IL RAPPORTO B.E.S. 2021
di Aldo
Vecchi
Il rapporto ISTAT “BES
2021”, attraverso gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, tende ad
inquadrare gli effetti della crisi pandemica sull’Italia, nel contesto europeo.
Sommario:
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premessa
-
innovazioni e conferme
-
pandemia, mortalità e
occupazione
-
il disagio giovanile
PREMESSA
Nell’affrontare
l’edizione relativa al 2021 del rapporto ISTAT sul “Benessere Equo e
Sostenibile” 1, confermo le mie valutazioni generali su questo tipo
di ricerche multifattoriali – all’inseguimento del “PIL” - e sulle correlazioni
con i “Goals ONU 2030” (rapporti ASviS), valutazioni che ho espresso in
particolare in un precedente articolo del maggio 20212 (ed in altri
attinenti all’ASviS3).
Per riepilogare cos’è
il Rapporto BES, riporto altresì il brano iniziale della “Presentazione”, a
cura del Presidente Giancarlo Blangiardo:
“Il Rapporto Bes è un
ritratto in profondità dello stato del Paese, disegnato con cura dalla
statistica ufficiale attraverso la lente del benessere dei cittadini.
Il benessere è, o
dovrebbe essere, l’obiettivo finale delle politiche.
Un traguardo impegnativo,
a volte arduo, soprattutto quando le circostanze sono avverse: per una pandemia
devastante, per la crisi ambientale, per le minacce alla pace in Europa.
Nato in continuità con
le esperienze dell’autorevole Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi del 2009, dei
programmi Beyond GDP di Eurostat e Better Life Index dell’OCSE, come progetto
largamente partecipato, il Bes, con i suoi indicatori sull’Italia, oggi
arrivati alla considerevole cifra di 153, rappresenta uno strumento fine ed
esaustivo di misurazione del grado con cui le politiche producono, in concreto,
cambiamenti sulla vita delle persone.
I dati sono organizzati
nei grandi domini della salute, dell’istruzione e formazione, del lavoro, del
benessere economico, delle relazioni sociali, della politica e delle
istituzioni, della sicurezza, del benessere soggettivo, del paesaggio e del
patrimonio culturale, dell’ambiente, dell’innovazione, ricerca e creatività,
della qualità dei servizi.
Il progetto Bes, che ha
portato il Paese a disporre di un sistema di misure del progresso reale in
continua evoluzione, articolate per fasce di età, per genere, per territori
sempre più dettagliati, per titolo di studio, permette di dare risposte
puntuali e di insieme alla domanda, semplice e al tempo stesso difficilissima,
“Come va la vita, in Italia?”.
Soprattutto, permette
di mettere in luce le aree dove si manifestano diseguaglianze e consente di
individuare i gruppi più svantaggiati, indirizzando su solide evidenze la
domanda di politiche mirate.”
INNOVAZIONI E CONFERME
Le
principali innovazioni metodologiche dell’edizione “2021” riguardano
l’introduzione di alcuni nuovi indicatori, quali la Didattica-a-Distanza ed il
Lavoro-da-Casa, l’incidenza di prestiti ed aiuti nei bilanci familiari, la
fiducia verso medici e scienziati (introdotti con la cautela necessaria, perché
gli indicatori nuovi sono per ciò stesso privi di confronti storici e spesso
anche di riscontri europei ed internazionali).
Nel
contempo l’ISTAT ha comunicato che – a decorrere dal 2022 – il monitoraggio di
tutti gli indicatori del BES assumeranno cadenza trimestrale, con la consueta
articolazione territoriale (regioni e provincie autonome; grandi ripartizioni
geografiche), mentre alcune componenti più ‘soggettive’ relative ai
comportamenti, al benessere e alla sicurezza (ad esempio “persone su cui si può
contare”, oppure uso di Internet) saranno incluse anche nel Censimento
ordinario della Popolazione (che da decennale diventa annuale e da ‘universale
a tappeto’ si trasforma in ampia verifica campionaria delle banche dati
statistiche permanenti).
