domenica 28 novembre 2021

UTOPIA21 - NOVEMBRE 2021: I RAPPORTI ASVIS 2021 E IL QUADRO INTERNAZIONALE

 

I RAPPORTI ASVIS 2021

E IL QUADRO INTERNAZIONALE

per le immagini e le tabelle vai al  sito www.universauser.it/utopia21.html

 

Nel 2021 l’Associazione per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), oltre a pubblicare il consueto rapporto annuale sulle distanze dell’Italia dagli obbiettivi socio-ambientali dell’ONU per il 2030, ha elaborato una analisi dei correlativi indicatori per tutti gli altri paesi dell’Unione Europea e per tutti gli altri paesi del G20, con qualche valutazione estesa anche al mondo restante. Il Rapporto inoltre formula puntuali proposte correttive per le politiche nazionali sulla Transizione Ecologica

 

Sommario:

-       premessa

-       l’Italia e gli obiettivi ONU 2030, aggiornamento annuale

-       crisi pandemica a scala mondiale e sforzi istituzionali

-       il cammino verso gli obiettivi 2030 nei paesi del G20

-       gli obiettivi 2030 per l’Unione Europea ed i paesi membri

-       politiche nazionali: le puntuali proposte dell’ASviS

-       gli ulteriori dettagli delle proposte ASviS: l’esempio del fisco

-       note a margine sui convegni ASviS

 

In corsivo i commenti più personali

 

Riquadrati, In carattere Colibri 11, i brani e le immagini riportati dai documenti ASviS.

Le parti evidenziate in grassetto sono scelte dallo scrivente

 

 

 

PREMESSA

 

In precedenti articoli abbiamo presentato le pregresse attività dell’ASviS (Associazione per lo Sviluppo Sostenibile) e le sinergie con gli orizzonti di Utopia21 1,2.

Nel settembre 2021, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile (su cui ci riserviamo di tornare) ed in relazione alla tornata del G20 a presidenza italiana, l’Associazione ha presentato sia il Rapporto 2021 “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” 3 sia uno speciale Rapporto SDG20 “La misurazione dello sviluppo sostenibile nei Paesi del G20” 4.

 

Come si evince dal seguente estratto dell’indice del Rapporto ASviS 2021

1. L’Agenda 2030 nel mondo

2. L’Agenda 2030 in Europa

3. L’Agenda 2030 in Italia

4. Le proposte dell’ASviS

5. Appendice: Goal e Target

si tratta di un documento vasto (quasi 250 pagine) e piuttosto complesso che – oltre ad aggiornare di un anno (ed in particolare di un “anno pandemico”) dati e tendenze della società italiana, con approfondimenti sulle attività delle istituzioni  (a partire dal PNRR) ed a quelle della stessa Associazione – si apre ad una visione internazionale (integrata con il Rapporto sui paesi del G20), che mi sembra di notevole rilevanza e su cui mi soffermerò in particolare, anche se gran parte dei dati (a differenza di quelli nazionali) non sono aggiornati oltre il 2019, e quindi non registrano i contraccolpi della Pandemia Covid 19.

 

 

L’ITALIA E GLI OBIETTIVI ONU 2030, AGGIORNAMENTO ANNUALE

 

Infatti mi sembra che – malgrado le fluttuazioni specifiche dei dati più influenzabili, in peggio ed in meglio, dalla Pandemia – il quadro complessivamente negativo della situazione italiana, e gran parte dei suoi contenuti analitici, confermino aspetti già noti e commentati, interessanti da riprendere nello specifico per una lettura puntuale (per la quale rimando direttamente alla fonte) e meno per una mia trattazione divulgativa, che risulterebbe ripetitiva.

