Il professore Michele Ainis
disegna su Repubblica 4 scenari, per il prossimo post-referendum del 4
dicembre, non nel senso di ipotesi alternative (tipo: A-vince il No e Renzi si
dimette; B-vince il No e Renzi non si dimette; C-vince il SI… ecc.), come altri
ordinari commentatori/previsori/scenaristi, bensì suddivisi per temi, che di
seguito mi permetto di riassumere e che considero stimolanti (ma non molto
fondatI):
1 – modifiche costituzionali: se
vince il SI comunque occorreranno poi alcune piccole modifiche per i vari
errori ammessi anche dalla Boschi; se vince il NO nessuno farà riforme
complesse (anche se taluni lo promettono,
mia nota), ma si procederà alle piccole modifiche necessarie nel tempo;
infatti anche in passato si è fatto così, con l’unica eccezione della
Grande-Riforma-Berlusconi 2005, che pertanto era stata bocciata al referendum (a mio avviso non era piccola neanche la
riforma del titolo V sulle autonomie regionali del 2001, all’inizio condivisa e
poi votata dal solo centro-sinistra, seppur guidato da Amato e D’Alema, non
sconfessata però da nessun referendum perché di fatto ai tempi non dispiaceva
nemmeno alla nuova maggioranza di centro-destra);
2 – legge elettorale: se vince il
SI occorre varare leggi applicative per l’elezione del Senato (che infatti non sarà di “nominati”, come
falsamente affermano molti sostenitori del NO); se vince il NO occorre
smontare l’Itlicum che risulterebbe incoerente con la vigente costituzione
bi-cameralista (Ainis mi sembra trascuri l’ipotesi
che comunque l’Italicum possa essere rivisto perché è assoggettato all’esame
della Corte Costituzionale: se vince il NO, per le parti già impugnate presso
diversi Tribunali; se vince il Si perché la riforma “Boschi” ne prescrive la
verifica integrale; e l tempo stesso ad equiparare, scorrettamente, le enormi
difficoltà di un intesa sull’Italicum, rispetto alle obiettivamente minori
quisquilie delle modalità di scelta degli elettori per pescare i Senatori tra i
Consiglieri Regionali che comunque si andrebbero ad eleggere);
3 – governo: secondo Ainis, vinca
il SI oppure il NO, dopo Renzi c’è comunque Renzi o un Renziano, perché tale è
l’orientamento della Direzione del PD, che controlla la maggioranza della
Camera (grazie al premio conseguito nel 2013 con il Porcellum);
4 – elezioni anticipate nel 2017:
probabili se vince il NO, ma anche se vince il Si, da un lato per l’interesse
di Renzi di “andare all’incasso”, d’altro lato per la “obsolescenza” del Senato
come organo sopravvissuto di una precedente forma costituzionale.
Commento: mentre i primi 2 scenari mi sembrano errati per difetti di
rappresentazione della realtà storica ed attuale (come da me indicato in
parentesi), gli ultimi 2 mi sembrano in
realtà puri azzardi previsionali, assai controvertibili, in un campo di ipotesi
che dovrebbe tener conto di numerose altre variabili, interne (ad esempio: le
scelte di Matterella; come si comporterebbero le correnti di maggioranza del PD
in caso di vittoria del NO; il congresso del PD in entrambi gli esiti del
referendum costituzionale; l’incombere a primavera dei referendum sul lavoro
promossi dalla Cgil) ed esterne (ad esempio: possibili turbolenze dei mercati,
anche generate da altri fattori contemporanei come l’emergente presidenza Trump
oppure le elezioni francesi, per non parlare di Medio Oriente).
Mi chiedo allora cosa serva l’esercizio mentale del professor Ainis,
che sostanzialmente tende a banalizzare le differenze tra gli effetti del Si e
del NO: probabilmente solo a rassicurare gli indecisi che propendono per il Si
nel timore delle conseguenze destabilizzanti del NO?
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminaInnanzi tutto ti ringrazio per le cose mi hai inviato, ora senza entrare nel merito delle riflessioni di Ainis ribadisco però le mie convinzioni per il SI: come già detto la riforma proposta riprende le tesi sostenute dall'Ulivo da almeno vent'anni nella sostanza, cioè il bicameralismo e il senato delle regioni, questo permetterà una maggiore stabilità dei governi e una maggiore chiarezza sui temi spettanti a Stato e Regioni (Titolo5°), in più ci sono aspetti positivi sulle leggi di iniziativa popolare che hanno l'obbligo di essere discusse e sui referendum con quorum diverso da oggi. I sostenitori del NO, e parlo di quelli più vicini a noi, lasciando perdere Salvini o Brunetta che non meritano commenti, mi sembra che non entrino nel merito delle questioni arroccandosi su una "difesa della costituzione e sulla sua non applicazione reale" dimenticando che si cambiano alcuni articoli ma non l'intera Costituzione (!) come sembra certe volte apparire, che l'impianto fondamentale resta e certo la sua applicazione riguarda anche le lotte condotte per la sua applicazione reale, lotte sempre in divenire. Sul fatto che il paese è "spaccato a metà" si deve riflettere sul fatto che innanzi tutto è positivo un dibattito anche popolare sulle regole democratiche e che io mi posso trovare in disaccordo con chi è più vicino politicamente a me. In secondo luogo come non possiamo tener conto che la Costituzione del 48 nasce dopo la tragedia della 2° Guerra Mondiale, un momento in cui tutto il paese era più unito sulle prospettive future? Oggi dopo 70 anni in una situazione storica in cui non ci sono più vincoli da guerra fredda (per lo meno nei termini di allora) è piuttosto normale che ci sia una divisione su alcuni aspetti del funzionamento delle istituzioni. Ricordo inoltre che ne il Presidente della Repubblica ne il Presidente del Consiglio cambiano i loro poteri (com'era invece nella riforma di D'Alema, poi bidonata).
