I RAPPORTI ASVIS 2021
E IL QUADRO INTERNAZIONALE
per le immagini e le tabelle vai al sito www.universauser.it/utopia21.html
Nel 2021 l’Associazione
per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), oltre a pubblicare il consueto rapporto
annuale sulle distanze dell’Italia dagli obbiettivi socio-ambientali dell’ONU
per il 2030, ha elaborato una analisi dei correlativi indicatori per tutti gli
altri paesi dell’Unione Europea e per tutti gli altri paesi del G20, con
qualche valutazione estesa anche al mondo restante. Il Rapporto inoltre formula
puntuali proposte correttive per le politiche nazionali sulla Transizione
Ecologica
Sommario:
-
premessa
-
l’Italia e gli
obiettivi ONU 2030, aggiornamento annuale
-
crisi pandemica a scala
mondiale e sforzi istituzionali
-
il cammino verso gli
obiettivi 2030 nei paesi del G20
-
gli obiettivi 2030 per
l’Unione Europea ed i paesi membri
-
politiche nazionali: le puntuali proposte dell’ASviS
-
gli ulteriori dettagli
delle proposte ASviS: l’esempio del fisco
-
note a margine sui convegni ASviS
In corsivo i commenti più personali
Riquadrati, In carattere Colibri 11, i brani e le immagini
riportati dai documenti ASviS.
Le parti
evidenziate in grassetto sono scelte dallo scrivente
PREMESSA
In
precedenti articoli abbiamo presentato le pregresse attività dell’ASviS
(Associazione per lo Sviluppo Sostenibile) e le sinergie con gli orizzonti di
Utopia21 1,2.
Nel
settembre 2021, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile (su cui ci
riserviamo di tornare) ed in relazione alla tornata del G20 a presidenza
italiana, l’Associazione ha presentato sia il Rapporto 2021 “L’Italia e gli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” 3 sia uno speciale Rapporto SDG20
“La misurazione dello sviluppo sostenibile nei Paesi del G20” 4.
Come
si evince dal seguente estratto dell’indice del Rapporto ASviS 2021
1. L’Agenda 2030 nel
mondo
2. L’Agenda 2030 in
Europa
3. L’Agenda 2030 in
Italia
4. Le proposte
dell’ASviS
5. Appendice: Goal e
Target
si
tratta di un documento vasto (quasi 250 pagine) e piuttosto complesso che –
oltre ad aggiornare di un anno (ed in particolare di un “anno pandemico”) dati
e tendenze della società italiana, con approfondimenti sulle attività delle
istituzioni (a partire dal PNRR) ed a
quelle della stessa Associazione – si apre ad una visione internazionale
(integrata con il Rapporto sui paesi del G20), che mi sembra di notevole rilevanza e su cui mi soffermerò in
particolare, anche se gran parte dei dati (a differenza di quelli nazionali)
non sono aggiornati oltre il 2019, e quindi non registrano i contraccolpi della
Pandemia Covid 19.
L’ITALIA E GLI OBIETTIVI
ONU 2030, AGGIORNAMENTO ANNUALE
Infatti mi sembra che –
malgrado le fluttuazioni specifiche dei dati più influenzabili, in peggio ed in
meglio, dalla Pandemia – il quadro complessivamente negativo della situazione
italiana, e gran parte dei suoi contenuti analitici, confermino aspetti già
noti e commentati, interessanti da riprendere nello specifico per una lettura
puntuale (per la quale rimando direttamente alla fonte) e meno per una mia
trattazione divulgativa, che risulterebbe ripetitiva.
