Il
“Festival dell’Utopia” di Varese, giunto nell’autunno 2019 alla 4^ edizione, si
è sviluppato in parallelo con la vita di “UTOPIA21”, nella reciproca autonomia,
pur avendo in comune la guida di Fulvio Fagiani, la promanazione da
Auser/Universauser ed il medesimo sito informatico. Pur essendo già radicata
una sostanziale transumanza di temi e proposte tra Festival e “rivista”, con
questa rubrica intendiamo rendere maggiormente presenti ai lettori di
“Utopia21” alcuni dibattiti svolti nei mesi precedenti nell’ambito del
Festival, che nel 2019 si è articolato sui seguenti filoni: I cambiamenti climatici -
- La
società digitale - Visioni a lungo termine delle città
PER LE IMMAGINI VEDI "UTOPIA21" IN www.universauser.it
I temi deI filone del
Festival 2019 “Visioni a lungo termine delle città”: La città è sempre più
l’intreccio tra ambiente, vivibilità, socialità, cultura. Come può essere la
piazza di domani? Recuperare gli ‘avanzi urbani’, costruire nuovi spazi di
vita, far convivere ed integrare smart city, green city, social city, mobilità
sostenibile. In una parola l’agenda urbana sostenibile.
Parte Prima: le piazze,
la smart city, il progetto Stazioni
Sommario:
-
le piazze e gli spazi
pubblici aperti, con Andrea Bartolini ed altri
-
il progetto Stazioni
del Comune di Varese (studio OBR e associati)
-
la citta’ intelligente
(Smart City), con Mainoli&Coppa ed Il prof. Giulio Ceppi
-
un commento di insieme su questi incontri
in corsivo le considerazioni più personali
Ai
temi ed alle domande di questo filone, il Festival 2019 ha provato a rispondere
con il concorso di esperti di diverse discipline, tendenze e formazioni; la
documentazione, purtroppo disuguale, nell’ampiezza dei materiali disponibili e
purtroppo anche nella qualità delle registrazioni sonore (queste presenti
comunque per tutti gli incontri) è accessibile sul sito www.universauser------
e verrà analiticamente richiamata nei rimandi alle “Fonti” di questo articolo; segnalo in particolare la ricchezza delle
immagini, ivi consultabili, per le presentazioni del 1° e del 4° incontro, da cui qui ho selezionato uno
sparuto campionario.
Ho pensato di
suddividere in due parti la trattazione del “filone città”, per motivi
dimensionali e per affinità tematiche, a prescindere dalla successione
cronologica degli incontri nel calendario del Festival.
Inoltre, nell’economia
di questo articolo ho ritenuto opportuno dedicare un minor approfondimento ai
Relatori il cui pensiero è già stato affrontato più largamente da “Utopia21”,
come lo studio Land di Andreas Kipar&C (qui rappresentato dall’architetto Balestrini).
Ho scelto altresì di trascurare i momenti finali di dibattito dei singoli
incontri, sia per motivi di spazio, sia per la difficoltà di ricondurli ad
elementi di continuità; così facendo ho sacrificato anche il dovere di cronaca
verso i puntuali interventi dell’assessore comunale Andrea Civati, i cui
contributi fondamentali ho però riferito per il 3°, in cui maggiormente è stato
protagonista (così come del 5° di cui scriverò nel prossimo articolo).
LE PIAZZE E GLI SPAZI
PUBBLICI APERTI, CON ANDREA BARTOLINI ED ALTRI
Il
primo incontro, il 15 ottobre, organizzato con la collaborazione dello SPI/CGIL
(sindacato dei pensionati), si è tenuto presso il Salone Estense del Municipio
di Varese ed ha affrontato il tema “la piazza e gli spazi pubblici aperti”, con
diversi interventi, tra cui quello dell’Assessore comunale Andrea Civati
(presente come relatore nell’intero ciclo) e quello dello storico Robertino
Ghiringhelli, docente dell’Università Cattolica di Milano, sulla storia
peculiare e sulle metamorfosi delle diverse piazze nella città di Varese, negli
ultimi due secoli.