 

Guardando ai dati più recenti, tra il 2019 e il 2020 l’Italia mostra segni di miglioramento solo per tre Obiettivi (7, 13 e 16) [energia, clima, pace/giustizia/istituzioni] e una sostanziale stabilità per tre Obiettivi (2, 6 e 9). Peggiorano invece gli indicatori relativi a [i restanti] nove Obiettivi…. Alla luce di questi dati, degli approfondimenti su 32 obiettivi quantitativi illustrati nel paragrafo 3.8, e del confronto con gli altri Paesi UE …, la situazione del nostro Paese si conferma critica. Se non interverranno cambi di passo decisi, il nostro Paese non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu…

 

Merita osservare che i cosiddetti miglioramenti relativi ad alcuni indicatori – come in parte anticipato dal Rapporto 2020 5,2 - corrispondono sostanzialmente ad effimeri ‘effetti perversi’ dei confinamenti disposti per arginare la Pandemia” (meno effimeri e più strutturali forse solo per il “goal 16):

 

-       GOAL 7 - ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE… L’indicatore che misura la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia aumenta di 1,8 punti per tra il 2019 e il 2020. Un netto miglioramento rispetto al trend dei due anni precedenti dovuto principalmente alla riduzione dei consumi finali lordi di energia (-10,6%) e non a una reale crescita della nuova potenza installata di energia rinnovabile

-       GOAL 13 - LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO L’indicatore composito del Goal 13 è costituito dal solo indicatore headline relativo alle emissioni di gas serra pro-capite. … Nel 2020 si evidenzia un forte miglioramento dell’indicatore: le emissioni di gas serra pro-capite si riducono del 7,0%, attestandosi nell’ultimo anno a 6,6 tonnellate di CO2 equivalenti pro-capite. Tale risultato è collegato all’interruzione di parte delle attività produttive durante il lockdown e non da un effettivo cambiamento di paradigma produttivo.

-       GOAL 16 - PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE …La pandemia ha influito positivamente su questo Goal. In particolare, si osservano effetti positivi sulla dimensione relativa alla criminalità: durante il lockdown si è registrato un netto calo degli omicidi e della criminalità predatoria che raggiungono i loro minimi storici, diminuendo rispettivamente del 10,4% e del 37,8% in un solo anno. Da segnalare, in controtendenza, l’incremento delle truffe e frodi informatiche, che nell’ultimo anno peggiorano del 14,4%. Si registra, inoltre, un significativo miglioramento dell’indicatore sul sovraffollamento degli istituti di pena, che raggiunge nel 2020 il valore migliore della serie storica, pari a 105,5%, avvicinandosi così alla soglia obiettivo del 100% grazie alle misure messe in atto per limitare il contagio del virus all’interno degli istituti di pena. Infine, è da segnalare che la fiducia nelle istituzioni raggiunge, sempre nel 2020, il suo valore massimo

 

 

CRISI PANDEMICA A SCALA MONDIALE E SFORZI ISTITUZIONALI

 

Il primo capitolo del Rapporto 2021 affronta la difficile prospettiva degli Obiettivi SDGs per il 2030 a scala mondiale, aggravata dalla Pandemia, dando atto dei numerosi rapporti scientifici a supporto delle decisioni istituzionali (rapporti in gran parte già illustrati su Utopia 21 da Fulvio Fagiani 6,7) e delle molteplici sedi di confronto tra Stati e Organismi sovranazionali (G7 e G20, convegno ONU “HLDF”, Global Health Summit, nonché le ancora attese conferenze Food Systems Summit, COP 15 e COP26), mostrando un certo compiacimento verso il ritorno degli USA al multilateralismo (anche se poi nei fatti i risultati della presidenza Biden non si discostano molto dall’eredità trumpiana) e verso le buone intenzioni manifestate da gran parte dei governanti (fino a settembre però più “bla bla” che effettive distribuzioni di vaccini ed altri aiuti).

 

La cruda realtà del globo, ma soprattutto dei ‘Paesi Poveri’, è ben riassunta a pag. 12 del Rapporto (pur in mancanza dei dati sistematici offerti invece per Italia, Europa e Paesi del G20):

 