La
relazione introduttiva del Rapporto 2021, intitolata “L’Italia e il contesto
europeo nei due anni di pandemia” focalizza gli andamenti degli indicatori
maggiormente scossi dalla Pandemia Covid19: mortalità ed occupazione. Seguono
poi i singoli capitoli: salute, istruzione, ecc. (vedi sopra nella citazione dal prof. Blangiardo).
PANDEMIA, MORTALITA’ ED
OCCUPAZIONE
Mortalità
e speranza di vita, in confronto con l’Europa e con i principali paesi europei
(Germania, Francia, Spagna, Polonia), vengono calcolate soprattutto sulla
eccedenza di mortalità rispetto ai precedenti anni non-pandemici (ciò sia per
superare le disparità di valutazione nelle classificazioni delle “cause di
morte”, sia per prendere in carico comunque i flussi di ‘mortalità pandemica
indiretta’ quali le altre malattie meno curate per gli ingorghi ospedalieri) e
tenendo anche conto della ‘mortalità relativa all’età’ (una popolazione più
anziana, come quella italiana, è oggettivamente più vulnerabile): i successivi
titoli di paragrafi della Relazione (e la seguente “Figura 2”) sintetizzano i
risultati di tali calcoli e confronti (al di là dei dettagli numerici):
-
“Nel
2020 cala la speranza di vita in gran parte dei paesi europei, l’Italia rimane
ai vertici della graduatoria ma perde qualche posizione”
-
“Nel
2020 la mortalità in Italia è tra le più elevate in Europa, ma risulta tra le
più basse a parità di età”
-
“Con
la pandemia l’Italia perde parte del preesistente vantaggio nella mortalità”
-
“L’Italia
ha sofferto di più la prima ondata della pandemia”
-
“Anche
sotto i 65 anni eccessi di mortalità molto elevati in Italia nel 2020 e nel
resto d’Europa nei 2 anni”
-
“Nel
2021 l’eccesso di mortalità diminuisce in Italia ma cresce fortemente nei paesi
dell’est Europa”
-
“In
Italia copertura vaccinale elevata e in linea con i principali Paesi europei,
restano indietro i Paesi dell’Est”.
Figura 2. Variazione percentuale del
tasso di mortalità settimanale standardizzato per età in alcuni paesi europei e
nella media UE27 rispetto alla media settimanale dei decessi 2015-2019 (a).
Anni 2020 e 2021. Valori percentuali - VEDI SU
Anche
per il capitolo sull’occupazione, o meglio “Pandemia e partecipazione al
mercato del lavoro”, mi avvalgo dei titoli dei paragrafi per sintetizzare la
Relazione,
-
“L’Italia
perde più occupazione dell’Europa e recupera più lentamente nel periodo
pre-pandemia”
-
“L’arrivo
della pandemia determina un ulteriore allontanamento dell’Italia dall’Europa”
-
“Non
in tutti i paesi la pandemia ha colpito di più le donne, ma in Italia sì”
-
“La
situazione dei giovani prima della pandemia penalizzava già l’Italia e la
Spagna”
-
“Italia
e Spagna paesi più colpiti nell’occupazione giovanile anche dalla pandemia.
Solo in Italia più colpite le giovani”
-
“Italia
al primo posto per presenza di NEET [1] in Europa” (vedi seguente figura
15).
Figura 15. Giovani di
15-29 anni che risultano non occupati né inseriti in un percorso di istruzione
o formazione (NEET) in una selezione di paesi UE27 per genere. Medie annuali
2008-2020 (a). Valori percentuali -VEDI SU
Il
Rapporto è preceduto dalla Presentazione da parte del Presidente Blangiardo,[2] che – oltre a tratteggiare
quanto sopra – pone all’attenzione specificamente, nel biennio Covid, il
peggioramento della condizione giovanile, sia nei suoi aspetti oggettivi
(disoccupazione, de-scolarizzazione, migrazioni) sia in quelli soggettivi
(disagio mentale, insoddisfazione) e comportamentali (sedentarietà, consumo di
alcool):
“Tra i giovani, per i
quali le relazioni tra pari sono della massima importanza per uno sviluppo
armonico, è diminuita in modo tangibile anche la soddisfazione per le relazioni
con gli amici. La quota dei ragazzi di 14-19 anni molto soddisfatti ha perso,
in due anni, 6,5 punti.
