La bozza
di riforma costituzionale che approderà la prossima settimana alle votazioni
dell’Aula del Senato presenta a mio avviso rilevanti contraddizioni sui
versanti della rappresentatività e delle garanzie per le minoranze
(ipotizzandola combinata con il sistema elettorale “Italicum” per la Camera dei
Deputati, come la Camera stessa l’ha
votato).
Tali contraddizioni risultano attenuate, ma anche evidenziate, dal corso del dibattito in Commissione e nello sviluppo degli emendamenti introdotti:
1 -
Proporzionalità dei senatori espressi dai consigli regionali ai voti espressi
nelle elezioni regionali: tale scelta corregge in parte le distorsioni
maggioritarie incluse nelle precedenti versioni (anche se con una media di 5
consiglieri/senatori per regione risulterà comunque quasi impossibile
rappresentare formazioni politiche con un peso inferiore al 15%, e anche peggio
nelle regioni meno popolose), ma sottolinea tale proporzionalità come eccezione
a fianco di una Camera fortemente maggioritaria (senza che questo orientamento
maggioritario assuma dignità costituzionale, con l’onere quindi di sostanziali
contrappesi)
2 - Allungamento del numero di votazioni con maggioranza qualificata per l’elezione del Presidente della Repubblica: questa innovazione ufficializza ma non dissolve le preoccupazioni per lo strapotere delle “maggioranze maggioritarie” della futura Camera, che potranno essere espresse da poco più di un terzo degli elettori votanti, e nomineranno di fatto non solo il Presidente della Repubblica (basterà aspettare la --- votazione), ma anche quota parte del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale.
2 - Allungamento del numero di votazioni con maggioranza qualificata per l’elezione del Presidente della Repubblica: questa innovazione ufficializza ma non dissolve le preoccupazioni per lo strapotere delle “maggioranze maggioritarie” della futura Camera, che potranno essere espresse da poco più di un terzo degli elettori votanti, e nomineranno di fatto non solo il Presidente della Repubblica (basterà aspettare la --- votazione), ma anche quota parte del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale.
Augurandomi
che – in questo clima renzianamente ottimistico - l’Aula migliori ancora il
testo e soprattutto che si apra una riflessione seria sull’Italicum, anche con
il difficile dialogo tra PD e M5S (e con il possibile conseguente
ridimensionamento dei condizionamenti imposti da Berlusconi), vorrei segnalare
una proposta alternativa, che risolverebbe radicalmente i problemi di
equilibrio nella nomina dei suddetti Organi di Garanzia, e cioè prevedere che
all’interno della Camera dei Deputati (anche con meccanismi automatici di
sorteggio e rotazioni), venga selezionato un corpo ristretto di “grandi
elettori”, un centinaio, proporzionali ai voti raccolti al primo turno e non ai
seggi assegnati, a cui sia riservato, affiancandoli ai senatori, il potere di
eleggere i suddetti Organi di Suprema Garanzia (a questo punto anche con rapidi
ballottaggi dopo le prime votazioni, anziché con estenuanti conclavi).
In tutto questo fervore di riforme, si potrebbe forse “cambiare verso” anche alla Camera, che fin qui risulta intoccabile, ad esempio riguardo al numero dei Deputati? (nonché ai loro privilegi e stipendi: quest’ultimo non è mai stato un tema che mi affascina, ma dovrebbe interessare Renzi ed il suo legame amoroso con la pubblica opinione).
Riguardo al Senato elettivo/non-elettivo, l’elezione di 2° grado non mi sembra in se inaccettabile (la valutazione complessiva dipende molto dalla contestuale “democraticità” o meno del sistema elettorale per la Camera), mentre – come ho già accennato – mi preoccupa molto di più il cumulo di cariche dei consiglieri/senatori, che da un lato può risultare oggettivamente insostenibile (per sovrapposizione di calendari ed impegni) e quindi inefficiente, dall’altro rappresenta comunque una opzione di carattere “superman” e direi maschilista, per la difficile sostenibilità soggettiva nello svolgere il doppio mandato, a Roma ed in Regione; ferma restando, per non spiacere alle ferree maggioranze renziane, l’elezione indiretta, i consiglieri regionali scelti per il Senato potrebbero divenire “onorari” in Regione e lasciare i seggi ai successivi candidati più votati, con un modesto aumento del numero di stipendi “politici”, compensabile riducendoli tutti in proporzione.
In tutto questo fervore di riforme, si potrebbe forse “cambiare verso” anche alla Camera, che fin qui risulta intoccabile, ad esempio riguardo al numero dei Deputati? (nonché ai loro privilegi e stipendi: quest’ultimo non è mai stato un tema che mi affascina, ma dovrebbe interessare Renzi ed il suo legame amoroso con la pubblica opinione).
Riguardo al Senato elettivo/non-elettivo, l’elezione di 2° grado non mi sembra in se inaccettabile (la valutazione complessiva dipende molto dalla contestuale “democraticità” o meno del sistema elettorale per la Camera), mentre – come ho già accennato – mi preoccupa molto di più il cumulo di cariche dei consiglieri/senatori, che da un lato può risultare oggettivamente insostenibile (per sovrapposizione di calendari ed impegni) e quindi inefficiente, dall’altro rappresenta comunque una opzione di carattere “superman” e direi maschilista, per la difficile sostenibilità soggettiva nello svolgere il doppio mandato, a Roma ed in Regione; ferma restando, per non spiacere alle ferree maggioranze renziane, l’elezione indiretta, i consiglieri regionali scelti per il Senato potrebbero divenire “onorari” in Regione e lasciare i seggi ai successivi candidati più votati, con un modesto aumento del numero di stipendi “politici”, compensabile riducendoli tutti in proporzione.
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