IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA DA CONTE A
DRAGHI:
1 - EDILIZIA E
TERRITORIO
di Aldo Vecchi da pag. 2
2 - PARITA’ DI GENERE
di Anna
Maria Vailati da pag. 8
3 - SANITA’
di Claudio Pasciutti da pag. 9
Valutazioni
sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del
governo Conte a quella del governo Draghi, riguardo a edilizia e territorio,
parità di genere, politica sanitaria.
IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:
1
- EDILIZIA E TERRITORIO
di Aldo
Vecchi
Valutazioni sul Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo
Conte a quella del governo Draghi, con analisi delle variazione degli
investimenti fissi sul territorio (trasporti esclusi)
Sommario:
-
il varo del PNRR ed il
ruolo del parlamento
-
continuità e discontinuità
nell’insieme del PNRR
-
le variazioni negli
investimenti relativi a edilizia e territorio
IL VARO DEL PNRR ED IL
RUOLO DEL PARLAMENTO
In
data 30 aprile 2021 il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza1 è
stato puntualmente consegnato alla Commissione Europea, costringendo Camera e
Senato ad approvarlo in poche ore.
Alle
proteste delle sparute opposizioni su tale compressione dei tempi, il
Presidente del Consiglio ha risposto evidenziando che tutti i successivi
passaggi per l’attuazione del PNRR dovranno comunque passare dal Parlamento:
argomento che – pur esposto con garbo – mi è sembrato ulteriormente
irrispettoso delle funzioni parlamentari [A], cui viene confermato il
potere di esaminare e approvare le singole parti, ma non di pronunciarsi
sull’insieme degli indirizzi strategici per il prossimo quinquennio.
A
parziale e sostanziale attenuazione di questo scavalcamento delle prerogative
parlamentari occorre però considerare quanto confermato dallo stesso Premier
circa la corposa continuità tra il testo del PNRR inviato a Bruxelles ed il
precedente testo elaborato dal governo Conte, consegnato alle Camere il 12
gennaio, ed esaminato dal Parlamento –con le necessarie audizioni di
istituzioni e forze sociali – nei mesi di febbraio e marzo[B], mediante un lavoro
istruttorio di cui il nuovo Governo ha evidentemente potuto tener conto.
CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’
NELL’INSIEME DEL PNRR
La
continuità tra il PNRR/Conte ed il PNRR/Draghi, secondo la mia lettura3,[C], riguarda
soprattutto:
-
la
visione complessiva sui ritardi pregressi dell’Italia rispetto all’Europa e sul
superamento della specifica crisi pandemica come occasione per restituire
all’Italia un ruolo perduto, saldamente ancorato al contesto europeo;
prospettiva nella quale la “transizione ecologica” e la “digitalizzazione”
sembrano più una strada obbligata, che non una ‘vocazione sincera’;
-
lo
schema complessivo della “Missioni e Componenti” del Piano (anche se mutano
alcune “Misure” e diversi importi di spesa), degli “Obiettivi Trasversali”
(Donne, Giovani, Mezzogiorno) e delle “Riforme” strumentali al Piano.
Tali
Riforme sono ora ri-classificate in “orizzontali” (Giustizia e Pubblica
Amministrazione), “abilitanti” (Semplificazione e Concorrenza) e altre riforme
di “accompagnamento” (Fisco e Family Act, Lavoro e Ammortizzatori Sociali, e da
ultimo un cenno al consumo di suolo[D]), e mediamente sono più
precisate e circostanziate che nel precedente PNRR.
Così
come i testi relativi ai singoli investimenti sono in generale meglio definiti nel
linguaggio e talora, ma non sistematicamente, anche concretizzati in termini di
obiettivi fisici e in parte anche di obiettivi ambientali (diminuzione delle
emissioni di CO2 in atmosfera), con il superamento di alcuni svarioni (da noi
segnalati) dovuti alla fretta della precedente versione: ad esempio le
superfici di pavimento dei fabbricati riqualificabili con il “bonus” 110%
(energetico ed anti-sismico), a fronte di un investimento ridotto, sono ora indicate
in 20.000.000 m2/anno e non più in 3.000.000 di m2/anno; oppure, con pari
spesa, si prevede di realizzare un terzo dei posti asili-nido dichiarati nel
PNRR di Conte.