… la pandemia ha causato almeno 4,5 milioni di vittime accertate, con oltre 210 milioni di contagiati ed effetti devastanti sull’economia globale. Continua a infliggere profonde sofferenze, soprattutto alle persone più vulnerabili. Mentre alcuni Paesi pianificano la ripresa, la pandemia sta accelerando in altri. Come indicato nel Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite all’High Level Political Forum (HLPF), la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto drammatico sui progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) globale è diminuito di circa il 4,6% nel 2020. A febbraio di quest’anno, 36 Paesi a basso reddito erano in difficoltà per il debito sovrano o ad alto rischio di cadere in tale difficoltà. L’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno è andato perso in termini di ore lavorative, circa 4 volte il numero riportato per il periodo 2007-2009. La pandemia ha spinto altri 124 milioni di persone nella povertà estrema. Quasi una persona su tre in tutto il mondo non ha potuto accedere a un’alimentazione adeguata nel 2020, con un aumento di quasi 320 milioni di persone in un anno. Due studenti su tre sono ancora colpiti dalla chiusura delle scuole. Si stima che nel mondo siano stati persi 112 miliardi di giorni dedicati all’istruzione. Dall’ultima analisi globale condotta da Save the Children su 194 Paesi, emerge che i minori in America Latina, nei Caraibi e nell’Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell’istruzione dei coetanei dell’Europa occidentale. Molti giovani potrebbero non tornare mai più a scuola: le cause maggiori sono, da un lato, l’aumento del lavoro minorile, dall’altro, l’ondata di matrimoni precoci che coinvolge soprattutto le ragazze. La violenza contro le donne è salita a livelli sconvolgenti, e le segnalazioni di abusi - in alcuni luoghi del mondo - sono raddoppiate e triplicate. Un ulteriore fardello del lavoro domestico e di cura non retribuito è l’espulsione delle donne dal mondo del lavoro. Le sfide strutturali sottostanti agli SDGs, compresa la crisi climatica e le altre principali crisi ambientali nonché la crescente disuguaglianza, sono diventate ancora più pericolose. Le concentrazioni di anidride carbonica (CO2) sono ora al livello più alto in 3 milioni di anni, il 148% dei livelli preindustriali e ci troviamo dinanzi a una situazione climatica da affrontare senza perdere tempo, con l’aumento della temperatura globale già vicina a 1,2 °C. Anche altre numerose e interconnesse crisi ambientali sono evidenti: la biodiversità sta diminuendo a un ritmo senza precedenti e allarmante, con un milione di specie a rischio di estinzione. Ogni anno vengono persi 10 milioni di ettari di foreste e il degrado degli ecosistemi procede a ritmi sostenuti. La disuguaglianza poi rimane a livelli insostenibili. Il patrimonio netto di circa 2.500 miliardari è aumentato di oltre 5,2 miliardi di dollari al giorno durante la pandemia, mentre 4 miliardi di persone sono ancora senza forme di protezione sociale di base. E nel frattempo, conflitti e crisi hanno lasciato l’1% della popolazione mondiale sfollata. La povertà globale dovrebbe raggiungere il 7% entro il 2030, solo marginalmente al di sotto del livello del 2015. Insomma, siamo sull’orlo dell’abisso.

 

 

La seguente osservazione del Rapporto, pag. 25, può indicare una misura della diversità di conseguenze nella crisi pandemica tra paesi ricchi (dove l’indebitamento pubblico, risultato praticabile, ha dato sollievo a imprse e famigie) e paesi poveri (dove il debito, già enorme, non è risultato amplaibile):

 

Nelle economie avanzate, i pacchetti di stimolo fiscale hanno raggiunto quasi il 28% del PIL. Nei Paesi a reddito medio, questa cifra scende al 6,5%; nei Paesi meno sviluppati, all’1,8%. Molti Paesi in via di sviluppo non possono permettersi di investire nella risposta o nella ripresa, a causa del pagamento degli interessi paralizzante e delle ridotte opportunità di aumentare le tasse

 

 

IL CAMMINO VERSO GLI OBIETTIVI 2030 NEI PAESI DEL G20

 

Riporto di seguito a titolo di esempio, in quanto assai significativo dei divari interni al gruppo dei paesi del G20 (e quindi a maggior ragione verso i restanti “Paesi Poveri”) la mappa ed il testo relativi al “Goal 1 (l’intero Rapporto ASviS dedicato ai paesi G20 4 è riferito ai dati del 2019, cioè pre-pandemici)”:

 

Goal 1 - SCONFIGGERE LA POVERTÀ

GOAL 1 - SCONFIGGERE LA POVERTÀ La mappa dell’indicatore composito del Goal 1 (relativo alla povertà) evidenzia ampie differenze tra i Paesi con una maggiore spesa dedicata al welfare rispetto a quelli con una spesa più contenuta. In particolare, l’analisi ha evidenziato una situazione favorevole per l’Australia, il Canada, la Francia, la Germania, il Giappone, il Regno Unito e la Russia, che si distinguono per una quota di persone vulnerabili coperte da assistenza sociale uguale o superiore al 76% e a un tasso di povertà inferiore allo 0,7%. Al contrario si segnala una situazione critica per Brasile, India, Indonesia, e Sud Africa. Questi paesi evidenziano una quota di persone vulnerabili assistite inferiore o uguale al 37% e un maggiore tasso di povertà rispetto alla media del G20 (ad eccezione dell’Indonesia, che registra un tasso di povertà in linea con la media del G20). Il contesto più grave è rappresentato dall’India, con il più alto tasso di povertà (22,5%) e il minor tasso di vulnerabili assistiti (10,4%), seguita dal Sud Africa con un tasso di povertà del 18,7% e un’assistenza sociale che copre il 35,6% dei vulnerabili.

 

Rinviando alla lettura diretta del documento per le distanze dai traguardi relative agli altri singoli Obiettivi, ne propongo di seguito una visione sint a quelli più lontaetica, con una tabella di mia rielaborazione, limitata a cinque paesi che ritengo paradigmatici, per vari intuibili motivi, e schematizzata  in una scala di cinque soli colori (dai risultati più vicini agli obiettivi più lontani: BLU, AZZURRO, BIANCO, FUCSIA, ROSSO) rispetto alle ‘sfumature continue’ della scala cromatica delle mappe mondiali di ASviS (con tutte le approssimazioni pertanto necessarie):

 

 

OBIETTIVO

Italia

Germania

U.S.A.

Cina

India

1 - SCONFIGGERE LA FAME (e sicurezza alimentare)

 

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3 - SALUTE E BENESSERE

 

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4 - ISTRUZIONE DI QUALITÀ

 

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5 - PARITÀ DI GENERE

 

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6 - ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI

 

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7 - ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE

 

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8 - LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

 

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9 - IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE

 

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10 - RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

 

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11 - CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

 

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12 - CONSUMO E PRODUZIONE

 

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13 - LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

 

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14 - VITA SOTT’ACQUA

 

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15 - VITA SULLA TERRA

 

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16 - PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

 

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legenda

MASSIMO

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---MEDIO----

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MINIMO

 

Pur nella molteplicità delle situazioni (dovute spesso alla peculiarità – e talvolta alla bizzaria – degli indicatori assemblati)[1], si può constatare una polarizzazione prevalente, con la Germania ben insediata tra i valori positivi (pur con pesanti eccezioni) e l’India invece tra i valori negativi (anche qui con importanti eccezioni), mentre l’Italia presenta le condizioni più altalenanti.

 

 

GLI OBIETTIVI 2030 PER L’UNIONE EUROPEA ED I PAESI MEMBRI

 

Sempre con il limite dell’arco temporale precedente al 2020, il capitolo 2 del rapporto ASviS 2021 3 applica gli usuali indicatori per l’insieme dell’Unione Europea, esplicitando anche le posizioni relative di ciascuno dei 27 Paesi Membri.

Riproduco di seguito il giudizio complessivo dell’ASviS e – a titolo di esempio – gli approfondimenti relativi all’Obiettivo 1 “SCONFIGGERE LA POVERTA’”:

 

... l’Unione europea, l’area del mondo più avanzata rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, mostra, tra il 2010 e il 2019, segni di miglioramento per 12 Obiettivi … di peggioramento per 2 (Goal 15 e 17) [Vita sulla Terra, Partnership per gli obiettivi] e di sostanziale stabilità per 2 (Goal 6 e 10) [Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, Ridurre le disuguaglianze].