I
contributi più generali sul ruolo storico delle piazze e sulla loro
trasformazione nel modo contemporanee sono stati svolti:
-
da
Anna Mainoli – curatrice editoriale in materia di fotografia, arte ed
architettura - e Alessandra Coppa –
architetto e pubblicista – che, a staffetta, hanno presentato, attraverso una
serie di immagini di luoghi urbani:
o
prima
un rapido riassunto storico delle piazze, dall’antichità greco-romana al
Medioevo/Rinascimento/Barocco, mostrando come - soprattutto in Europa - le
piazze hanno assunto ruoli funzionali e simbolici, congiunti e disgiunti, di
commercio e di incontro, di gestione e rappresentazione del potere, laico e
religioso, con diversi aspetti formali, più o meno monumentali e scenografici,
ma con la costante antropologica “ci vediamo in piazza” (in particolare come
scena della vita urbana e luogo di intersezione tra le diverse generazioni);
o
poi
una riflessione di come questo ruolo di fulcro generatore si sia variamente
sfaldato con la modernità (e la
motorizzazione), quando la progettazione architettonica del Novecento ha
privilegiato le costruzioni isolate in spazi aperti, riducendo le piazze a
snodi di traffico, e come negli ultimi decenni si stia faticosamente cercando
un ritorno alla piazza come spazio di intersezione umana, quanto meno “luogo di
attraversamento” (pedonale) ed
inoltre per lo svolgimento di attività particolari,
ludico-sportivo-spettacolari: tentativi di ”condensazione sociale” che non
sempre riescono ad essere ospitali con tutti, in particolare con i segmenti più
anziani della società; mentre la socialità odierna oscilla tra le “piazze
virtuali” dei social media ed il ritorno alla stessa mobilitazione di piazza
(l’ultima immagine proiettata era una manifestazioni giovani del F.F.F. , in effetti doppiati poi, in Italia dalle
meno giovani “sardine”);
Figura 1 Gibellina: nuovo
sistema di piazze, Franco Purini e Laura Thermes 1987-1990, tra le immagini
proiettate da Coppa&Mainoli[1]
-
da
Andrea Balestrini, architetto paesaggista del team di LAND, studio milanese
fondata da Andreas Kipar (e altri), del cui profilo professionale e dei cui
interventi al Festival dell’Utopia 2018 sulla progettazione degli spazi verdi,
soprattutto extra-urbani, ho già riferito su UTOPIA21; Balestrini ha invece
focalizzato l’attenzione sui criteri ecologici – in senso lato – della progettazione degli spazi urbani aperti,
pubblici e semi-pubblici, nel concreto di alcuni recenti progetti, dello studio
LAND o di altri autori, a Milano (area Garibaldi/Repubblica e dintorni, piazza
Quasimodo vicino al Parco Basiliche), Cinisello Balsamo (piazza Gramsci[2] e percorsi connessi),
Lugano (lungo-fiume Cassarate), sottolineando in particolare:
o
la
ricerca di una capillare ricucitura dei percorsi pedonali e ciclabili e della
continuità degli spazi verdi, quanto più possibile accessibili a tutte le
categorie di utenti, al fine di rendere la città permeabile e fruibile il
“paesaggio urbano”, strappando territorio agli autoveicoli;
o
l’attenzione
alla qualità architettonica dei nuovi manufatti e alla idoneità della
vegetazione e delle soluzioni di bio-ingegneria, per ri-naturalizzare il
contesto urbano, migliorare il microclima, la qualità dell’aria e il ciclo
delle acque, favorendo così la biodiversità e la resilienza ambientale;
o
il
tentativo di ricostruire nuove occasioni di socialità e di inclusione,
adeguando gli spazi flessibilmente per funzioni diverse e variabili, facendo
coesistere, possibilmente, una pluralità di modi di fruizione da parte di vari
segmenti della società.
L’incontro
ha contemplato anche la proiezione del filmato “La piazza virtuale sulle piazze
di Varese”, prodotto da SPI-CGIL.
IL PROGETTO STAZIONI DEL COMUNE DI VARESE (STUDIO OBR E
ASSOCIATI)
Per la terza puntata del ciclo, il
Festival è tornato il 5 novembre nella Sala Consiliare di Palazzo Estense,
anche perché l’Amministrazione Comunale ne è stata protagonista, sul tema del
“Progetto Stazioni”, presentato, insieme all’Assessore Andrea Civati
dall’architetto Paolo Brescia dello studio OBR, che insieme ad altri
specialisti ha sviluppato tale progettazione, giunta alla fase di cantiere.