Ma
la principale innovazione strategica, sempre a mio avviso, riguarda
l’indebitamento complessivo (in aggiunta agli ulteriori “scostamenti” del
bilancio 2021 per “ristori e sostegni” a imprese e famiglie), perché:
-
nel
nuovo PNRR non c’è distinzione tra fondi aggiuntivi e fondi già previsti dalla
programmazione poliennale di spesa, cosicché tutti i 191 miliardi del Piano sembrerebbero “aggiuntivi”, anche
se i calcoli macroeconomici finali (tab. 4.1 a pag. 241) sottraggono 52
miliardi per tenere “conto dell’effetto di anticipazione delle risorse del
Fondo Sviluppo e Coesione”;
-
a
fronte della riduzione dei fondi europei NGEU da 209 a 191,5 miliardi (per
ricalcoli intergovernativi; confermati invece gli altri 13 miliardi del fondo
ReactEU), il governo Draghi ha approvato – formalizzandolo con il successivo Decreto
Legge n° 59 del 6 maggio6 un Fondo Complementare di ulteriori 30,6
miliardi, da finanziare in debito a scala nazionale, nonché annunciato ulteriori
finanziamenti (10 miliardi) nel successivo periodo 2026-2030 per opere che non
si potranno concludere nei termini temporali del PNRR, quali la Ferrovia ad
Alta Velocità Salerno-Reggio.
La
sostenibilità finanziaria di questo maggior debito rimane affidata – oltre che
nella fiducia ispirata ai mercati dal premier Draghi e dalla convergenza
politica di “unità nazionale” – alla speranza di una maggior crescita, necessariamente
in termini di Prodotto Interno Lordo, per effetto degli Investimenti e delle
Riforme delineati dallo stesso PNRR, come il nuovo testo del Piano si affanna a
dimostrare con raffinati calcoli macro-economici, che ricalcano ed espandono
quelli già presenti nella precedente versione (ma non mi sembrano maggiormente
credibili).
Il
problema del maggior debito è stato segnalato da alcuni osservatori, anche in
relazione ad un possibile rimbalzo verso l’alto dei tassi di interesse, oggi
bassissimi; ma non dagli stessi che lo contestavano (a fronte di un saldo
invero più contenuto) a Conte e Gualtieri, come ad esempio su “La Repubblica” il
duo Boeri-Perotti, che (solo) in precedenza aveva suggerito di non utilizzare
per intero le aperture di credito europee.
Il
riequilibrio degli sbilanci contabili potrebbe forse venire da una riforma
fiscale più ampia e più ambiziosa di quella tratteggiata dal PNRR, dove – pur
confermando una impostazione ”progressiva” (alla faccia di un centro-destra già
fautore della “flat tax” che ora sostiene il Governo, ma parlando
ossessivamente di altro, come l’abolizione del coprifuoco anti-pandemico) – ci
si limita all’IRPEF, senza curarsi di patrimoni e fiscalità immobiliare, né di
possibili correzioni dell’IVA sui prodotti di lusso e su quelli maggiormente
inquinanti.
Ma
anche la sinistra europea – e soprattutto quella italiana – non sembra
cogliere, se non per la fondamentale ‘tassazione transnazionale delle
multinazionali’, i messaggi di Biden nella direzione di una inversione di tendenza
riguardo alla tassazione delle ricchezze, aziendali e private (anche se negli
USA le aliquote vigenti sono mediamente più basse di quelle europee).
