CONCLUSA LA FASE CONSULTIVA
DELLA CONFERENZA
SUL FUTURO DELL’EUROPA
di Aldo
Vecchi
Faticoso passo in avanti oppure vuota retorica democraticista?
Sommario:
-
le tappe della consultazione
- gli indirizzi emersi
-
sviluppi, reazioni e
commenti, a partire dall’Europarlamento
-
rinvio di ogni
decisione da parte del Consiglio Europeo
-
una critica radicale al
‘tecno-populismo” delle consultazioni ‘deliberative
LE TAPPE DELLA
CONSULTAZIONE
La
Conferenza sul Futuro dell’Europa, avviata nel 2021 ed i cui effetti sono tuttora
molto incerti nei successivi passaggi istituzionali (perché si intreccia alla
complessa fase internazionale di contraddizioni militari/politiche/economiche/energetiche/sociali,
e tuttora sanitarie),
ha concluso i suoi lavori tra aprile e maggio, sintetizzando in 49 proposte (al momento non disponibili in rete: ERROR
403)1 la fase della consultazione popolare, che si è
svolta in due modalità:
-
la
raccolta, su una piattaforma digitale multilingue, di idee, proposte e
commenti, da parte di singoli cittadini o tramite “eventi” virtuali: “…sono
stati registrati sulla piattaforma 22.498 contributi, di cui 7.115 idee, 13.304
commenti e 2.079 eventi” 2(piccoli numeri,
invero, a fronte del circa mezzo miliardo di cittadini europei)
MT LU AT BE FI DK SK LV
DE HU SI CZ NL IE HR FR PT CY LT BG SE IT EL ES EE RO PL
Figura 1: contributi pervenuti dai 27
paesi per ogni milione di abitanti
- la partecipazione
collettiva in presenza, articolata in 4 “panels” (ovvero “comitati”) tematici,
da parte di un campione di 200 cittadini, selezionati per rappresentare la
popolazione europea “in termini di origine geografica (cittadinanza e contesto
urbano/rurale), genere, età [sopra-rappresentando
però volutamente i giovani], contesto socioeconomico e livello di
istruzione” e chiamati a discutere, insieme con gli esponenti delle istituzioni
dell’Unione Europea, i contenuti emersi dalla suddetta “piattaforma digitale”:
“Cambiamento climatico e ambiente ‒ Salute ‒ Un'economia più forte, giustizia
sociale e occupazione ‒ L'UE nel mondo ‒ Valori e diritti, Stato di diritto,
sicurezza ‒ Trasformazione digitale ‒ Democrazia europea ‒ Migrazione ‒ Istruzione,
cultura, gioventù e sport”.
Tali contenuti sono stati
esaminati e rielaborati dai seguenti 4 “panels” 3 (che in realtà non
hanno rispettato i rispettivi “confini tematici”, determinando sovrapposizioni
e ridondanze):
• Panel 1 "Economia più forte,
giustizia sociale, posti di lavoro, educazione, cultura, sport, trasformazione
digitale"
• Panel 2 "Democrazia europea /
Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza"
• Panel 3 "Cambiamento climatico
e ambiente / Salute"
• Panel 4 "L’UE nel mondo,
migrazione" .
I “Panels” hanno
condensato gli indirizzi assunti in 178 “raccomandazioni” rivolte agli organi
decisionali dell’Unione.
GLI INDIRIZZI EMERSI
Gli indirizzi espressi
pendono chiaramente sul versante progressista del dibattito europeo (pur con
qualche cautela sul fronte migratorio e con sostanziale assenza dei temi della
‘governance aziendale’), come si può evincere dai seguenti assaggi (assaggi limitati alle enunciazioni iniziali
di alcune raccomandazioni, ed escludendo il Panel 2 perché più eclettico e meno
pregnante):
“Raccomandiamo
…
1.1
“…l'introduzione di un salario minimo per
garantire una qualità di vita simile in tutti gli Stati membri.” [nel contempo il salario minimo è divenuto
direttiva europea, da attuare nei singoli paesi che ancora ne sono privi]
1.10
“…che l'UE si impegni costantemente e a lungo termine ad incrementare in ampia
misura la sua quota di energia proveniente da fonti sostenibili, utilizzando
una gamma diversificata di fonti rinnovabili con la più bassa impronta
ambientale (sulla base di una valutazione olistica del ciclo di vita).”
