Il riassunto di un
servizio giornalistico di “Urbanistica Informazioni”, che può stimolare ad utili
riflessioni sui casi italiani, diversi, ma non troppo
Sommario:
-
come il Portogallo sta
uscendo dalla crisi finanziaria, fuori dal mito
-
cenni sulla situazione
abitativa in Portogallo
-
dove, dal 1976, il
diritto alla casa è riconosciuto nella Costituzione
-
la nuova Segreteria di
Stato alla Casa
-
in corsivo le mie note personali, relative quasi solo all’Italia
La
rubrica “Una finestra su…” della rivista “Urbanistica Informazioni”, dedicata
per lo più a singole città straniere, stimola spesso la mia curiosità, anche se
tratta di situazioni remote, in cui a fatica si rintracciano analogie con le
problematiche, gli strumenti e le soluzioni a noi abituali.
Il
servizio sul Portogallo e sulle politiche abitative di quel Governo, nella fase
di faticoso superamento della crisi, a cura di Giovanni Allegretti ed altri, sul
n° 283 della rivista1, uscito nello scorso novembre, mi ha invece
pienamente coinvolto, per la larga confrontabilità con i casi italiani, pur in
presenza di importanti specifiche differenze.
COME IL PORTOGALLO STA USCENDO DALLA CRISI
FINANZIARIA, FUORI DAL MITO
L’articolo
di Allegretti, ricercatore a Coimbra, inquadra - con dettagliate informazioni e
sistematiche valutazioni - il tema delle politiche abitative nel contesto
complessivo della svolta (anzi mezza-svolta) politico-economica con cui la
coalizione tra socialisti, verdi e sinistre – confermata al potere dal voto
popolare di novembre, dopo i primi 5 anni di governo – sta positivamente
tendando di risalire dalla crisi finanziaria del 2011-12, aggravata dalle
ricette neo-liberiste della “Troika” (UE. BCE, FMI) che aveva erogato un
decisivo prestito di salvataggio.
Dai
media generalisti era emersa l’impressione di una austerità temperata,
ingentilita da alcune scelte fantasiose come la “lotteria degli scontrini
fiscali”; l’articolo – che meriterebbe di essere riprodotto per intero - mette
in evidenza da un lato la fragilità della ripresa, fondata in gran parte su
turismo ed investimenti esteri (soprattutto immobiliari), e dall’altro la
permanenza di numerose normative vessatorie, imposte dalla “Troika”,
soprattutto riguardo alla precarietà del lavoro, mentre le innovazioni
riguardano soprattutto i livelli minimi dei salari e delle pensioni (e lo stop
alle privatizzazioni), fermi restando gli impegni riguardo al controllo della
spesa pubblica complessiva ed al pagamento dei debiti.
CENNI SULLA SITUAZIONE
ABITATIVA IN PORTOGALLO
La
situazione abitativa portoghese era caratterizzata nei precedenti decenni da
una cospicua crescita delle abitazioni in proprietà (dal 50 al 73% delle
famiglie, tra il 1970 ed il 2011), con il contestuale indebitamento sia delle
famiglie stesse, sia dello Stato che ne agevolava i mutui, affiancata da un
esteso abusivismo di baracche, un settore di abitazioni sociali esiguo e di
scarsa qualità, nonché da un mercato degli affitti con i canoni a lungo
bloccati, rilevante soprattutto a Lisbona e Oporto; con la crisi finanziaria
internazionale iniziata nel 2007, il debito immobiliare privato e quello pubblico
sono diventati elementi di rigidità poco sostenibili, mentre l’intervento della
“Troika” ha imposto la liberalizzazione di affitti e sfratti, poi in parte
ridotta dal Governo Costa dopo il 2014.
In
tale contesto (che mi sembra simile a
quello italiano, ma con livelli medi di reddito più bassi: da noi l’abusivismo
è passato nei decenni dopo la guerra dalle baracche ai villini ed alle
palazzine, mentre dopo la crisi la precarietà abitativa urbana si scarica
soprattutto nel dismesso e le baracche ricompaiono nei ghetti rurali per i
migranti-schiavi dei raccolti ortofrutticoli) ha assunto grande rilevanza,
nelle grandi città e dintorni, ed in altre mete turistiche, l’impatto del
turismo estero, sia in proprietà (per gli incentivi statali alla immigrazione
di pensionati e di ricchi stranieri), sia negli affitti brevi, che stanno
dilagando con forte accelerazione negli ultimi anni: un flusso di danaro – con
riflessi anche sulla domanda di servizi turistici e annessi - che ha aiutato ad
uscire dalla crisi sia lo Stato che l’economia nazionale, sia i singoli
proprietari di alloggi vendibili/affittabili e le imprese turistico-commerciali,
ma ha peggiorato nettamente la condizione degli inquilini e dei giovani che
cercano casa, determinandone in particolare l’espulsione verso la fascia più
periferica delle aree metropolitane di Lisbona e Oporto; nonché aumentando i
casi di grave precarietà abitativa.