LE VARIAZIONI NEGLI
INVESTIMENTI RELATIVI A EDILIZIA E TERRITORIO
Confermando,
per quanto detto sopra, i giudizi generali e specifici sul PNRR già espressi
nel numero di gennaio7, mi occuperò ora solo delle principali
variazioni, relativamente all’ampio campo degli “investimenti fissi” sul
territorio, ma con esclusione dei trasporti, che saranno oggetto di un altro
servizio sul prossimo numero di Utopia21.
Nelle
seguenti valutazioni prenderò in considerazione complessivamente gli
investimenti previsti, includendo sia il vero e proprio PNRR sia il “Fondo
Complementare”.
EDIFICI
PUBBLICI: l’importo complessivo rimane pressoché invariato, registrando
-
la
sparizione di un fondo specifico per il recupero dell’edilizia pubblica
residenziale (già definito in 3,3 miliardi), che però ricompare con 2 miliardi
di € nel “Fondo complementare”, con il nome “Sicuro, verde e sociale”
-
alcune
altre diminuzioni (1,3 miliardi in meno per la riqualificazione dell’edilizia
scolastica, che scende a 6 miliardi[E], a fianco di 0,8
confermate per nuove scuole in zone sismiche, e con un nuovo fondo da 0,3 per
le palestre; sparisce la voce “altri edifici demaniali – già quantificata in
0,25 miliardi; l’edilizia per la ricerca scende da 1 a 0,35),
però contestualmente (forse
spostando risorse dai soli fabbricati alle urbanizzazioni connesse)
-
la
“rigenerazione urbana” (già a 3,5 miliardi, ora 3,3) viene affiancata dai
“Piani Urbani Integrati”, con 2,9 miliardi
-
le
strutture per la “eco-innovazione” nel Meridione salgono da 0,6 a 1,3 miliardi:
si tratta di “nuovi centri di eccellenza nel campo della ricerca al Sud –
integrati in ecosistemi dell’innovazione a livello locale”
-
resta
invariato a 4,6 miliardi l’importo complessivo per asili nido e scuole materne
(vedi articolo di A.M. Vailati sulla “parità di genere”).
RIQUALIFICAZIONE
ENERGETICA (E SISMICA) DELL’EDILIZIA RESIDENZIALE (PRIVATA E I.A.C.P.): si
tratta principalmente dell’”Ecobonus” al 110% (nel merito dei cui limiti rimando all’articolo di gennaio ed a quello di
Fulvio Fagiani in questo numero), con un importo che scende nel PNRR da
19,5 miliardi a 13,8, ma risale prontamente nel “Fondo Complementare” dei
4,7miliardi perduti.
A quanto risulta, la
reintegrazione del fondo per il bonus 110% è stata richiesta in modo pressante
da diversi partiti della composita maggioranza; tale scelta è stata criticata
da altri soggetti (e, ad esempio, dal quotidiano “Domani”) leggendovi una
conferma del privilegio degli anziani rispetto ai giovani, critica cui il
Governo ha prontamente risposto decretando un significativo miglioramento delle
garanzie per i mutui per la prima casa in favore delle “giovani coppie”. In
tutto questo dibattito, a mio avviso, non si coglie la prevalenza delle
discriminanti “di classe” su quelle di “età”, perché per lo più in Italia i
figli delle famiglie abbienti si giovano comunque, direttamente o
indirettamente, nell’oggi o nel domani, del benessere patrimoniale (immobiliare
e non immobiliare) dei genitori (e dei nonni), mentre per le famiglie poco
abbienti (e peggio che mai se vivono in affitto in case altrui) la probabile
esclusione dai benefici dell’ecobonus 110% colpisce ugualmente nonni, genitori
e figli; quanto ai mutui per la pima casa, poi, spesso i giovani mancano di
altri requisiti fondamentali per pensare ad una casa in proprietà, a partire da
contratti di lavoro stabili e decenti.
Nel
PNRR inoltre si affaccia un nuovo investimento da 0,2 miliardi per
Teleriscaldamento.