1.17 “…che le
infrastrutture siano una risorsa statale, per prevenire l'ascesa dei monopoli
delle telecomunicazioni e dei servizi internet.”
1.25 “…all'UE
di sostenere l'accesso mirato dei cittadini ad alloggi
sociali dignitosi, in
funzione delle loro esigenze specifiche.”
1.42
“…di limitare ulteriormente l'uso improprio dei dati da parte dei ‘giganti dei dati’
facendo rispettare più rigorosamente il RGPD (regolamento generale sulla
protezione dei dati), creando meccanismi più standardizzati in tutta l'UE e
assicurando il rispetto della normativa anche da parte delle imprese non
europee operanti nell'UE.”
3.8
“…un sistema di etichettatura unificato e graduato che indichi l'intera
impronta ecologica di ogni prodotto disponibile all'acquisto all'interno
dell'UE. È necessario che i prodotti provenienti da paesi terzi rispettino tale
sistema di etichettatura in modo trasparente.”
3.16
“…un'eliminazione graduale dell'allevamento intensivo, che preveda anche
l'eliminazione di condizioni di vita irrispettose degli animali.”
3.20
“…all'UE di intraprendere altre azioni che consentano ai consumatori di
utilizzare più a lungo i prodotti e che li incentivino a farlo. L'UE dovrebbe
contrastare l'obsolescenza programmata prolungando la garanzia dei prodotti e
fissando un prezzo massimo per i pezzi di ricambio dopo la scadenza della
garanzia.”
3.49
“…di includere la sanità e l'assistenza sanitaria tra le competenze concorrenti
dell'UE con gli Stati membri.” [mentre
finora sono state di competenza esclusiva dei singoli Stati membri, con le
eccezioni di fatto per i vaccini anti-Covid]
3.51
“…all'Unione europea di garantire che i prestatori di assistenza sanitaria
privati non beneficino ingiustamente di fondi pubblici e non sottraggano
risorse dai sistemi sanitari pubblici. L'Unione europea dovrebbe rivolgere agli
Stati membri raccomandazioni decise affinché aumentino i finanziamenti per
l'assistenza sanitaria pubblica.
4.20 “…che le
future "Forze armate congiunte dell'Unione europea" siano impiegate
principalmente a fini di autodifesa. È esclusa qualsiasi azione militare
offensiva. All'interno dell'Europa, ciò significherebbe disporre della capacità
di fornire assistenza in tempi di crisi, come ad esempio in caso di catastrofi
naturali. Al di fuori dei confini europei, invece, ciò consentirebbe di
intervenire in determinati territori in circostanze eccezionali ed
esclusivamente nel quadro di un mandato giuridico del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite e nel rispetto del diritto internazionale.”
4.21 “…che
tutte le questioni decise all'unanimità siano approvate a maggioranza
qualificata. Le uniche eccezioni dovrebbero riguardare l'adesione di nuovi
paesi all'UE e modifiche ai principi fondamentali dell'UE, conformemente
all'articolo 2 del trattato di Lisbona e alla Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea. “
4.22 “…che
l'Unione europea rafforzi la sua capacità di comminare sanzioni nei confronti
di Stati membri, governi, enti, gruppi od organizzazioni nonché nei confronti
di singoli individui che non rispettano i principi fondamentali, gli accordi e
la legge. È imperativo assicurarsi che le sanzioni già esistenti siano attuate
e applicate celermente. “
4.33 “…di sostituire
il sistema di Dublino con un trattato giuridicamente vincolante per garantire
una distribuzione giusta, equilibrata e proporzionata dei richiedenti asilo
nell'UE sulla base della solidarietà e della giustizia.”