Guardando ai dati più
recenti, tra il 2019 e il 2020 l’Italia
mostra segni di miglioramento solo per tre Obiettivi (7, 13 e 16) [energia,
clima, pace/giustizia/istituzioni] e una sostanziale stabilità per tre
Obiettivi (2, 6 e 9). Peggiorano invece gli indicatori relativi a [i restanti] nove
Obiettivi…. Alla luce di questi dati, degli approfondimenti su 32 obiettivi
quantitativi illustrati nel paragrafo 3.8, e del confronto con gli altri Paesi
UE …, la situazione del nostro Paese si
conferma critica. Se non interverranno cambi di passo decisi, il nostro Paese
non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu…
Merita osservare che i
cosiddetti miglioramenti relativi ad alcuni indicatori – come in parte
anticipato dal Rapporto 2020 5,2 - corrispondono sostanzialmente ad
effimeri ‘effetti perversi’ dei confinamenti disposti per arginare la Pandemia”
(meno effimeri e più strutturali forse solo per il “goal 16):
-
GOAL 7 - ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE…
L’indicatore che misura la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo
finale lordo di energia aumenta di 1,8 punti per tra il 2019 e il 2020. Un
netto miglioramento rispetto al trend dei due anni precedenti dovuto principalmente alla riduzione dei
consumi finali lordi di energia (-10,6%) e non a una reale crescita della nuova
potenza installata di energia rinnovabile
-
GOAL 13 - LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
L’indicatore composito del Goal 13 è costituito dal solo indicatore headline
relativo alle emissioni di gas serra pro-capite. … Nel 2020 si evidenzia un
forte miglioramento dell’indicatore: le emissioni di gas serra pro-capite si
riducono del 7,0%, attestandosi nell’ultimo anno a 6,6 tonnellate di CO2
equivalenti pro-capite. Tale risultato è
collegato all’interruzione di parte delle attività produttive durante il
lockdown e non da un effettivo cambiamento di paradigma produttivo.
-
GOAL 16 - PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE …La
pandemia ha influito positivamente su questo Goal. In particolare, si osservano
effetti positivi sulla dimensione relativa alla criminalità: durante il lockdown
si è registrato un netto calo degli omicidi e della criminalità predatoria che
raggiungono i loro minimi storici, diminuendo rispettivamente del 10,4% e del
37,8% in un solo anno. Da segnalare, in controtendenza, l’incremento delle
truffe e frodi informatiche, che nell’ultimo anno peggiorano del 14,4%. Si
registra, inoltre, un significativo miglioramento dell’indicatore sul
sovraffollamento degli istituti di pena, che raggiunge nel 2020 il valore
migliore della serie storica, pari a 105,5%, avvicinandosi così alla soglia
obiettivo del 100% grazie alle misure messe in atto per limitare il contagio
del virus all’interno degli istituti di pena. Infine, è da segnalare che la
fiducia nelle istituzioni raggiunge, sempre nel 2020, il suo valore massimo
CRISI PANDEMICA A SCALA MONDIALE E SFORZI ISTITUZIONALI
Il primo capitolo del Rapporto 2021
affronta la difficile prospettiva degli Obiettivi SDGs per il 2030 a scala
mondiale, aggravata dalla Pandemia, dando atto dei numerosi rapporti
scientifici a supporto delle decisioni istituzionali (rapporti in gran parte
già illustrati su Utopia 21 da Fulvio Fagiani 6,7) e delle
molteplici sedi di confronto tra Stati e Organismi sovranazionali (G7 e G20,
convegno ONU “HLDF”, Global Health Summit, nonché le ancora attese conferenze Food
Systems Summit, COP 15 e COP26), mostrando
un certo compiacimento verso il ritorno degli USA al multilateralismo (anche se
poi nei fatti i risultati della presidenza Biden non si discostano molto
dall’eredità trumpiana) e verso le buone intenzioni manifestate da gran parte
dei governanti (fino a settembre però più “bla bla” che effettive distribuzioni
di vaccini ed altri aiuti).
La cruda realtà del globo, ma
soprattutto dei ‘Paesi Poveri’, è ben riassunta a pag. 12 del Rapporto (pur in
mancanza dei dati sistematici offerti invece per Italia, Europa e Paesi del
G20):
… la pandemia ha causato
almeno 4,5 milioni di vittime accertate, con oltre 210 milioni di contagiati ed
effetti devastanti sull’economia globale. Continua a infliggere profonde
sofferenze, soprattutto alle persone più vulnerabili. Mentre alcuni Paesi
pianificano la ripresa, la pandemia sta accelerando in altri. Come indicato nel
Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite all’High Level Political
Forum (HLPF), la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto drammatico sui
progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il Prodotto Interno
Lordo (PIL) globale è diminuito di circa il 4,6% nel 2020. A febbraio di quest’anno, 36 Paesi a basso reddito erano in difficoltà
per il debito sovrano o ad alto rischio di cadere in tale difficoltà.
