giovedì 18 dicembre 2014

I 10 COMANDAMENTI DI PIPPO CIVATI

Tra lo sciopero generale indetto da CGIL e UIL del 12-12 e l’assemblea nazionale del PD del 14-12, Civati ha fatto in tempo a infilare un assemblea a Bologna, interna/esterna al PD, per esporre un suo (ambizioso?) “patto repubblicano (e del non-nazareno)” in 10 punti.
Però sui giornali e TG si è parlato di Civati solo per ipotizzare se esce o non dal PD: perché mai lo faccia o non lo faccia, non fa notizia.
Il che è certo colpa dei giornalisti, ma anche un po’ di Civati, che se credesse di più ai suoi contenuti, anziché di preoccuparsi che “lo notino di più se viene o non viene, oppure viene e sta in disparte”, forse cercherebbe di tradurli in 2 slogan che bucano il video (ed emergono dal suo blog, che è invece pieno delle ultime infiorettate polemiche, e dove il testo dei 10 punti bisogna andarselo a cercare).

E, poiché ho fatto lo sforzo di trovare i 10 punti, ve li ri-propongo, con qualche commento in corsivo (nessun commento = “mi piace”), per capire se per caso si annidino lì le discriminanti decisive rispetto alla linea-Renzi e per rifondare una sinistra del XXI secolo.
Oppure no (anche se aderiscono, tra gli altri, Nadia Urbinati e Silvia Prodi).

Premessa: la sovranità appartiene al popolo
(ed in Europa gli investimenti dovrebbero essere esclusi dai limiti di Maastricht).
(il breve passo sull’Europa coincide con quello che già chiede Renzi, e Civati non spiega come meglio fare per ottenerlo)
1 - Ritorno alla legge Matterella (modello già in uso per il senato) e primarie obbligatorie per le candidature uninominali.
A parte l’obbligo di primarie, che forse vanno sperimentate, perché potrebbero comunque essere luogo di “plutocrazia” e/o clientelismo, non capisco la bontà intrinseca di una legge maggioritaria a turno unico, che può produrre un Parlamento frammentato ed ingovernabile; meglio correggere i difetti dell’Italicum
2 - Legge sulla democrazia interna ai partiti e tetto alle spese elettorali
3 - Referendum abrogativi con quorum meno elevati e referendum propositivi
4 - Diminuzione numero parlamentari e relative indennità e bicameralismo parziale (il Senato resta elettivo, con minori competenze)
Mi pare meglio dell’attuale riforma del Senato, ma non spiega se risolve lo strapotere della maggioranza (possibile anche con l’ex-Mattarellum) nella nomina di Presidente della Repubblica e altri organi di garanzia
5 - Legge conflitto interessi
6 - Istruzione università ricerca
Generico, non spiega cosa propone in più rispetto alla “buona scuola” di Renzi
7 - Green economy, rifiuti zero, zero consumo suolo, trasporti pubblici
Mi piace più dello “Sblocca-Italia”, ma mi sembra un po’ semplicistico
8 -  Contratto unico a tutele veramente crescenti (fino all’ex art. 18) e reddito minimo
Non spiega con quali risorse si estende il reddito minimo oltre a quanto promesso dal Job Act
9 - Diritti, matrimonio anche omosex, fine vita
Mi piace, ma trascura la cittadinanza ai figli degli immigrati
10 - Legalità, anti-corruzione, de-penalizzazione droghe leggere (perché qui?) e lotta all’evasione fiscale

Anche se gran parte delle proposte “mi piace”, e così credo piacciano a gran parte dell’elettorato storico di centrosinistra, e questo gradimento possa tradursi in consenso ad una formazione diversa dal PD (oppure ancora in future alternative congressuali inerenti al PD), mi pare che per una vera alternativa politica, volta a rifondare la sinistra in Italia (e non solo a raccogliersi in un club minoritario delle buone proposte) manchino:
-          uno sfondo approfondito sull’economia internazionale (sfruttati del terzo e quarto mondo e sfruttatori emergenti, finanza globale, limiti ecologici e climatici)  ed i rischi di guerra
-          una strategia sociale e politica per cambiare gli indirizzi di governo a livello europeo (se non si vuole proporre come Grillo e Salvini e di fatto anche Berlusconi di andarsene o farsi cacciare dall’Europa)
-          una tattica politica per far passare almeno qualcuna delle 10 proposte in questo parlamento, o anche nel prossimo, spiegando con quali elezioni e quali liste ci si vuole arrivare.

Quindi, direi, per ora “oppure no”.

Non c’è una vera alternativa alla linea e alla retorica renziana, a mio avviso, ma solo una sorta di “massimalismo minimalista”: obiettivi non estremisti, ma oggi difficilmente raggiungibili, senza una parola sul percorso per raggiungerli, come se bastasse enunciarli.

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