RILANCIARE LE POLITICHE PUBBLICHE
PER L’ABITARE?
Un riepilogo e qualche annotazione sulla recente iniziativa del Forum Disuguaglianze e Diversità, affiancato da altri numerosi soggetti, in favore del diritto alla casa ed alla città
Sommario:
-
premessa:
mentre governa la Destra
-
l’analisi
del Forum&C
-
le
proposte del Forum&C
Appendice: DIRITTO ALLA
CASA E FISCO:
- Welfare e diritto alla casa come “minimo vitale”
-
Fiscalità immobiliare ed
incentivi
PREMESSA: MENTRE GOVERNA
LA DESTRA
Ho intitolato
l’articolo con la stessa intestazione del documento1 posto alla base
dell’omonimo convegno2 in data 14 luglio 2022, ma aggiungendo un
punto interrogativo, perché ho l’impressione che l’atteggiamento rivendicativo
ed operativo dei promotori vada ricalibrato in relazione all’esito del
confronto elettorale: se il tema sociale dei bisogni abitativi era blandamente
presente nei programmi del variegato arco di centro e sinistra, nel programma
della coalizione della destra vincente la casa compare in termini sporadici
comunque radicalmente opposti a quelli sviluppati dal Forum&C (sgomberi
tempestivi e mutui per la prima casa[A]).
Non so se l’oggettività dei problemi, unita alla perseveranza pedagogica dei
saggi (come ipotizza in contesto ambientale l’ASviS ), potranno portare a qualche diverso risultato, ma mi sembra
difficile in assenza di un ciclo di mobilitazioni, di cui al momento non vedo
alcuna avvisaglia (e che devono scontare lo svantaggio sociale della condizione
minoritaria degli inquilini rispetto ai “proprietari di casa”, anche tra i
lavoratori dipendenti, nonché la frammentazione sociale dei diversi bisogni
abitativi ed energetici, che talvolta colpiscono anche la fasce più povere dei
“proprietari”).
Tali mie perplessità
sulla involontaria intempestività delle proposte avanzate dal Forum DD,
unitamente alla Caritas, a Legambiente, a Libera (ed altri organismi del 3°
settore) alla triplice sindacale ed alle parallele associazioni degli inquilini
e con il supporto di 6 sedi universitarie, non
toglie validità ai contenuti, sia nella parte analitica, sia nella parte
rivendicativa.
LE ANALISI DEL
FORUM&C
Il
succinto documento, ed ancor più gli articolati interventi al convegno (ospitato
dal CNEL, presieduto dal prof. Treu), partono dalla costatazione della grave
incidenza specifica della povertà abitativa sui fenomeni più generali della
povertà e dell’impoverimento in atto tra gli strati deboli della società
italiana: mentre il 18% delle famiglie vive in affitto, tale percentuale supera
il 40% per le famiglie povere, per le quali le pigioni pesano mediamente per il
40% del reddito familiare; le domande di case popolari inevase ammontano a
650.000, e ne vengono accolte ogni anno in media 25.000, che è anche il numero
medio degli sfratti eseguiti, e le persone senza una fissa dimora superano le
50.000 unità.
In
questo contesto complessivo, i bisogni risultano assai differenziati, per
situazioni familiari e occupazionali, per aggregazione geografica ed etnica, e
per intreccio con altre carenze, di salute, istruzione e cultura.
La
pesante situazione non è seriamente fronteggiata dalle politiche pubbliche, che
dagli anni ’90 hanno abbandonato la programmazione di consistenti investimenti
di costruzione di alloggi popolari ed hanno trascurato anche la manutenzione
del patrimonio esistente (pari al 4% del totale delle abitazioni, contro il 15%
di Francia e Gran Bretagna, ad esempio), sbocconcellandolo altresì con svendite
parcellizzate, mentre gli affitti delle locazioni del patrimonio privato
lievitano seguendo il mercato immobiliare, ben al di sopra della media degli
incrementi salariali: il che determina criticità in fasce crescenti di famiglie
con reddito fisso (ma superiore alle soglie per il teorico diritto ad un
alloggio popolare).
Tale
tendenza all’aumento degli affitti non è di fatto contrastata, ma agevolata,
dal regime fiscale in vigore, che – pur premiando con una aliquota fissa
ridotta i (pochi) contratti a “canone calmierato” nelle aree metropolitane e
nei comuni “ad alta tensione abitativa” – favorisce comunque tutti i contratti
a canone libero con la cedolare (ovvero “flat tax”) al 23% (che sottrae così i
proventi delle locazioni dalla progressività delle imposte sul reddito).
