Con “LA CITTA’ NECESSARIA” (Mimesis/architettura Milano/Udine 2013,
pagg. 114, € 12,00) l’architetto prof. (e poetessa) Graziella Tonon riprende ed
ampia i temi di testi suoi e di
Giancarlo Consonni (anch’egli architetto, prof. e poeta) già da me considerati
al paragrafo 17 “Urbanistica e architettura-Architettura della Città” del mio
saggio sulla sostenibilità urbana (pag. 3 di questo blog).
Il libro è articolato “a
sandwich” in 3 parti, quelle iniziale e finale dedicate ad analisi e proposte
in generale sulla degenerazione del territorio e del paesaggio metropolitano,
soprattutto in Italia, mentre una lunga parte centrale è costituita da un
racconto molto puntuale, ma non pedissequo, sulla complicità degli architetti e
urbanisti, dei diversi indirizzi culturali (razionalisti, novecentisti), nella
distruzione dei tessuti urbani milanesi pre-moderni sia negli anni ’20-30
(sventramenti del piano Albertini, ai tempi del “piccone demolitore” e
fascista) sia nel dopoguerra (distruzioni belliche e modalità di
ricostruzione).
Seguendo la narrazione stupisce
che con una intellettualità, anche progressista (tra cui – da giovane - anche
il maestro Piero Bottoni, successivamente pentito) così schierata in favore dell’automobile
e degli spazi ad essa dovuti (al punto di immaginare autostrade sotterranee in
luogo della metropolitana e lo smantellamento dei tram), il Comune di Milano,
in anni saldamente democristiani, sia riuscito invece a costruire un decente
embrione di servizio metropolitano, integrato con la permanenza di gran parte
della rete tramviaria pregressa.
Nelle parti più generali,
l’Autrice contrappone ai teorici contemporanei della “bellezza del caos
anti-urbano” una serie di corposi argomenti, fondati appunto sulla dimensione
del corpo umano e sul benessere della “mente”, negando che l’architettura e
l’urbanistica possano essere gestite come “produzione di oggetti artistici”
(analogamente a pittura e/o scultura) e tanto meno come occasioni per rappresentare
e celebrare il disordine della modernità (assecondando nel frattempo tutti i
più banali appetiti della speculazione fondiaria).
Richiamando l’armonia della città
antica (ed anche di quella ottocentesca) ed in particolare la sapiente
costruzione e/o progettazione degli spazi vuoti tra i fabbricati (cortili,
strade, piazze) come “interni urbani”, luoghi di vita e interazione sociale,
Graziella Tonon, oltre criticare con
veemenza le odierne periferie metropolitane, propone all’attenzione di
architetti e urbanisti la necessità di re-inventare nuovi spazi urbani
vivibili, mediante un approccio “olistico”, che superi la separazione (teorica
e pratica) tra l’architettura e l’urbanistica e tra una ragione astratta (che
isola le singole funzioni) e la concretezza della vita, che è mente e corpo (e
poesia).
Condividendo in gran parte queste
posizioni, innanzitutto per quanto riguarda la formazione dei progettisti, ne
individuo però i limiti – per quanto espresso in questo volume - nella mancanza
di una proiezione sociologica ed antropologica, cioè nel cercare di capire
perché in questa società (anche oltre le patologie specifiche italiane) le
città crescano in questo modo, con un sostanziale consenso, almeno iniziale, di
gran parte degli utenti (in quanto cittadini/elettori ed in quanto
consumatori/acquirenti sia dei prodotti edilizi sia delle merci e dei servizi
spacciati, ad esempio, nei centri commerciali o nelle multi-sale o in altri
divertimentifici artificiali); e quindi come questa giusta battaglia culturale
debba intrecciarsi con altre battaglie politiche, socio-economiche e culturali,
con quali forze e con quali soggetti attivi.
In assenza di questa ricerca,
anche lo sforzo progettuale più comprensivo della molteplicità degli aspetti
umani da riconnettere nella città rischia di essere troppo soggettivo ed
autoreferenziale.
Un breve commento specifico
vorrei riservarlo alla gradevole leggibilità del testo, ancorché irto di
citazioni e di contenute note (lodevolmente a piè di pagina), grazie ad uno
stile letterario alto ma non impervio.
A proposito di citazioni, ho
cercato di unire, come sulla settimana enigmistica, i puntini da 1 a N dei
“rimandi con favore” (es. Ceronetti, Baudrillard, Mumford, Galimberti, Arturo
Martini, Heidegger, Tessenow, Foucault, Huizinga, Nietzche) per cogliere un
pensiero di riferimento, che andasse oltre la ricchezza del retroterra
culturale ed umano dell’Autrice, ma non mi è sembrato di cogliere nessuna
figura generale (né filosofica, né socio-politica): il che rende a mio avviso
più ambiziosa, ma più fragile, la costruzione intellettuale di Graziella Tonon.
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