In alcune delle mostre che
abbiamo recentemente visitato mi ha colpito la sostanziale disattenzione dei
curatori rispetto alla effettiva fruizione di parte del materiale o dei
messaggi esposti:
“ROMA E LE GENTI DEL PO”, a Brescia/Santa Giulia: didascalie e testi con colori a scarso contrasto, male ubicate e peggio illuminate; ottimi testi scientifici sulle audio/video-guide, ma sempre con l’immagine fissa dell’Archeologo o Sovrintendente (non sempre brillante dicitore) e pochissime immagini “extra”;
“MITO E NATURA. DALLA GRECIA A POMPEI”, a Milano/Palazzo Reale: parte iniziale con vetrinette in corridoi angusti e potenzialmente pericolosi; bellissimi affreschi con rappresentazione di giardini, da Pompei, visibili solo parzialmente e indirettamente attraverso varchi verso una stanza attigua; gran finale con confronto tra reperti di cibi (sotto vetrina) ed immagini affrescati degli stessi, al di sopra delle vetrine, sostanzialmente invisibili per visitatori più bassi di metri 1,70;
“GAUGUIN” al nuovo Museo delle culture MUDEC di Milano/ex-Ansaldo: prima sala con pavimento, soffitto e pareti bruno-scure e seconda sala rosso-scura, talmente scure che – al di là delle opere, specificamente e ben illuminate – risulta praticamente impossibile leggere e talvolta anche solo scorgere i testi delle didascalie e dei commenti (ma con rischi anche per la deambulazione); i testi e le didascalie hanno gli stessi colori e la stessa illuminazione diretta nelle ultime due sale, con pareti e soffitti chiari, che pertanto riflettono e distribuiscono luce a sufficienza per la lettura di tutto quanto esposto.
“ROMA E LE GENTI DEL PO”, a Brescia/Santa Giulia: didascalie e testi con colori a scarso contrasto, male ubicate e peggio illuminate; ottimi testi scientifici sulle audio/video-guide, ma sempre con l’immagine fissa dell’Archeologo o Sovrintendente (non sempre brillante dicitore) e pochissime immagini “extra”;
“MITO E NATURA. DALLA GRECIA A POMPEI”, a Milano/Palazzo Reale: parte iniziale con vetrinette in corridoi angusti e potenzialmente pericolosi; bellissimi affreschi con rappresentazione di giardini, da Pompei, visibili solo parzialmente e indirettamente attraverso varchi verso una stanza attigua; gran finale con confronto tra reperti di cibi (sotto vetrina) ed immagini affrescati degli stessi, al di sopra delle vetrine, sostanzialmente invisibili per visitatori più bassi di metri 1,70;
“GAUGUIN” al nuovo Museo delle culture MUDEC di Milano/ex-Ansaldo: prima sala con pavimento, soffitto e pareti bruno-scure e seconda sala rosso-scura, talmente scure che – al di là delle opere, specificamente e ben illuminate – risulta praticamente impossibile leggere e talvolta anche solo scorgere i testi delle didascalie e dei commenti (ma con rischi anche per la deambulazione); i testi e le didascalie hanno gli stessi colori e la stessa illuminazione diretta nelle ultime due sale, con pareti e soffitti chiari, che pertanto riflettono e distribuiscono luce a sufficienza per la lettura di tutto quanto esposto.
La fatica ed il disagio che ne
derivano a molti visitatori fa sfumare in secondo piano l’oggettiva qualità
scientifica e spettacolare delle esposizioni (molto probabile nelle prime due
mostre) e non consente di verificare la bontà dei criteri, come ormai spesso
accade, NON-cronologici, assunti per la mostra su Gauguin, già non eccelsa
quanto a rappresentatività dei pezzi raccolti.
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