 

 

 

GOAL 1 - SCONFIGGERE LA POVERTÀ  Il composito [cioè l’indice complessivo derivante da più indicatori]  mostra un andamento negativo tra il 2010 e il 2014, seguito da un trend positivo più significativo dal 2017 al 2019. Nel 2019 l’indice si posiziona a un livello migliore rispetto al 2010, principalmente per la diminuzione delle persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (diminuite di 3,6 punti percentuali tra il 2010 e il 2019). Migliorano anche gli indicatori relativi al rischio di povertà, alla deprivazione materiale e alla bassa intensità lavorativa. Unico indicatore che nel 2019 si assesta a un livello peggiore rispetto al 2010 è la quota di occupati a rischio povertà, che passa dall’8,5% del 2010 al 9% nel 2019.

 

 

Per il Goal 1 la differenza tra l’indicatore composito relativo al migliore (Repubblica Ceca) e al peggior Paese

europeo (Grecia) è pari a 22,1 punti. La Bulgaria è il Paese che registra il miglioramento più significativo tra il 2010 e il 2019, grazie alla netta riduzione delle persone a rischio povertà che passano dal 49,2% nel 2010 al 39,8% nel 2019 e delle persone che vivono in condizioni di deprivazione materiale (dal 45,7% al 20,9%). Il Lussemburgo, invece, misura la variazione negativa maggiore tra il 2010 e il 2019, dovuto all’aumento del rischio di povertà per gli occupati. L’Italia, tra il 2010 e il 2019, evidenzia una sostanziale stabilità, registrando, nel 2019, una delle situazioni più critiche dell’UE, principalmente a causa della maggiore quota di persone in povertà o esclusione sociale (25,6% contro il 20,9% dell’UE).

 

 

Il capitolo  sull’Europa si occupa – oltre che delle problematiche opinioni dei cittadini europei – delle politiche dell’Unione sia riguardo alla transizione climatica (e digitale) sia riguardo al contrasto alla Pandemia Covid-19 in campo sanitario ed in campo socio-economico, elogiandone sia i contenuti, sia il metodo (per la specifica attenzione dell’Unione nel riferire e misurare le scelte con riferimento agli Obiettivi ONU 2030).

Poiché delle politiche europee in atto ed in progetto Utopia 21 si è già occupata a lungo, soprattutto a cura di Fulvio Fagiani 8,9, sorvolo qui sull’argomento, permettendomi però di rilevare che in proposito il documento ASviS dimentica di evidenziare le criticità delle effettive decisioni dell’Unione Europea sia sul fronte interno (derive autoritarie in Polonia ed Ungheria) sia sul fonte esterno (profughi e migranti, aiuti ai Paesi Poveri in generale ed anti-Covid in particolare). 

 

 

 

POLITICHE NAZIONALI: LE PUNTUALI PROPOSTE DELL’ASVIS

 

Per quanto riguarda l’Italia, invece, il capitolo 4 del Rapporto 2021 3, pur senza mai assumere toni polemici (né alcune posizioni più radicali che personalmente apprezzerei [2]), esamina l’intero arco dell’azione di governo ed avanza puntuali proposte di metodo e di merito, che ne modificherebbero sensibilmente l’assetto, in direzione “progressista”.

Tali proposte – da me trascritte con qualche semplificazione e qualche commento personale - sono raggruppate come segue:

-       ISTITUZIONALI:

o   Inserire l’Ambiente in Costituzione (disegno di legge già stancamente in corso) e integrare il Piano Nazionale (annuale) per le “Riforme” con una legge annuale per la Transizione Ecologica (e digitale?)

