L’appello “Perché la
storia continui” propone un percorso di formazione organizzato per far crescere
il pensiero di “una costituzione dei popoli della Terra”; e forse un
conseguente Partito; pur apprezzandone i temi, esprimo le mie perplessità sulla
proposta.
Riassunto:
-
Riepilogo dell’Appello:
analisi, riferimenti, proposte
-
Commento: (linguaggio), diritto e soggetti sociali,
pluralità e sintesi partitica
Il
27 dicembre 2019, in concomitanza con il 70° anniversario della promulgazione
della Costituzione della Repubblica Italiana, è stato pubblicato su “Il Manifesto”
un importante “Appello Perché la storia
continui, per una Costituzione della
Terra” 1, promosso tra gli altri da Raniero La Valle, Luigi
Ferrajoli, Valerio Onida, Paolo Maddalena, Mariarosaria Guglielmi, Riccardo
Petrella e dal vescovo Raffaele Nogaro (in
maggioranza giuristi).
Il
testo, estratto da un più ampio documento (che
non mi risulta di facile reperibilità), è rapidamente leggibile al link https://ilmanifesto.it/perche-la-storia-continui-proposta-per-una-costituzione-della-terra/ e, partendo da una rapida analisi
-
dei
disagi di vasti popoli rispetto alle terre, inabitabili od inarrivabili,
-
dei
disastri ambientali in atto ed in divenire,
-
dell’incompiutezza
delle legislazioni costituzionali e soprattutto del diritto internazionale (la
dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 e gli altri connessi documenti
sanciti in ambito ONU e dintorni restano mere petizioni di principio),
-
della
labilità dei partiti politici sopravviventi, screditati in proprio e
marginalizzati dai poteri finanziari e mediatici,
propone
in sintesi:
-
lo
sviluppo di un pensiero politico e giuridico, in rapporto dialettico con i
movimenti di lotta, che sia adeguato ad affrontare le problematiche globali ed
orientato ad una concezione universale dei diritti e del diritto (la
“Costituzione dei Popoli della terra”);
-
la
organizzazione di un sapere diffuso, sia come materiale fondazione di “scuole”
(di vario taglio e formato, anche tramite una raccolta di fondi), sia come
interconnessione di esperienze formative “in rete”; formazione di cui l’appello
indica già un elenco di 11 temi (molto
vicini a quelli trattati da “Utopia21” e dal Festival dell’Utopia di Varese);
-
l’aspirazione,
ancora incerta e contradditoria, alla
costruzione di un “Partito della terra”, per perseguire in modo organizzato gli
obiettivi di pace, cooperazione, risanamento ambientale.
L’Appello
assume come riferimenti:
-
governanti
illuminati del passato, con espressione simbolica nella dichiarazione pacifista
ed antinucleare di New Dehli 1986 tra Gorbaciov e Rajiv Gandhi;
-
autorità
religiose convergenti di oggi, ben rappresentate dal recente convegno
interconfessionale di Abu Dhabi tra cristiani, mussulmani ed ebrei;
-
movimenti
di massa, come i giovani del Friday For Future (e forse le “Sardine”).
Leggendolo ho
apprezzato in particolare alcuni passaggi, come questo, sul versante
interreligioso:
«Dio non ha bisogno di essere difeso
da nessuno» hanno detto ad Abu
Dhabi non vuole essere causa di terrore
per nessuno, mentre lo stesso «pluralismo e le diversità di religione sono una
sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli esseri umani»; non c’è più un
Dio geloso e la Terra stessa non è una sfera, ma un poliedro di differenze
armoniose.
E quest’altro, sul
versante “scuola di pace”:
ogni casa dovrebbe diventare una
scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe
perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare
le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non
avrebbero più imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non
era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonché noi l’abbiamo
imparata così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la
scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l’arte della guerra, per imparare
invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace.
Ma in
altri passi, e nell’insieme, ho l’impressione che il linguaggio raffinato e le
immagini poetiche finiscano per nascondere le criticità dei contenuti
dell’Appello, che per parte mia avrei così individuato:
-
una sopravvalutazione
del … “costituzionalismo statuale, che ha dato una
regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato
la vita degli Stati” , mentre a mio avviso tali risultati sono ancora soltanto
tendenziali (e non consolidati), e sono frutto non solo di un sistema
giuridico, ma di un contestuale sistema politico e sociale[A];
-
la conseguente
sopravvalutazione degli aspetti giuridici nell’auspicata costruzione di un
sistema universale di cooperazione pacifica ed ambientalista (“non sono mai state introdotte le norme di
attuazione di queste Carte, cioè le garanzie internazionali dei diritti
proclamati”); invece secondo me occorre in parallelo costruire concrete
“politiche” sociali ed ambientali (ad esempio sulle migrazioni),
realisticamente prima alla scala continentale (con l’Europa come possibile
esempio positivo per gli altri ambiti continentali) che non a quella globale;
-
una ambiguità ecumenica
nella individuazione dei soggetti attivi delle trasformazioni in progetto: il popolo della
Terra, … l’unità umana…; una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche
reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri
costituenti. Mi parrebbe necessaria
invece una attenta analisi su quali siano le componenti sociali effettivamente
coinvolgibili quali attori dei “poliedrici” movimenti, possibili e necessari (e
specificamente chi nei paesi ricchi e chi nei paesi poveri, con quale
linguaggio e obiettivi tattici in comune), nella consapevolezza che l’ideale cosmopolita
della salvezza della biosfera incontra già ora poderose resistenze, che hanno
anche consistenti “basi sociali” (basti guardare ai sovranisti, nostrani ed
esteri, nonché ai variegati sostenitori del “tecno-capitalismo”);
-
una incertezza od
oscillazione sull’argomento del futuro Partito della Terra (che forse tradisce
divergenze tra gli estensori dell’Appello), che in talune parti del testo
sembra coincidere con l’immediata azione delle Scuole (in effetti il comitato
promotore si è denominato progettopartitodellaterra), ed in altre
profilarsi in un orizzonte più remoto: come ai miei occhi appare ineluttabile,
perché le analisi finora esplicitate dai promotori dell’Appello mi sembrano
troppo esili per proporre una visione partitica della totalità (soprattutto nella superficialissima critica
alla declinante storia dei partiti esistenti)[B]
e le attività pratiche dei promotori risultano ancora tutte da costruire (né
l’eco e l’adesione all’Appello appaiono travolgenti, tanto meno su scala
internazionale).
