sabato 1 febbraio 2014

LEGGE ELETTORALE, BANKITALIA E BARRICATE



Non ho ancora commentato la difficile gestazione di una nuova legge elettorale, perché mi sembrano già troppo chiari i numerosissimi commenti professionali, di giornalisti e giuristi, anche di opposto parere (con la tentazione di dar ragione sia agli uni che agli altri), e perché a questo punto attenderei la fine della vicenda, sia per valutare il merito della legge (che certo non sarà la miglior legge: sarà almeno il miglior compromesso possibile?), sia per capire chi ha vinto e chi ha perso: di certo Renzi si gioca tutto (e con lui il PD, variamente i partiti minori e forse la stessa Italia), per Berlusconi è una partita in più, forse insperata, mentre Grillo ha scelto di mettersi fuori gioco da solo, e cerca di ribaltare il tavolo con iniziative propagandistiche sopra le righe, dal ridicolo impeachment verso Napolitano (il “partiam partiam” di mesi e mesi si è tradotto in ben modeste motivazioni, come d’altronde non poteva non essere) all’esaltato ostruzionismo sul decreto Bankitalia (per tacere delle brillanti prestazioni personali dei singoli deputati del M5S).

Nel merito di tale decreto, invece, mi è parso che l’informazione sia stata piuttosto carente e tardiva, visto che l tema è annoso ed il decreto è arrivato alla scadenza dopo circa due mesi dall’emanazione.
Ad esempio, solo oggi “La Stampa” vi ha dedicato una paginetta esplicativa, mentre l’Unità si è limitata ad un tempestivo articolo di Mucchetti, molto chiaro e critico su diversi aspetti del provvedimento, senza più tornare ad approfondire le ragioni della disputa.
Il blog di Gad Lerner ieri ha ripreso brevemente la critica di Mucchetti, senza ulteriori spiegazioni, dando così la stura ad una valanga di contumelie anti governative da parte dei grillini che si annidano tra i suoi commentatori abituali.
Poiché non sono un esperto in materia, vorrei riferire brevemente quanto sono riuscito a capire, e cioè in sostanza che si è trattato un po’ di una furbata, ma non certo dell’attentato ai beni comuni dipinto dal M5S:
-          premesso
o   che i decreti compositi non sono una bella cosa, anche se dilagano da almeno trent’anni (il che non è una buona ragione per continuare; ma per smettere forse ci vuole una salda maggioranza di parlamentari per bene, ed una coerente modifica ai regolamenti parlamentari)
o   che la cancellazione una tantum dell’IMU per il 2013 è stata una penosa capitolazione di letta e Saccomanni ai diktat di Brunetta/Berlusconi, senza positive conseguenze sull’economia, ma per fortuna (anzi grazie agli Alfaniani …) confinata al solo 2013  e quindi da coprire con entrate per l’appunto una-tantum: il governo ha riesumato la question Bankitalia, e per questo ha associato i due temi nel medesimo decreto (in questi mesi sta associando cose molte più eclettiche cin altri decreti
-          la Banca d’Italia era già “privata”, cioè appartenente ad un consorzio di banche, come altre Banche centrali e per una lunga storia che risale all’800
-          quindi non è stata “privatizzata”; poteva essere “nazionalizzata” (come prevedeva anni addietro Tremonti), ma non certo senza indennizzi adeguati al valore di mercato (e non ai valori nominali del 1936);  in merito sono ferree le direttive europee
-          nazionalizzando, lo Stato avrebbe dovuto versare alle banche alcuni miliardi, invece di incassarne quasi uno di tassazione sulle plusvalenze
-          rivalutando il capitale, e confermando lo statuto di “public company”, di fatto sotto il controllo pubblico, si regala alle banche non la liquidità di 7 miliardi circa, ma un valore patrimoniale teorico, utile soprattutto per le nuove verifiche europee di stabilità
-          tale valore sarà in futuro commerciabile (con obbligo di vendita per gli istituti che detengono attualmente le quote maggiori), ma sempre con molti limiti: solo a banche e assicurazioni italiane, solo fino al 3% del capitale, con nessun potere di governo sulla stessa Banca d’Italia, con modeste prospettive di dividendi (è sulla contraddittorietà di tali aspetti che si concentra la critica di Mucchetti)
-          pertanto non c’è nessun furto di liquidità ai danni dei contribuenti, né è rivendicabile un immediato effetto di credito più facile per famiglie ed imprese, ma si tratta di un discutibile sostegno al sistema bancario da parte di un discutibile governo.
Se è come mi pare di aver capito, le barricate teniamole per qualche occasione più seria.