o   Rafforzare il coordinamento degli organi governativi preposti alla Transizione (CITE, Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, e CIPESS, Comitato Interministrriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sosteniblle, già CIPE: di fronte ai quali mi chiedo: perché non unificarli in unico Comitato?), dotandoli di un adeguato Dipartimento, nonché di un Centro Studi sul Futuro, a servizio anche della Commissioni Parlamentari, da riorganizzare anch’esse in un’ottica transizionale

o   Aggiornare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS) ed il PNIEC (Piano Nazionale per l’Enetgia ed il Clima) (mi chiedo di nuovo se non sia possibile unificarli), integrandoli con una Agenda Urbana Nazionale e promuovendo Agende Territoriali

o   Vincolare tutta la Pubblica Amministrazione, centrale e locale, a corrette procedure di valutazione ex-ante e di rendicontazione agganciata agli indicatori BES e SDGS, in particolare per i provvedimenti normativi e per i bilanci

o   Estendere gli obblighi di “rendicontazione non finanziaria” (ESG ovvero sociale ed ambientale) ad una platea più ampia di imprese ed anticipare la direttiva europea sulla “tassonomia” (sostenibilità dei cicli produttivi)

-       AMBIENTALI:

o   Scadenziario per l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi

o   Clima e biodiversità come guida per tutte le politiche nazionali e rafforzamento della Relazione Annuale sul “Capitale Naturale”

o   Effettivo conferimento di risorse al Fondo internazionale per il Cambio Climatico e interventi a sollievo dei debiti dei Paesi Poveri

-       SOCIALI:

o   Effettiva distribuzione dei vaccini anti-Covid ai Paesi Poveri, accoglienza dei migranti, con una corretta politica informativa

o   Assunzione degli obiettivi relativi alla Parità di Genere, alla Occupazione ed Emancipazione Giovanile ed al Welfare universale come paradigmi operativi per l’attività legislativa e di governo, da puntualizzare in una Relazioe Annuale sul “Capitale Sociale

-       ECONOMICHE:

o   Piano Nazionale per l’Occupazione e linee guida per la Formazione Permanente

o   Politica industriale per una effettiva riconversione ecologica e “Finanza di Impatto” per le situazioni locali più difficoltose

o   Spese per gli investimenti finalizzati agli SDGS (Obiettivi ONU 2030) al di fuori del “Patto di Stabilità”  (mi sembra la proposta più dirompente)

-       PROPOSTE SU PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA:

o   Informazione e partecipazione della società civile sull’attuazione del  PNRR e degli Obiettivi ONU 2030 (mi sembra l’ambito più generico e meno strutturato)

-       PROPOSTE SULLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE (che in parte ometto perchè già anticipate sopra):

o   Assunzione degli impegni internazionali come effettiva guida per le politiche nazionali

o   Anticipare al 2025 l’obiettivo, finora delineato al 2050, di destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti internazionali

o   Effettiva attuazione della Politica Estera (e militare?) Europea.

 

 

GLI ULTERIORI DETTAGLI DELLE PROPOSTE ASVIS: L’ESEMPIO DEL FISCO

 

Questo ampio arco di proposte è poi ulteriormente dettagliato, da pag. 190 a pag. 241 del Rapporto, per i 17 “Goals”, i 169 “Target” ed i 32 “Obiettivi Quantitativi”.

Da tali esaustive trattazioni, che mi sembra difficile riepilogare nella misura normale di un articolo su Utopia21, estraggo a titolo di esempio, assai significativo – dai testi sui Goals 10 (disuguaglianze) e 13 (energia) – le seguenti informazioni e valutazioni sul tema della riforma fiscale (argomento che mi riprometto di riprendere autonomamente, richiamando altri miei precedenti interventi in materia 10,11, quando la apposita Legge Delega e gli orientamenti di Governo e Parlamento sulla Finanziaria per il 2022 saranno più definiti; al momento comunque non posso che condividere i severi giudizi generali espressi dll’ASviS).

 

 

Una partita fondamentale sul tema delle disuguaglianze, infine, è data dall’annunciata riforma fiscale. Occorrerà superare la logica conservatrice e frammentaria della proposta di riforma presentata per la discussione alle Camere lo scorso giugno, cercando di approdare a un testo che riveli veramente la volontà di superare le debolezze che minano l’equità del nostro sistema fiscale, quali i regimi sostitutivi d’imposta nell’ambito della tassazione dei redditi da capitale, o la pressoché inutilizzata leva redistributiva della tassazione sulla ricchezza.