Sono pertanto da
confermare le critiche sulla mancanza di un serio piano di prevenzione
anti-sismica, al di fuori dello stillicidio dei singoli fabbricati risanati
volontariamente con l’eco/sisma/bonus (vedi articolo di gennaio); nel frattempo le
risorse aggiuntive per le zone terremotate del Centro-Italia (1,8 miliardi)
sono slittate dal PNRR al “Fondo Complementare”.
“TUTELA
DEL TERRITORIO E DELLA RISORSA IDRICA”: mentre le risorse per il settore
idraulico restano invariate a 4,4 miliardi (in gran parte confermando progetti
ed anche linguaggio) e così pure i 6 miliardi per i progetti comunali di
resilienza e adattamento climatico, diminuiscono (!) da 3,5 a 2,5 miliardi gli
investimenti per la sicurezza idrogeologica, mentre compare un fondo composito
da 1,7 miliardi per “biodiversità”, che include riforestazione,
digitalizzazione dei Parchi naturali, ecosistema del Po, fondali marini e
bonifiche di siti inquinati “orfane” dei privati che dovevano legittimamente
risanarli (fallimenti e defilamenti vari).
EDILIZIA
SOCIALE: vengono confermati (con previsione di “effetto leva” su finanziamenti
privati) i 2,8 miliardi per “housing sociale” (ed 1,0 per edilizia
universitaria), nonché lo sport per 0,7 miliardi. Diminuisce l’importo per
fabbricati di accoglienza temporanea dei senza-casa (si chiamano ancora
“Posta”, ma scendono da 0,7 a 0,45 miliardi) e compare meritoriamente, ma senza alcun importo (?!) un progetto per fornire
di alloggi i braccianti che sopravvivono nei ghetti agrari (del Sud, ma non
solo).
Diminuiscono
anche da 2,6 a 1,5 miliardi i fondi per le “infrastrutture sociali” (per
anziani e disabili), mentre gli obiettivi pare si spostino verso l’assistenza
domiciliare (anche nel capitolo Salute) ed enfatizzando gli interventi per
l’adeguamento tecnologico delle abitazioni degli assistiti (ma il relativo
investimento rimane invariato in 0,5
miliardi).
Compaiono
le carceri con 0,13 miliardi nel “Fondo Complementare” per “padiglioni e
spazi”.
COESIONE
TERRITORIALE: la Strategia Nazionale Aree Interne perde qualcosa (da 1,5 a 1,13
miliardi, di cui 0,3 per strade) ma le Zone Economiche Speciali guadagnano 0,63
miliardi (forse da classificare in parte sotto la voce “trasporti”).
TURISMO:
con qualche rimodulazione interna, rimane confermato l’impegno complessivo per
8 miliardi, con trasferimento al “Fondo Complementare” dei “Grandi attrattori”,
il cui elenco costituisce ad oggi l’unica specificazione del suddetto “Fondo
complementare”.
EDILIZIA
SANITARIA: nell’ambito di una Missione Salute che conserva l’importo
complessivo di circa 20 miliardi di €, l’investimento per strutture edilizie
diminuisce di un miliardo di €, da 5,60 a 4,64, mutando nettamente indirizzi,
perché all’attuale struttura ospedaliera viene riservato solo un fondo di 1,64
miliardi per interventi di riqualificazione, innanzitutto ani-sismici “Verso un
ospedale sicuro e sostenibile”, mentre si affiancano interventi decentrati sul
territorio a 2 livelli:
-
n°
1288 “Case delle Comunità” (ambulatori di base polifunzionali), con 2 miliardi
di €
-
n°
381 “Ospedali di Comunità” per ricoveri “a
gestione prevalentemente infermieristica”, da 20 a 40 posti letto.
(per le valutazioni
qualitative sulla Missione 6 “Salute” rimando al successivo testo di Claudio
Pasciutti).
Fonti:
1.