L’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno è andato perso in
termini di ore lavorative, circa 4 volte il numero riportato per il periodo 2007-2009.
La pandemia ha spinto altri 124 milioni di persone nella povertà estrema. Quasi una persona su tre in tutto il mondo
non ha potuto accedere a un’alimentazione adeguata nel 2020, con un aumento di
quasi 320 milioni di persone in un anno. Due studenti su tre sono ancora
colpiti dalla chiusura delle scuole. Si stima che nel mondo siano stati
persi 112 miliardi di giorni dedicati all’istruzione. Dall’ultima analisi
globale condotta da Save the Children su 194 Paesi, emerge che i minori in
America Latina, nei Caraibi e nell’Asia meridionale hanno perso quasi il triplo
dell’istruzione dei coetanei dell’Europa occidentale. Molti giovani potrebbero
non tornare mai più a scuola: le cause maggiori sono, da un lato, l’aumento del
lavoro minorile, dall’altro, l’ondata di matrimoni precoci che coinvolge
soprattutto le ragazze. La violenza contro le donne è salita a livelli
sconvolgenti, e le segnalazioni di abusi - in alcuni luoghi del mondo - sono
raddoppiate e triplicate. Un ulteriore fardello del lavoro domestico e di cura
non retribuito è l’espulsione delle donne dal mondo del lavoro. Le sfide
strutturali sottostanti agli SDGs, compresa la crisi climatica e le altre
principali crisi ambientali nonché la crescente disuguaglianza, sono diventate
ancora più pericolose. Le concentrazioni
di anidride carbonica (CO2) sono ora al livello più alto in 3 milioni di anni,
il 148% dei livelli preindustriali e ci troviamo dinanzi a una situazione
climatica da affrontare senza perdere tempo, con l’aumento della temperatura
globale già vicina a 1,2 °C. Anche altre numerose e interconnesse crisi
ambientali sono evidenti: la biodiversità sta diminuendo a un ritmo senza
precedenti e allarmante, con un milione di specie a rischio di estinzione.
Ogni anno vengono persi 10 milioni di ettari di foreste e il degrado degli
ecosistemi procede a ritmi sostenuti. La disuguaglianza poi rimane a livelli
insostenibili. Il patrimonio netto di circa 2.500 miliardari è aumentato di
oltre 5,2 miliardi di dollari al giorno durante la pandemia, mentre 4 miliardi
di persone sono ancora senza forme di protezione sociale di base. E nel
frattempo, conflitti e crisi hanno lasciato l’1% della popolazione mondiale
sfollata. La povertà globale dovrebbe
raggiungere il 7% entro il 2030, solo marginalmente al di sotto del livello del
2015. Insomma, siamo sull’orlo dell’abisso.
La seguente osservazione del
Rapporto, pag. 25, può indicare una misura della diversità di conseguenze nella
crisi pandemica tra paesi ricchi (dove l’indebitamento pubblico, risultato
praticabile, ha dato sollievo a imprse e famigie) e paesi poveri (dove il
debito, già enorme, non è risultato amplaibile):
Nelle economie avanzate, i pacchetti di stimolo fiscale hanno raggiunto
quasi il 28% del PIL. Nei Paesi a reddito medio, questa cifra scende al 6,5%;
nei Paesi meno sviluppati, all’1,8%. Molti Paesi in via di sviluppo non
possono permettersi di investire nella risposta o nella ripresa, a causa del
pagamento degli interessi paralizzante e delle ridotte opportunità di aumentare
le tasse
IL CAMMINO VERSO GLI OBIETTIVI 2030 NEI PAESI DEL G20
Riporto di seguito a titolo di
esempio, in quanto assai significativo dei divari interni al gruppo dei paesi
del G20 (e quindi a maggior ragione verso i restanti “Paesi Poveri”) la mappa
ed il testo relativi al “Goal 1 (l’intero Rapporto ASviS dedicato ai paesi G20 4
è riferito ai dati del 2019, cioè pre-pandemici)”:
Goal 1 -
SCONFIGGERE LA POVERTÀ
GOAL 1 - SCONFIGGERE LA
POVERTÀ La mappa dell’indicatore composito del Goal 1 (relativo alla povertà)
evidenzia ampie differenze tra i Paesi con una maggiore spesa dedicata al
welfare rispetto a quelli con una spesa più contenuta. In particolare, l’analisi
ha evidenziato una situazione favorevole per l’Australia, il Canada, la
Francia, la Germania, il Giappone, il Regno Unito e la Russia, che si
distinguono per una quota di persone vulnerabili coperte da assistenza sociale
uguale o superiore al 76% e a un tasso di povertà inferiore allo 0,7%. Al
contrario si segnala una situazione
critica per Brasile, India, Indonesia, e Sud Africa. Questi paesi evidenziano
una quota di persone vulnerabili assistite inferiore o uguale al 37% e un
maggiore tasso di povertà rispetto alla media del G20 (ad eccezione
dell’Indonesia, che registra un tasso di povertà in linea con la media del
G20). Il contesto più grave è rappresentato dall’India, con il più alto tasso
di povertà (22,5%) e il minor tasso di vulnerabili assistiti (10,4%), seguita
dal Sud Africa con un tasso di povertà del 18,7% e un’assistenza sociale che
copre il 35,6% dei vulnerabili.
