giovedì 28 agosto 2014

LA CITTA' NECESSARIA DI GRAZIELLA TONON

Con “LA CITTA’ NECESSARIA”  (Mimesis/architettura Milano/Udine 2013, pagg. 114, € 12,00) l’architetto prof. (e poetessa) Graziella Tonon riprende ed ampia i temi di  testi suoi e di Giancarlo Consonni (anch’egli architetto, prof. e poeta) già da me considerati al paragrafo 17 “Urbanistica e architettura-Architettura della Città” del mio saggio sulla sostenibilità urbana (pag. 3 di questo blog).

Il libro è articolato “a sandwich” in 3 parti, quelle iniziale e finale dedicate ad analisi e proposte in generale sulla degenerazione del territorio e del paesaggio metropolitano, soprattutto in Italia, mentre una lunga parte centrale è costituita da un racconto molto puntuale, ma non pedissequo, sulla complicità degli architetti e urbanisti, dei diversi indirizzi culturali (razionalisti, novecentisti), nella distruzione dei tessuti urbani milanesi pre-moderni sia negli anni ’20-30 (sventramenti del piano Albertini, ai tempi del “piccone demolitore” e fascista) sia nel dopoguerra (distruzioni belliche e modalità di ricostruzione).
Seguendo la narrazione stupisce che con una intellettualità, anche progressista (tra cui – da giovane - anche il maestro Piero Bottoni, successivamente pentito) così schierata in favore dell’automobile e degli spazi ad essa dovuti (al punto di immaginare autostrade sotterranee in luogo della metropolitana e lo smantellamento dei tram), il Comune di Milano, in anni saldamente democristiani, sia riuscito invece a costruire un decente embrione di servizio metropolitano, integrato con la permanenza di gran parte della rete tramviaria pregressa.  

Nelle parti più generali, l’Autrice contrappone ai teorici contemporanei della “bellezza del caos anti-urbano” una serie di corposi argomenti, fondati appunto sulla dimensione del corpo umano e sul benessere della “mente”, negando che l’architettura e l’urbanistica possano essere gestite come “produzione di oggetti artistici” (analogamente a pittura e/o scultura) e tanto meno come occasioni per rappresentare e celebrare il disordine della modernità (assecondando nel frattempo tutti i più banali appetiti della speculazione fondiaria).
Richiamando l’armonia della città antica (ed anche di quella ottocentesca) ed in particolare la sapiente costruzione e/o progettazione degli spazi vuoti tra i fabbricati (cortili, strade, piazze) come “interni urbani”, luoghi di vita e interazione sociale, Graziella Tonon, oltre  criticare con veemenza le odierne periferie metropolitane, propone all’attenzione di architetti e urbanisti la necessità di re-inventare nuovi spazi urbani vivibili, mediante un approccio “olistico”, che superi la separazione (teorica e pratica) tra l’architettura e l’urbanistica e tra una ragione astratta (che isola le singole funzioni) e la concretezza della vita, che è mente e corpo (e poesia).

Condividendo in gran parte queste posizioni, innanzitutto per quanto riguarda la formazione dei progettisti, ne individuo però i limiti – per quanto espresso in questo volume - nella mancanza di una proiezione sociologica ed antropologica, cioè nel cercare di capire perché in questa società (anche oltre le patologie specifiche italiane) le città crescano in questo modo, con un sostanziale consenso, almeno iniziale, di gran parte degli utenti (in quanto cittadini/elettori ed in quanto consumatori/acquirenti sia dei prodotti edilizi sia delle merci e dei servizi spacciati, ad esempio, nei centri commerciali o nelle multi-sale o in altri divertimentifici artificiali); e quindi come questa giusta battaglia culturale debba intrecciarsi con altre battaglie politiche, socio-economiche e culturali, con quali forze e con quali soggetti attivi.
In assenza di questa ricerca, anche lo sforzo progettuale più comprensivo della molteplicità degli aspetti umani da riconnettere nella città rischia di essere troppo soggettivo ed autoreferenziale.

Un breve commento specifico vorrei riservarlo alla gradevole leggibilità del testo, ancorché irto di citazioni e di contenute note (lodevolmente a piè di pagina), grazie ad uno stile letterario alto ma non impervio.


A proposito di citazioni, ho cercato di unire, come sulla settimana enigmistica, i puntini da 1 a N dei “rimandi con favore” (es. Ceronetti, Baudrillard, Mumford, Galimberti, Arturo Martini, Heidegger, Tessenow, Foucault, Huizinga, Nietzche) per cogliere un pensiero di riferimento, che andasse oltre la ricchezza del retroterra culturale ed umano dell’Autrice, ma non mi è sembrato di cogliere nessuna figura generale (né filosofica, né socio-politica): il che rende a mio avviso più ambiziosa, ma più fragile, la costruzione intellettuale di Graziella Tonon.

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