Governo
Italiano – PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – aprile 2021 - https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_3.pdf
(sul medesimo sito anche gli altri allegati)
3.
Aldo
Vecchi e Fulvio Fagiani - P.N.R.R.: CONSIDERAZIONI GENERALI – su Utopia21 di
gennaio 2021
4.
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/analisi-e-commenti/
6.
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/05/07/21G00070/sg
7.
Aldo
Vecchi - P.N.R.R.: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO – su Utopia21 di gennaio 2021 - LINK
8.
IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:
2 - PARITA’ DI GENERE
di Anna Maria Vailati
Valutazioni sul Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza nel passaggio dalla versione del governo
Conte a quella del governo Draghi, riguardo al tema della parità di genere
Nel
confronto tra Il PNRR elaborato del Governo Conte e quello del Governo Draghi
si possono notare alcune diversità e molte similitudini, come emerge dai testi
pubblicati su questo numero di Utopia 21. Per quanto riguarda la “parità di
genere” in linea di massima posso confermare le considerazioni che ho già
esposto nel mio testo di gennaio.
Il
punto che presenta una maggiore discontinuità è quello che riguarda l’”investimento
1.1 Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura
per la prima infanzia” nella Missione 4 Componente 1: la cifra totale è
riconfermata in 4,6 miliardi di €, ma se nel PNRR di gennaio era suddiviso in
3,6 miliardi per gli asili nido e 1 miliardo per scuole materne e “sezioni
primavera”, ora l’impegno di spesa è calcolato per l’intero comparto ancora in
4,6 miliardi di € senza suddivisioni specifiche. L’aspetto che a mio avviso
appare più problematico è che se a gennaio erano previsti 622.500 nuovi posti
negli asili nido, ora ne sono previsti SOLO 228.000, pertanto l’obiettivo di
raggiungere l’83% di frequenza è pesantemente ridimensionato al 33%.
M5.C1
– “Politiche per il lavoro”; sono presenti gli investimenti: 1.2 “Creazione di
imprese femminili” (0,4 miliardi di €) e 1.3 “Sistema di certificazione della
parità di genere” (0,01 miliardi di €). Per quanto riguarda l’imprenditoria
femminile si riconferma la stessa filosofia e lo stesso carico finanziario del
PNRR-Conte, mentre il sistema di certificazione che era previsto solo nella
Finanziaria 2021, con effetti dal 2022 (0,002 miliardi di €), e “mira ad
affiancare le imprese nella riduzione dei divari nella crescita professionale
delle donne e alla trasparenza salariale”, è inserito ora anche nel PNRR, con
un consistente aumento delal dotazione.
Nel
capitolo finale “Valutazione dell’impatto macroeconomico” viene ripreso il
discorso degli incentivi alla occupazione femminile (e giovanile), evidenziando
che questo obiettivo è già presente nella Finanziaria 2021 (e successive)
tramite sgravi contributivi, cui si affianca come nuova scelta una previsione
di “condizionalità” in favore dell’assunzione di donne e giovani in tutti bandi
ed appalti che dispongono trasferimenti di risorse e contributi alle imprese
private.
La
“disparità di genere” è considerata una “priorità trasversale” del PNRR, per
cui è ovvio che faccia capo a molti capitoli e al controllo di molti ministeri:
il che comporterà una maggiore difficoltà di attuazione e di verifica durante le fasi di realizzazione del Piano
stesso.
IL PNRR DA CONTE A DRAGHI:
3 - SANITA’
di Claudio Pasciutti
Valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel
passaggio dalla versione del governo Conte a quella del governo Draghi,
riguardo alla politica sanitaria.
“Sviluppare una sanità
pubblica che valorizzi gli investimenti in termini di risorse umane, digitali,
strutturali, strumentali e tecnologici; rafforzare la ricerca scientifica in
ambito biomedico e sanitario; potenziare e innovare la struttura tecnologica e
digitale del SSN al fine di migliorare la qualità e la tempestività delle
cure”.
