’IRPEF e degli assegni per i
figli, ad altri più incerti (ma
benemeriti) come la soppressione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi e la
battaglia europea per tassare i giganti del Web; però, coerentemente con i profili fiscalmente moderati di PD e M5S,
cercando risorse solo dalla limitazione dei contanti e dalla riduzione
dell’evasione, senza osare parlare di patrimoniale e di inasprimento delle
aliquote si redditi più alti come invece va facendo il governo spagnolo di
Sanchez ed Iglesias (notizia piuttosto trascurata dai media generalisti, così
come la vittoria elettorale della sinistra in Bolivia, a valle della
estromissione dell’ex-presidente Morales)
-
Giustizia:
riorganizzazione complessiva, con velocizzazione dei processi, sia civili che
penali; revisione del Codice Civile e del diritto societario;
-
Mercato
del lavoro: rafforzamento dei Contratti Collettivi e introduzione del salario
minimo; regolamentazione dello “smart working”; riforma degli ammortizzazioni
sociali connessa alla formazione per le riconversioni produttive (nonché
estensione degli incentivi fiscali al ‘welfare aziendale’ che a mio avviso premiano i settori dove i salari sono già più alti,
con effetto anti-egualitario, e determinano nuove disuguaglianze in materia di
servizi alle persone, senza che sia prima conseguita una seria garanzia di
accesso universale ai servizi essenziali).
NOTE A MARGINE E NOTA
CONCLUSIVA
A
margine rilevo qualche contraddizione nelle pagine iniziali, dove le Linee
Guida raccontano (dignitosamente, direi)
il “contesto”, includendo però anche le raccomandazioni del Consiglio Europeo
all’Italia per il 2020 (abbastanza blande ed orientate alla ripresa post-Covid)
e per il 2019: queste, ovvero le famose “riforme” o “diktat di Bruxelles”, sono
invece alquanto dettagliate (ed a mio
avviso anche in gran parte condivisibili), ma non altrettanto puntualmente
recepite nel successivo proseguire delle Linee Guida: ad esempio riguardo
all’adeguamento dei valori catastali dei fabbricati, a “quota 100” (da
abbandonare) per le pensioni, alle agenzie per il lavoro, agli asili-nido,
ecc., mentre altre voci sono riprese ma in qualche modo stemperate nella
narrazione programmatoria senza scadenze (ulteriore limitazione dei contanti;
innalzamento dei risultati scolastici, durata dei processi civili e penali…).
Rilevo anche qualche
imbarazzo, riguardo ai provvedimenti-cornice per gli investimenti pubblici e
privati nel promettere un uso virtuoso dello strumento delle concessioni (vedi nel
frattempo Autostrade) ed un serio riesame del Codice degli Appalti (vedi nel
frattempo Decreto Semplficazioni).
Come commento
sintetico, mi sentirei di smentire in parte l’autorevole parere di Enrico
Giovannini 11, che - da una analisi lessicale – riscontra nelle
Linee Guida una scarsa propensione al FUTURO: a mio avviso dal documento esce
una visione strategica (un Italia rinnovata, digitale, competente e
competitiva, allineata e agganciata all’Europa, e però anche socialmente inclusiva e rispettosa dell’ambiente),
visione però
-
non abbastanza
articolata nel merito concreto di numerosi dei singoli settori,
-
non sorretta da un
attendibile bilancio tra bisogni e risorse (prevale un ottimismo contabile che
contempla per lo più solo i possibili scenari positivi; in parallelo con
l’infondato ottimismo sanitario sul “vaccino anti-Covid per Natale”),
ma – mi sembra -
soprattutto non adeguata (o almeno non ancora) alle sfide che attendono non il
solo sistema Italia/Europa, ma l’intero sistema/mondo: clima, esaurimento
relativo delle risorse, bio-diversità, spinte monopolistico/manipolative
(giganti del web, potenze autoritarie) e crescenti conflitti economico-finanziari
(anche per l’accumularsi dei debiti), politico-militari e social-religiosi.
Fonti:
1.
https://www.startmag.it/economia/linee-guida-recovery-fund-il-documento-integrale-del-governo/
2.
Fulvio
Fagiani - DOCUMENTO COLAO, TANTO RUMORE PER NULLA - su UTOPIA21, luglio 2020
3.
Aldo
Vecchi - LETTURA E CRITICA DEI PROGRAMMI
ELETTORALI PER IL 4 MARZO 2018 – su UTOPIA21, marzo 2018
4.
Aldo
Vecchi - VERSO LE ELEZIONI EUROPEE – su UTOPIA21, maggio 2019
5.
Fulvio
Fagiani – LA DECARBONIZZAZIONE IN EUROPA – Quaderno n° 20 di UTOPIA21, novembre
2020
6.
Testo
del PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER L’ENERGIA ED IL CLIMA , gennaio 2020 https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040668-pniec2030
7.
Aldo
Vecchi - CONVERSAZIONI SU CITTA’ E MOBILITA’ – su UTOPIA21, maggio 2020
8.
Aldo
Vecchi - CASA ITALIA? – su UTOPIA21, maggio 2020
9.
Mao
Tse Dong - https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_dei_cento_fiori#:~:text=Il%20termine%20deriva%20da%20una,avr%C3%A0%20realmente%20inizio%20nel%201957.
10.
Aldo
Vecchi - VERITA’, EQUITA’, PARTECIPAZIONE – su UTOPIA21, gennaio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1f0_9ohXmvwLdZP_6_XpKqMNHqycGHlV7/view?usp=sharing.
11.
Enrico
Giovannini – intervista rilasciata a “la Repubblica” il 27 ottobre 2020 https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/10/27/news/next-generation-eu-giovannini-1.354756
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