Dopo molti anni di ipotesi e
suggestioni, partecipando al “bando nazionale periferie”, il Comune di
Varese dell’area ha acquisito un
finanziamento significativo (18 milioni di €), che – con altre risorse, di FS
ed altri - permette ora un intervento complessivo di riqualificazione delle
aree attorno alle 2 stazioni (FS e Nord) e soprattutto di ricucitura dei percorsi,
in prevalenza pedonali e ciclabili, tra il centro della città, le stesse
stazioni ed il retrostante quartiere di Giubiano, realizzando nel mezzo
(sull’attuale area del mercato) uno spazio polivalente, con molto verde ed una
piazza coperta, riproponendo parte delle funzioni mercatali, un nuovo centro di
incontro per anziani (in sostituzione dell’attuale in via Maspero) e aree
attrezzate per spettacoli ed altre inziative: il tutto in quello che resterà il
fulcro dell’interscambio tra diverse modalità di trasporto, pubblico e privato,
su ferro e su gomma.
Figura 2 – il
dibattito sul progetto Stazioni al Salone Estense
Il progetto prevede una grande area
pedonale che si estenderà dalla piazza Biroldi di Giubiano fino alla centrale
via Como, strada di collegamento con il centro cittadino. Le superfici pedonali
saranno quadruplicate rispetto ad ora. Si passerà da 4 mila metri quadrati
presenti ora a oltre 17 mila. Così come aumenteranno quelle verdi, il progetto
ha infatti anche una forte connotazione ambientale. Inoltre, ha spiegato
l'assessore Civati: "Il progetto ricucirà la ferita urbana presente ora,
perché la presenza delle stazioni ha sempre diviso in due la città” "Sarà
dunque un luogo di aggregazione e non più terra di nessuno".
L’incontro ha raggiunto soprattutto
il risultato di far comprendere la “filosofia” dell’intervento, “soft” riguardo
al traffico veicolare, che sarà confermato nei suoi attuali percorsi, ma
moderato e disciplinato – secondo i tecnici di Systematica - da accorgimenti
validi per farlo coesistere con i flussi
protetti della mobilità lenta, compresi i portatori di handicap (con
attraversamenti a raso, anzichè gli attuali sottopassi con scale), e molto
attento alla scelta dei materiali, sia riguardo alle pavimentazioni e alle sedute,
sia riguardo alle piantumazioni, mirando alla fruibilità e alla durabilità.
La sicurezza – oltre che con le
immancabili telecamere ed altri ausili tecnologici (ad esempio per il
parcheggio delle biciclette) - verrà perseguita soprattutto puntando su una
frequente presenza degli stessi utenti, nelle diverse ore del giorno, in
relazione alla pluralità di attività che saranno presenti o possibili nell’area
e lungo i percorsi.
Se si è capito che[av1] pertanto “Il progetto punta su quattro forti elementi chiave:
mobilità, ambiente, sicurezza e valore sociale”, meno invece purtroppo si è potuto capire – a mio avviso – sulla
concretezza fisica degli interventi.
Infatti nella serata sono state proiettate solo alcune
suggestive immagini di insieme (che riproduco di seguito, traendole dal sito
dello studio OBR, perché sul sito del Comune ho trovato solo uno scarno
comunicato del 2018), ma nessuna tavola “tecnica in forma non tecnica”, come
invece mi sarei aspettato, come ad esempio planimetrie colorate dei diversi
percorsi suddivisi per mezzo di trasporto oppure sezioni trasversali lungo gli
assi principali di attraversamento pedonale.
Al di là dell’efficacia limitata per il pubblico del
Festival, mi preoccupa – se così è – la scarsa strumentazione per le
consultazioni pubbliche, che immagino abbiano affiancato la maturazione del
progetto, in coerenza con le sue attese valenze sociali (e “smart”).