Rinviando alla lettura diretta del
documento per le distanze dai traguardi relative agli altri singoli Obiettivi,
ne propongo di seguito una visione sint a quelli più lontaetica, con una
tabella di mia rielaborazione, limitata a cinque paesi che ritengo
paradigmatici, per vari intuibili motivi, e schematizzata in una scala di cinque soli colori (dai
risultati più vicini agli obiettivi più lontani: BLU, AZZURRO, BIANCO, FUCSIA,
ROSSO) rispetto alle ‘sfumature continue’ della scala cromatica delle mappe
mondiali di ASviS (con tutte le approssimazioni pertanto necessarie):
OBIETTIVO |
Italia |
Germania |
U.S.A. |
Cina |
India |
1 -
SCONFIGGERE LA FAME (e sicurezza alimentare) |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
3 - SALUTE
E BENESSERE |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
4 - ISTRUZIONE
DI QUALITÀ |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
5 - PARITÀ
DI GENERE |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
6 - ACQUA
PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
7 -
ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
8 - LAVORO
DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA |
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----------------- |
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----------------- |
9 -
IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
10 -
RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE |
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----------------- |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
11 - CITTÀ
E COMUNITÀ SOSTENIBILI |
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----------------- |
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----------------- |
----------------- |
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12 -
CONSUMO E PRODUZIONE |
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----------------- |
----------------- |
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13 - LOTTA
CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO |
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----------------- |
----------------- |
14 - VITA
SOTT’ACQUA |
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----------------- |
15 - VITA
SULLA TERRA |
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----------------- |
----------------- |
16 - PACE,
GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE |
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----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
----------------- |
legenda |
MASSIMO |
----------------- |
---MEDIO---- |
----------------- |
MINIMO |
Pur nella molteplicità delle
situazioni (dovute spesso alla peculiarità – e talvolta alla bizzaria – degli
indicatori assemblati)[1], si può
constatare una polarizzazione prevalente, con la Germania ben insediata tra i
valori positivi (pur con pesanti eccezioni) e l’India invece tra i valori
negativi (anche qui con importanti eccezioni), mentre l’Italia presenta le
condizioni più altalenanti.
GLI OBIETTIVI 2030 PER L’UNIONE EUROPEA ED I PAESI MEMBRI
Sempre con il limite dell’arco
temporale precedente al 2020, il capitolo 2 del rapporto ASviS 2021 3
applica gli usuali indicatori per l’insieme dell’Unione Europea, esplicitando
anche le posizioni relative di ciascuno dei 27 Paesi Membri.
Riproduco di seguito il giudizio
complessivo dell’ASviS e – a titolo di esempio – gli approfondimenti relativi
all’Obiettivo 1 “SCONFIGGERE LA POVERTA’”:
... l’Unione europea, l’area del mondo più avanzata rispetto agli
Obiettivi di sviluppo sostenibile, mostra, tra il 2010 e il 2019, segni di
miglioramento per 12 Obiettivi … di peggioramento per 2 (Goal 15 e 17) [Vita
sulla Terra, Partnership per gli obiettivi] e di sostanziale stabilità per 2
(Goal 6 e 10) [Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, Ridurre le
disuguaglianze].