Anche
i limitati fondi statali per il sostegno agli affitti (e per la morosità
incolpevole) non mutano il quadro complessivo ed anzi finiscono per finanziare la
rendita immobiliare.
Nell’assenza
di un quadro programmatorio di investimenti risultano scoordinati i residui
interventi delle singole Regioni (su cui attualmente ricade la competenza in
materia di edilizia residenziale pubblica) nonché i progetti di “social
housing” promossi (soprattutto al Nord) dalle fondazioni bancarie, con
risultati talora ambigui nella contraddizione tra socialità e redditività.
Una
parziale inversione di tendenza è costituita dal PNRR e dal connesso Fondo
complementare, le cui dimensioni sono però insufficienti se i programmi
rimarranno privi di continuità; tuttavia
del PNRR è a mio avviso da apprezzare l’attenzione specifica per le categorie
dei senza casa, dei braccianti vittime del caporalato e degli studenti
universitari.
LE PROPOSTE DEL
FORUM&C
A
fronte di questa analisi (che ho brevemente
riassunto e che in buona parte corrisponde a quanto da me esposto in precedenti
articoli 3,4,5,6) il Forum&C avanza un articolato pacchetto
di proposte, finalizzate ad affrontare i bisogni complessivi delle persone (non
solo casa, ma anche lavoro, servizi, cultura, ambiente) e imperniate su una
nuova centralità dell’intervento pubblico e sul valore di “bene comune”
dell’edilizia residenziale “popolare”:
-
Reimpostare
le “filiere istituzionali” (con personale adeguato) integrando in una “cabina di
regia nazionale” le competenze disperse tra Ministeri ed Agenzie e coordinando
gli attori locali pubblici (Regioni, Comuni, ex-IACP) e gli altri soggetti
(fondazioni bancarie, terzo settore, università, sindacati, comitati civici),
il tutto attorno ad una “missione” che comprenda investimenti e gestione:
o
dell’edilizia
pubblica residenziale (con le varie specificazioni, es. studentati) e di
connessi servizi (inclusi spazi per co-working)
o
del
“social housing”
o
dei
sostegni agli affitti
o
della
graduazione degli sfratti,
a partire da un grande
sforzo conoscitivo (osservatorio nazionale e rete locale) sia sulla domanda
(espressa ed inespressa) sia sul patrimonio già disponibile e sul potenziale
patrimonio derivante da immobili dismessi o sottoutilizzati, pubblici e privati
-
Finanziare
un programma di investimenti per 500.000 alloggi in 10 anni, con un impegno di
spesa prossimo al 2% annuo del PIL, indirizzandolo al recupero di immobili
pubblici e privati, in un contesto di rigenerazione urbana ed ambientale,
previa revisione del quadro normativo, nazionale e regionale;
-
Sostenere
nel contempo modalità di compartecipazione di soggetti privati quali le
suddette fondazioni bancarie (ma assoggettando il social housing ad un controllo
pubblico sulle assegnazioni e sulla contrattazione dei canoni), le proprietà
immobiliari disponibili ad affidarne la gestione ad apposite Agenzie Locali per
la Casa, ed infine gli stessi assegnatari, per le possibili forme di
auto-recupero di singoli alloggi o di piccoli complessi, in cooperativa;
-
Riordinare
le politiche fiscali e di agevolazioni relative agli affitti, togliendo il
beneficio della “cedolare secca” sui contratti a canone libero e concentrando
le risorse invece sul “canone concordato”, rafforzandone le procedure di
contrattazione; integrare il Fondo Sostegno Affitti con il Reddito di
Cittadinanza; esentare gli ex-IACP dal (assurdo!)
pagamento dell’IMU.
Il documento, ed ancor
più gli interventi al Convegno cui rimando, sviluppano altri dettagli rispetto
a questo mio riepilogo; mi ha colpito rilevare, ad esempio, quanto i contributi
della Caritas non riguardassero solo una profonda conoscenza della peculiarità
dei bisogni che si intrecciano tra le persone colpite in varia misura dalla
“povertà abitativa”, ma anche i dettagli delle proposte di “ingegnera
istituzionale” concordate tra i Promotori del documento; oppure la pertinenza
delle osservazioni da parte di Legambiente sulla sovrapposizone tra povertà
abitativa e povertà energetica (e pertanto sui limiti di politiche governative
quali gli incentivi “110%”, che – tra l’altro – escludono buona parte delle
vecchie case popolari del Sud in quanto prive di impianti di riscaldamento);
rilevo infine che la componente universitaria del convegno ha apportato
soprattutto contributi sulla connessione tra edilizia pubblica residenziale e
rigenerazione urbana, tema su cui non torno perché ampliamente da me trattato 5
riferendo delle riflessioni accademiche (e non solo accademiche) nei convegni
di UrbanPromo, sulle riviste dell’INU e negli incontri e recensioni di
CittàBeneComune.