Qui sotto e alla pagina 7,
Figure 3-4-5-6, Comune di Varese,
Progetto Satazioni dello studio OBR &C.:
vista a volo d’uccello,
planimetria generale inserita nel
contesto
due viste prospettiche
LA CITTA’ INTELLIGENTE
(SMART CITY), CON MAINOLI&COPPA ED IL PROFESSOR GIULIO CEPPI
Il
12 novembre il ciclo “città” del Festival si è tenuto allo spazio Coop, con il
prof. Giulio Ceppi e l’Assessore Andrea Civati, sul tema “Smart City” ovvero “città
intelligente”, dove “vengono messe in atto un insieme di strategie per
ottimizzare i servizi pubblici attraverso un’attenta pianificazione
architettonica, urbanistica e infrastrutturale, grazie alle nuove tecnologie
della comunicazione, della mobilità e dell’ambiente al fine di migliorare la qualità
della vita”.
Anche
questo incontro – come quello iniziale - è stato organizzato in collaborazione
con SPI-CGIL, ponendo la domanda “Come si possono allargare i servizi della
Smart City anche agli anziani facilitando le interfacce e la comunicazione?” ed
è stato introdotto dal tandem Anna Mainoli/Alessandra Coppa, che hanno ampiamente
introdotto gli argomenti, secondo un percorso concettuale (qui da me riorganizzato per brevità espositiva), affiancato da
opportune immagini:
-
l’identità
urbana si sta trasformando sotto la spinta dei grandi trend che siamo chiamati
ad affrontare, come i cambiamenti
climatici e l’invecchiamento della popolazione, le minacce all’ecosistema e la
necessità di sfamare una popolazione crescente: il che comporta tra l’altro nuovi
stili di vita e di nutrizione, nuove domande e nuove risposte, tra cui ad
esempio l’agricoltura urbana, il “crowdfunding”, la “sharing economy”;
-
“SMART”
non significa che la sola tecnologia risolverà i nostri problemi: i cittadini
sono chiamati a partecipare, a prendere delle decisioni, a influire attraverso
i cambiamenti dal basso e
la condivisione di questi processi è resa possibile dallo sviluppo delle
tecnologie digitali;
-
le
tecnologie digitali però impongono adeguati strumenti per la sicurezza e
protezione di dati e persone: l’obiettivo è quello di far crescere una vera
“cittadinanza digitale”, in cui tutti possano partecipare (anche nelle
decisioni), previo adeguato accesso alle informazioni e soprattutto ad una
adeguata formazione; (questioni che si ricollegano al parallelo ciclo del
festival sulla “società digitale”)
-
le
aree tematiche della smart city riguardano pertanto:
• gli edifici e le
infrastrutture realizzate con materiali sostenibili
• le soluzioni per
scambiare informazioni, raccogliere e gestire dati
• la qualità degli
oggetti che ci circondano
• le tecnologie per
ridurre i consumi
• la mobilità integrata
e il trasporto pubblico
• gli spazi verdi in
città e la ridefinizione dei rapporti tra città e campagna
Mainoli&Coppa
hanno quindi presentato il professor Ceppi, architetto e designer, ricercatore e professore
incaricato al Politecnico di Milano dal 1994 (con ampio curriculum accademico e
di successo professionale nella “progettazione sensoriale e design dei
materiali” e nello “sviluppo di nuove tecnologie e di strategie di identitá” [3]), anticipandone gli
orientamenti culturali, così riassumibili (sempre
con un mio schema):
-
costruire
un osservatorio permanente insieme agli attori della trasformazione sociale e
urbana, stimolando idee e dibattiti sul tema della smart city a partire proprio
dai suoi abitanti, “i cittadini smart”
-
usare
al meglio la tecnologia, ottimizzando l’incontro reale tra uomini e
intelligenza artificiale; un approccio apparentemente “debole”, umanistico (tipico della progettualità
italiana e “latina”), più efficace rispetto alle rigide simulazioni progettuali
tipiche del mondo anglosassone.[4]
Al
professor Ceppi è quindi risultato opportuno, appoggiandosi ai telai
concettuali sopra riportati, approfondire singoli aspetti, anche con brillanti
divagazioni e sottolineatura di paradossi, come ad esempio:
-
le
intersezioni tra aspetti magici ed aspetti pratici nei riti di fondazione delle
città romane,
-
“la
quantità di acqua utilizzata per produrre “measures” … beni e dei servizi che utilizziamo. Può essere
misurata per ogni singolo processo, come la crescita di riso, per un prodotto,
come un paio di jeans, per il carburante che mettiamo nella nostra auto o per
un’azienda multinazionale”,
-
“il
