lunedì 31 agosto 2015

SUGLI 8-REFERENDUM-8 PROPOSTI DA CIVATI

Nel merito mi trovo d'accordo solo sui quesiti n° 1 (capilista bloccati e candidature multiple nell'Italicum)-3+4(trivelle)-6(de-mansionamento nel job act), perché altre cose a mio avviso vanno cambiate diversamente (grandi opere), o solo in parte (job act) o non così (scuola), ed in generale cercando di non buttare il bambino assieme all'acqua sporca.

Politicamente i referendum proposti da un piccolo gruppo sono un azzardo, forse anche potenzialmente vincente, ma con grossi rischi che il fallimento o nella fase di raccolta firme o - peggio - nella fase di voto (mancato quorum oppure sconfitta) abbiano pesanti ripercussioni negative (non solo sulle sorti del Civatismo), ancor peggio del pur vituperato "stato di cose presenti" (vedi precedenti tentativi di migliorare da sinistra lo statuto dei lavoratori, abrogandone la soglia minima dei 15 dipendenti, che ha finito per santificarla).
Nel dubbio, mi astengo da questa campagna per la raccolta firme (e mi sembra finora di essere in larga e sinistra compagnia).


A chi mi ha obiettato “ma i radicali si muovevano senza preoccuparsi di essere minoranza”, rispondo innanzitutto:
- ed infatti che fine han fatto i radicali
- e quanto lo strumento del referendum sia stato da essi sfiancato, fino a renderlo inutilizzabile per qualche decennio.
Più seriamente, i radicali erano pochi, ma "trasversali" (contemplavano anche le "doppie tessere") ed erano ben compenetrati nel mondo laico-socialista di quegli anni.
Inoltre su temi tipo "diritti civili" era  pensabile sia di scalare maggioranze silenziose, sia di guadagnare comunque in visibilità su temi ritenuti marginali.


Qui ed ora invece occorrerebbe una riflessione seria sul vuoto strategico a sinistra di Renzi e sul disastro dell'area liste Tsipras (Syriza sta molto meglio ...), cui l'aggiunta del nuovo movimento
"Possibile", con l'apporto dello 0,x del PD, mi pare non dia contributi risolutivi (come già osservavo sull'evanescente mozione congressuale di Civati, una sorta di renzismo in radice quadrata, cambiato di segno); mentre apprezzo il punto di vista più sociale ed a lungo termine di Landini e di Rodotà.
Può essere questa campagna referendaria la scossa che cambia in meglio?


Può darsi, ma non ne sono convinto, a partire dal merito dei quesiti (come già detto) e dal metodo unilaterale del "partiam partiam" dei soli Civatiani, in agosto per giunta.
Ed in caso di sconfitta a pagare sarà tutta la sinistra, su temi comunque già visibilissimi (tranne forse le micidiali trivelle petrolifere, su cui però si stanno già muovendo anche diverse regioni)




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