Questi gli obiettivi
generali del PNRR per quanto riguarda la sanità.
La versione finale del
documento è un po’ meno generica della precedente, definisce gli ambiti per gli
investimenti e assegna ad ogni capitolo il relativo finanziamento.
Il primo investimento
previsto è “l’ammodernamento digitale del parco tecnologico ospedaliero”,
tramite l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto
tecnologico e “interventi finalizzati al potenziamento del livello di
digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e
accettazione (DEA)”.
Inoltre si prevede il
“potenziamento della dotazione di posti letto di terapia intensiva e
semi-intensiva e l’incremento del numero di mezzi per i trasporti secondari”.
Il capitolo
“Formazione, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico” punta a riorganizzare
la rete degli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico),
valorizzare e potenziare la ricerca biomedica del SSN, sviluppare le competenze
tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema
sanitario.
L’investimento “Verso
un ospedale sicuro e sostenibile” prevede 116 interventi di adeguamento degli
edifici ospedalieri alle normative antisismiche.
L’investimento
destinato a “Rafforzamento dell'infrastruttura tecnologica e degli strumenti
per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione” mira ad
“imprimere un profondo cambio di passo nell’infrastrutturazione tecnologica”.
Due le azioni: il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) per “garantire
diffusione, omogeneità e accessibilità su tutto il territorio nazionale di
tutti i documenti sanitari e tipologie di dati; il rafforzamento del Nuovo
Sistema Informativo Sanitario (NSIS), cioè degli strumenti di analisi del
Ministero della salute per il monitoraggio dei LEA (livelli essenziali di
assistenza) e “la programmazione di servizi di assistenza sanitaria in linea
con i bisogni, l’evoluzione della struttura demografica della popolazione, i
trend e il quadro epidemiologico”.
Un secondo grande
capitolo è dedicato a “Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica
del SSN” attraverso il finanziamento di “progetti volti a ridurre il gap fra i
risultati del settore della ricerca scientifica e quello dell’applicazione per
scopi industriali, il finanziamento di programmi di ricerca nel campo delle
malattie rare, dei tumori rari e delle malattie altamente invalidanti”.
L’investimento per lo
“sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del
personale del sistema sanitario” comprende l’incremento delle borse di studio
in medicina generale (900 in più all’anno); un piano straordinario di
formazione sulle infezioni ospedaliere a tutto il personale degli ospedali; l'attivazione
di un percorso di acquisizione di competenze di management per professionisti
sanitari del SSN, “al fine di prepararli a fronteggiare le sfide attuali e
future in una prospettiva integrata, sostenibile, innovativa, flessibile”;
l’incremento dei contratti di formazione specialistica (4200 in più) per
affrontare il cosiddetto “imbuto formativo”, vale a dire la differenza tra il
numero di laureati in medicina e il numero di posti di specializzazione
post-lauream e garantire così un adeguato turn-over dei medici specialisti del
SSN.
Si intende poi
“potenziare i servizi assistenziali territoriali per superare la frammentazione
e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali, puntando a
un percorso integrato che parte dalla ‘casa come primo luogo di cura’, per
arrivare alle Case della Comunità e agli Ospedali di Comunità, superando la
carenza di coordinamento negli interventi sanitari, sociosanitari e
socioassistenziali”.
Si prevede
l'attivazione di altre 1.277 case per il 2026 accanto alle 500 attuali - con
team multidisciplinari di medici, specialisti, infermieri, altri professionisti
della salute ed assistenti sociali - e almeno 1.205 ospedali di comunità con
oltre 10mila posti letto.
“L’impulso
all’assistenza domiciliare integrata ha l’obiettivo di
raggiungere il 10 per
cento degli assisiti ultrasessantacinquenni in ogni regione. Il potenziamento
del Fascicolo di sanità elettronica, lo sviluppo di piattaforme nazionali
(telemedicina) e il rafforzamento di modelli predittivi assicurerà strumenti di
programmazione, gestione e controllo uniformi in ogni territorio”.