A margine delle
proposte del Forum&C, mi permetterei di osservare che le rivendicazioni
riguardo alla fiscalità immobiliare mancano di un approccio organico quale
quello che ho più volte auspicato, impostato sul concetto di standard minimo
abitativo e che unifica proprietà ed affitto, come nel mio testo del 2015
7 che riproduco in appendice.
APPENDICE: DIRITTO ALLA
CASA E FISCO
Welfare e diritto alla casa come “minimo
vitale”
Dopo
la fine dei contributi Gescal (a metà degli anni ’90) e anche grazie all’alta
percentuale di famiglie pervenute alla proprietà dell’abitazione (circa 80%),
gli interventi pubblici per la casa si sono ridotti ad entità irrisorie,
lasciando così crescere numerosi e differenziati fronti di fabbisogno e
malessere abitativo: giovani coppie precarie, single, immigrati e fuori
sede, nuove povertà (divorziati, lavoratori “esodati”, inquilini morosi o
sfrattati e mutuatari in difficoltà).
Benché
i problemi dell’abitare non vadano disgiunti dal più generale “diritto a
vivere” (lavoro e reddito, servizi e assistenza) e quindi al “diritto alla
città” (e alla sua auspicabile “bellezza” - vedi tra gli altri i testi di
Graziella Tonon e Giancarlo Consonni), confrontandosi con i nodi complessivi dell’economia
politica (sviluppo e occupazione, salari e profitti, fisco, autonomie locali),
ritengo che sia essenziale per qualsivoglia intervento sugli assetti urbani la
ri-affermazione del DIRITTO ALLA CASA come diritto di cittadinanza (così
recentemente anche il Vescovo Cattolico di Roma, Papa Francesco), meglio se a
livello europeo, e la sua articolazione concreta, nelle norme nazionali e
locali e nella prassi urbanistica.
Anche se talvolta impoverisce l’azione e
il dibattito su aspetti quantitativi e burocratici, LA INDIVIDUAZIONE DI
“STANDARD” HA COSTITUITO SU DIVERSI FRONTI UNA IMPORTANTE TAPPA NELLA
MATERIALIZZAZIONE DEI “DIRITTI” E DELLE LOTTE PER OTTENERLI: così è stato per
l’istruzione, con l’obbligo scolastico al termine della scuola media
unica (e sarebbe ora di rivedere in alto tale obiettivo, ancorché non
sempre raggiunto), per la connessa edilizia scolastica e per i discussi
“standard urbanistici”, ed il principio agisce, ad esempio, dall’Europa contro
le inadempienze italiane, per i minimi vitali dell’edilizia carceraria;
funziona tuttora, a livello nazionale, per la sanità, attraverso la definizione e l’aggiornamento dei
L.E.A., Livelli Essenziali di Assistenza, purtroppo talora teorici, ma
positivamente UNIVERSALI.
Nel welfare italiano, piuttosto
asimmetrico, mancano invece altri standard minimi vitali, da quello centrale
del lavoro e del reddito, a quello per l’appunto
altrettanto fondamentale della CASA (forse perché tutti ci si ammala, mentre i
“senza-casa” ed i “senza-casa-in-proprietà” sono pur sempre delle minoranze).
Ritengo
che LO STANDARD MINIMO RESIDENZIALE CORRISPONDA, OGGI COME IERI, AD UN ALLOGGIO
DIGNITOSO PER OGNI NUCLEO FAMILIARE, CON ALMENO UNA STANZA PER PERSONA, ED IN
CONDIZIONI DI NORMALE URBANIZZAZIONE ED ACCESSIBILITÀ AL LAVORO ED AI SERVIZI.
A
questo concetto elementare può corrispondere – sul territorio - una gamma di
“valori catastali” (una volta conclusa la lenta riforma in itinere e come già
anticipabile – volendo - sulla base della estensione in metri quadrati e delle
valutazioni collaudate dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare).
