Una rassegna di estratti dal “Rapporto”, mirato alle trasformazioni
sociali in atto.
Sommario:
-
premessa
-
estratti dal “rapporto
ISTAT 2023” 1
o
l’introduzione dei 4
capitoli
o
approfondimenti su:
§ calo demografico
§ istruzione e occupazione, occupazione femminile
§ abbandono scolastico
§ livelli di apprendimento
PREMESSA
Richiamando
i precedenti articoli sul “Rapporto ISTAT 2022” 2 e sui rapporti
annuali dello stesso ISTAT (ma anche dell’ASviS) sul B.E.S. ,“Benessere Equo e
Solidale” 3, presento di seguito alcuni estratti dal “Rapporto ISTAT
2023” 1, scegliendo argomenti attigui ma non coincidenti a quelli in
precedenze da me evidenziati, e finalizzati anche ad offrire un utile sfondo ad
altri interventi su questo numero di ”Utopia21” (aggiornamento della ricerca
“tra-i-laghi” e recensione su Luca Ricolfi).
Prima
di passare alla rassegna degli estratti, confermo brevemente due considerazioni
generali che avevo formulato a proposito del Rapporto 2022 2, e cioè
-
la “… emancipazione
della statistica … dallo stereotipo del ‘Mezzo Pollo di Trilussa’ (ovvero i
dati medi che nascondono le disuguaglianze), perché le indagini mirate ai
fronti specifici del disagio sociale … si affiancano alla sofistica
articolazione dei dati in classi dimensionali, sottogruppi, ‘cluster’ ”, con “una
elevata attenzione a differenze, disuguaglianze e divari (cioè alla sostanza
dei conflitti che pervadono il tessuto sociale) e non solo ai dati complessivi
del ‘PIL’ e dell’andamento dell’economia nazionale”
-
l’ideologia sottesa …
mi sembra che assomigli a quella che … ho chiamato ‘ideologia Ursula’ (cioè,
europeista, inclusiva, ambientalista, ecc.), cioè ben lontana sia dal
neo-liberismo selvaggio, sia dalle forme di sovranismo xenofobo che vanno per
la maggiore nei favori degli elettori … .
ESTRATTI DAL “RAPPORTO
ISTAT 2023”
INTRODUZIONI DEI 4 CAPITOLI
CAPITOLO 1 L’ITALIA TRA EREDITÀ DEL PASSATO E
INVESTIMENTI PER IL FUTURO
CAPITOLO 2 CAMBIAMENTI NEL MERCATO DEL LAVORO E
INVESTIMENTI IN CAPITALE UMANO
CAPITOLO 3 CRITICITÀ AMBIENTALI E TRANSIZIONE
ECOLOGICA
CAPITOLO 4 IL SISTEMA PRODUTTIVO TRA RESILIENZA E
INNOVAZIONE
CAPITOLO 1
L’ITALIA TRA EREDITÀ DEL PASSATO E INVESTIMENTI PER IL FUTURO
Terminato nel primo trimestre 2022 lo stato di
emergenza sanitaria nazionale, sono emersi nuovi elementi di criticità. Il
forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, accentuato dal
conflitto in Ucraina, ha condizionato l’evoluzione dell’economia, con rilevanti
aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le
famiglie. Nonostante l’attenuarsi della fase più critica della crisi energetica
nel primo trimestre 2023, l’andamento dell’inflazione condizionerà l’evoluzione
dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro. Non mancano, tuttavia,
segnali favorevoli. Nel 2022 è proseguita la fase di recupero dell’attività
produttiva iniziata nel primo trimestre 2021. A fine anno, il saldo commerciale
è tornato in attivo. Dati incoraggianti arrivano dal mercato del lavoro, dove
all’aumento degli occupati si è associata la diminuzione dei disoccupati e
degli inattivi. Nel primo trimestre 2023, si registra una dinamica
congiunturale positiva per il Pil, superiore a quella delle maggiori economie
dell’Unione europea, trainata soprattutto dal settore dei servizi. La
manifattura mostra invece segnali di rallentamento. Sul fronte demografico, gli
effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti: il
consistente calo delle nascite registrato nel 2022, rispetto al 2019, è dovuto
per l’80 per cento alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il
restante 20 per cento al calo della fecondità. L’invecchiamento è destinato ad
accentuarsi nei prossimi anni, con effetti negativi sul tasso di crescita del
Pil pro capite. Investendo sulle nuove generazioni, si può fare in modo che
l’insufficiente ricambio generazionale sia in parte compensato dalla loro
maggiore valorizzazione. Gli indicatori che riguardano il benessere dei giovani
in Italia sono ai livelli più bassi in Europa. Le notevoli risorse finanziarie
messe in campo per uscire dalla crisi dovrebbero supportare investimenti che
accompagnino e rafforzino il benessere e le competenze dei giovani nelle
diverse fasi dei loro percorsi, intervenendo fin dai primi anni di vita.