termine produzione Sociale, noto anche come ‘pari produzione’ basata sul
lavorare in comune, descrive un nuovo modello di produzione socioeconomica
nella quale un grande numero di persone lavora in cooperazione, di solito su
internet. Progetti in comune di solito hanno strutture gerarchiche meno rigide
che quelle costruite sotto i modelli di business tradizionali. Imprese con produzione
alla pari hanno 2 vantaggi principali rispetto agli approcci gerarchici alla
produzione: guadagno di informazione (che permette ai singoli individui di
assegnarsi compiti che rispecchiano le proprie competenze) … e una grande
varietà di risorse umane e di informazione”,
Figura 10 - i “City Levels”, schema grafico presentato dal
prof. Ceppi
- la sicurezza: “Dopo l’11 Settembre la
percezione del pianeta è cambiata e il senso di sicurezza continua a cambiare
significato, in base alla crescita del ruolo del terrorismo, alla guerra
religiosa” ma anche in base “ai problemi di salute e alla nuove piaghe, ai
flussi di migrazione …. Il rischio può trovarsi dove non ti aspetti e la
ricerca di pace e sicurezza rimane in continuo movimento da Paese a Paese
- la sicurezza digitale: “Nemmeno la
dimensione digitale, praticata nel tuo privato ambiente, può essere considerata
un posto sicuro di per sé, come anche il web; gli smartphone, i computer sono
strumenti importanti non solo per attacchi terroristici, ma possono facilmente
diventare una fonte di aggressione attraverso ciascuno di noi (attacchi cyber,
virus ...).
UN COMMENTO DI INSIEME
SU QUESTI INCONTRI
Premetto che mi sembra che l’aspetto specifico sulle
problematiche della aggregazione sociale, inclusiva anche per gli anziani, è
risultato un po’ “appiccicato” sopra il
fluire delle esposizioni e dei disomogenei momenti di dibattito.
Ma intendo soprattutto rilevare che la giusta critica alla
retorica tecno-ottimista sulla Smart-City come soluzione taumaturgica ai
problemi della convivenza urbana, nonché ai mega-progetti (ultra-cementizi,
come precedenti proposte per le Stazioni di Varese), contrapponendovi
l’umanesimo ed il buon senso “latino” (Ceppi) oppure la buona pratica
riformista della tenace ricucitura con un filo di verde (Balestrini, ma anche
OBR/Brescia), rischiano di proporre un ottimo piccolo cabotaggio (e mi sta
bene: così non si va alla deriva).
Cioè un atteggiamento adatto per luoghi ormai centrali (es.
Milano Garibaldi/Repubblica) e le semi-periferie (come le Stazioni di Varese),
per situazioni peculiari ma non drammatiche (penso a Verbania, che ha ottenuto
fondi nel “bando periferie” con un pur encomiabile completamento dei percorsi
ciclabili lungo il Lago Maggiore).
Mentre a mio avviso la rigenerazione urbana (e
territoriale, pensando all’abbandono e allo sfasciume di molte ”aree interne”,
in particolare lungo l’Appennino sismico e terremotato), già difficile da
coniugare con il risparmio del consumo di suolo, dovrebbe cimentarsi, con
risorse adeguate e con un piglio un po’ più combattivo, con i problemi centrali
del disagio sociale, a partire dalla soddisfazione del bisogno primario della
casa e del bisogno di città (che è bisogno di lavoro, di servizi, di coesione),
quello acuto delle peggiori periferie metropolitane (e quello sommesso dei
borghi dimenticati). Senza dimenticare il più straziante
grido di dolore che ristagna negli slums degli agglomerati urbani del quarto
mondo (mentre nel primo mondo i centri storici sono stravolti dall’eccesso di
turistizzazione).
Anche con riferimento alla divaricazione di posizioni che
affiora (ma non emerge) negli ambienti accademici e professionali (vedi riviste
e convegni dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e dintorni, su cui penso di
tornare prossimamente), mi sembra che per alcuni (i più) l’emergenza
climatica/ambientale comporti soprattutto la preoccupazione di adeguare
l’urbanistica e le città con la resilienza ai nuovi eventi atmosferici (
intanto che si ricuciono le periferie e si mitiga il traffico), mentre in altri
(pochi) emerge la consapevolezza che occorrerebbe uno sforzo straordinario per
attrezzare in tempi brevi la società ad affrontare – iniziando dagli
insediamenti - una crisi strutturale che è contemporaneamente
ambientale-sociale-territoriale e geo-politica e mette in pericolo la
sopravvivenza della stessa biosfera.