SVILUPPI, REAZIONI E
COMMENTI, A PARTIRE DALL’EUROPARLAMENTO
L’esito
del confronto, ancorché non ne sia ancora chiaro l’effettivo peso
politico-istituzionale, ha ricevuto la benedizione di una larga maggioranza del
Parlamento Europeo 4 (con
qualche sforzo, immagino, da parte della componente del PPE, almeno su talune
opzioni) ed ha suscitato una netta opposizione da parte delle minoranze
sovraniste 5, che hanno sollevato (a posteriori) una serie di
questioni di metodo sia sulla rappresentatività del campione dei “cittadini”
(teoricamente casuale riguardo alle preferenze politiche) e sulle modalità
della loro selezione, sia sulla modalità di svolgimento delle assemblee.
Ai sovranisti
evidentemente non garba che un campione casuale di europei risulti così
europeista.
Ma
qualche dubbio in proposito è stato espresso anche da sinistra, ad esempio
dalla CGIL, in data 19 maggio, a firma di Stefano Palmieri 6: “Il processo, che ha condotto alle conclusioni della Conferenza, fin dal
suo avvio, ha sollevato alcuni dubbi sulla metodologia adottata. La scelta dei
200 cittadini, che hanno composto il panel, è stata affidata ad una società di
consulenza con forti dubbi sulla effettiva rappresentatività del campione
prescelto (ad esempio i lavoratori erano fortemente sottorappresentati). I
lavori dei panel dei cittadini erano poi “diretti” da “personale tecnico” che
aveva la possibilità di indirizzare i lavori del panel o almeno dei cittadini
che non avevano una sufficiente conoscenza delle Istituzioni europee e della
macchina normativa. A ciò si aggiunga che i lavori dei gruppi non erano svolti
in modo omogeneo. Questi dipendevano dalle direzioni personali di ciascun
presidente del gruppo di lavoro, influenzando
così i contributi che questi apportavano all’elaborazione delle conclusioni
finali.”
La CGIL concludeva con un giudizio positivo: “Nonostante queste evidenti difficoltà di carattere metodologico le
conclusioni della Conferenza hanno prodotto dei risultati che sono andati oltre
le più favorevoli attese. Il Parlamento
europeo, nella settimana precedente alla presentazione delle conclusioni, ha
approvato una risoluzione per il proseguimento dei lavori della Conferenza
attraverso la convocazione di una Convenzione in grado di attivare la procedura
per la revisione dei Trattati europei (come previsto dall’articolo 48 del
Trattato dell’Unione Europea).”
Giudizio
preoccupato però per i difficili successivi sviluppi istituzionali che devono
passare dalle decisioni del Consiglio
Europeo: “Come purtroppo accade, da
alcuni anni a questa parte, si è subito formato un blocco di paesi che ha
mostrato una forte opposizione alla modifica dei trattati attraverso la
pubblicazione di un “non paper” firmato da Bulgaria, Repubblica Ceca,
Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Svezia (e
appoggiato da Estonia, Danimarca, Polonia, Ungheria) ….”. Nel prossimo
Consiglio di giugno – dove saranno discusse le conclusioni della Conferenza –
si preannuncia un braccio di ferro tra i paesi che appoggeranno la risoluzione
del parlamento europeo e i paesi che sono per non procedere ad alcuna modifica
dei trattati.
Occorre
inoltre considerare che – in alternativa alla revisione dei trattati - anche la
strada delle Cooperazioni Rafforzate (sull’esempio dell’Unione Monetaria),
limitata inizialmente ad una parte dei paesi U.E. e che potrebbero riguardare
Difesa, Debito, Migrazioni, richiede il consenso della maggioranza degli stati
membri.
Pertanto,
affermava Palmieri della CGIL: “… Ancora una volta nei prossimi
mesi il futuro dell’Europa si giocherà su un confronto tra due differenti
visioni dell’Europa. Da un lato coloro che la concepiscono come il più grande
mercato mondiale e che ritengono che il suo normale funzionamento debba essere
salvaguardato e prevalere su altri obiettivi (sociali ed ambientali),
dall’altro lato una visione diametralmente opposta, che ritiene che il
completamento economico e commerciale debba essere affiancato dalla reale
affermazione di obiettivi quali la transizione verde e digitale, la giustizia
sociale, l’integrazione politica, etc., che richiedono un reale approfondimento
dell’Unione Europea. Una visione questa che ritroviamo in molte delle richieste
del panel dei cittadini.”