In
conclusione, in questo difficile avvio di una difficile fase di transizione, mi
sembra molto interessante l’impegno per sviluppare un costituzionalismo
universalista, una “Internazionale del diritto e dei diritti”.
E ben
venga nell’ambito, già affollato, in una pluralità di scuole, di ricerche, di
aggregazioni.
Penso –
già solo per l’Italia - al Forum delle Disuguaglianze-Diversità, all’ASVIS,
agli amici di Laudato Sì (anch’essi “Un’alleanza per il clima, la Terra e la
giustizia sociale”), a Salviamo-il-Paesaggio, a LegaAmbiente: la pluralità mi
sembra in questa fase necessaria, sia per la “poliedricità” della società
contemporanea, sia per la frammentazione dello stesso sapere scientifico, sia
infine per la necessaria indeterminatezza – per ora – dell’alternativa allo
“stato delle cose presenti”.
(Ne
scrivo in questo numero di UTOPIA21, sia nell’Editoriale, sia nella recensione
su “Utopia” di Roberto Mordacci).
Sarebbe
però una vera tragedia se ognuno di questi si proponesse di diventare un
Partito.
Potrei
proporre al mio direttore, Fulvio Fagiani, di candidare anche “Utopia21”, così
scinderemmo immediatamente il nostro piccolo sito in un paio di correnti…
Ci sarà
un tempo per la sintesi partitica (anche se io ho superato i settant’anni e
forse non farò in tempo ad iscrivermi al partito giusto, con tutti i popoli
della terra).
Fonti:
1.
APPELLO
“PERCHE’ LA STORIA CONTINUI” – su “il Manifesto” del 27-12-2019 https://ilmanifesto.it/perche-la-storia-continui-proposta-per-una-costituzione-della-terra/
2.
Marco
Revelli - FINALE DI PARTITO – Einaudi, Torino 2013
3.
Aldo
Vecchi – FINALE DI PARTITO, SECONDO MARCO REVELLI - https://aldomarcovecchi.blogspot.com/2013/07/finale-di-partito-secondo-marco-revelli.html
4.
Aldo
Vecchi - DEMOCRAZIE, POPULISMI, UTOPIE -
su UTOPIA21 del novembre 2018 - https://drive.google.com/file/d/17frHnO85GX3GKyp3WaGOzNSUHiu4T1r7/view.
5.
Fulvio
Fagiani - CONVERSAZIONE-INTERVISTA CON
FERRUCCIO CAPELLI, DIRETTORE DELLA CASA DELLA CULTURA DI MILANO - su UTOPIA21
del maggio 2019 - https://drive.google.com/file/d/1_aaUMDL_zGS48uIm4BY-ZMHHkBcAjSeM/view.
6.
Fulvio
Fagiani - CAPIRE IL POPULISMO. UNA
RASSEGNA COMMENTATA DI RIFLESSIONI - su UTOPIA21 del luglio 2019 - https://drive.google.com/file/d/13WCHC1h6PENskpE6Bmf8yEhhAPVeAjTg/view.
[A] tant’è che la Gran Bretagna, patria del
costituzionalismo non ha una costituzione, mentre talune dittature si sono
ammantate di ammalianti testi costituzionali, ovviamente del tutto inapplicati
[B] Oltre ad una necessaria analisi
generale sulla forma-partito nell’attuale fase di difficoltà della democrazia
(mi sembra fondamentale in tal senso il libro di Marco Revelli “Finale di
partito”2,3), e sui fenomeni populisti4,5,6 , occorrerebbe cimentarsi in una riflessione
storica e politica sul declino non-lineare della socialdemocrazia in Europa,
sulle peculiarità dei vari partiti “Verdi” e sui difficili tentativi di
costruire alternative di sinistra (non nostalgiche del socialismo reale), che
hanno dato qualche risultato in Spagna Portogallo Grecia Germania, poco altrove,
ed una sorta di ‘deserto salato’ in Italia, tra Bertinotti e Ingroia.
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