CAPITOLO 2
CAMBIAMENTI NEL MERCATO DEL LAVORO E INVESTIMENTI IN CAPITALE UMANO
Gli scenari demografici più recenti mettono in luce
come entro i prossimi venti anni in Italia vi sarà una riduzione consistente
della popolazione in età di studio e di lavoro. Tuttavia, la contrazione della
platea di studenti può essere mitigata dalla diminuzione degli abbandoni nelle
scuole secondarie superiori e da un aumento dei tassi di partecipazione
all’istruzione universitaria. In entrambi i casi si sono registrati progressi
significativi già nell’ultimo decennio, ma la distanza dai paesi più virtuosi
dell’Unione europea è ancora ampia, in particolare nelle regioni del
Mezzogiorno. Inoltre, le maggiori criticità di queste ultime riguardano anche
le competenze dei diplomati, che risultano in media più basse rispetto a quelle
misurate al Centro-Nord. Quasi un quinto dei giovani tra 15 e 29 anni in Italia
non lavora e non studia (il dato più elevato tra i paesi Ue dopo la Romania), e
fino a un terzo in Sicilia. Favorirne l’ingresso nel sistema formativo e nel
mercato del lavoro potrebbe contribuire a ridurre la dissipazione del capitale
umano dei giovani, risorsa sempre più scarsa nel prossimo futuro. Gli effetti
del calo della popolazione in età da lavoro e dell’invecchiamento sono
apprezzabili già oggi. Nonostante il recente andamento favorevole dell’occupazione,
l’Italia si colloca ancora all’ultimo posto in ambito europeo e, al tempo
stesso, detiene il primato (dopo la Bulgaria) per l’elevata età media degli
occupati. L’aumento dei tassi di occupazione, in particolare per i giovani e le
donne, potrebbe compensare la perdita prevista nel numero di occupati per
effetto della dinamica demografica. Gli effetti delle tendenze demografiche sul
mercato del lavoro non vanno intese dunque come un destino ineluttabile. Il
nostro Paese può conseguire ampi margini di contenimento degli effetti
sfavorevoli della dinamica demografica agendo sul recupero dei ritardi
strutturali. In questa prospettiva, per competere nella società della
conoscenza, è fondamentale l’investimento in capitale umano e l’impiego di
professionalità qualificate, unitamente alla modernizzazione del sistema
produttivo.
CAPITOLO 3 CRITICITÀ
AMBIENTALI E TRANSIZIONE ECOLOGICA
Vivere senza depauperare i sistemi naturali da cui
traiamo risorse e senza oltrepassare le loro capacità di rigenerazione sono i
presupposti per la sostenibilità dello sviluppo. Sempre maggiore attenzione e
consapevolezza dei problemi ambientali è espressa dalla popolazione del nostro
Paese che nel 2022 per oltre il 70 per cento considera il cambiamento climatico
o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie. L’attenzione
per i bisogni presenti e per quelli delle future generazioni dovrebbe permeare
l’azione degli operatori economici e la progettazione delle politiche pubbliche
a livello nazionale e locale, anche in considerazione dei cambiamenti normativi
e delle opportunità già disponibili (Green Deal, Recovery Fund, RePower Eu).
