Poiché i meccanismi elettorali
sono diventati per me una benevola ossessione, ho letto con interesse il
commento del professor Ainis contro la nuova legge elettorale, cosiddetta “Rosatellum”,
su Repubblica del 21 gennaio.
Appuntandosi soprattutto contro
le pluricandidature, Ainis sostiene che il Rosatellum e quasi peggio del
Porcellum, che almeno era dichiaratamente porcelloso (a detta di uno dei suoi
autori, il leghista Calderoli): il nocciolo centrale della critica di Ainis è
che un candidato battuto in un collegio uninominale può salvarsi venendo eletto
con le liste proporzionali in un'altra circoscrizione (dove però, segnalo io, il suo nome non è nascosto, figura sulla scheda
che gli elettori di quella circoscrizione ritengono di gradire).
Inoltre esprime fondate censure
sui meccanismi di alleanza, che non impongono programmi (e leader) in comune, e
limitano le chances degli alleati minori, se non raggiungono le soglie minime
del 3% (voti assorbiti dagli alleati maggiori) o dell’1% (voti perduti in
assoluto), con conseguente scambi e ricatti reciproci nella spartizione delle
candidature di coalizione nei collegi uninominali presunti “sicuri”.
(Ricordiamo però infinite campagne di stampa contro la frammentazione
del Parlamento in partitini…:si poteva fare di meglio per limitare la
frammentazione? Forse).
Che il Rosatellum non sia uno
splendore, come già ho scritto, lo confermo (rammentando le mie sommesse
propensioni per il sistema francese, uninominale con ballottaggio, da
correggere magari con un “diritto di tribuna” per le altre minoranze più
consistenti).
Non capisco però nell’articolo di
Ainis affermazioni del tipo “gli eletti
vengono decisi dai partiti, mica dagli elettori”.
Rilevo infatti:
-
Che in qualsiasi sistema elettorale i candidati
sono scelti dai partiti (anche attraverso le primarie oppure le “parlamentarie”
dei “non-partiti”);
-
Che solo in un sistema uninominale
“maggioritario secco” all’anglo-americana il voto dell’elettore va univocamente
ad un candidato, che vince oppure perde in quel singolo collegio (quindi
l’eletto sarà approvato da una maggioranza relativa di elettori; le minoranze
non risulteranno rappresentate ed i loro elettori non avranno scelto alcun
eletto di proprio gradimento);
-
Che in tutti i sistemi in tutto od in parte
proporzionali, gli elettori contribuiscono variamente ed in modo indiretto alla
scelta degli eletti: è così con l’uninominale/proporzionale ex “Provincellum”
(dove il voto per il candidato A nel collegio 1 aiuta la lista X ad eleggere
alcuni rappresentanti, ma potrebbe risultare che nessuno degli eletti, di
nessuna lista, venga dal collegio 1 e che il voto per A sia servito ad eleggere
B del collegio n° 2); è così con le preferenze, perché solo a scrutinio finito
si può capire chi tra i candidati è stato aiutato a guadagnare il suo seggio
anche dai voti raccolti da altri candidati e viceversa, e quindi la preferenza
per M finisce in realtà per favorire N, che è stato preferito da più elettori
della stessa lista);
-
Che solo una quota di proporzionale garantisce una
potenziale rappresentanza alle forze che finiscono in minoranza (mentre per
tutelare le componenti di minoranza all’interno dei singoli partiti
occorrerebbe regolarne per legge i relativi statuti, come prevede l’inattuato
art. 49 della Costituzione);
-
Che nel Rosatellum i candidati che beneficeranno
della crocetta su una scheda, sono comunque tutti scritti lì con nome e
cognome, nella casella uninominale o in quella plurinominale, fino ad un
massimo di 4 persone per lista (che non è un elenco infinito ed indistinto) più
il nome e cognome del candidato uninominale;
-
Se i candidati (uni o pluri) non piacciono, gli
elettori di una circoscrizione possono o scegliere il male minore, o astenersi
dal voto, oppure “farsi partito” o almeno “comitato elettorale”, il che - in un
sistema che include seggi uninominali e plurinominali in piccole circoscrizione
- non è impossibile, almeno finché si tratta di raccogliere candidature, firme (tra
1500 e 2000 per circoscrizione) e programmi; più difficile è accedere ai mezzi
di comunicazione, ma le moderne tecnologie (e anche quelle antiche, tipo i
volontari porta-a-porta) non lo renderebbero impossibile.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminaquindi ci asteniamo-perfetto.
ciao
M.F.
PERVENUTO VIA FACE-BOOK
RispondiEliminaQuello che dici è abbastanza vero, ricordo però le continue crisi di governo di decenni di proporzionale, la tracotanza di partitini che tenevano in scacco partiti maggioritari. E' vero che al Senato l'uninominale c'è sempre stato ma, ricordo, un anno per non votare il prescelto del mio partito che odiavo....voltai per un altro partito..
Non si potrebbe andare avanti invece che tornare indietro?
C.C.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminacondivido integralmente quanto hai scritto nella Tua mail del 24/1/2018 (nonostante la stima per l'autorevole "Professore Ainis").
R.B.