GOAL 1 - SCONFIGGERE LA
POVERTÀ Il composito [cioè l’indice complessivo derivante da più
indicatori] mostra un andamento
negativo tra il 2010 e il 2014, seguito da un trend positivo più significativo
dal 2017 al 2019. Nel 2019 l’indice si posiziona a un livello migliore rispetto
al 2010, principalmente per la diminuzione delle persone che vivono in abitazioni
con problemi strutturali (diminuite di 3,6 punti percentuali tra il 2010 e il
2019). Migliorano anche gli indicatori relativi al rischio di povertà, alla
deprivazione materiale e alla bassa intensità lavorativa. Unico indicatore che
nel 2019 si assesta a un livello peggiore rispetto al 2010 è la quota di
occupati a rischio povertà, che passa dall’8,5% del 2010 al 9% nel 2019.
Per il Goal 1 la
differenza tra l’indicatore composito relativo al migliore (Repubblica Ceca) e
al peggior Paese
europeo (Grecia) è pari a
22,1 punti. La Bulgaria è il Paese che registra il miglioramento più
significativo tra il 2010 e il 2019, grazie alla netta riduzione delle persone
a rischio povertà che passano dal 49,2% nel 2010 al 39,8% nel 2019 e delle
persone che vivono in condizioni di deprivazione materiale (dal 45,7% al
20,9%). Il Lussemburgo, invece, misura la variazione negativa maggiore tra il
2010 e il 2019, dovuto all’aumento del rischio di povertà per gli occupati. L’Italia, tra il 2010 e il 2019,
evidenzia una sostanziale stabilità, registrando, nel 2019, una delle
situazioni più critiche dell’UE, principalmente a causa della maggiore quota di
persone in povertà o esclusione sociale (25,6% contro il 20,9% dell’UE).
Il capitolo sull’Europa si occupa – oltre che delle
problematiche opinioni dei cittadini europei – delle politiche dell’Unione sia
riguardo alla transizione climatica (e digitale) sia riguardo al contrasto alla
Pandemia Covid-19 in campo sanitario ed in campo socio-economico, elogiandone
sia i contenuti, sia il metodo (per la specifica attenzione dell’Unione nel
riferire e misurare le scelte con riferimento agli Obiettivi ONU 2030).
Poiché delle politiche europee in
atto ed in progetto Utopia 21 si è già occupata a lungo, soprattutto a cura di Fulvio
Fagiani 8,9, sorvolo qui sull’argomento, permettendomi però di rilevare che in proposito il documento ASviS dimentica
di evidenziare le criticità delle effettive decisioni dell’Unione Europea sia
sul fronte interno (derive autoritarie in Polonia ed Ungheria) sia sul fonte
esterno (profughi e migranti, aiuti ai Paesi Poveri in generale ed anti-Covid
in particolare).
POLITICHE NAZIONALI: LE PUNTUALI PROPOSTE DELL’ASVIS
Per quanto riguarda l’Italia, invece,
il capitolo 4 del Rapporto 2021 3, pur senza mai assumere toni
polemici (né alcune posizioni più radicali
che personalmente apprezzerei [2]),
esamina l’intero arco dell’azione di governo ed avanza puntuali proposte di
metodo e di merito, che ne modificherebbero sensibilmente l’assetto, in direzione
“progressista”.
Tali proposte – da me trascritte con
qualche semplificazione e qualche commento personale - sono raggruppate come
segue:
-
ISTITUZIONALI:
o Inserire l’Ambiente in Costituzione (disegno di legge già stancamente in corso) e integrare il
Piano Nazionale (annuale) per le “Riforme” con una legge annuale per la
Transizione Ecologica (e digitale?)