Le principali novità della proposta di Legge delega sulla riforma del Fisco presentata alle Camere a giugno sono: 1) l’abbassamento dell’aliquota media effettiva per i contribuenti con reddito compreso tra i 28mila e i 55mila euro; 2) l’abolizione dell’IRAP; 3) la riduzione dell’aliquota sui redditi finanziari e suo allineamento alla prima aliquota dell’Irpef; 4) la riduzione dell’aliquota dell’IVA ordinaria; 5) l’estensione della flat tax per gli autonomi.

La proposta di riforma del sistema fiscale non è animata da una visione di fondo complessiva e si configura piuttosto come una sommatoria di interventi frammentari, orientati alla conservazione dell’esistente (per esempio la riproposizione del sistema duale con tassazione progressiva solo sui redditi da lavoro, e anzi ulteriore svolta in chiave anti-progressiva della tassazione da redditi finanziari, con l’allineamento dell’aliquota per questi ultimi alla prima aliquota Irpef, nonché la conferma delle “imperfezioni” di tale sistema duale, quali gli esistenti regimi sostitutivi di redditi da capitale), non sostenibili finanziariamente (per esempio l’abolizione dell’IRAP), e da cui risultano escluse alcune tematiche non ulteriormente procrastinabili (per esempio la tassazione della ricchezza e delle successioni e annessa riforma del catasto). Tra le tante debolezze vi sono anche alcuni punti di forza, che tuttavia non bastano a ribaltare il giudizio sulla proposta di riforma, che rimane complessivamente negativo: 1) l’obiettivo della riduzione e semplificazione del sistema delle aliquote marginali effettive sul ceto medio (28mila - 55mila euro); 2) la volontà di correggere alcuni incentivi a comportamenti perversi derivanti dall’attuale assetto (come per esempio le detrazioni in favore del secondo percettore di reddito al momento del suo ingresso nel mercato del lavoro, la possibilità di continuare a beneficiare del regime di flat tax per gli autonomi condizionatamente a un incremento annuale minimo del fatturato).

Non meno preoccupante è la mancanza di una proposta di riforma della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei Sussidi alle fonti fossili Ambientalmente Dannosi (SAD) e contestualmente identifichi nei principi di fiscalità ambientale e nel carbon pricing, i pilastri per la riforma fiscale prescritta dal PNRR.

 

 

NOTE A MARGINE SUI CONVEGNI ASviS

 

ASviS e ISTITUZIONI: leggendo alcuni testi dell’ASviS e ancor più guardando le video-registrazioni dei convegni 13, si ha talvolta l’impressione di una confusione di ruoli tra ASviS e Istituzioni Pubbliche, non tanto per la figura del ministro Enrico Giovannini (già portavoce ASviS), ma per la massiccia presenza di Ministri ed Assessori, da un lato, e la costante e pervasiva ‘cortesia’ mostrata degli esponenti ASviS, dall’altro; fino a cogliere episodi sconcertanti, quali l’assunzione – da parte della Regione Umbria – dello stesso Rapporto Territori 2020 dell’ASviS quale base di partenza per il proprio percorso verso gli Obiettivi ONU 2030. Tale impressione è però sostanzialmente dissolta dalle valutazioni di merito sulle azioni governative espresse nel Rapporto 2021.

 

DESTRA E SINISTRA: un’altra impressione, guardando e ascoltando Ministri (e funzionari)  dell’attuale Governo ed Assessori Regionali sui temi del Green Deal, del PNRR e degli Obiettivi ONU 2030, è quella di una sostanziale omogenità di linguaggio e di orizzonti (che io definirei politici, trattandosi di visioni sulla trasformazione della società), senza distinzione tra destra e sinistra, e con una sostanziale adesione ad un programma ecologista e “sociale di mercato” che ha un suo simbolo nella “maggioranza Ursula”.

Se per il personale politico di centro-sinistra tale adesione comporta una maggior consapevolezza sui temi ambientali rispetto alla cultura media in precedenza mostrata, per quello di centro-destra l’argomentare di compatibilità ambientale, sociale ed economica (magari con un lieve maggior accento su quest’ultima, ma senza troppo stonare), di stop al consumo di suolo e di finalizzazione socio-ambientale dell’attività delle imprese, mi pare un gran passo in avanti (siamo naturalmente ancora nel mondo delle parole) rispetto agli storici (e sparuti) sforzi ecologisti ‘da destra’, che mi parevano assai più circoscritti ad aiuole, parchi e scoiattoli, oppure al contrasto con la speculazioenedilizia più sguaiata.