Fonti: 1. Aldo Vecchi - LA PROGETTAZIONE DI SPAZI E
CORRIDOI VERDI NELLE COMUNICAZIONI DI ANDREAS KIPAR – su UTOPIA21 del luglio
2019 - https://drive.google.com/file/d/1_7LHY7NGgsJy3YJPZtXXNvmd-56kXLi8/view
2. Autori Vari - LA PIAZZA E GLI SPAZI PUBBLICI APERTI – registrazione vocale
dell’incontro del 15 ottobre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese,
https://drive.google.com/file/d/18CzCLjbceDDfOoQEVWDZL84PQO5PNE8K/view?
usp=sharing 3. Anna Mainoli e Alessandra Coppa - LA PIAZZA E GLI SPAZI PUBBLICI
APERTI – slides di presentazione all’incontro del 15 ottobre 2019 al Festival
dell’Utopia di Varese,
https://drive.google.com/file/d/1LskTn1jRCSED2dqavHtrNWDPuBnbTD4Y/view?us
p=sharing 4. Andrea Balestrini – PIAZZE URBANE, LUOGHI DI SOCIALITA’ E
RESILIENZA – slides di presentazione all’incontro del 15 ottobre 2019 al
Festival dell’Utopia di Varese,
https://drive.google.com/file/d/1sVYHH8289LPujtacc_okv6l8UV_EeFux/view?usp=s
haring 5. Paolo Brescia e Andrea Civati 5 novembre 2019- "LE STAZIONI,
UNOSPAZIO DI VITA AL CENTRO DELLA CITTÀ" – registrazione vocale
dell’incontro del 5 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese.
https://drive.google.com/file/d/1AXxzcZvSm4C_JetB6gE6kULdE7J5TUx/view?usp=sharing
6. Autori Vari - LA SMART CITY – registrazione vocale dell’incontro del 11
novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese 7.
https://drive.google.com/file/d/12OXhWI6doH3ytstTsn3VSxm77wosMwgg/view?usp
=sharing 8. Anna Mainoli e Alessandra Coppa - LA SMART CITY – slides di
presentazione all’incontro del 11 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di
Varese
https://drive.google.com/file/d/1uGHrBoNsBmcERVooM7fdxr1XnNQ2Qh5e/view?us
p=sharing 9. Giulio Ceppi – SMART CITY 2019 - slides di presentazione
all’incontro del 11 novembre 2019 al Festival dell’Utopia di Varese, https://drive.google.com/file/d/1uKRiFAxM2TCYbZJHENCNx5dSno6Yak20/view?us
p=sharing
utopia21
– mar 2020 A.Vecchi: FESTIVAL UTOPIA
2019: PIAZZE, CITTA’, SOCIALITA’ 12
[1] Personalmente
dubito che tale realizzazione, di indubbia purezza progettuale, vada
considerata, proprio nel contesto di una ricerca della piazza come socialità,
senza valutare il grave insuccesso complessivo della ricostruzione
post-terremoto nella valle del Belice ed il ruolo dell’architettura
contemporanea dentro di esso FONTI
[2] E’ da notare che nel
2018 si è ritenuto necessario riprogettare uno spazio già sistemato
organicamente, ma riscontrando poi dei limiti di vivibilità, sia nel 1970 che
nel 2004
[3]
Giulio Ceppi, in particolare, ha
curato le tre mostre sulla Smart City Ideate e organizzate da Material
ConneXion® Italia nel 2017-2018 e 2019, patrocinate dal Comune di Milano, che
intendono stimolare idee e dibattiti sul tema della Smart City: • 2017, New
Materials for A Smart City • 2018, Smart City: Materials, Technologies & People
• 2019, Smart City: People, Technology
and Materials
[4] Individuando in Carlo Ratti (Poli
Torino e MIT di Boston) l’espressione più tipica della “smart city” come mito
tecnologico omni-risolutivo, mi sono già occupato del tema su UTOPIA21
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