domenica 10 agosto 2014

SENATELLUM: LIBERE ELUCUBRAZIONI COSTITUZIONALI DI UN ELETTORE CURIOSO 11-07-14

La bozza di riforma costituzionale che approderà la prossima settimana alle votazioni dell’Aula del Senato presenta a mio avviso rilevanti contraddizioni sui versanti della rappresentatività e delle garanzie per le minoranze (ipotizzandola combinata con il sistema elettorale “Italicum” per la Camera dei Deputati, come la Camera stessa l’ha votato).

Tali contraddizioni risultano attenuate, ma anche evidenziate, dal corso del dibattito in Commissione e nello sviluppo degli emendamenti introdotti:
1 - Proporzionalità dei senatori espressi dai consigli regionali ai voti espressi nelle elezioni regionali: tale scelta corregge in parte le distorsioni maggioritarie incluse nelle precedenti versioni (anche se con una media di 5 consiglieri/senatori per regione risulterà comunque quasi impossibile rappresentare formazioni politiche con un peso inferiore al 15%, e anche peggio nelle regioni meno popolose), ma sottolinea tale proporzionalità come eccezione a fianco di una Camera fortemente maggioritaria (senza che questo orientamento maggioritario assuma dignità costituzionale, con l’onere quindi di sostanziali contrappesi)
2 - Allungamento del numero di votazioni con maggioranza qualificata per l’elezione del Presidente della Repubblica: questa innovazione ufficializza ma non dissolve le preoccupazioni per lo strapotere delle “maggioranze maggioritarie” della futura Camera, che potranno essere espresse da poco più di un terzo degli elettori votanti, e nomineranno di fatto non solo il Presidente della Repubblica (basterà aspettare la --- votazione), ma anche quota parte del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale.


Augurandomi che – in questo clima renzianamente ottimistico - l’Aula migliori ancora il testo e soprattutto che si apra una riflessione seria sull’Italicum, anche con il difficile dialogo tra PD e M5S (e con il possibile conseguente ridimensionamento dei condizionamenti imposti da Berlusconi), vorrei segnalare una proposta alternativa, che risolverebbe radicalmente i problemi di equilibrio nella nomina dei suddetti Organi di Garanzia, e cioè prevedere che all’interno della Camera dei Deputati (anche con meccanismi automatici di sorteggio e rotazioni), venga selezionato un corpo ristretto di “grandi elettori”, un centinaio, proporzionali ai voti raccolti al primo turno e non ai seggi assegnati, a cui sia riservato, affiancandoli ai senatori, il potere di eleggere i suddetti Organi di Suprema Garanzia (a questo punto anche con rapidi ballottaggi dopo le prime votazioni, anziché con estenuanti conclavi).

In tutto questo fervore di riforme, si potrebbe forse “cambiare verso” anche alla Camera, che fin qui risulta intoccabile, ad esempio riguardo al numero dei Deputati? (nonché ai loro privilegi e stipendi: quest’ultimo non è mai stato un tema che mi affascina, ma dovrebbe interessare Renzi ed il suo legame amoroso con la pubblica opinione).

Riguardo al Senato elettivo/non-elettivo, l’elezione di 2° grado non mi sembra in se inaccettabile (la valutazione complessiva dipende molto dalla contestuale “democraticità” o meno del sistema elettorale per la Camera), mentre – come ho già accennato – mi preoccupa molto di più il cumulo di cariche dei consiglieri/senatori, che da un lato può risultare oggettivamente insostenibile (per sovrapposizione di calendari ed impegni) e quindi inefficiente, dall’altro rappresenta comunque una opzione di carattere “superman” e direi maschilista, per la difficile sostenibilità soggettiva nello svolgere il doppio mandato, a Roma ed in Regione; ferma restando, per non spiacere alle ferree maggioranze renziane, l’elezione indiretta, i consiglieri regionali scelti per il Senato potrebbero divenire “onorari” in Regione e lasciare i seggi ai successivi candidati più votati, con un modesto aumento del numero di stipendi “politici”, compensabile riducendoli tutti in proporzione.

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