Con piacere, A.P.
Concordo.
EliminaCiao
Aldo
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminada qualche tempo "rifiuto" le sottili analisi per sentirmi collocato maggiormente con quella parte di popolazione anche non elettorale che viene definita (orribilmente) come la pancia del paese. Pur definendola ed accettandone la metafora, "pancia del paese", ho da tempo adottato il metodo del macellaio il quale,per questo, di fronte al bovino riesce a stabilire il valore delle singole parti: filetto, spalla, lingua etc. Perchè il fine è quello di vendere nel meglio il bovino; per fare questo occorre aver almeno praticato per qualche tempo una buona macelleria. Dagli albori di questa tenzone costituzionale e singolare, ho cercato di tenere separate le parti per meglio valutarle: le parti in gioco. Alla fine, mi sono accorto che la ragione mi conduce a dire se voglio o meno mangiare la carne di bovino. Ovvero, leggo il contenuto della riforma che molti definiscono "scritta orribilmente-nefasta- analfabeta ed anche contradittoria, ambigua e non risolutiva, se non ingannevole". E vi sono coloro che, sottolineandone questi aspetti, a loro modo, si sentono in accordo col votarla. Ecco, io non scelgo il bovino, poi, sapendo che mi posso nutrire d'altro comunque, mi preparo ad ogni cosa.
un saluto
M.F.
Vorrei sapere se la macelleria è "macelleria sociale".
EliminaE anche se è a chilometro zero.
Ciao
Aldo
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminaCiao Aldo,
dalle mie piccole esperienze "politiche" ho appreso alcune lezioni:
1) Il potere é una droga molto piacevole
2) Quando la droga diventa assuefazione, ottunde la capacità di giudizio.
Penserai che stia parlando di Renzi, invece sto parlando del PD e del fatto che storicamente non contano le persone ma le "masse".
Senza dare alcun giudizio di merito sulla genesi dell'accozzaglia del No, resta di fatto che di fronte i loro attacchi concentrici, a volte sgangherati ma forse per questo più efficaci (Oh tempora, Oh mores) il PD traballa, vacilla e come spesso accade alla Sinistra si divide dando una percezione estremamente negativa e dannosa in termini non solo elettorali.
Quindi abbiamo un fronte del no fittiziamente compatto contro una sinistra tendenzialmente disgregata, pronta a mangiare il suo figlio come Crono.
Il PD ha ereditato dai suoi predecessori una vecchia malattia di cui "ai tempi" ricordo una brillante analisi sul giornale di Lotta Continua (a volta non diceva solo cazzate) consistente nel fatto che i comunisti nella Fiat si sentivano in dovere, in quanto marchiati, di essere perfetti e non commendevoli sotto ogni aspetto, insomma fare i primi della classe. Parimenti resiste nel PD il sentimento di dovere arginare, fino al sacrifico suicidio, i populismi e qualunque pericolo venga per la democrazia vero o supposto che sia. A volte penso che la Bibbia del PD sia stata il libro Cuore.
Mao era un contadino e come tutti i contadini era dotato su alcune questioni di una profonda saggezza; mi riferisco in particolare a quando teorizzava che il successo, il consenso delle masse si costruiva facendo due passi in avanti ed uno indietro. Personalmente aggiungerei che il passo indietro é meglio farlo quando non sei con la merda fino al collo (la volgarità a volte accorcia la comunicazione del pensiero).
Il passo indietro nella fattispecie vuol dire prendere atto di un eventuale NO, ritenere coerentemente che le moltissime energie profuse nella legge referendaria dimostrino con coerenza l'importanza data dal PD ad una riforma della Costituzione per lo sviluppo del Paese, per cui conscio di questa importanza coerentemente passa la palla al fronte del No per l'elaborazione di una loro riforma. Ad ulteriore urgenza della riforma dovrebbe divertirsi ad impallinare le leggi proposte dalla Camera tramite il Senato e viceversa. Credo che sarebbe una perfetta palla "avvelenata" e ne vedremmo delle belle assistendo al perfetto massacro che si scatenerebbe tra i "fratelli" del No, restando cinicamente silenti alla finestra a guardare in particolare il soggetto meno preparato, i 5 stelle. Già rido all'idea della consultazione on line sulla Costituzione mentre non riderebbe più Grillo dai suoi palcoscenici.
Il problema é riuscirà il PD a ripulirsi dalle assuefazioni accumulate ?
F.D.R.