o Rafforzare il coordinamento degli organi governativi
preposti alla Transizione (CITE, Comitato Interministeriale per la Transizione
Ecologica, e CIPESS, Comitato Interministrriale per la Programmazione Economica
e lo Sviluppo Sosteniblle, già CIPE: di
fronte ai quali mi chiedo: perché non unificarli in unico Comitato?), dotandoli
di un adeguato Dipartimento, nonché di un Centro Studi sul Futuro, a servizio
anche della Commissioni Parlamentari, da riorganizzare anch’esse in un’ottica
transizionale
o Aggiornare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo
Sostenibile (SNSvS) ed il PNIEC (Piano Nazionale per l’Enetgia ed il Clima) (mi chiedo di nuovo se non sia possibile
unificarli), integrandoli con una Agenda Urbana Nazionale e promuovendo
Agende Territoriali
o Vincolare tutta la Pubblica Amministrazione, centrale e
locale, a corrette procedure di valutazione ex-ante e di rendicontazione
agganciata agli indicatori BES e SDGS, in particolare per i provvedimenti
normativi e per i bilanci
o Estendere gli obblighi di “rendicontazione non
finanziaria” (ESG ovvero sociale ed ambientale) ad una platea più ampia di
imprese ed anticipare la direttiva europea sulla “tassonomia” (sostenibilità
dei cicli produttivi)
-
AMBIENTALI:
o Scadenziario per l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente
Dannosi
o Clima e biodiversità come guida per tutte le politiche
nazionali e rafforzamento della Relazione Annuale sul “Capitale Naturale”
o Effettivo conferimento di risorse al Fondo internazionale
per il Cambio Climatico e interventi a sollievo dei debiti dei Paesi Poveri
-
SOCIALI:
o Effettiva distribuzione dei vaccini anti-Covid ai Paesi
Poveri, accoglienza dei migranti, con una corretta politica informativa
o Assunzione degli obiettivi relativi alla Parità di Genere,
alla Occupazione ed Emancipazione Giovanile ed al Welfare universale come
paradigmi operativi per l’attività legislativa e di governo, da puntualizzare
in una Relazioe Annuale sul “Capitale Sociale
-
ECONOMICHE:
o Piano Nazionale per l’Occupazione e linee guida per la
Formazione Permanente
o Politica industriale per una effettiva riconversione
ecologica e “Finanza di Impatto” per le situazioni locali più difficoltose
o Spese per gli investimenti finalizzati agli SDGS
(Obiettivi ONU 2030) al di fuori del “Patto di Stabilità” (mi
sembra la proposta più dirompente)
-
PROPOSTE SU PARTECIPAZIONE E
DEMOCRAZIA:
o Informazione e partecipazione della società civile
sull’attuazione del PNRR e degli Obiettivi
ONU 2030 (mi sembra l’ambito più generico
e meno strutturato)
-
PROPOSTE SULLA COOPERAZIONE
INTERNAZIONALE (che in parte ometto
perchè già anticipate sopra):
o Assunzione degli impegni internazionali come effettiva guida
per le politiche nazionali
o Anticipare al 2025 l’obiettivo, finora delineato al 2050,
di destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti internazionali
o Effettiva attuazione della Politica Estera (e militare?) Europea.
GLI ULTERIORI DETTAGLI DELLE PROPOSTE ASVIS: L’ESEMPIO DEL
FISCO
Questo ampio arco di proposte è poi
ulteriormente dettagliato, da pag. 190 a pag. 241 del Rapporto, per i 17
“Goals”, i 169 “Target” ed i 32 “Obiettivi Quantitativi”.
Da tali esaustive trattazioni, che mi sembra difficile riepilogare nella
misura normale di un articolo su Utopia21, estraggo a titolo di esempio, assai
significativo – dai testi sui Goals 10 (disuguaglianze) e 13 (energia) – le
seguenti informazioni e valutazioni sul tema della riforma fiscale (argomento che mi riprometto di riprendere
autonomamente, richiamando altri miei precedenti interventi in materia 10,11,
quando la apposita Legge Delega e gli orientamenti di Governo e Parlamento
sulla Finanziaria per il 2022 saranno più definiti; al momento comunque non
posso che condividere i severi giudizi generali espressi dll’ASviS).
Una partita fondamentale
sul tema delle disuguaglianze, infine, è data dall’annunciata riforma fiscale.
