Non so se qualcuno rammenta che
nel vago programma con cui Renzi vinse le primarie PD del 2014, i temi della
scuola erano affidati ad una promessa di ampia consultazione, nel PD e nel
paese, attraverso lo stesso PD.
Conquistato partito e governo,
Renzi ha lanciato invece la consultazione sulla bozza “la buona scuola”
direttamente “nel paese”, gestendola attraverso moderni strumenti informatici e
più antichi funzionari ministeriali; alcuni circoli e spezzoni del PD di base
hanno anche partecipato alla consultazione, compilando i loro bravi
questionari, e formulando diligenti proposte.
Per il resto il PD è stato
assente, in conformità alla sua ormai prevalente natura di comitato elettorale,
tanto nella versione “ditta di Bersani” quanto nella versione “ditta acquisita
da Renzi”.
I risultati della consultazione,
pur consultabili nei siti governativi, non sono stati affatto spiegati
all’opinione pubblica, e nemmeno ai partecipanti alla consultazione.
Poi un bel giorno il
tema è
piovuto nell’o.d.g. del parlamento (senza l’usbergo dei decreti legge,
giustamente sgraditi al nuovo Presidente della Repubblica, e - finora -
anche senza lo scudo del voto di fiducia), e ci si è accorti
all’improvviso che la sintesi effettuata a tavolino tra la bozza
iniziale e
l’ampia consultazione (più i paletti degli alleati di centro-destra su
presidi,
concorsi e scuole private) non gode del consenso della maggioranza degli
insegnanti e di parte di studenti e
genitori (piace solo ai dirigenti scolastici?).
Da qui la rincorsa mediatica
(quasi solitaria) di Renzi-in-persona con tele e video e messaggi, e la corsa
sul carro del dissenso sindacale da parte di tutti[a1]
i numerosi nemici-di-Renzi (che puntano essenzialmente a fermare la riforma per
fermare Renzi), nonché la
riscoperta:
- da parte del governo, del buon
vecchio strumento, inedito per
Renzi, della trattativa e della mediazione (fino a che punto si vedrà)
- da parte del mondo sindacale
del (meno buono) vecchio strumento del blocco degli scrutini (fino a che punto
si vedrà).
Il concitato confronto mette in
ombra i contenuti generali della riforma proposta (e delle eventuali
alternative, invero non pervenute alla pubblica opinione) e focalizza
l’attenzione su 3 punti principali del dissenso (potere selettivo dei presidi,
confine tra i precari già garantibili e quelli da sottomettere a ulteriori
concorsi; finanziamento pubblico agli allievi delle scuole private e
finanziamenti privati alle scuole pubbliche), su cui per
altro non mi sembra impossibile una decente mediazione (piegando qualche
paletto di centro-destra).
Nel merito di pregi e difetti
della riforma governativa già mi ero addentrato (anche compilando il mio
diligente questionario per la consultazione on-line) – vedi post del 27-10-14 -
, e mi riservo di tornarci a bocce ferme.
Per ora vorrei invece rilevare
-
che a quanto pare Renzi non è sempre questo
grande stratega e neppure grande comunicatore, ma forse continua a
giganteggiare nel mondo politico (almeno fino alle prossime regionali…) per il
nanismo diffuso tra i concorrenti, singoli e associati, dentro e fuori il PD;
-
che una politica riformista fatta solo dal
governo e
attraverso i media può riuscire fino ad un certo punto, se mancano soggetti
politici riformisti, siano essi di sinistra oppure di centro;
-
ciò non mi stupisce da parte dei sindacati
autonomi e corporativi, ma alquanto da parte dei confederali, che qui difendono
i privilegi relativi degli insegnanti (inclusi gli orari complessivi di lavoro
e gli scatti automatici di anzianità), ma nel restante pubblico impiego (in cui
vigono 36 ore settimanali per 47 settimane all’anno e nessuno scatto di
anzianità) hanno
subito e subiscono, senza sciopero alcuno, rilevanti fasce di precariato e
addirittura hanno concordato meccanismi di carriera, quali le progressioni
“orizzontali e verticali” (per altro ormai solo potenziali, essendo esaurite le
risorse contrattuali) fondati esclusivamente sul merito, tramite concorsi
interni o valutazioni comunque gestite dalla dirigenza.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminavivo in Svizzera da 30 anni. Ho un figlio che ha fatto tutta la sua scolarità (in scuole pubbliche) qui e una moglie che insegna in una scuola superiore pubblica da 25 anni.
Posso dirti che è un sistema che funziona molto bene a tutti i livelli e di ottima qualità. Un sistema che assomiglia moltissimo alla riforma di Renzi.
Allora faccio molta fatica a comprendere l'opposizione a questa riforma. Mi sembra una opposizione di difesa puramente sindacale e retrograda.
Ti abbraccio
F.P.