Al che mi chiedo ‘che ci azzecca’ quanto sopra con la “flat tax”, il “prima gli italiani” e la “energenza sbarchi”, cioè con tutto il (rozzo) armamentario ideologico con cui la destra sovranista italiana (con deboli distinguo da parte di Forza Italia) ha costruito le sue fortune in elezioni e sondaggi nell’ultimo decennio.

 

DONNE: non so se il merito è dell’ASviS (che si distingue di recente per un doppio vertice maschio-femmina) oppure di una più corale crescita di personalità femminili negli ambiti scientifici e istituzionali interessati dai temi della transizione ecologica ecc. , ma ho constatato con piacere nell’insieme dei convegni una sostanziale parità di genere.

 

aldovecchi@hotmail.it

Fonti:

1.    Fulvio Fagiani – PROGRAMMI- PER LA SOSTENIBILITA’ – su Utopia21, maggio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1FnI_6zxUQrl_YqyzOFiFP4g5sPSrs6f0/view

2.    Aldo Vecchi – I RAPPORTI ASVIS ED I TERRITORI – su Utopia21, marzo 2021

https://drive.google.com/file/d/1ah-wVbDE_u-1DBMIet-ouSfLvoZnCB6-/view?usp=sharing

3.    https://asvis.it/rapporto-asvis-2021/

4.    https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-10526/profonde-differenze-tra-i-paesi-del-g20-rispetto-ai-goal-dellagenda-2030

5.    https://asvis.it/rapporto-asvis-2020/

6.    Fulvio Fagiani – LO STATO DEL PIANETA SECONDO I RAPPORTI UNEP E IPBES - su Utopia21, luglio 2019 https://drive.google.com/file/d/1HBg7dWv4pn-DtzRfx3wp03KOEowdSLKu/view?usp=sharing

7.    Fulvio Fagiani – IL SESTO RAPPORTO IPCC: QUESTO DECENNIO È DECISIVO – PUBBLICATO SU UTOPIA21 DI SETTEMBRE 2021 - https://drive.google.com/file/d/1RzxIKLaAR5ELQRWDdkddBXE8OmKrK0bV/view?usp=sharing.

8.    Fulvio Fagiani – IL GREEN DEAL EUROPEO – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1w2VagFLdVHCzpHxD0IALYlr3bL5W0GM5/view?usp=sharing.

9.    Fulvio Fagiani – IL PACCHETTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER RIDURRE LE EMISSIONI AL 2030 DEL 55% - Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2021 - https://drive.google.com/file/d/1lTPsBH08b_N3oH4p87L2_od9Cg0CJcXK/view?usp=sharing.

10. Aldo Vecchi - COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE: 15 PROPOSTE DEL “FORUM” – su Utopia21, maggio 2020 https://drive.google.com/file/d/1udb1x44_L_Y6pCywG5ccSxK4PQEkCYot/view?usp=sharing

11. Aldo Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DELLA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing

12. Aldo Vecchi - VERITA’, EQUITA’, PARTECIPAZIONE – su Utopia21, gennaio 2019   https://drive.google.com/file/d/1f0_9ohXmvwLdZP_6_XpKqMNHqycGHlV7/view?usp=sharing

13. (a titolo di esempio) ASviS – FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE 2021 – LE STRATEGIE REGIONALI E DELLE PROVINCE AUTONOME PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE  – 12 ottobre 2021

https://www.youtube.com/watch?v=TeDP-z6jDb8

 

 



[1] Sui paradossi relativi alla scelta e composizione degli indicatori richiamo quanto già scritto sui Rapporti ASviS 2020 2

 [2] Maggior radicalità presente ad esempio nelle proposte del Forum Disuguaglianze e Diversità (anche se non per questo le condivido in toto 10), organismo che pure è spesso partner delle iniziative dell’ASviS

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