mercoledì 25 marzo 2015

NON VIOLENZA 1975-2015

Mi sembra interessante la posizione pacifista di Guido Viale (su Huffington Post, in replica ad un articolo di Gad Lerner su Repubblica, considerato un po’ guerrafondaio verso il Califfato Islamico), e condivido gran parte del suo testo (cui rimando per una comprensione di insieme), tra cui la seguente conclusione: Gli interventi militari possono anche giustificarsi: le popolazioni esposte alle guerre spesso li invocano. Ma senza lotta contro discriminazioni e cultura patriarcale, senza fermare il traffico di armi, senza vie di uscita diplomatiche, non si fa altro che avvitarsi in un gorgo senza fondo.”, nonché le sue valutazioni sulla centralità della risposta delle donne all’oppressione fondamentalista, e la sua centrale convinzione  che “Ciò da cui siamo minacciati non è l’invasione delle armate dell’Isis, la moltiplicazione dei giovani indotti o costretti a farsi in bombe umane, che possono agire ovunque senza che se ne possano prevenire le mosse, soprattutto perché crescono sempre più spesso proprio tra di noi, nelle situazioni di emarginazione o umiliazione, sia in Europa che nei paesi arabi in quelli islamici dell’ex impero sovietico. ---- Dovremo abituarci a conviverci per molto tempo”.

Mi sembrano infondate invece alcune sue altre asserzioni, complementari, ma assai categoriche, e decisive riguardo alla discussione sul “che fare”:
“Contro quest’arma letale non c’è esercito, né intelligence, né guerra, né “missione umanitaria”, né “repulisti etnico” che abbia possibilità di successo.”
Per parte mia, invece, vorrei sperare che almeno l’intelligence possa servire a qualcosa, e anche la guerra, nel senso, almeno, che se in Africa e Medio Oriente il Califfato si dimostrasse invincibile, anche la baldanza degli attentatori oltre le linee del fronte aumenterebbe alquanto.
“Interventi di polizia internazionale ne abbiamo visti tanti e ogni volta hanno lasciato una situazione peggiore di quella precedente, sia per l’ordine internazionale, sia per le popolazioni che ne sono state vittime.”
Anche di questo non sono convinto, dal confine Libano/Israele a parte dei faticosi e contradditori interventi dell’ONU in ex-Jugoslavia, dove ad esempio Srebrenica fu un disastro per mancato intervento e non per eccesso di intervento.


Ancora sulle divergenze tra il compagno Viale ed il modesto scrivente: circa quarant’anni or sono, Guido Viale stroncò un mio emendamento “non-violento” alle “Tesi” del 1° Congresso di “Lotta Continua” …

1 commento:

  1. PERVENUTO TRAMITE FACE-BOOK
    Caro Aldo, sigh, il lupo perde il pelo ma non il vizio, salvo rari casi: e Guido & soci non ne fanno parte. Ai no mai cicchen....
    Ciao
    P.G.

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