NOTA: PER LE IMMAGINI VEDI universauser.it\utopia21
Sostiamo 24 ore a Besançon, scegliendo
un albergo economico in periferia, estraneo alle abituali catene francesi, e
che risulta essere probabilmente un residence per studenti e/o professori della
vicina facoltà di farmacia, ancora vuoto a fine estate.
Il nucleo antico (non uso le
parole ”centro storico” perché il compianto professor Virgilio Vercelloni ci
diffidava, rammentando che ognuno di noi, in qualunque momento, è comunque “storico”), meritevole di visita
assieme alla “Cittadella Vauban” che lo sovrasta, dista più di 6 chilometri.
Però c’è lì vicino la fermata
di un moderno tram, frequente, veloce ed efficiente (a partire dalle
biglietterie automatiche di facile uso).
Ci sembra una buona occasione
– senza lo stress della guida dell’auto in una città sconosciuta, il
discernimento della segnaletica, i litigi con il navigatore e la ricerca di un
parcheggio – per guardare con calma come si presenta questa estesa periferia,
come si rapporta con il centro.
Ne ricaviamo una impressione
(necessariamente superficiale) ma decisamente positiva; facilitata dall’assenza
di grandi centri commerciali (e annessi immensi parcheggi), che sappiamo
vicini, ma che non sono lungo questo tracciato.
Raccordati da aree verdi e
pubbliche, con una buona e semplice sistemazione del suolo, si susseguono poli
universitari e ospedalieri, nuclei di edilizia popolare di vari periodi del
secondo novecento (alcuni smisurati – i “grands ensembles” degli anni 70, ma
ben tenuti - altri rinnovati con discutibili soluzioni, ma con cenni di
risparmio energetico), brani di tessuto
urbano a villette, ed infine le più banali, ma contenute, propaggini della
città compatta.
Utenti eterogenei, con forte
presenza di persone di origine magrebina oppure africana.
Un ponte ci fa entrare in un
bel parco ai margini del centro storico, presso l’antico ospedale settecentesco
(un mio avo si dice abbia frequentato
questi luoghi), poi si riattraversa la Doubs, si scorgono edifici
“avveniristi” (ma non fuori scala), si lambisce un altro centro
clinico/universitario ed infine il quartiere degli antichi vignaioli, fuori le
mura, da cui si entra sull’omonimo ponte “de Battant” e si è arrivati sulla
Grand Rue, che fa percorrere (a piedi) l’intero nucleo antico.
Il centro antico è piuttosto
esteso, e ricco di monumenti e memorie (ad esempio i fratelli Lumiere e Victor
Hugo; una cattedrale con 2 absidi contrapposti ed un grande orologio
astronomico) e tutte ciò che si può trovare descritto sulle guide del Touring,
di Michelin e su Wikipedia, e che quindi tralascio.
Non hanno lasciato nessuna
traccia invece le “fiere di cambio di Besanzone”, qui trasferite da Lione nel 1534,
con cui i banchieri - Genovesi e Fiamminghi soprattutto - si scambiavano monete
e lettere di credito, inventando di fatto il moderno capitalismo finanziario,
come racconta Giovanni Arrighi 1: ma erano banchieri “da banco”,
finita la fiera smontavano i loro banchetti, e della città usarono piazze e
locande, senza lasciare cimeli murari in questo libero comune (autogestito e
libero dal domino dei conti di Borgogna) devoto però alla remota autorità
imperiale (mentre l’acqua della Doubs, attraverso la Saône e il Rodano,
confluisce nel Mediterraneo).
Pesante impronta edificata ha
lasciato piuttosto la monarchia centralista francese, appollaiando sul colle che
domina la città (e l’ampia curva della Doubs che la racchiude), la grandiosa fortezza
realizzata tra il 1668 e il 1683 da Sébastien Le Prestre de Vauban per Luigi
XIV (ancorché inizialmente per conto degli Asburgo di Spagna), di cui possiamo
tuttora ammirare (salendo con un bus-navetta) l’unitarietà e la funzionalità
del progetto, e l’attuale gestione museale/multimediale (appena un po’ turbati
dalla presenza, sugli spalti, di un mefitico zoo con animali equatoriali e
tropicali in cattività: tigri, leopardi, struzzi...).
Dalle mura, ove libere dallo
zoo, si può contemplare l’ordinata estensione urbana: si ha la sensazione che
con un controllo militar-amministrativo così pressante non sia possibile alcun
abuso edilizio…
Da Wikipedia ho inoltre appreso, e riassumo brevemente, la
recente storia socio-economica e politica di questa città di 120.000 abitanti,
vicina alla Svizzera attraverso la catena montuosa del Jura, colpita alla fine
del Novecento da una drastica de-industrializzazione (tessile, orologi), ma
rilanciata da una precisa scelta di sviluppo verso la ricerca bio-medica e le
nano-tecnologie, in un regime di continuità amministrativa a sinistra: per
quel che può testimoniare la nostra visita
turistica mordi-e fuggi, pare che il riformismo in qualche parte d’Europa funzioni
ancora.
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