Fiscalità immobiliare ed incentivi
Partendo
dalla suddetta definizione di un “minimo vitale residenziale” (e
tenendo anche in conto che la rigidità del dualismo proprietà/affitto, alquanto
incoerente con la crescente precarietà dei rapporti di lavoro e degli stessi
legami familiari, induce problemi di tipo nuovo, all’interno della crisi
economica in atto), per introdurre equità e flessibilità
nell’abitare, ed anche per reperire una parte delle risorse
necessarie alla estensione del diritto alla casa, ritengo sia necessario
includere in un unica valutazione, complessiva ed organica, la politica
economica e fiscale per la residenza, tuttora sbilanciata in favore delle
famiglie residenti in alloggi di proprietà che godono per tali abitazioni di
una fascia di esenzione dalla TASI (già ICI ed IMU) e dall’IRPEF, procedendo
nelle seguenti direzioni:
- per tutti i soggetti bisognosi, l’offerta di case
sociali a canoni adeguati, affiancata - in mancanza ed in attesa di
una casa sociale – da un congruo e permanente contributo per gli affitti (da
integrare con le altre politiche di sostegno al reddito);
- per tutti gli inquilini, la detraibilità dalle imposte
sul reddito delle spese per l’affitto della prima casa, fino ad una soglia pari
al “minimo vitale” ed equivalente con la fascia di esenzione dalla TASI per i
proprietari (tale detraibilità, per la nota legge del “contrasto
fiscale”, dovrebbe anche aiutare a far emergere gli affitti “in nero”);
- per i redditi da locazione di abitazioni, la
cosiddetta ‘cedolare’ (cioè una percentuale fissa, indipendente dall’aliquota
marginale sul reddito del proprietario), ma limitata al “canone concordato”,
con tassazione normale della quota dei canoni eccedenti;
- per i residenti in alloggi di proprietà, la completa
de-tassazione delle transazioni relative alla prima casa, e la conferma della
TASI oltre il “minimo vitale”;
- per gli acquirenti di abitazioni gravati da mutui
divenuti temporaneamente o definitivamente insostenibili, la garanzia di
permanenza nell’abitazione, con formule differenziate, dal congelamento del
mutuo alla conversione definitiva in locazione;
- per gli immobili sfitti e inutilizzati, la conferma e
l’inasprimento di tassazioni più elevate, crescenti progressivamente con il
protrarsi del mancato utilizzo (ai sensi dell’art. 42 della Costituzione, vedi
ragionamenti di Paolo Maddalena) affiancata anche da incentivi alla vendita di
tali alloggi a prezzi calmierati alle Agenzie Pubbliche (come sperimentato in
Veneto);
- sperimentazione di interventi degli ex-IACP per
favorire traslochi temporanei e scambi di alloggi in funzione dei trasferimenti
per lavoro.
Limitati
ritocchi all’insù, ma in senso progressivo (nel tempo ed in relazione alle
consistenze patrimoniali), della TASI-IMU e dell’IRPEF sulle case non usufruite
dai proprietari (e loro parenti stretti, e trattando in modo specifico le case
di origine degli emigrati), potrebbero bastare per compensare le maggiori spese
derivanti dagli altri punti della proposta, ad eccezione del primo (offerta di
case sociali e sostegno ai costi di affitto), che richiede invece un rilevante impegno
sia del bilancio statale che delle risorse ed iniziative a livello locale, ma
che potrebbe forse giocarsi internamente alla tassazione sul settore
immobiliare, includendovi le aree edificabili (tema che sviluppo altrove).
Fonti:
2.
https://www.youtube.com/watch?v=ihl19FzYOUA
3.
Aldo
Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DI UNA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018
- https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view?usp=sharing
4.
Aldo
Vecchi – (SPECIALE PNRR) – L’EDILIZIA E ILTERRITORIO – su Utopia21, gennaio
2021 - https://drive.google.com/file/d/1rkd1VOGaaMCXdo2gfELzGzqnswIPKufD/view?usp=sharing
5.
Aldo Vecchi -IL
DIBATTITO SULL’URBANISTICA (PRIMA E DOPO LA PANDEMIA) – Quaderno n° 22 di
Utopia21, settembre 2020 - https://drive.google.com/file/d/12YBF3h1LudGnlj5WK9uHmNcity5pkrGx/view?usp=sharing
6.
Aldo Vecchi – LA CITTA’
DEI 15 MINUTI – su Utopia 21, luglio 2022 - https://drive.google.com/file/d/1gIEGiHsqRGw1cn9-ySVt4vN9R6NyG_-N/view?usp=sharing
7.
http://aldomarcovecchi.blogspot.com/2015/07/diritto-alla-casa-e-fisco.html
[A] Testualmente:
“• Ferma tutela della proprietà privata e creazione di un
sistema di protezione della casa e immediato sgombero delle case occupate
• Agevolazioni per l'accesso al mutuo per l'acquisto della
prima casa per le giovani coppie”
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