Tra il 2019 e il 2021,
la percentuale di giovani di 14-24 anni che dichiarano di incontrarsi con gli
amici almeno una volta a settimana è crollata dall’89,8% al 73,8%. In questa
fascia di età è anche calata la percentuale di chi si dichiara molto
soddisfatto delle proprie relazioni familiari (-4 punti).
Non è difficile intuire
le ragioni di questa disaffezione: nel 2021, il protrarsi delle difficoltà per
genitori e figli nel condividere gli spazi domestici anche per lavorare e
seguire le lezioni, le ridotte possibilità di frequentare i compagni di studi
dovute all’alternanza della didattica in presenza e a distanza per buona parte
dell’anno scolastico o accademico, le limitazioni nella possibilità di
praticare attività sportive e ricreative hanno contribuito a una sorta di
desertificazione degli affetti, che ha eroso le basi della soddisfazione dei
giovani.
Colpisce e avvilisce la
diminuzione (dall’86,1% al 78,3%) della quota di ragazzi tra 14 e 19 anni nelle
regioni del Mezzogiorno che dichiarano di avere parenti, amici o vicini su cui
contare. Soprattutto, per i ragazzi di questa fascia di età, a diminuire (dal
78,4% al 74,8%) è la possibilità di contare sugli amici.
L’attività di
volontariato, che era rimasta stabile nel primo anno di pandemia, nel 2021 registra
una contrazione di quasi 5 punti tra i giovani di 14-19 anni. Tra il 2019 e il
2021, anche la partecipazione sociale diminuisce molto, di circa 11 punti,
nella fascia 14-24 anni.”
Prima di passare
all’Appendice, in cui riproduco i grafici che mi sono sembrati più interessanti
nei vari capitoli “ordinari” del Rapporto VEDI SU
-
Attenzione specifica
agli aspetti soggettivi del benessere, pur presenti da tempo nei Rapporti-BES
-
Evidente ruolo del
personale femminile in tutti i livelli delle elaborazioni ISTAT
-
Dialogo con esperti
esterni e intensi rapporti con gli omologhi Istituti europei
-
Scarsa attenzione del
mondo politico (è intervenuto solo il Ministro per lo Sviluppo Economico
Giancarlo Giorgetti [3])
e – guardando gli effetti sui media generalisti – anche da parte dei
giornalisti: ciò benché le indagini statistiche risultino molto mirate alle
correzioni da apportare negli assetti socio-politici della realtà italiana.
Fonti:
1.
Istituto Nazionale di Statistica – RAPPORTO BES 2021: IL
BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE IN ITALIA - https://www.istat.it/it/archivio/269316
2.
Aldo
Vecchi – IL B.E.S. COMPIE 10 ANNI (MA PASSA INOSSERVATO) – su Utopia21, maggio
2021 - https://drive.google.com/file/d/1BBIzX56j7zfpCfH_W6aYVJFLUPrvFjGK/view?usp=sharing
3.
Aldo
Vecchi - I RAPPORTI ASVIS 2020 E I
TERRITORI – su UTOPIA21, marzo 2021 – https://drive.google.com/file/d/1ah-wVbDE_u-1DBMIet-ouSfLvoZnCB6-/view.
5.
https://www.youtube.com/watch?v=7izFWMTCahc
[1]
segmento dei giovani tra 15 e 29
anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure
impegnati in un’attività lavorativa, noti come NEET, Not in Employment,
Education or Training.
[2]
al di fuori del BES, analoga
attenzione e chiarezza il professor Blangiardo ha dedicato recentemente al tema
della Natalità/De-natalità, in particolare agli “Stati generali della Natalità”
in data 12 maggio 2022 4, evidenziandone la criticità, ma al
contempo delineando - in termini sociali, ma anche matematici - le possibilità
di rimedio. Con proposte forse diverse da quelle delineate nel convegno ASviS
del 20 giugno 5, che puntano molto invece sulla possibile componente
migratoria programmata (convegno cui pure l’ISTAT ha partecipato).
[3]
Dell’intervento del Ministro
Giorgetti mi ha favorevolmente colpito l’elogio post-mortem verso un collega
parlamentare del Partito Democratico, che si era battuto per l’inserimento del
BES nella contabilità nazionale ufficiale
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