Infine c’è il doveroso
tributo ai ”Divari di genere” (“il rafforzamento dei servizi di prossimità e di
supporto all’assistenza domiciliare potrebbe incoraggiare un aumento
dell'occupazione nel settore dei servizi di cura, a cui contribuiscono
maggiormente le donne”) e ai “Divari generazionali” (impatto diretto sui
giovani tramite l’attivazione di borse di studio per il corso di formazione in
medicina generale e impatto sulle opportunità di lavoro qualificato e di
imprenditorialità tra i giovani).
Tutto qui?
Sarà probabilmente
l’attuazione pratica a dividere il fumo, che a prima vista sembra prevalente,
dall’arrosto.
Secondo la Fondazione
Gimbe, “c'è scritto abbastanza bene cosa bisogna fare, non è chiaro come
bisogna farlo. Ad esempio, c'è bisogno di un incremento di personale, che però
non può essere pagato con le risorse del Recovery”, bensì con risorse nostre,
italiane.
Il grande assente pare
infatti un riferimento esplicito al ricupero dei posti di lavoro bruciati in
anni di mancato turnover negli ospedali, quando nella precedente versione si
definiva “non più rinviabile il rafforzamento della compagine del personale
sanitario”, visto anche che l’Italia ha un numero di infermieri nettamente
inferiore ai Paesi OCSE (5,8 per 1.000 abitanti rispetto alla media europea di
8,8)”. Infermieri che probabilmente preferirebbero (e meriterebbero) qualche
euro in più in busta paga piuttosto dell’ennesimo soporifero corso sulle infezioni
ospedaliere.
[A]
Il Presidente Draghi, sempre con buone
maniere, si era già risparmiato, al suo insediamento, di ripetere al Senato la
esposizione del suo programma, ed in occasione della presentazione del PNRR,
nel ripetere in Senato quanto illustrato il giorno precedente alla camera, ha
però esordito con un sintomatico “Onorevoli Deputati”: ambedue modi forse – ma
alquanto impropri - per rammentare l’opportunità di superare il Bicameralismo
[B] Si può vedere in proposito il testo
della Relazione conclusiva per la maggioranza in Senato in data 31 marzo, a cura
del senatore Melilli 2
[C]
Ho
incontrato infatti altre letture: chi solo ora coglie “una visione”, come
Italia Viva, chi vede finalmente la concretezza, come Forza Italia. Più seriamente, invece segnalo la
puntuale lettura da parte del Forum Disuguaglianze e Diversità 4, che esamina il PNRR
su una gamma più ampia di temi rispetto ai nostri articoli, e nel cogliere
ombre e (poche) luci, con riferimento alle loro precedenti elaborazioni,
rivolge però utilmente lo sguardo soprattutto al futuro, rivendicando
trasparenza nel monitoraggio e ripromettendosi di intervenire sulle complesse
fasi della successiva attuazione (unica
stranezza nel commento del Forrum è una apparente incertezza, in data 11
maggio, sulle cifre definitive contenute nel PNRR approvato dal Consiglio dei
Ministri, ormai note dal 30 aprile).
[D] La news-letter di Salviamo-il-Paesaggio
5, associazione particolarmente attenta al tema del consumo di
suolo, contiene una analisi puntuale - a cura di Alessandro Mortarino – sulla
presenza sul trattamento nel PNRR dei concetti di “suolo”, “paesaggio”, ecc.,
rilevando in tale contesto come insufficiente la promessa della conclusione
dell’iter parlamentare del corrente disegno di legge sul risparmio di suolo.
Curiosamente però tale impegno esplicito del PNRR è ignorato nei paralleli
commenti di Paolo Pileri – complessivamente assai negativo – e di Slow Food –
che esprime un giudizio più articolato -.
[E]
Di cui 2,1 ora specificati per “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuove
aule didattiche e laboratori”
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