DOVE, DAL 1976, IL
DIRITTO ALLA CASA E’ RICONOSCIUTO NELLA COSTITUZIONE
Il
dibattito che si è sviluppato nel Paese e che ha portato le forze governative a
istituire nel 2017 una apposita “Segreteria di Stato alla Casa” (una sorta di
Vice-Ministero), ha come riferimento l’articolo 65 della Costituzione
portoghese del 1976, che afferma il principio “Tutti hanno diritto, per sé e
per la propria famiglia, ad un’abitazione di dimensione adeguata in condizioni
di igiene e benessere e che protegga l’intimità personale e la privacy
familiare”, cui seguono 4 commi di indirizzi in materia di pianificazione
territoriale e urbanistica e di edilizia sociale, e si concludono garantendo “…
la partecipazione degli interessati nell’elaborazione degli strumenti di
pianificazione urbana…”.
Tale
fondamento costituzionale (che – come è
noto – manca in Italia, malgrado una passata tradizione di edilizia abitativa
sociale2) aveva già trovato attuazione – ad esempio – con le
leggi del 1992 per superare le emergenze abitative e del 1995 per risanare gli
insediamenti abusivi, con buoni risultati quantitativi, ma con numerose
rigidità burocratiche: ad esempio, il bisogno di casa è stato a lungo
identificato con la sola condizione “classica” dei “baraccati”, il cui nucleo
principale era costituito dalle persone rimpatriate dopo le sconfitte nelle
guerre coloniali degli anni ’60 e ’70.
LA NUOVA SEGRETERIA DI
STATO ALLA CASA
Infatti
l’intervista dello stesso Allegretti alla nuova “Segretaria di Stato” Ana Pinho3
evidenzia il nuovo approccio “plurale” cercato dal governo portoghese,
con lo stanziamento di consistenti fondi, per conseguire sostanziali risultati
entro il 2024 su tale “diritto primario”, e che si articola essenzialmente sui
seguenti criteri (in parte già applicati ed altri in fase di concretizzazione, e che a mio avviso contengono validissimi spunti
da imitare anche fuori dal Portogallo):
-
osservatorio
centrale per intercettare – da fonti statistiche classiche, ma anche dai nuovi
strumenti telematici – i nuovi bisogni, in una società che si è fatta più
complessa, con la frammentazione delle famiglie e la precarietà del lavoro; e
per raccogliere stimoli e soluzioni provenienti dai territori, e diffondere
l’attenzione alla concretezza delle singole persone;
-
decentramento
delle politiche di intervento ai singoli comuni, per individuare le soluzioni migliori
a fronte di casistiche assai differenziate, ad esempio, tra le aree
metropolitane con forti tensioni sul limitato mercato degli affitti, e le aree
interne dove invece la rigidità giuridiche delle case in proprietà ostacola il
raggiungimento di standard qualitativi nel patrimonio edilizio storico, oggi
divenuto spesso inadeguato;
-
introduzione
di nuovi istituti giuridici, quali ad esempio gli affitti a lunga durata, con
rilevante cauzione iniziale da parte degli inquilini (riscattabile in caso di
trasloco) a garanzia della permanenza del contratto; tali cauzioni, incamerate
dai proprietari, consentono a loro volta diversi progetti di vita, ed anche
investimenti di riqualificazione di altre unità immobiliari;
-
intreccio
delle politiche abitative con le questioni territoriali ed ambientali, dal
risparmio del consumo di suolo al miglioramento delle prestazioni energetiche
degli edifici;
-
ripensamento
delle normative edilizie in materia di sicurezza statica e sismica, per gli
interventi sul patrimonio esistente, superando in modo equilibrato precedenti
oscillazioni pericolose in senso permissivo (tutto permesso se è recupero).
Non
risulta ancora affrontato sistematicamente il conflitto tra la domanda locale
di case e la pressione turistica, però ad esempio il Comune di Lisbona non
consente di affittare, tramite le piattaforme telematiche, alloggi interi ma
solo porzioni di alloggi abitati.
E’ invece notizia dello
scorso gennaio – dopo l’uscita del servizio su Urbanistica Informazioni - , con
la legge finanziaria per il 2020, l’introduzione di una frenata fiscale sui
trasferimenti di pensionati dall’estero, finora esentasse per 10 anni (in
futuro invece saranno assoggettati ad una aliquota del 10%, con un minimo fisso
non trascurabile).
Il
servizio curato da Allegretti&C. (su
cui mi permetto di rilevare solo la presenza di qualche refuso nella traduzione
dell’intervista) si conclude con una ricca bibliografia.
Fonti:
1.
Giovanni
Allegretti – VERSO UN RIDISEGNO ANTROPOCENTRICO DELLE POLITICHE ABITATIVE NEL
PORTOGALLO POST-CRISI – su “Urbanistica Informazioni” n° 283 del
gennaio-febbraio 2019, pubblicato a novembre
2.
Aldo
Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DELLA CASA, PER TUTTI – su UTOPIA21, luglio 2018 -
https://drive.google.com/file/d/1BX9Vb9D-20iw3gvlhLkN9jU1yTVWg5UR/view.
3. Giovanni
Allegretti – INTERVISTA AD ANA PINHO,
SEGRETARIA DI STATO DEL XXI GOVERNO PORTOGHESE – su “Urbanistica Informazioni”
n° 283 del gennaio-febbraio 2019, pubblicato a novembre
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