4 commenti:

  1. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    Concordo molto sulla sintesi/ significato del Decreto IMU BANKITALIA , mi permetto aggiungere che l'effetto sul credito a clienti potrebbe essere interessante e non risibile stante che la maggiore patrimonialità riconosciuta alle banche aumenta la possibilità di dare cedito. Ma questo lo si vedrà nel tempo.

    Condivido anche l'analisi sulla legge elettorale che chiamerei "necessitata" proprio dall'esigenza primaria,per me, di non dover mai più dialogare, ai fini della governabilità con la parte adesso retta da Berlusconi. Aggiungo solo un'osservazione che non mi sembra sia stata fatto fino ad ora : se il piano complessivo della revisione, legge elettorale, Senato ecc. andasse in porto , nulla vieterà, anzi sarà molto più facile migliorare la legge elettorale vigente (quella Renziana, per dire) con altra che contenga correzioni ad eventuali difetti attuali, in quanto avremo l'unicità della Camera Legislativa .

    G.B.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro F.,
      le Tue utili precisazioni storiche e di critica all'intreccio di fatto tra stato/politica/banche non mi pare smentiscano la correttezza di quanto da me riassunto, almeno sul piano formale.
      Ciao
      Aldo

      Elimina
  2. PERVENUTI TRAMITE E-MAIL
    Caro comp Aldo condivido totalmente la tua squisita valutazione circa la legge elettorale in gestazione. Aggiungo che è proprio meglio aspettare e guardare ben bene la faccia della possibile nuova "creatura". Ciao P.B.

    RispondiElimina
  3. PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
    sono stato a lungo fuori dall'Italia e solo adesso trovo questa tua email.

    Come oramai architetto prestato per un lunghissimo tempo al sistema bancario intervengo su questa parte del tuo intervento perché ritengo che tu abbia consultato delle pessime fonti:

    - anche se nasce a fine '800, Banca d'Italia assume le sue funzioni più importanti tra il 1927 ed il 1937 coabitando, fatto poco conosciuto, con altri Istituti di Diritto Pubblico come il Banco di Napoli e Banco di Sicilia ceh erano autorizzati ad emettere moneta e quindi "Base Monetaria" aspetto basilare di ogni politica economica.

    - se é vero che formalmente la BdI é di proprietà di banche private, essa per ovvii motivi é strettamente legata al Ministero del Tesoro e quindi alla politica con cui dialoga tramite la già citatat Base Monetaria, ovverosia la creazione e la stampa della moneta, causa a sua volta di teorica spinta economica ma anche di inflazione. L'indipendenza delle banche "private" dalla politica é tutta da ridere. Nelle Casse di Risparmio o altre tipologie di Banche o Fondazioni (grandi azioniste di alcune principali banche) le nomine avvengono direttamente su impulso politico (vedi Chiamparino) o indirettamente tramite i sindacati (Vedi Banca Popolare di Milano e tante altre banche in un modo o nell'altro) o l' AD di SanPaolo Intesa, poi ex ministro, etc. etc.

    - la ragione della ricapitalizzazione di BdI ha una storia molto semplice: i nuovi parametri stabiliti dalle norme europee impongono più alti livelli di capitalizzazione delle banche. Ovviamente nel capitale rientra anche il valore delle azioni possedute e quindi anche quelle di Banca d'Italia. Con gli attuali chiari di luna operazioni di aumento del capitale sono sconsigliate e comunque causerebbero indesiderate diluizioni degli attuali assetti proprietari visti come inopportuni terremoti in un momento di ricerca della stabilità; in più ci guadagna il governo che così può incassare le relative plusvalenze. Banale quanto irreale dal punto di vista della sostanzialità delle cose.
    FDR

    RispondiElimina