Occorrerà superare la logica conservatrice e frammentaria della proposta di
riforma presentata per la discussione alle Camere lo scorso giugno, cercando di
approdare a un testo che riveli veramente la volontà di superare le debolezze che minano l’equità del nostro sistema fiscale,
quali i regimi sostitutivi d’imposta nell’ambito della tassazione dei redditi
da capitale, o la pressoché inutilizzata leva redistributiva della tassazione
sulla ricchezza.
…
Le principali novità della
proposta di Legge delega sulla riforma del Fisco presentata alle Camere a
giugno sono: 1) l’abbassamento dell’aliquota media effettiva per i contribuenti
con reddito compreso tra i 28mila e i 55mila euro; 2) l’abolizione dell’IRAP;
3) la riduzione dell’aliquota sui redditi finanziari e suo allineamento alla
prima aliquota dell’Irpef; 4) la riduzione dell’aliquota dell’IVA ordinaria; 5)
l’estensione della flat tax per gli autonomi.
…
La proposta di riforma del
sistema fiscale non è animata da una visione di fondo complessiva e si
configura piuttosto come una sommatoria di interventi frammentari, orientati
alla conservazione dell’esistente (per esempio la riproposizione del sistema duale con tassazione progressiva solo sui
redditi da lavoro, e anzi ulteriore svolta in chiave anti-progressiva della
tassazione da redditi finanziari, con l’allineamento dell’aliquota per questi
ultimi alla prima aliquota Irpef, nonché la conferma delle “imperfezioni”
di tale sistema duale, quali gli esistenti regimi sostitutivi di redditi da
capitale), non sostenibili finanziariamente (per esempio l’abolizione
dell’IRAP), e da cui risultano escluse
alcune tematiche non ulteriormente procrastinabili (per esempio la tassazione
della ricchezza e delle successioni e annessa riforma del catasto). Tra le
tante debolezze vi sono anche alcuni punti di forza, che tuttavia non bastano a
ribaltare il giudizio sulla proposta di riforma, che rimane complessivamente
negativo: 1) l’obiettivo della riduzione e semplificazione del sistema delle
aliquote marginali effettive sul ceto medio (28mila - 55mila euro); 2) la
volontà di correggere alcuni incentivi a comportamenti perversi derivanti
dall’attuale assetto (come per esempio le detrazioni in favore del secondo
percettore di reddito al momento del suo ingresso nel mercato del lavoro, la
possibilità di continuare a beneficiare del regime di flat tax per gli autonomi
condizionatamente a un incremento annuale minimo del fatturato).
…
Non meno preoccupante è la mancanza di una proposta di riforma
della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei Sussidi alle fonti fossili
Ambientalmente Dannosi (SAD) e contestualmente identifichi nei principi di
fiscalità ambientale e nel carbon pricing, i pilastri per la riforma fiscale
prescritta dal PNRR.
NOTE A MARGINE SUI
CONVEGNI ASviS
ASviS e ISTITUZIONI: leggendo alcuni testi dell’ASviS e
ancor più guardando le video-registrazioni dei convegni 13, si ha
talvolta l’impressione di una confusione di ruoli tra ASviS e Istituzioni
Pubbliche, non tanto per la figura del ministro Enrico Giovannini (già
portavoce ASviS), ma per la massiccia presenza di Ministri ed Assessori, da un
lato, e la costante e pervasiva ‘cortesia’ mostrata degli esponenti ASviS,
dall’altro; fino a cogliere episodi sconcertanti, quali l’assunzione – da parte
della Regione Umbria – dello stesso Rapporto Territori 2020 dell’ASviS quale
base di partenza per il proprio percorso verso gli Obiettivi ONU 2030. Tale
impressione è però sostanzialmente dissolta dalle valutazioni di merito sulle
azioni governative espresse nel Rapporto 2021.
DESTRA E SINISTRA: un’altra impressione, guardando e
ascoltando Ministri (e funzionari) dell’attuale
Governo ed Assessori Regionali sui temi del Green Deal, del PNRR e degli
Obiettivi ONU 2030, è quella di una sostanziale omogenità di linguaggio e di
orizzonti (che io definirei politici, trattandosi di visioni sulla
trasformazione della società), senza distinzione tra destra e sinistra, e con
una sostanziale adesione ad un programma ecologista e “sociale di mercato” che
ha un suo simbolo nella “maggioranza Ursula”.
