L’andamento del primo turno delle
elezioni amministrative è stato ampiamente analizzato, e poco mi pare di poter
aggiungere, aspettando i ballottaggi per vedere se prevale qualche linea di
tendenza nazionale, oltre alla crescita dell’astensionismo ed alle non-vittorie
finora collezionate da tutte le forze in campo:
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ha non-vinto il PD, pur mantenendo numerosi
sindaci e molte poll-position per i ballottaggi, ma non a Roma (e Napoli) e
nemmeno in diverse città dove ripresentava il sindaco uscente (non solo Trieste:
ad esempio qua attorno a Gallarate, Novara, Domodossola, Trecate);
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anche se oggi Renzi intende festeggiare la soppressione
della tassa sulla prima casa, non ha guadagnato al centro (dove abitano tra l’altro
anche i cattolici contrari alle “unioni civili”) i voti persi a sinistra (innanzitutto
per la linea su pensioni e lavoro, dal governo Monti in poi), e finiti
innanzitutto nell’astensione (anche per la fine di ogni prospettive di
centro-sinistra, al di fuori di Cagliari),
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ha non-vinto la “sinistra di testimonianza” di
fu-SEL e Fassina, che ora si candidano, in alcune città, come “testimoni” delle
nozze elettorali tra Grillo e Salvini;
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ha non-vinto il M5S, malgrado i successi di Roma
e Torino, perché essere assenti in gran parte dei Comuni ed in calo quasi
ovunque una loro lista era presente, non indica al momento alcuna consistenza di
prospettiva nazionale;
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hanno non-vinto pure i duellanti della destra,
Salvini&C e Forza Italia, anche perché nessuna delle due versioni ha perso
abbastanza da lasciare il campo libero all’altra, e nessuna ha vinto qualcosa
di importante da sola, rinviando quindi ancora il difficile problema della
ristrutturazione complessiva dello schieramento di centro-destra (se intende
unirsi, come l’Italicum di fatto imporrebbe).
Diversi osservatori si sono esercitati
in analisi socio-territoriali del voto, rilevando l’ulteriore indebolimento del
PD nelle periferie e tra i ceti subalterni, e ricavandone anche qualche
conferma alle teorie del superamento della polarizzazione destra/sinistra in
favore di più moderne topologie, tipo sopra-sotto, dentro-fuori, cui si
avvicina abbastanza la retorica del M5Stelle sul conflitto “Casta/Cittadini”.
A mio avviso la profonda crisi dell’offerta
politica delle tradizionali sinistre europee può suggerire utilmente nuovi
criteri di lettura delle contraddizioni sociali, ma non escluderei che la
domanda di giustizia e di uguaglianza possa trovare nuove risposte ancorate a
sinistra, come in parte appare in Spagna, Portogallo, Grecia (Francia?).
Comunque vadano i ballottaggi,
dopo il primo turno delle comunali e dopo le regionali del 2015, almeno in
Italia si potrà discuterne senza la fastidiosa cantilena sul successo renziano
del 40% alle elezioni europee dell’ormai lontano 2014; e forse torneranno a ragionarne
anche i sostenitori di Renzi, finora monolitici.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiElimina...ed è il motivo per il quale, se fossi a Roma o a Torino voterei il M5stelle, dirompente, dirimente.L'abitudine italica di prendere coscienza e forse consapevolezza sotto i riflettori di una slavina o di un movimento tellurico, è ormai "cultura acquisita". Del resto, cosa si ha da perdere? Ma, intendiamoci, potrei soffermarmi sull'ottimismo della realtà ed il pessimismo della ragione (perchè non viceversa?)
M.F.