Tra le maggiori criticità dell’ambiente italiano, il capitolo dedica attenzione
alla scarsità delle risorse naturali, con particolare riguardo all’acqua. Nel
2022 la riduzione delle precipitazioni contestualmente all’aumento delle
temperature ha fatto registrare una riduzione della disponibilità idrica
nazionale che ha raggiunto il suo minimo storico, quasi il 50 per cento in meno
rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Alcune delle azioni messe in campo
per attenuare l’impatto dell’uomo sull’ambiente hanno avuto esiti positivi. In
particolare il calo delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento dell'aria
e l’espansione dei boschi e delle aree protette, sia terrestri sia marine.
Altre, come lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e la gestione dei
rifiuti urbani, nonostante i progressi fatti, richiedono di intensificare gli
sforzi per accelerare la transizione verso un’economia circolare. Il capitolo
analizza gli effetti prodotti sulla capacità di spesa delle famiglie dalla
forte crescita dei prezzi dei prodotti energetici per poi ampliare lo sguardo
sul tema più generale della povertà energetica in un contesto di transizione
ecologica giusta e sostenibile (Just Transition).
CAPITOLO 4
IL SISTEMA PRODUTTIVO TRA RESILIENZA E INNOVAZIONE
Nei primi mesi del 2022, all’uscita dall’emergenza
sanitaria, il sistema produttivo italiano ha dovuto fare fronte, senza
soluzione di continuità, all’emergere di nuovi fattori di crisi di natura
politica, economica e ambientale. Il mondo delle imprese italiane ha mostrato
una notevole capacità di resilienza agli shock originati dall’incremento dei
prezzi dei beni importati, e in particolare dai prodotti energetici: ha
trasferito sui prezzi di vendita l’aumento dei prezzi degli input produttivi,
ma al contempo ha avviato anche strategie più complesse per rafforzare la
competitività e incrementare l’efficienza energetica. Nel corso del 2022 si è
registrato un ampio recupero delle esportazioni, fortemente penalizzate durante
la fase più acuta della pandemia. La partecipazione alle catene globali del
valore si accompagna a una maggiore competitività sui mercati internazionali,
ove quest’ultima è strettamente legata anche alla capacità di innovare e di
investire in conoscenza. Le imprese innovative godono di significativi vantaggi
nelle performance economiche e nella propensione all’export, anche a parità di
dimensione media di impresa. Gli incentivi pubblici alla R&S, con il
meccanismo del credito di imposta, sono uno stimolo efficace, ma selettivo,
alla crescita della produttività totale dei fattori, in particolare per le
imprese esportatrici manifatturiere e multinazionali. Alcuni segnali di evoluzione
digitale si rilevano per le istituzioni non profit, un settore che negli anni
della crisi economica e dell’emergenza sanitaria ha avuto un ruolo centrale nel
cogliere le esigenze dei territori e nel rispondere tempestivamente ai bisogni
sociali, anche adottando modalità innovative. Nei primi mesi del 2023, e quindi
appena fuori dalla fase più acuta della crisi energetica, una quota rilevante
di imprese italiane nella manifattura e nei servizi di mercato ha dichiarato di
aver intrapreso o pianificato l’adozione di strategie di sviluppo sostenibile.
Ulteriori evidenze descrivono comportamenti virtuosi nel campo dell’innovazione
eco-sostenibile. Tuttavia, sul sistema produttivo italiano pesano, oltre agli
scenari economici globali incerti e instabili, la sua elevata frammentazione e
la sua scarsa propensione a investire, soprattutto da parte delle imprese
piccole e micro.
PER GLI APPROFONDIMENTI SI RIMANDA AL SITO universauser
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