Se per il personale politico di centro-sinistra tale
adesione comporta una maggior consapevolezza sui temi ambientali rispetto alla
cultura media in precedenza mostrata, per quello di centro-destra l’argomentare
di compatibilità ambientale, sociale ed economica (magari con un lieve maggior
accento su quest’ultima, ma senza troppo stonare), di stop al consumo di suolo
e di finalizzazione socio-ambientale dell’attività delle imprese, mi pare un
gran passo in avanti (siamo naturalmente ancora nel mondo delle parole)
rispetto agli storici (e sparuti) sforzi ecologisti ‘da destra’, che mi
parevano assai più circoscritti ad aiuole, parchi e scoiattoli, oppure al
contrasto con la speculazioenedilizia più sguaiata.
Al che mi chiedo ‘che ci azzecca’ quanto sopra con la
“flat tax”, il “prima gli italiani” e la “energenza sbarchi”, cioè con tutto il
(rozzo) armamentario ideologico con cui la destra sovranista italiana (con
deboli distinguo da parte di Forza Italia) ha costruito le sue fortune in
elezioni e sondaggi nell’ultimo decennio.
DONNE: non so se il merito è dell’ASviS (che si distingue
di recente per un doppio vertice maschio-femmina) oppure di una più corale
crescita di personalità femminili negli ambiti scientifici e istituzionali
interessati dai temi della transizione ecologica ecc. , ma ho constatato con
piacere nell’insieme dei convegni una sostanziale parità di genere.
Fonti:
1.
Fulvio
Fagiani – PROGRAMMI- PER LA SOSTENIBILITA’ – su Utopia21, maggio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1FnI_6zxUQrl_YqyzOFiFP4g5sPSrs6f0/view
2.
Aldo
Vecchi – I RAPPORTI ASVIS ED I TERRITORI – su Utopia21, marzo 2021
https://drive.google.com/file/d/1ah-wVbDE_u-1DBMIet-ouSfLvoZnCB6-/view?usp=sharing
3.
https://asvis.it/rapporto-asvis-2021/
5.
https://asvis.it/rapporto-asvis-2020/
6.
Fulvio Fagiani – LO STATO DEL PIANETA SECONDO I RAPPORTI
UNEP E IPBES - su Utopia21, luglio 2019 https://drive.google.com/file/d/1HBg7dWv4pn-DtzRfx3wp03KOEowdSLKu/view?usp=sharing
7.
Fulvio
Fagiani – IL SESTO RAPPORTO IPCC: QUESTO DECENNIO È DECISIVO – PUBBLICATO SU
UTOPIA21 DI SETTEMBRE 2021 - https://drive.google.com/file/d/1RzxIKLaAR5ELQRWDdkddBXE8OmKrK0bV/view?usp=sharing.
8.
Fulvio
Fagiani – IL GREEN DEAL EUROPEO – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1w2VagFLdVHCzpHxD0IALYlr3bL5W0GM5/view?usp=sharing.
9.
Fulvio
Fagiani – IL PACCHETTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER RIDURRE LE EMISSIONI AL
2030 DEL 55% - Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2021 - https://drive.google.com/file/d/1lTPsBH08b_N3oH4p87L2_od9Cg0CJcXK/view?usp=sharing.
10.
Aldo
Vecchi - COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE: 15 PROPOSTE DEL “FORUM” – su Utopia21,
maggio 2020 https://drive.google.com/file/d/1udb1x44_L_Y6pCywG5ccSxK4PQEkCYot/view?usp=sharing
11.
Aldo
Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DELLA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing
12.
Aldo
Vecchi - VERITA’, EQUITA’, PARTECIPAZIONE – su Utopia21, gennaio 2019 https://drive.google.com/file/d/1f0_9ohXmvwLdZP_6_XpKqMNHqycGHlV7/view?usp=sharing
13.
(a
titolo di esempio) ASviS – FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE 2021 – LE
STRATEGIE REGIONALI E DELLE PROVINCE AUTONOME PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE – 12 ottobre 2021
https://www.youtube.com/watch?v=TeDP-z6jDb8
[1] Sui paradossi relativi alla scelta e
composizione degli indicatori richiamo quanto già scritto sui Rapporti ASviS
2020 2
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