Tale visione dei nodi da sciogliere negli orizzonti
europei converge con quanto da me espresso all’inizio della consultazione 7,
e che va adeguato al peggioramento del contesto internazionale, come sopra
accennato.
IL
RINVIO DI OGNI DECISIONE DA PARTE DEL CONSIGLIO EUROPEO
Infatti la riunione dei Capi di Stato e di Governo dei
27 paesi dell’Unione (Consiglio Europeo) del 23 e 24 giugno, impegnata con
altre priorità, tra cui l’accettazione
delle nuove candidature di Ucraina e Moldavia e lo sblocco delle
candidature pendenti per l’adesione all’Unione da parte dei paesi balcanici, e
la connessa ipotesi di formare da subito – con la partecipazione degli
Stati/Candidati – un nuovo organismo allargato di coordinamento politico,
denominato “comunità politica europea” (ovvero “Grande Europa”), nonché le
contingenze relative a sanzioni anti-Russia, prezzo del gas, inflazione e
debiti, ha di fatto rinviato ogni confronto sulla Convenzione per la Revisione
dei Trattati (come era invece auspicato dal Presidente francese Macron per coronare
il turno di presidenza francese nell’Unione), limitandosi alle seguenti
generiche affermazioni 8:
“25. Il Consiglio europeo prende atto delle proposte
contenute nella relazione sui risultati della Conferenza presentata ai tre
copresidenti. La Conferenza ha rappresentato un'opportunità unica per dialogare
con i cittadini europei.
26. Le istituzioni devono garantire un seguito
efficace alla relazione, ciascuna nell'ambito delle rispettive competenze e
conformemente ai trattati. Il Consiglio europeo prende atto che sono già stati
intrapresi lavori al riguardo.
27. Ricorda l'importanza di garantire che i cittadini
siano informati del seguito dato alle proposte formulate nella relazione.”
UNA
CRITICA RADICALE AL ‘TECNO-POPULISMO’ DELLE CONSULTAZIONI ‘DELIBERATIVE’
Nell’ampio disinteresse dei mezzi di comunicazione
italiani verso la consultazione europea, a mio avviso merita attenzione la
decisa critica pubblicata il 9 maggio su “Domani” dai ricercatori Carlo
Invernizzi Accetti e Federico Ottavio Reho 9, secondo i quali l’intera
operazione:
“È stato il frutto della concezione fondamentalmente
tecnopopulista di democrazia che sta alla radice dell’Unione europea. Essa si
concreta in un’idea di “democrazia deliberativa” che aggira e minimizza i
meccanismi tradizionali della rappresentanza politica, in particolare il ruolo
centrale dei partiti e dei parlamenti. … un curioso connubio di tecnocrazia e
di populismo.[A]
L’elemento tecnocratico si evince dalla natura verticistica dell’iniziativa
e dal fatto che degli esperti siano stati chiamati a sviluppare le procedure
per le deliberazioni, a introdurre i temi in discussione e ad assicurarsi che
il contenuto dei dibattiti fosse il più possibile neutrale e apolitico, come
scienziati in un laboratorio.
L’elemento populista traspare invece dalla convinzione che il risultato di
queste strane deliberazioni rappresenti la volontà popolare in maniera più pura
e autentica dei meccanismi di rappresentanza politica tradizionali. …
Non solo non si è data alcuna rilevanza agli orientamenti politici e alle
diversissime attitudini nei confronti dell’Ue presenti nella popolazione, ma si
è stabilito che il possesso di cariche elettive e responsabilità politiche
anche locali fosse una possibile causa di esclusione dai comitati di cittadini,
segno di come gli organizzatori andassero in cerca del “popolo” nella sua
purezza incontaminata da affiliazioni politiche.
Separando scientemente la politica dagli interessi e dai valori elaborati
nei corpi intermedi delle nostre società, i processi deliberativi costituiscono
in realtà esercizi di ventriloquio politico attraverso cui governanti ed
esperti convocano un gruppo non organizzato di individui, apparentemente per
ascoltarne le preferenze, in pratica per confermare e legittimare i propri
piani e preconcetti. …
Lungi dal rafforzare la legittimità democratica delle istituzioni europee,
questa Conferenza l’ha probabilmente indebolita, legittimando l’idea che i
partiti politici e i parlamenti siano un ostacolo alla rappresentanza.
