Il calo di consensi a Renzi ci
risparmia una nuova cavalcata di opportunisti che convergono al centro, ma,
purtroppo, toglie speranze riguardo ad una profonda ristrutturazione del
centro-destra post Berlusconi, così come ad una effettiva maturazione del
dibattito alla base del M5S, processi che un proseguire dei successi renziani
forse avrebbe innescato: su entrambi i fronti viene premiata ancora la
propaganda, con svariate aggravanti nel caso di Salvini.
Mentre la platea degli elettori
attivi si restringe, e sul tendenziale 50% congelato nell’astensione
inutilmente i vari pretendenti accampano diritti territoriali (come nelle mappe
dell’Antartide, diviso a fette dalle potenze che non riescono nei fatti a
possederlo), che spazio e prospettive restano per chi sta a sinistra di Renzi (e ipotizza nuovi soggetti), oltre a far
perdere Renzi?
Fatti salvi i tempi, a mio avviso
necessariamente geologici, di una “coalizione sociale” (anche oltre Landini),
che si traduca in un nuovo magma, capace di sciogliere anche il “permafrost”*
astensionista.
*Da
Wikipedia: Il permafrost,
o permagelo, è un terreno
tipico delle regioni dell'estremo nord europa dove il suolo è
perennemente ghiacciato (non
necessariamente con presenza di masse di acqua congelata). Convenzionalmente
con questo termine si indica un terreno ghiacciato da almeno due anni.
PERVENUTO VIA E-MAIL
RispondiEliminail 50% astensionista merita un lavoro profondo, nostro, di analisi approfondita; forse i tempi possono non essere geologici, magari non per lo stato ma per nuclei (fochi) di resitenza riorganizzata,in europa, forse sì
G.P.