Mentre Berlusconi sperpera
altrimenti validi attacchi personali a Grillo, in quanto pregiudicato ed in
quanto evasore fiscale (detto da lui, che con più eleganza assomma le due
qualità), dequalifica, con impropri richiami a Stalin e ad Hitler e con l’epiteto
di “sanguinario”, l’argomento – in realtà molto serio - del carattere totalitario
del Movimento 5 Stelle.
Carattere che già molti hanno
denunciato (anch’io in precedenti post)
e che emerge con chiarezza nella teorizzazione della possibile vittoria
elettorale da parte dello stesso M5S: tale auspicata (da loro) “vittoria”
consisterebbe nel prendere un voto in più del PD alle prossime europee
(circoscrizioni italiane), quali che siano numeri assoluti e percentuali, a cui
dovrebbero automaticamente conseguire, con l’aiuto di una possibile marcia su
Roma dei militanti M5S, la caduta del Governo, le dimissioni di Napolitano, lo
scioglimento del Parlamento (anche perché delegittimato dal sistema elettorale
“Porcellum” dichiarato incostituzionale dalla Corte) e le elezioni anticipate (da
svolgere con quel che resta dello stesso Porcellum, forse con reiterati tentativi
finchè non raggiungere il risultato sperato: come nella repubblica di Weimar…).
Cosicché una forza politica, che
sostiene per “dopo” un sistema elettorale nettamente proporzionale, e che
dovrebbe quindi attendere di accumulare il 50%
dei consensi per governare (poiché rifiuta a priori ogni convergenza con
le forze politiche del vecchio sistema), intende in realtà “prima” prendere il
potere con una logica “maggioritaria”, pur essendo una minoranza, e tramite pressioni eversive della piazza
sulle istituzioni; e gestirlo con criteri totalitari come dimostrano:
-
la pretesa di essere solamente “cittadini” (e
non di fatto un partito) e di rappresentare tutti i “cittadini” tramite
la consultazione “in rete” (che al momento risulta riservata solo a poche
migliaia di iscritti “ante-marcia”, più cittadini degli altri),
-
il principio del vincolo di mandato e della
revocabilità extra-istituzionale degli eletti,
-
la minaccia di svolgere, sempre “in rete”,
processi politici contro predecessori, avversari e giornalisti,
-
la permanente incontrollabilità ed
irreversibilità della leadership del movimento stesso ed i metodi spicci di
espulsione di ogni forma di dissenso (i primi espulsi accusati di partecipare
ai talk show televisivi, ora invece assai frequentati da Grillo & C.).
C’è di che avere paura per
davvero, anche se per ora il M5S si dichiara non-violento (non difetta però di
violenza verbale, arroganza e disprezzo verso i diversi).
Renzi e il PD hanno fatto bene a
raccogliere solo in parte la sfida, contrapponendosi frontalmente al M5S, e
sostenendo però, correttamente sul piano formale, che in queste elezioni non è
in gioco il Governo.
Però, non solo a mio avviso,
l’eventuale nuovo sorpasso del M5S sul PD sarebbe uno scossone politico
formidabile.
Mi auguro che gli italiani lo
prevengano con il voto.
Scusate quindi se per oggi mi
risparmio le critiche a Renzi e non entro nel merito delle proposte per
l’Europa di Tzipras, di Renzi o dello stesso M5S: mi sembra pregiudiziale
sventare il pericolo totalitario.
Aggiungo invece un cenno ad un tema che vorrei sviluppare più avanti,
stimolato da letture sociologiche (vedi miei post con recensioni) e da riflessioni
recenti di editorialisti dell’Unità (resisi
anonimi in questi ultimi giorni di vertenza sindacale) sulla contrapposizione
tra populismo e “corpi intermedi” ed anche del prof. Orsina su La Stampa (non
più l’anti-politica ma la “politica anti”: il ritorno ad un desiderio di decisione
politica contro i limiti ed i fallimenti delle tecnocrazie):
-
i partiti
politici del dopoguerra in Italia si sono sviluppati in termini per lo più
interclassisti, sia per deliberata scelta ideologica (DC, “politica delle
alleanze” del PCI), sia di fatto, esclusi forse gli estremi del PSIUP
(sindacalisti e intellettuali) e del PLI (e poi di Scelta Civica, dove avere
almeno due cognomi, anche non avendoli, rappresenta comunque una aspirazione
esistenziale): un interclassismo che però presupponeva, riconosceva e cercava
di mediare gli originari e differenziati interessi sociali, organizzandoli al
centro nelle “correnti” democristiane ed a sinistra nelle organizzazioni di
massa “collaterali”;
-
anche il
populismo imprenditoriale di Forza Italia non è stato del tutto estraneo,
raccogliendo sul campo le adesioni anche di vasti strati di lavoratori
dipendenti, ammaliati dalle lusinghe specifiche del padrone furbo e fortunato
che li avrebbe fatti vincere, anche loro, come il Milan e meglio di quei
falliti dei “comunisti” (fermi restando i ruoli sociali a quel che disse Menenio
Agrippa);
-
nel
populismo totalitario del M5S (ma anche in alcuni tratti del Renzismo), invece,
emerge una nuova forma di interclassismo “radicale”, che – nella confusione dei
programmi socio-economici, del tipo “viva la piccola impresa ed il salario di
cittadinanza” “abbasso le banche e la casta politica (ma giammai capitalisti ed
evasori fiscali) – fa evaporare ogni connotato sociale dei “cittadini”;
Il mio timore è che in questo giacobinismo piccolo-borghese (senza
sanculotti) si annidi la radice sociale (ma volutamente a-sociale) del
totalitarismo politico di cui sopra.
Una deputata “M5S” gridava tempo fa agli avversati “Voi siete gnente!”:
mi ha ricordato per contrappunto i nanuncoli umanoidi guidati da Ulisse, che
rivendicava invece di essere “Nessuno” accecando il ciclope monocolo Polifemo e
fuggendo dalla caverna: immagino una metafora in cui la caverna è la dura
realtà in cui viviamo (là in fondo soffrono i minatori turchi e ci sono tutti i
gironi infernali degli sfruttati nelle fabbriche e campagne del mondo; più su
verso l’uscita i ceti medi impoveriti e
precarizzati dell’occidente), i Ciclopi sono i vecchi corpi intermedi dei
partiti e dei sindacati (e degli stati nazionali?), goffi, pesanti e sempre più
accecati, che soli però sapevano governare dentro la caverna; la fuga
all’esterno dei Cittadini/Nessuno si proietta nel mondo virtuale della “rete”,
credendo, con Platone, che quella proiezione sia quello il vero mondo, invece
vi scorrono solo le ideologie neo-populiste, e più avanti i titoli di coda, che spiegano che “ogni
riferimento alla realtà e puramente casuale”.
(Se il film sarà catastrofico, nel contempo la Terra, liberata dai
Ciclopi. si disfa per mancanza di politiche ecologiche adeguate e l’umanità si
dilania in guerre senza senso).
TESTO AGGIORNATO IL 24-05-14
pervenuto tramite e-mail
RispondiEliminaMOLTO BELLO
A.R.
PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
RispondiEliminaUn'analisi che condivido in pieno anche se temo che l'augurio (che gli italiani non lo premino) sia vano ottimismo.
Il che rilancia l'interrogativo che costituiva il la vera ossatura del famoso numero dell'Economist su Berlusconi di vari anni fa: "ma perché lo votano?".
C.D.