L’approfondimento dell’integrazione europea sin dagli anni Novanta,
acceleratosi in reazione alle gravi crisi dell’ultimo decennio, non ha portato
a un vero superamento delle sue tradizionali tendenze tecnocratiche, ma alla
loro combinazione con nuove tendenze populistiche tese ad “ascoltare” i
cittadini e, più di recente, a convocarli per deliberare.
Si pensi solo a iniziative quali i “Dialoghi coi cittadini” della
Commissione, o anche a dinamiche politiche anti-competitive come le grandi coalizioni
permanenti che da decenni reggono il Parlamento europeo, impedendo scientemente
quella polarizzazione del dibattito tra proposte alternative che è il sale di
ogni democrazia e che meglio rappresenterebbe la diversità di posizioni sul
futuro dell’Unione esistente nelle nostre società.
Qual è, dunque, l’alternativa? Una volta smascherata la finzione
impossibile della democrazia deliberativa, diventa chiaro che l’Ue va
democratizzata rafforzando, non indebolendo, i partiti politici europei.
L’Ue non ha bisogno di modi più “diretti” per collegare una massa di
cittadini disorganizzati e de-politicizzati a istituzioni dall’impianto
tecnocratico, ma di una democratizzazione dei partiti politici sovranazionali
che li renda capaci d’intermediare meglio valori e interessi al loro interno e
li ancori più stabilmente nelle società europee, anche a livello nazionale e
locale.”
Da questa
ampia citazione emergono indubbiamente fondati elementi di riflessione sui
limiti di siffatti esperimenti di “democrazia deliberativa” (vedi anche
l’esperienza francese, voluta dal presidente Macron per riassorbire le proteste
dei “Gilet Gialli”): non concordo però su due importanti valutazioni:
-
la
caratteristica “complottista” del ‘consociativismo’ in cui convergono le
principali forze politiche europee “per impedire scientemente la
polarizzazione”: mi pare invece che la ‘maggioranza Ursula’ (come simili
precedenti formule di alleanza trasversale) costituisca una necessità
storico-politica in contrapposizione (assai polarizzata) agli schieramenti
sovranisti;
-
la
contrapposizione tra questi esperimenti di consultazione dei cittadini e la
opportunità di rivitalizzare i partiti: nella misura in cui i partiti siano
effettivamente rivitalizzabili, mi sembra che occasioni come questa, soprattutto
nella fase aperta di raccolta delle idee, potrebbero benissimo essere
utilizzate dai partiti stessi (e così vale per movimenti e sindacati), come
ambito di manifestazione capillare delle proprie istanze. Il che non è stato,
se in Italia, ad esempio, tra “Idee” “Commenti” ed “Eventi”, si è arrivati a
sole 1224 esternazioni (tra cui qualcuna
a mia firma…). Probabilmente il compito di rivitalizzare la partecipazione
politica non spetta alle istituzioni, ma più autonomamente alla società ed ai
suoi movimenti.
Fonti:
1.
https://www.politicheeuropee.gov.it/it/conferenza-sul-futuro-delleuropa/la-conferenza/
2.
https://www.politicheeuropee.gov.it/media/5964/cofoe-relazione-piattaforma-agosto-2021.pdf
3.
https://futureu.europa.eu/assemblies/citizens-panels?locale=it
4.
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0141_IT.html
5.
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2022-0228_IT.html
7.
Aldo
Vecchi - La consultazione sul futuro dell’Europa – su UTOPIA21, luglio 2021 - https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing
8.
https://www.consilium.europa.eu/it/policies/conference-on-the-future-of-europe/
[A] Gli Autori mostrano anche disprezzo verso alcune proposte di dettaglio, perché forse non corrispondono alla loro più alta idea di politica: “Pur avendo la plenaria della Conferenza adottato 49 dettagliatissime proposte (alcune delle quali forse più adatte a un consiglio comunale che a un’unione continentale, come la richiesta di offrire corsi di primo soccorso a tutti i cittadini, o quella di collocare defibrillatori in tutti gli edifici pubblici degli stati membri)…”
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